Capitolo .17.
PRIMAVERA
È il 30 maggio, e il mio fratellino Nico è nato sei giorni fa.
Esatto, il 24, il mio giorno, ma va bene, non sono gelosa, non ho sei anni.
Anche se il suo compleanno è un motivo per trascurarmi negli anni a venire il giorno del mio, non sono affatto gelosa.
Susan è ancora stanca, e Charles dice che è inquietante la quantità di tempo che passo attaccata a quella creaturina.
Pf, come se mi importasse!
Le bambine se la passano bene, anche se a volte si lamentano del fratellino; volevano una sorella, e poi perché vogliono più attenzioni: tutto normale.
Sono circa le 5:30 della mattina, in questi giorni, dato che abbiamo già dato tutti gli esami, posso permettermi di dormire agli orari che desidero, e naturalmente quando aspetti certe lettere, ti svegli presto attendendo che il postino le consegni.
Sono sdraiata a letto, già vestita, cercando di passarmi il tempo, dato che non riesco a dormire.
Sento Nico piangere e allora cosa credete che faccia?
Se avete risposto "Lasci che se ne occupino i tuoi genitori" siete in errore, se invece avete risposto "Ti catapulti giù dal letto e sfrecci a consolarlo prima che lo faccia qualcun altro" mi avete appena descritto.
Dopo averlo preso in braccio lo porto giù in cucina, così gli do anche da mangiare, non i cereali, state tranquillə, non sono totalmente fuori di zucca.
Sento dei rumori provenire dalla sala relax, quella con il biliardino per intenderci.
«Andiamo a vedere o vado a svegliare qualcuno? Eh Nico?» Chiedo a mio fratello, cullandolo, e camminando vero la sala lentamente.
Prendo il telefono, e lo tengo pronto sul tasto che fa inviare, direttamente a casa, una pattuglia di polizia e un'ambulanza.
Faccio un passo dentro la stanza con il fiato sospeso.
«Scusa, ti ho svegliata?» Mi domanda Charles, anche lui vestito, come se dovesse uscire di casa a momenti.
Sospiro e spengo lo schermo «Ovviamente no! Credevo fossi un malintenzionato! Accidenti a te!» Gli urlo contro sussurrando.
Lui ridacchia.
«Lo trovi divertente!?» Gli chiedo ancora arrabbiata.
Lui mi da un bacio e poi mi aggira per abbracciarmi da dietro, dato che ho Nico davanti.
Appoggio la testa all'indietro sulla sua spalla.
«Dai su, dammi 'sto bambino, riposati un po'» Mi dice facendosi consegnare lo scricciolo.
«"sto bambino" ha un nome ed è tuo fratello!» Lo ammonisco guardandolo negli occhi.
Lui mi fa una smorfia esasperata, e poi mi prende dalle mani il biberon per darglielo.
Sono così carini! Gli faccio una foto, e la metto pure come sfondo.
«Siete così carini!» Gli dico soprappensiero.
Gli scende una lacrima, e a me pure.
Lo guardò negli occhi e ci capiamo all'istante.
«Tienilo tu» Si avvicina «No aspetta, così è peggio» Torna indietro.
«Che ne dici se andiamo un attimo in giardino» Propongo, un po' d'aria fresca ci farà bene.
Annuisce e andiamo fuori a sederci sulle sedie da giardino.
«È come se fossimo due semidei; i figli della stessa divinità non staranno mai insieme, ma due di dei diversi allora va bene, il problema è come viene visto dai mortali non-» Si interrompe nervoso.
«Questo se basiamo la nostra vita su ciò che pensano gli altri» Continuo prendendogli il bambino prima che per sbaglio lo butti a terra.
«Si ma-» Si interrompe ancora.
«Hai paura che finiamo come Romeo e Giulietta» Gli leggo nel pensiero ormai.
«Più o meno» Conclude, non so che dire, beh, sinceramente anch'io temo che ci separino di forza però... se non proviamo nemmeno non lo sapremo mai, e poi mal che vada faremo una fuga d'amore che a un qualsiasi regista a cui proporrò la storia piacerà.
«Poi lui» indica Nico «Lui è la prova vivente che questo, non sopravviverà»
«Lo dici tu» Commento in disaccordo.
Sta per continuare quando arriva il postino.
«Signor Robbie» lo saluto «ha qualche lettera particolare per noi?»
Lui mi sorride, poi con la sua panciona si avvicina, e ci consegna delle buste bianche.
«Buona giornata» Si allontana.
«Buona giornata» Rispondiamo in coro.
Abbiamo due lettere a testa da tre college diversi.
«Nessuna di queste è di Yale» Dico guardando il mittente delle mie.
«Non c'è Harvard» Mi avvisa, guardando le sue.
«Allora... direi che le possiamo aprirle...» Inizio cercando la sua approvazione.
«Già, avevamo promesso di aspettarli solo per quelle importanti, ma queste sono solo seconde scelte...» Fa lo stesso.
«Ok, un secondo che prendo il passeggino per mettere giù Nico, e le apriamo» Faccio come ho detto e torno a sedermi.
«Al tre apriamo Berkeley» Dico «1...»
«2...» Continua pronto.
Che ansia.
«tre!» Esclamo, le buste finiscono male, e iniziamo a leggere le lettere.
«Mi hanno preso a Berkeley» Mi informa felice Charles.
«Anche a me!» Lo abbraccio contenta.
