Capitolo 28. Ivan non può trasmetterti il comunismo, se già sei comunista

N/A: credo che ormai si sia capito che io abbia rinunciato a dei qualsivoglia titoli seri per idearne di senza senso a primo sguardo, ma che poi assumono un briciolo di significato una volta letto il capitolo.

Ma io mi diverto moltissimo a crearli ogni volta. Abbasseranno un po' il "valore" (AHAHAH, COME SE SCRIVESSI TANTO BENE DA POTER DAR VALORE A QUESTA COSA) di tutta la storia, ma sono nata per essere cretina e quindi scriverò i titoli dei capitoli stupidi.

Buona lettura.




<Li sentiamo e vediamo male-> notò Maurizio, a malapena capendo il caos dall'altro lato.
<Essendo svenuta, la magia che quella sfera usa è poca e quindi è debole. E ciò rende più debole Sofia. Provo a vedere se riesco a creare il contatto per entrambe.> ipotizzò Angela.

<Hai bisogno di un aiuto?> chiese Rita, apprensiva.
L'umbra sembrò rifletterci. Domenico accanto a lei si mise in piedi, confuso. <Angela?> domandò lui, osservandola come fa un cucciolo abbandonato con ogni persona che passa.

<Ti spiego che è successo, Angela deve fare cose magiche.> si propose Franco, specifico in maniera sublime.
<Ok...?> rispose l'abruzzese, un bel po' confuso.

<Ti aiuto io, dear, se hai bisogno!> avanzò Arthur.
<Da quando in qua usi dei vezzeggiativi?!> si scioccò Alfred.
<Da quando c'è gente che ha sale in zuca, odia la rana ed è pratico in magia.> sbuffò il britannico, offrendo la mano alla regione.

Questa la accettò timidamente, sotto un paio di sguardi poco benevoli, e immerse la mano libera nella sfera. Canalizzò la sua energia e la sfera tornò a dare una visione chiara. Dopo qualche breve istante, Sofia riaprì gli occhi, gemendo di dolore.

<Oh, finalmente!> sospirò contenta Francesca.
<Sembra comunque molto debole.> notò Gilbert, aggrottando le sopracciglia.
<Sono... a livelli scarsi di magia...> mezzo biascicò fuori l'occhialuta. Si guardò intorno e interrogò gli altri: <Satana...?>

<Morto. E ora che facciamo? Non puoi camminare ridotta così e nessuno di noi è un mago che ti può curare.> sbuffò la ramata.

<Anche voi senza magia potete darle qualcosa, c'è un briciolo di vena magica in voi. Il problema è che voi poi sareste deboli e avendo una corporatura simile, non c'è neanche la possibilità che lei possa assorbirne poco senza danni per voi.> rispose Arthur.

<La magia c'entra col peso?> si stupì Antonio.
<Per chi la padroneggia no, idiota. Ma sicuramente una nazione comune con più stazza ha il mini serbatoio di magia più grande di una nazione minuta!> si esasperò l'inglese.

<Allora non vedo il problema!> esclamò Ivan, praticamente spuntando dietro i due tedeschi e facendoli spaventare.
Dove era stato fino ad allora?!

<Io sono più grande di lei, non troppo di altezza, vero, ma di stazza sicuro! Inoltre io so usare la magia un po' di più rispetto la norma grazie al Generale Inverno. Posso sicuramente darle un po' della mia 'magia' senza problemi, no?> ragionò il russo.

Arthur soppesò la cosa e alla fine ammise: <Hai ragione, può funzionare.>
<Perfetto~!> canticchiò Ivan, avvicinandosi alla regione ancora debole, che intanto veniva alzata dalla toscana.

<Assolutamente no!> si oppose Alfred, avvicinandosi alla sfera accanto ad Arthur e guardando male Ivan <Le attacherà il comunismo!>

Il silenzio seguì tale uscita al 100% in suo stile.
<Io ogni tanto mi chiedo se hai sbattuto forte, ma proprio forte, la testa da piccolo o se solamente hai venduto il filtro cervello-bocca per un hamburger.> commentò Matthew, rompendo il silenzio.

<Mat! Mi fidavo di te!> si indignò lo statunitense, tra le risatine dell'ex madrepatria.
<Comunque, signor USA, non si deve preoccupare.> interruppe la scenetta Sofia.

