Capitolo 46. Assassini di sciarpe
N/A: mi fa strano guardare come vanno i capitoli di questa storia perché hanno un bellissimo seguito e i vostri commenti e le stelline mi riempiono di gioia <3.
Ora vi lascio al capitolo, giuro.
Arthur creò prontamente una barriera tra Michele e Francis, facendo schiantare il primo contro il magico muro che subito svanì. Il secondo ne approfittò, con un volante: <Grazie amore!>, per fiondarsi sul nemico a spada sguainata.
Il pugliese si rimise in piedi e rispose con una mossa del suo martello mirata a prenderlo sul fianco, che Francis parò prontamente e schivò indietro.
La regione ne approfittò per saltare e, in contrasto a qualsiasi principio della gravità, volargli sopra la testa per poi atterrargli dietro e provare a colpirlo in testa.
Michele fu costretto a dirottare il colpo per via di una freccia che per un pelo non lo prese nel gomito, girandosi furente verso Matthew, lo sguardo serio e diligente anche dietro le lenti.
Accanto vi era Franco, portato lì da Yao con l'ordine di non allontanarsi dal canadese fino a che il nemico fosse stato lontano.
Il meridionale lo fissò di nuovo qualche istante, mentre qualcosa di amaro gli montava dentro e risaliva l'esofago a vederlo quasi avvinghiato a quella nazione, la quale era di tre quarti, in modo tale da proteggerlo anche da fermo.
Per via dell'intervento di Luciano non poté riflettere su quel sentimento durato a malapena un secondo, perché dovette piroettare per creare un turbine in cui assorbire i proiettili di Alfred e rispararli indietro con tanto d'interesse, anche se in direzioni casuali.
<Ma che cazzo!> si lamentò Aldred, ricaricando una delle due pistole con un singolo movimento di mano grazie alla poca magia posseduta <Tu non dovresti fare come i tornadi!>
<E invece faccio quello che voglio~.> canticchiò Michele, saltando di nuovo e nuotando a dorso nell'aria, schivando proiettili, frecce e magie <Posso essere un tornado, un aeroplano, un uccello, cose inesistenti.>
Ricapitò giù, prendendo di sorpresa Arthur e Angela. Purtroppo il britannico non fu abbastanza lesto e venne preso dal martello, volando lontano, finendo addosso a Francis in un miscuglio di gemiti lamentosi e insulti in lingua natia.
<Io sono tuuuutto quello che voglio perché la pazzia non conosce regole!> ribadì il posseduto, cercando di beccare Angela come se fosse una zanzara molesta.
L'umbra gli sfuggiva come acqua, scomparendo e ricomparendo in una nuvoletta dorata appena più in la, mentre due candide alette da cherubino la facevano livrare a pochi centimetri dal terreno.
Domenico ne approfittò e prese Michele da dietro, afferrandolo per i fianchi, ruotando entrambi di 180° e spalmandolo a terra, salendogli sopra per bloccarlo con il proprio peso.
<Ho detto che posso fare -tutto-!> sottolineò Michele tra piccole risatine che fecero accaponare la pelle all'abruzzese. Prima che se ne rendesse conto, il corpo sotto di sé scomparve, tramutato in acqua che si sparse tutt'attorno a lui, per aggregarsi velocemente poco più in là, riafferrando il martello, pronto a renderlo una frittella.
Angela si parò in mezzo, un arco dorato che si scontró contro il martello di Michele, sbalzato indietro come il proprietario. L'umbra era pericolosa e sembrava davvero un angelo della morte, le ali erano aumentate fino ad essere ampie un metro l'una e una rilucente aureola fluttuava sopra la sua testa. Le vesti da suora fluttuavano quando scagliò un incantesimo che la sbalzò indietro, addosso un Domenico pronta a sorreggerla.
Michele, preso alla sprovvista, riuscì solo a pararla usando il martello come spartiacque, ma arretrando considerevolmente e usando una buona parte delle sue energie nel tentare di non far disintegrare la sua arma.
Maurizio lo caricò, tentando di colpirlo in punti letali, accovacciandosi e arretrando davanti agli attacchi altrui, grintosi ma non così veloci.
