Capitolo .8.
[due settimane dopo]
EVELINE'S POV
È arrivato il weekend in cui dobbiamo tornare a casa dai nostri genitori, non so se riuscirò a far finta di niente davanti a loro.
Non l'ho più visto né ci ho parlato né gli ho scritto, oggi dovrò passarci un'ora di treno insieme e poi il weekend... oppure posso usare la carta dello studio e stare lì una giornata sola.
Genio.
Prendo la borsa, e vado davanti all'ingresso di Yale.
Poco dopo arriva Charles con la macchina.
Salgo senza dire nulla.
«Parliamo dopo, ora devo concentrarmi sulla guida» Mi dice solo, serio.
«Certo» Annuisco.
Quando arriviamo in stazione, riconsegna la macchina al noleggio e ci avviamo sul treno.
Dopo che ci siamo seduti ai nostri posti, ogni tanto ci lanciamo qualche sguardo per invitare l'altro a dire qualcosa.
«Loro non sanno la nostra situazione, se questo è il nostro livello di comunicazione si insospettiranno» Esordisco con voce pacata.
«E qual è la nostra situazione?» Mi chiede con uno sguardo irritato.
«Non lo so, sei tu quello dalle parole profonde» Guardo fuori dal finestrino.
Lui sospira «Diciamo che la comunicazione non è il nostro forte in quest'ultimo periodo»
«Si» Esprimo il mio assenso.
«Dobbiamo riprendere confidenza l'uno con l'altra, poi andrà meglio» Suggerisce fissando il vuoto.
«Per farlo non basta un'ora» Noto.
«Allora fingiamo che vada tutto bene guarda: Ciao sorella adorata come stai? Io di merda se mai ti interessasse» Ouch.
«Mi dispiace di farti sentire così, mi sento malissimo per noi in questo momento, per farti capire il mio punto di vista: Iris è sempre stata una stronza che mi escludeva e si faceva i ragazzi che mi piacevano, vederti andare da lei è stato un deja vu dolorosissimo» Sono riuscita ad aprirmi... è un buon punto di svolta.
Charles sembra illuminato da queste parole, sembra come se improvvisamente vedesse ogni mossa che aveva fatto dai miei occhi.
«Devo dire che vederti così moralmente vicina con quegli altri ragazzi mi ha fatto e mi fa male, perché vorrei che tu non avessi bisogno di altre spalle oltre alla mia» Si apre anche lui.
Sospiro con gli occhi un po' lucidi.
«Sei la mia vita ma così non può andare avanti» Inizio a muovere velocemente la gamba dal nervosismo.
Lui cambia posto, passa da quello di fronte a me, a quello di fianco, mi ferma la gamba e con gli occhi lucidi mi guarda «Smetti di provare a lasciarmi!?» Ride non sapendo cos'altro fare per non piangere.
«Volentieri» Lo abbraccio versando qualche lacrima, sospirando si sollievo.
Mi stringe forte forte.
Poi mi da un bacio, ricambio.
Mi tira leggermente per farmi mettere imbraccio a lui.
Dopo qualche altro bacio rimaniamo abbracciati.
Inizia a darmi dei baci, poi si sposta sul collo scendendo, ma lo blocco quando è a metà busto «Non qua» rido spingendogli la testa indietro con la mia, per farlo allontanare.
Lui mi sorride «Vieni» mi porta via con un sorriso persuasivo.
«dove andiamo?» Gli chiedo ingenua.
«Secondo te?» Ribatte facendomi un'occhiolino.
[successivamente a casa]
«Ciaoooo» Salutiamo la nostra famiglia entrando.
Le bimbe mi corrono incontro e le abbraccio.
«Com'è cresciuto!» Esclama Charles prendendo in braccio Nico.
«Amore! Saluta tua sorella!» Glielo prendo dalle braccia e il mio ragazzo mi guarda male, rido.
«Ah mi siete mancati!» Sospira Susan felice.
«Ciao papà» Lo saluto, dopo aver abbracciato me, abbraccia anche Charles.
Dopo aver passato una bella giornata tutti insieme, a cena ci sediamo a tavola: i nostri genitori ai capotavola, io e Charles siamo vicini con davanti le bimbe, mentre Nico è vicino a Susan sul seggiolone.
«Come vi state trovando?» Domanda mio padre sorridendoci, prendendo l'insalata.
«Allora» Faccio un sibilo mentre inspiro «Ehmm, bene» mento ridacchiando.
«Si, i corsi sono fantastici» Continua Charles.
«No ok» Smetto di sorridere «in realtà non poi così bene, voglio dire, i corsi sono davvero molto interessanti, ma le persone non sono molto simpatiche» Ammetto, distorcendo un po' la realtà.
«Mi dispiace cara» Risponde Susan dispiaciuta.
Per la prima volta quel "cara" non è la cosa più irritante che risuona nella mia testa.
