Capitolo 32. Il magico tubo del dolore funziona sempre!

N/A: piccola cosuccia: sono in vacanza a Riccione quindi non assicuro di rispondere subito ai messaggi e forse non a tutti.

Voi commentate pure, troverò il modo di rispondervi <3.
Stellinate come sempre e io vi auguro una buona lettura!

Angela si allontanò di scatto dal globo, riportandolo vicino Sofia, avvertendo qualcosa di semplicemente sbagliato nell'aria.

<In che senso la sfiga sta per abbattersi su di noi?!> si spaventó Maurizio.
<Speriamo che le tue parole non aiutino a risvegliarla.> sospirò Domenico.

La terra tremò e si voltarono verso il centro di quella che poteva essere vista come un'arena. Da dietro un enorme albero apparirono tre figure dai contorni offuscati.

<Oh no. Di nuovo quelli che erano nella testa di Feliciano?!> domandò Rita, invocando uno scudo protettivo.
<Sembrano avere armi diverse. E sono in 3, la scorsa volta erano 2.> notò Franco.

Una delle tre figure, la più bassa, appoggiò un'arma alla spalla, prese la mira e sparò.
Un corpuscolo ogivale volò in una graziosa parabola e scoppiò contro lo scudo, esplodendo in una miriade di piccoli pezzettini taglienti, distruggendo il semplice scudo.

<È un lanciagranate M203! E, ci scommetto una mano, sicuro è montato su un fucile M4!> esclamò Alfred, avanzando di qualche passo e sparando con le sue pistole.

<Come fai ad essere così stupido e poi diventare una Wikipedia ambulante di una qualsivoglia armeria?!> si esasperò Yao, facendo indietreggiare Franco e osservando le altre due figure più alte.

<È letteralmente gli Stati Uniti, che ti aspetti?> rispose Angela, teletrasportandosi poi dietro il nemico.

<Vero.> le diede ragione Arthur, anche se la simpatica regione non poteva sentirlo.

L'umbra non poté neanche lanciare un incantesimo banale che le altre due figure le si fiondarono addosso, provando ad affettarla con le loro due lame non proprio piccine.

Usò l'incantesimo per respingere le armi, ma la lama ricurva riuscì comunque a graffiarle il braccio, sguarciando la manica e tagliando la pelle.

Digrignò i denti e arretrò, usando magie protettive su magie protettive.
Quei due esseri sembravano delle belve instancabili, determinati a fare da guardia al terzo con il lancia granate.

Rita arrivò tempestivamente in suo aiuto, creando due mamuthones che vennero subito ammazzati, ma diedero a loro qualche prezioso secondo per scattare indietro e scagliare un incantesimo.

Purtroppo non ebbe l'effetto sperato, usarono le loro armi per farlo rimbalzare e tornarono alla carica.
La sarda riportò entrambe con la magia dal gruppo.

<Sono una vera sfida.> notò l'antica regione.
<Sì! E io sono inutile! Contro quello funzionano persone con combattimento a distanza!> sbuffò Yao, lasciando ad Arthur, Matthew e Alfred il compito di annientare le granate a mezz'aria.

<Beh, se vuoi affrontare quei due là a corpo a corpo, fa pure, ma non te lo consiglio! Neppure questa piccoletta scontrosa ma graziosa è riuscita a ferirli! E neppure la bella sarda! E ci stavano entrambe per fare il culo, se ti ricordi.> commentò Francis, anche lui impossibilitato a combattere.

<Chiamami ancora così e giuro che quelli là dovranno preoccuparsi di un nemico in meno!> si arrabbiò l'umbra.
<Angela, è inutile arrabbiarsi. Pensiamo ad un piano.> notò Domenico, appoggiando con delicatezza una mano sulla sua spalla.

La ragazza vestita da suora prese un profondo respiro e decise di calmarsi.
<Va bene. Abbiamo la maggioranza numerica.> decretò l'ovvio.

<Fin qua ci siamo.> sbuffò il cinese.
<E i due con le armi corpo a corpo stanno difendendo quello con il lancia granate, che deve essere l'anello più delicato della catena. Dobbiamo trovare il modo di far breccia nella loro difesa.> aggiunse Angela, ignorando il commento.

