Capitolo .5.
Arriviamo al ristorante.
Ci feriamo vicino all'entrata ad attendere.
«Chi stiamo aspettando?» Domando, come se non lo sapessi.
«Susan, e i suoi figli, li conosci no? Aiutami a fare una buona impressione ti prego» Mi supplica immobile senza troppa enfasi.
«Tranquillo, andrà bene»
"Ehi, stavo pensando, oggi conoscerò tuo padre che emozione, ahahaha e se non gli piaccio? XD" Mi scrive Charles.
"Fidati si sta ponendo lo stesso quesito, ci tiene a fare buona impressione ahahaha" Rispondo.
"Siamo già nel parcheggio, ma mamma sta dando di matto e sto cercando di calmarla"
"Pure mio padre XD buona fortuna, ahaha noi siamo qua che vi aspettiamo"
"Ok a tra poco, spero"
Sto osservando mio padre, quando vedo che è un po' sgualcito il vestito a sinistra.
«Hey, aspetta» Lo richiamo, e cerco di sistemarlo, sembra avere qualcosa dentro.
«Ma hai qualcosa nel taschino?» Gli domando confusa.
«Beh si sarebbe stata una sorpresa ma...» e mi mostra il contenuto.
Mi sento male-
Mi gira la testa e sento come le forze abbandonarmi, sto per cadere quando Charles di fortuna mi afferra prima che mi facessi male.
Vedo mio padre rimettere velocemente apposto quello che mi aveva fatto vedere, perché non lo vedessero anche loro.
«Am- ehm, Eve tutto a posto?» Mi domanda Charles preoccupato.
«Tesoro tutto ok?» Mi chiede mio padre cercando di non farsi prendere dal panico.
Non riesco a parlare.
«Cara, stai bene?» Mi domanda la signora Hunter.
«Ehm, si grazie» Rispondo solo.
Non ce la faccio. Non ci riesco.
Charles mi sta tenendo un braccio dietro le spalle per essere sicuro che io non cada.
Lo avrei baciato, ma non posso.
«Il tuo ragazzo è proprio cavaliere!» Commenta mio padre sorridendo.
Mi viene un infarto ma poi Susan risponde. «Già, modestamente l'ho cresciuto bene» Conclude con una risatina.
«Eve!» Mi salutano Alycia e Alexa abbracciandomi, sembrano dei confettini, hanno dei vestiti con del tulle rigorosamente rosso.
«Ciao bellissime, tutto apposto? Alla fine quel problema di matematica lo hai fatto Aly? O lo hai lasciato per domani?» Chiedo cercando di non sembrare un cadavere.
«Tutto bene, e si lo fatto, e mi è venuto» Risponde fiera di se.
«Bene» Commento felice per lei.
«Erik guardali che carini, tutti in rosso!» Commenta Susan.
«Già ahaha, entriamo?» Propone mio padre.
«Hai fretta Erik?» Domanda lei ridendo.
«No, ho fame, ahahah» Tutti ridiamo.
Aiuto, di qui non esco viva.
Ci fanno accomodare ad un tavolo sul lato destro della sala.
Questa, è in stile lusso ottocentesco, decorata a tema bianco, con rose bianche finte, ci sono parecchi specchi con cornici dorate, e il lampadario dorato al centro della sala, è tutto decorato con delle gemme finte e candele elettroniche, che però fanno comunque la loro scena.
Mio padre si sede a capotavola, io al suo fianco a destra, a fianco a me ho Charles, e all'altro capo della tavola c'è la signora Hunter, di fronte a me ci sono Alycia e Alexa.
«Quindi, dimmi cara, cosa ti piace?» Mi domanda, rimango un po' spiazzata dalla domanda, in realtà, è solo perché adesso il sentimento omicida che provo nei suoi confronti mi sta offuscando il pensiero.
«Ehm, la matematica, la musica, e passare tempo con i bambini» Rispondo semplicemente.
«Che musica ascolti?» Mi sento un po' sotto pressione, tutti mi guardano in attesa di una riposta.
«Ehm, Harry Styles, Louis Tomlinson, Ariana Grande, One Direction, e Backstreet Boys, lei invece?»
«Oh, io adoro i Backstreet Boys, e poi dammi del tu ti prego» Mi dice con il suo sorriso che inizio a trovare fastidioso.
«Certo, mi scusi, ops l'ho fatto ancora, scusa» Scusa un corno, questa qua da un mese all'altro si intromette nelle nostre vite, e ruba il cuore a mio padre, no, non mi sta simpatica, non più.
«Tranquilla cara» Sembra aver capito che il mio nome è Cara, cavolo mi chiamo Eve, EVE!
«Eve? Mi passi l'acqua? Evelyn» Mi richiama mio padre.
Gli passo l'acqua e lui se la versa, per poi versarla anche alle bambine, però poi non beve, forse stavo fissando Susan.
«Dimmi Charles, hai degli hobby?» Domanda mio padre sorridendogli.
«Si, mi piace cantare, leggere e gioco a calcio, lei invece signor Coleman?» Risponde perfetto lui.