«Non ti sei irritata per il "cara", accidenti dev'essere grave» borbotta tra se e se Charles ad alta voce, come per fingere di non volersi far sentire.
Lo guardo così male che giurerei di vedere dei fulmini colpirlo.
«Va così male!?» Ribatte mio padre preoccupandosi.
«Nah, ma che dite!» Fingo sorridendo.
«Charles raccontaci» Lo incita colui che da ora in poi chiamerò Erik, se non la smette di infastidirmi.
Continuo a guardarlo male ma sembra che non gli importi.
«Ha rincontrato una sua vecchia amica che ci prova con il tipo che le piace, un po' meschino da parte sua» Si interrompe quando gli ficco il tacco affilato sul piede.
«Ma chi!?» Chiede Susan come se non esistessi.
«Iris, non credo tu la conosca» Risponde cercando di non far notare che gli sto facendo male.
«Ma da che parte stai!? Ti ho forse fatto qualcosa!?» Lo ammonisco arrabbiata sussurrando, senza alzare troppo il tono.
«Beh se la metti così...» Dice leggermente nervoso come se stesse per mettersi ad elencare cosa gli avrei fatto.
«Tesoro non mi avevi detto che Iris era tornata, come stai?» Mi domanda intenerito e dispiaciuto il signore che ha contribuito alla mia nascita.
«Potete smetterla?» Mi innervosisco smettendo di sorridere.
Mio padre si alza, va in cucina, e torna con dei bicchierini e una bottiglia di vodka.
Mi viene da ridere, non mi sarei mai aspettata di vedere così presto mio padre che mi offre della vodka.
«Vuoi?» Mi allunga un bicchiere ancora vuoto, so che gli costa molto emotivamente.
«No grazie» gli do un bacio per ringraziarlo della premura.
CHARLES' POV
Evelyn credeva che avessimo fatto pace? Beh si sbaglia, ce l'ho ancora un po' con lei, deve smettere di arrabbiarsi per tutto e cercare di mollarmi, mi sono stufato.
Ho voglia di vendicarmi un po'... ok forse un po' molto, sono sicuro che le dispiaccia, ma secondo me non si è resa pienamente conto di quanto mi fa stare male tutte le volte.
Ok, non avevo previsto che i miei piani di vendetta fallissero prima sul treno, anzi ora che ci penso... cavolo dovevamo proprio fare l'amore prima?
Mi sto sentendo malissimo, forse sono andato troppo oltre senza nemmeno rendermene conto...
Però non mi basta per quanto possa sentirsi tradita ora, non è possibile: tanto tra poco rifarà qualcosa che mi farà stare malissimo, meglio sistemare i conti tutti in un giorno che portarselo dietro e stare sempre più male...
Che razza di discorsi faccio!? Giuro a volte mi sento come posseduto.
EVELYN'S POV
Alycia e Alexa stanno raccontando come se la passano loro, e non riesco a togliermi dalla testa la cattiveria che ha usato Charles per avere la forza di farmi così male.
Fatemi capire la sua mente perversa: prima mi fa credere che sia tutto apposto e facciamo pure l'amore per confermarmelo, poi mi pugnala in questo modo alle spalle.
Ma la cosa più brutta sono state le sue parole: ha detto "...una sua vecchia amica che ci prova con il tipo che le piace", vuol dire che lui, o almeno il suo subconscio, è consapevole del fatto che Iris ci sta provando con lui... ma comunque ci passa del tempo insieme senza dirmelo.
Non ho parole.
Finiamo di mangiare, salutiamo e ognuno prende la sua macchina.
Almeno non devo sopportarlo per il viaggio di ritorno.
Sul display della mia macchina vedo una sua chiamata in arrivo, sospiro e rispondo.
«Cosa vuoi?!» Lo aggredisco.
«Ho trovato una delle tue felpe sul sedile posteriore della mia macchina» Mi informa nervoso.
«Bruciala» Dico placando il tono della mia voce, ma non l'ardore che sento dentro il mio cuore.
«Vuoi che brucio la tua felpa autografata dagli One Direction?» Chiarisce la mia richiesta con tono schermitorio.
«Non bruciarla» Mi correggo, dovevo proprio dimenticarla lì?!
«Lo sapevo» Sento il suo sorriso beffardo allargarsi.
«Ovvio, tu sai sempre tutto» Rispondo girando gli occhi.
«Senti chi parla» Ribatte, io sbuffo offesa.
«Sinceramente non me lo aspettavo da te, prendermi in giro in questo modo» Dico facendo un'espressione disprezzante.
«Da te non mi aspettavo una gelosia così maniacale» Ribatte con lo stesso tono.
Ouch parte due.
«Stronzo» Gli urlo.
«P-» Sento che fa il suono della p con le labbra ma si blocca subito dopo «aaaaaa» sbatte le mani sul volante per liberare la rabbia.
«Parlare e aprirsi non serve a un cavolo» Concludo urlando spegnendo la chiamata.
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