<Invece si!> si incaponì Alfred <Lui-!>
<Lui non cambia nulla. Punto prima, è un ragionamento illogico; punto secondo, dubito possa scombussolare con le sue ideologie politiche un territorio che per fama, in Italia, è conosciuto per essere una roccaforte dei partiti di sinistra.> commentò l'emiliana.

Lo statunitense sembrò ancora più offeso, e scioccato, di prima.
<Cosa devo fare?> chiese Ivan, ignorando bellamente la cosa (o, più probabilmente, rimandando la conversazione a dopo).

<Mi dia il braccio.> rispose Sofia <Basta un contatto pelle a pelle con un punto qualsiasi. Più vicino è al centro della fonte di magia, ossia la zona del cuore, meglio è. Ma dubito voglia essere toccato in una zona del genere, quindi prendo il braccio.>

Il russo annuì, spostando indietro la sciarpa, così non oscurava le braccia pallide e muscolose, lasciate libere grazie la camicia dalle maniche corte.

Sotto proteste di Alfred, attutite dalla mano di Matthew, Sofia appoggiò la mano sul suo braccio e lasciò che un po' di magia le scorresse dentro.

Si staccò prima di lasciare la grande nazione con poca energia.
<Angela, puoi smettere di dare magia ad entrambe le sfere.> la rassicurò l'occhialuta.
L'umbra non se lo fece ripetere due volte e il contatto tra lei e il britannico finì.

<Bene, ora ci tocca uscire da questa foresta.> notò Yao.
<E noi trovare una via di fuga da questo buco.> sbuffò Gilbert.

<S-Satana è scomparso?> si stupì moderatamente Kiku, girantosi indietro.
Il resto del gruppo seguì il suo gesto, rimanendo confusi.

<Dobbiamo scendere per quel buco.> decretò Francesca <Dante, per uscire dall'Inferno, ha usato le budella o l'intestino di Lucifero o una cosa simile.>

<Ew.> fu l'unica risposta intelligente di Antonio.
<Ma non c'è neppure più Satana, siamo a posto! Spero solo ci siano delle scale e di non essere costretti a fare un salto nel vuoto.> gli andò contro Henrique.

<E di non dover fare tutte e tre le cantiche.> pregò Sofia. Si avvicinò con sicurezza e sospirò di sollievo, scendendo le scale sporgenti dalle voragine.

<E noi dove andiamo?> chiese Mauruzio a Domenico.
<Ne so quanto voi.> rispose questi.
<Domenico.> lo richiamò Angela <Mentre stavamo conversando... hai detto che avevi fatto un patto con qualcuno. Dei certi loro. Te lo ricordi?>

<No...? Ho idee molto confuse.> ammise l'abruzzese.
<Per favore, provaci. Potrebbe aiutarci!> lo spronò l'umbra e, dato che per lei avrebbe corso fino alla luna e indietro, rifletté.

Scavò nel turbinio della sua mente, provando a ricordare con precisione cosa avesse fatto e chi glielo avesse fatto fare. Su di un nero pece si stagliò una figura appena abbozzata, di media statura e dai capelli corti, molto probabilmente. Era nero su nero e i contorni grigi erano sfocati.

L'unica cosa che ricordava bene, con una abilità quasi fotografica, era...

<Fucsia...?> borbottò.
<Cosa?> chiese Angela, non avendo sentito. Anche quelli dell'altro gruppo rimasero con le orecchie ben aperte, perché anche loro erano ovviamente interessati.

<Ho in mente questa figura, ma è confusa e non saprei ben descriverla. Solo di una cosa sono certo. Aveva gli occhi di un fucsia accecante.> raccontò Domenico.

<Non mi dice niente.> commentò Arthur.
<Credo che a nessuno di noi dica qualcosa.> convenne Yao.

A Ludwig il sangue si raggelò nelle vene. Come se non gli fosse già bastata la non più così lontana promessa di quel pazzoide o le parole spaventate di Feliciano al telefono...
Occhi fucsia.

Ancora una volta gli veniva ricordato che sapeva chi c'era dietro tutto quello e che non poteva dirlo.


N/A: Lud, tesoro mio, credo che con tutto quello che sta succedendo capirebbero, ma sei sempre inutile ai fini della trama quindi ovviamente stai muto come il furbo che sei :3

#Ludwiglifemattersmaédivertenteprenderloperilculo

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