«Apro Stanford» Mi informa prendendo l'altra lettera.
«Apro l'MIT» Prendo la mia altra lettera.
«Sono dentro anche a Stanford» Dice quasi indifferente.
«...Non mi hanno presa» Leggo con la fronte corrugata per poi alzare lo sguardo.
Mi abbraccia «Dai, non è niente, non è Yale, era di riserva no?»
«Si ma, se non mi hanno presa all'MIT che possibilità ho di entrare a Yale?» Ho gli occhi quasi lucidi.
«Hey, non sono la stessa cosa ok? Andrai a Yale, e al Tartaro l'MIT!» Mi rassicura.
«Grazie» Lo stringo.
«E di che?» Risponde sorridendo.
[giorni dopo]
Sono appena tornata da scuola, questa mattina Charles ha avuto la lettera da Harvard, e tra poco la aprirà in diretta.
«Dai sono sicuro che la tua di Yale arriverà presto» Mi dice mio padre cercando di tirarmi su di morale «E poi, sei fantastica, di sicuro ti avranno ammessa!»
Gli accenno un sorriso.
«Mal che vada verrò con te a Berkeley» Aggiunge Charles ridacchiando.
«No! Solo se non ti prendono ad Harvard, ma è impossibile...» Protesto inizialmente sorridendo.
«DAI APRILA!!» Esclama Susan correndo vicino a noi, appena tornata dal lavoro.
Charles la apre con un sorriso, mentre la legge la bocca gli si spalanca di gioia «MI HANNO PRESO NON CI POSSO CREDERE!!»
«CHE BELLO!!» «SIIIII!!» «COMPLIMENTI CAMPIONE!» Esultiamo abbracciandolo.
[due settimane dopo]
Ormai è anche finita la scuola, spesso le lettere che arrivano così tardi dicono sempre "Siamo spiacenti ma non la vogliamo nella nostra scuola" o cose del genere.
È un'altra inutile alba passata sveglia ad aspettare il postino.
Oggi tutti dormono sereni, tranne me, io che con l'ansia provocata da qualche proposizione in un pezzo di carta, sarei capace di buttarmi giù dalla finestra (del piano terra, sia chiaro, devo ammazzare il tempo, non me stessa).
Mi sono fatta una passeggiata, al mio ritorno vedo una busta particolare nella buchetta, ha uno stemma blu, ed è indirizzata a me.
«Oh miei dei!» Esclamo piano per non svegliare nessuno.
La apro lasciando la busta nella cassetta aperta, e spiegando il foglio per leggerlo.
[ore dopo]
«Sta mattina non ho visto Eve, e voi?» Dice stranito Charles bevendo una tazza di caffè:
«Nemmeno io sai» Conferma aggrottando la fronte Susan.
«Magari è fuori, vado a vedere» Conclude mio padre uscendo in giardino.
Vedendo la cassetta della posta aperta, si avvicina, e al suo interno nota la busta di Yale, ma manca la lettera.
«Ho trovato questa» Annuncia mostrando la sua scoperta.
«Dite che... no... è impossibile che non l'abbiamo presa...» Pensa ad alta voce Charles, esitante, iniziando a preoccuparsi.
«Già, magari è andata da Ma... Madelene? Melanie? Ah no, Maggie, a farle vedere l'ammissione, sappiamo tutti che le piace vantarsi dei suoi traguardi» Risponde Susan pensando positivo.
«Può essere...» Conviene mio padre riflettendo.
«Vado a vedere se la trovo per casa, altrimenti chiamo Maggie» Avvisa Charles iniziando a cercarmi.
Io sono in camera mia sdraiata a stella sul letto, con la lettera nella mano destra, sto contemplando il soffitto pensando.
«Eccoti qui!» Esclama il mio ragazzo sollevato di avermi trovato.
«Ciao» Non distolgo lo sguardo.
Si sdraia sul letto, vicino a me, e inizia anche lui a guardare il soffitto «Che succede?» Mi chiede calmo.
«Penso, penso che saremo in due posti diversi e lontani, a studiare cose diverse con persone diverse, e che forse ci vedremo si e no una volta al mese» Rispondo sospirando.
«Riusciremo a vederci, tranquilla, per quello non c'è problema» Mi rassicura.
«E... e se.... e se mentre non ci sono ti innamori di un'altra?» Ecco, ho sputato il rospo, già, c'è in ballo il mio futuro, e sto pensando a questo... qualcuno mi dia una botta in testa, si vede che non sono caduta abbastanza forte da piccola.
«Come!?» Salta su, un po' incredulo, divertito dalla mia domanda, però si spegne quando vede che sono seria, anzi, che quasi piango.
Lo so, ho rotto le balls, ma lasciatemi stare, devo ancora abituarmi al fatto che non sono più un'adolescente.
«Ehy, non ti preoccupare, anche se accadesse, rimarremo comunque migliori amici, fratello e sorella, nessuno può dividerci!» Esclama fiducioso.
Accidenti che rassicurazione.
«Ok» Concludo, non ho voglia di parlarne, perché finiamo sempre a parlare dei problemi? Molto meglio reprimere tutto! Non capisco perché non lo faccio.
Mi lascia un bacio poi mi chiede «Ti hanno presa?»
«Si» Rispondo diventando felicissima di colpo, abbracciandolo.
«SIIIIIIIIIIIIIII» Festeggia.
Lo andiamo a dire anche ai nostri genitori, e niente, abbiamo festeggiato.
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