<E come? Sembrano pronti ad ammazzarci appena ci avviciniamo!> esclamò Francis.
<Dobbiamo stancarli, siamo praticamente il doppio di loro! Loro tre ce la possono fare contro le granate e se noi li attacchiamo tutti insieme, prima o poi qualcuno troverà una breccia tra quei due.> spiegò l'umbra.

<Non dico che sembra suicida, ma non sembra neppure una passeggiata.> commentò Yao.
<Hai altre idee?> ribatté la regione.
<No.> sospirò il cinese.

<Allora è deciso, seguiremo il piano di Angela, io mi fido.> decretò Domenico.
<Idem, ovvio! L'unione fa la forza!> si intromise Maurizio.

<Bene, trasporterò tutti lì. Non attacchiamo tutti uno.> impose Rita e chiuse gli occhi, materializzando tutti vicino ai due nemici.

•~-~•

<Cazzo ridi?!> si arrabbiò Francesca.
<Bu-Bucaiolo!> esclamò fra le risate Mario <Oh, quando lo dici è fantastico! Anche cazzo! 'hazzo!> e continuò a ridere.

Ludwig si chiese per l'ennesima volta se tra i Vargas ci fosse qualcuno con le rotelle totalmente a posto.

<Ah, se non esistessi, dovrebbero inventarti, France'!> dichiarò fra i risolini il laziale, per però bloccarsi qualche istante dopo.

Fissò la toscana come se davvero la vedesse dopo anni e bisbigliò: <France'?>
<È come mi chiami da oltre un secolo, bucaiolo. Adori chiamarmi così, è chiaro.> sbuffò Francesca, l'accento ancora lì, anche se più tenue.

Mario la fissava come incantato, i loro respiri molto vicini, si mescolavano.
La cosa la rendeva stranamente agitata.

<E a me piace sentire il tuo accento. Mi fa sorridere, è il più bello in casa, dopo il mio.> decretò lui, sempre a bassa voce.

<Questo è qualcosa che Romulus non può sapere o apprezzare, perché non mi ha mai sentito così. Io sono la tua France', con questo accento. La Etruria con cui si passeggiava e discuteva di filosofia è di Romulus.> replicò la toscana.

Il laziale si stacca, come scottato, lasciando andare il gladio.
<No!> strillo <Io sono Romulus!>

<No, non lo sei, perché sai chi sono io ora. Conosci Toscana, non Etruria. Sai che passo dall'amare all'odiare le mie città. Sai che indosso sempre braccialetti di plastica di ogni città per non privilegiare una o l'altra. Sai che odio i film in cui c'è la protagonista femminile che 'non è come le altre ragazze' perché misogino da far schifo. Sai che adoro il gelato alla nocciola e tanto altro...! Tutte cose che può conoscere solo Mario Vargas, non Romulus.> raccontò Francesca, ancora a terra, legata, ma sicura nelle sue parole.

E quasi dolce, notò Sofia.

Mario la fissò come se fosse la sua dea, sussurrò adorante: <France'.> e le gambe gli cedettero.

Cadde a terra, sbattendo il sedere, per poi finire a steso, preso da convulsioni.
<Oh merda-!> imprecò Sofia, avvicinandosi.

Comparve una creatura oscura molto simile ad una sagoma di Romulus, ma con il corpo in decomposizione e un visibile sorriso bianco estremamente inquietante.

Prima che li potesse attaccare, Ivan gli lanciò il suo rubinetto addosso, beccandolo in piena fronte. Dal tubo partirono svariati spuntoni ghiacciati che trafissero la figura.

Il mostro urlò e scomparve.
Mario smise di essere preso dalle convulsioni e gli ultimi legionari rimasti sparirono in una nube di fumo d'oro e porpora.

<Il mio magico tubo del dolore funziona sempre~.> canticchiò il russo, richiamando il pezzo di metallo a sé.

N/A: grazie tubo di Ivan per salvarci sempre e comunque dai mostri che escono dai corpicini delle regioncine.

E il gruppo contro il trio meraviglia è in problemi seri! Come farà?
Alla prossima settimana!

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