<Perché dovresti essere un pazzo?!> domandò il marchigiano <Sei eccentrico, sicuro, ma se sei pazzo tu, lo sono anche io, ma anche Giuseppe, Vincenzo, Mario e Aleksander! E non lo siamo, neanche tu!>
<Ah no?!> domandò retorico il pugliese, mentre una scintilla sui toni di un rosa malato passò nei suoi occhi scuri per un attimo.
Rinvigorito dalla 'spintarella' di Luciano lo colpì velocemente, spedendolo contro la direzione di Franco e Matthew. Il primo si inginocchiò accanto il fratello, appoggiando una mano sulla sua spalla e cercando di incanalare la sua magia per guarirlo, senza successo.
Decise di non demordere e concentrarsi su Maurizio, anche mentre sentiva Michele avanzare rapido, urlando: <Io sono solo questo! Un pazzo!>
Yao si frappose tra loro e il nemico, beccandolo sulla caviglia in scivolata. Ma, tempo che anche il cinese si rialzasse pronto a fargli assaggiare sui denti il suo wok, il pugliese era già sul soffitto e correva nella direzione di Maurizio.
<'Che stupido che sei, Michele!' 'Sei solo un cretino!' 'Ma non ti stanchi di sembrare pazzo di fronte al mondo?'> riportò il meridionale, imitando in vocine acute o grevi le frasi.
Con un balzo si catapultò addosso ai tre e fu solo grazie all'intervento di Arthur, rialzatosi, con uno scudo che se la cavarono con un grosso spavento.
Michele alzò di nuovo l'arma, spietato, fissando negli occhi Maurizio, ignorando quell'esserino accanto che l'aveva scombussolato.
Asserì: <Se per gli altri sono un pazzo, lo sarò alle mie regole!>
E assestò il colpo al pavimento che si alzò come in un'onda e poi si frammentò, sbalzando le due regioni e la nazione in aria.
•~-~•
Ivan protesse sé e Sofia con del ghiaccio su cui Rosa si aggrappò e, con un colpo di punta di falce, ruppe. Provò a fiondarsi sulla emiliana, la quale schivò e le lanciò un incantesimo che indeboliva chi veniva colpito.
La ligure lo divise in due come se fosse un foglio di carta, nullizzando la magia nell'aria, saltando sul ghiaccio che Ivan stava creando per infilzarla.
Scivolò verso di loro, balzando poco prima di toccare di nuovo il cemento.
L'occhialuta si difese con un piccolo scudo che astutamente Rosa sfruttò come punto di lancio e saltò come una letale cavalletta addosso a Ivan, mirando alla gola.
Il russo schivò all'indietro, muovendo il suo tubo per creare un altro spuntone di ghiaccio.
Si bloccò al vedere pezzi di stoffa color crema cadere a terra. Alzò una mano, tremolante, fino al collo, avendo la certezza che fosse accaduto.
Le aveva distrutto la sciarpa.
La sua adorata sciarpa, uno dei suoi possedimenti più cari.
<Tu...> sussurrò, stringendo ora con entrambe le mani il tubo di metallo.
<Tu!> ripeté, urlando, fissando negli occhi la regione che stava distruggendo le sue difese, schivando gli attacchi di Anna e Francesca con grazia.
<Muori!> gridò, facendo affidamento a tutto il potere che il potente e temibile Generale Inverno gli aveva installato.
Avrebbe disintegrato quel mostro.
Rosa si voltò di scatto verso di lui, sorridendo trionfante.
<Oh, finalmente un degno rivale!> esclamò, entusiasta.
<Davvero, per una sciarpa?!> si stupì Kuro, che si godeva la scena davanti lo schermo.
<Gli assassini di sciarpe non sono mai presi in considerazione!> commentò Flavio indignato da un tavolo più indietro, guardando storto Santiago, seduto vicino a lui.
Questi s'imbronciò e borbottò: <Ti ho già chiesto scusa.>
<E meno male che non siano considerati criminali.> decretò Lutz.
<Siamo sicuri che la piccoletta resista?> domandò preoccupato Alfonso, seduto dall'altro lato di Flavio.
<Sicurissimo.> gli rispose Luciano <E ti ricordo che le altri regioni non lo lascerebbero fare o lo potrebbero uccidere in un accidentale scatto di rabbia.>
E ridacchiò, osservando con enorme interesse la potenza distruttiva del russo.
N/A: adesso la battaglia è tosta. Ivan incazzato nero o Rosa posseduta?
Fate le vostre scommesse, gente!
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