«Chiamami Erik, anch'io leggo, e questo è l'unico hobby a cui ho il tempo di dedicarmi» ride un pochino.
«Voi invece signorine?» Domanda rivolto alle bambine.
«A me piace ballare, guardare la tv e fare i puzzle» Risponde Alexa.
«A me piacciono i puzzle e guardare la tv, ah e ballare naturalmente» Risponde Alycia.
Sorrido. «Sono particolarmente brave a ballare il valzer» Intervengo.
Charles inizia a ridere. «Si, e anche a cantare "Il mondo è mio"» Sta morendo dalle risate per le sue stesse parole.
Anch'io rido ma non così fragorosamente.
La signora Hunter cerca di trattenersi e ammonisce il figlio «Non prendere in giro le tue sorelle»
Dopo un po', essendoci un'area apposta per i bambini nella sala accanto a quella da pranzo, le gemelle ci vanno a giocare.
Riamiamo solo noi quattro al tavolo.
Mio padre mi lancia occhiate nervose ogni tanto, che dovrei fare? Mi sento come se adesso dipendesse tutto da me, ho troppo bisogno di parlarne con Charles, perché non posso fermare il tempo?
Cerco di far capire a Charles cosa sta per succedere senza che se ne accorgano gli altri, ma l'unica cosa che ottengo è una faccia molto confusa che mi guarda male.
Dopo l'ennesimo gesto sembra capire, non so cosa abbia capito ma sta di fatto che: «Mamma mi sembra che Alexa ti abbia fatto cenno di andare da lei, vieni andiamo a vedere cosa vuole»
«No, andate voi due a vedere, forza Eve» Ribatte mio padre, PERCHÉ!? DIMMI PERCHÉ!? NON, OSTACOLARE, I MIEI, PIANI!
«Si figuri, Eve rimani pure dove sei, vieni mamma!» E così la trascina via.
Appena non possono più sentirci lo ammonisco «Sei impazzito!? Pensavi di dirmelo? Oppure di fare tutto in segreto e tornare anni dopo, munito anche di altri figli? Santo cielo, la conosci da un mese!»
«Non parlarmi con questo tono, e abbassa la voce non voglio che fai una scenata» Mi risponde innervosito.
«Oh no, io la scenata la faccio e come, quella donna non la sposerai, o almeno non adesso!» Gli sto urlando contro a bassa voce, non mi sono mai sentita così prima, mi sembra che all'improvviso, non siamo più sulla stessa lunghezza d'onda.
«Non sei tu a doverlo decidere questo, qua l'adulto sono io, e so prendere le mie decisioni!» Continua.
«Beh intanto anch'io sono adulta, secondo non sto dicendo che tu non sappia prendere le tue decisioni, ma che ne hai presa una avventata, e voglio essere sicura che tu non stia commettendo un errore!» Spiego sempre arrabbiata.
«No cara, tu stai mettendo in dubbio la mia capacità di giudizio, e poi credevo ti stesse simpatica Susan!» Dice infine confuso.
«Infatti mi stava simpatica, è da quando mi hai rivelato le tue intenzioni che ha iniziato non andarmi più a genio» puntualizzo.
«Beh comunque non c'è più molto che tu possa fare a riguardo...» la sua voce è calma, ma si vede che l'ho offeso.
«Perché?» Chiedo piano, mi scende una lacrima, mi sbaglio di nuovo, ti prego, dimmi che mi sto sbagliando.
«Perché gliel'ho già chiesto e mi ha detto di sì, questa sera era per voi,...avevamo deciso di rifarlo per condividere con voi il momento» conclude smettendo di guardarmi.
Non... non mi sono mai sentita più tradita di così «Come siamo arrivati a questo punto? Noi ci dicevamo tutto!» sono il lacrime, per fortuna ho usato dei trucchi waterproof.
«Hai detto giusto, dicevamo, non so cos'è successo, ti prego smetti di piangere non riesco a vederti così»
«Beh se non volevi vedermi così potevi parlarmene prima di fare tutto ciò»
«Anche se te ne avessi parlato, tu ti saresti opposta comunque, o no?»
«...non lo sapremo mai» Mi alzo in piedi.
«Dove vai?!» Mi chiede alzandosi anche lui.
«Ho bisogno di tempo per pensare, ho rovinato la vostra serata mi dispiace, di che non sto bene e sono andata a casa» Me ne vado.
«Eve» Mi richiama prima piano, sentendosi un po' in colpa.
«Evelyn» Continua vedendo che non mi volto.
«Evelyn!» continuo per la mia strada.
Esco dal ristorante.
Continuo a camminare, mi asciugo il viso dalle lacrime.
Sono quasi a casa, ho camminato per 3 chilometri ignorando le chiamate e i messaggi.
Entro in casa, mi metto comoda, e mi stucco.
Chiamo Maggie, e le racconto tutto.
«Vuoi venire a stare da me quel qualche giorno? Per schiarirti le idee» Mi propone.
Accetto, metto giù, prendo un po' di cose e scrivo un biglietto a mio padre:
"Non sono morta in qualche vicolo, torno a casa tra qualche giorno, di a Susan che per questa settimana non ci sono come babysitter"
Dopo di che vado via.
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