Capitolo .16.


EVELYN'S POV

È passata una settimana, e Nick è un tesoro: mi da un sacco di attenzioni, mi chiama spesso per sapere come sto, viene sempre a trovarmi almeno una volta al giorno...

È molto dolce.

«Buongiorno splendore, ti ho portato un frullato alla frutta» Esordisce entrando.

Lo vado ad abbracciare «Grazie amore mio»

«Che fai?» Mi domanda mentre andiamo a sederci.

«Restringo la lista dei nomi mentre penso a cosa inventarmi con i miei quando mi ritroverò con un bambino di cui prendermi cura» Gli rispondo mentre sorseggio il frullato.

«Restringi?» Ripete alzando un sopracciglio, sicuro che invece che restringerla io abbia trovato altri dieci nomi "fantastici".

«In realtà si, adesso sono rimasti in cinque misti, devono rimanere uno e uno» Dico sorridendogli.

«Con quali sei rimasta?» Mi chiede curioso.

«Allora: Athena, come la dea greca della saggezza e di tante altre cose; Artemis, come la dea della caccia della luna e altro; Louis (letto "Lui") come il mio cantante preferito; Harry come Harry Potter, ovvero una saga di libri che adoro; Lucy perché un sacco di personaggi che mi piacciono si chiamano così, per fare un esempio Lucy Pevensie di Narnia, o Lucy Carlyle di Lockwood&co.» Espongo la lista.

«Louis è un nome bellissimo ma glielo storpieranno per l'eternità, e credimi non è affatto piacevole» Cancello Louis.

«Poi? Altri pensieri collaborativi?» Lo invito ad andare avanti.

«Artemis è un nome fantastico però... direi che alla fine sarebbe lo stesso discorso anche per questo» Riflette, cancello anche Artemis.

«Altro? Dobbiamo eliminare Athena o Lucy» Continuo tutt'orecchie.

«Sono entrambi nomi magnifici, se alla fine non riuscirai a scegliere, potresti darle due nomi» Conclude dandomi un bacio alzandosi.

«Dove vai?» Gli chiedo confusa.

«Ho lezione, ci vediamo dopo» Mi saluta.

«A dopo»

È noioso avere solo una lezione la prima ora perché poi il resto della mattina non ho niente da fare... più o meno.

«Tu che ne dici? Sei un Harry o una Lucy Athena?» Chiedo alla mia pancia che ovviamente non mi risponde.

«Non ti si è ancora formato il cervello eh? Pazienza» Mi autorispondo sospirando.

Prendo fuori un'altra lista denominata: "Cosa dirò ai miei se decido di tenerlo"

Correggo togliendo il "se".

«Sai piccolo, la mia scelta sembra semplice: non ti tengo oppure ti tengo, ma se ti tengo lo faccio anche dopo. Sai mia madre mi ha tenuta nonostante fosse in carriera lavorativa però poi mi ha abbandonata lasciandomi con mio padre, è stato orribile, perciò ti prometto che se allo scadere del tempo per decidere, sarò convinta di volerti tenere, rimarrai con me» Gli dico, non è strano parlare ad una persona che nemmeno ha la capacità di sentire, ok?

«Guardiamo la lista» Mi preparo alla lettura delle mie idee pessime «Dico che l'ho adottato perché mi sentivo sola... anche no» Lo elimino «Dico che la madre è morta e che mi sono offerta di tenerlo... poi potrebbero voler sapere riguardo alla "madre" perciò forse no» Passo oltre senza cancellarlo «Dico che me lo sono ritrovato e lo voglio tenere -nota: aggiungi argomentazioni» Questa è molto verosimile: è la verità eliminato Charles...

Non lo so... va bene vada per questa.

Prendo il telefono, voglio prima sentire lui.

«Ciao, che succede?» Mi domanda Charles con tono dolce.

«Glielo dico, dico ai nostri che aspetto un bambino... non gli dirò che è tuo» Vado dritta al punto.

«Aspetta, sto venendo lì» Chiude la telefonata.

Dopo quasi due ore arriva.

«Hey, cos'è questa storia?» Esordisce entrando.

«Più aspetto a dirlo peggio sarà, e poi è troppo incoerente persino per me dire che l'ho adottato così a caso» Rispondo mentre mi si siede accanto.

«Ok» Conclude smettendo di parlare guardandomi.

«Ok?» Ripeto confusa pensando che sarebbe andato avanti per ore.

«Si fa come vuoi, sono qui per te» Mi stringe la mano.

«Ok» Prendo coraggio facendo il numero di mio padre.

«Aspetta- glielo vuoi dire per telefono?» Mi blocca contrariato.

«Mi verrebbe un infarto a doverlo fare di persona, e a tuo figlio sicuramente non farebbe piacere- ah a proposito ho scelto il nome: Harry se è un maschio, e Lucy Athena se è una femmina» Rispondo facendo una digressione.

«Sono dei nomi fantastici» Conviene approvante.

«Ciao piccola mia» Mi saluta mio padre rispondendo.

«Ehm... niente scusa ho sbagliato numero» Ci ripenso presa dal panico.

«No» Mi ferma «Non hai sbagliato numero» Dice a malincuore «Cosa devi dirmi? Devo sedermi?»

«Forse è meglio se ti siedi» Rispondo agitata.

«Terrò la mente più aperta possibile» Cerca di darmi coraggio.

«Ecco, molto recentemente» Sto stringendo fortissimo la mano di Charles «Ho scoperto...» Non mi esce più la voce: accidenti!

«Ti freno subito, forse è il momento che ti confessi prima io qualcosa, ok? Così forse sarà più semplice per te» Anche lui sembra aver bisogno di molto coraggio.

«Iniziamo dall'anno scorso. Non so quanto sia andata avanti ma, so che tu e Charles avevate una relazione» Io e Charles sbianchiamo.

«Cosa- Come?» Chiedo sbalordita.

«Dai era così ovvio, tutte le volte in cui io e Susan vi parlavamo di un nostro futuro insieme voi davate di matto, per non parlare dell'evidente fatto che ti veniva sempre a prendere la mattina, ti era sempre intorno, se ti arrabbiavi o eri triste gli stavi alla larga suppongo per delle liti, e le frecciatine... meno evidente non poteva essere» Sputa fuori.

«Nonostante ciò Susan non se ne è mai accorta... ti starai chiedendo perché non ho detto niente, semplicemente volevo che fossi tu per prima a parlarmene per non metterti in imbarazzo» Continua, io sono troppo scioccata per parlare.

«E poi... riguardo a questo spero di aver visto segni che non c'erano ma... eri molto sospetta ultimamente: prima non mi vuoi vedere se vengo a trovarti, poi la tua amica arriva parlando di nomi e tutte e tre sbiancate, e poi la scenata della settimana scorsa sul non poter bere...» Mette insieme i tasselli.

«Apprezzo lo spirito di squadra per non bere, e se ho ragione Charles è stato gentile a prendersi una sgridata pur di non lasciare che ti toccasse "finire" il bicchiere...» Ci sta girando molto intorno, non credo si senta pronto ad ammetterlo.

«Volevo dirti che, se volevi dirmi che aspetti un bambino... sono contento che tu ti sia fidata così tanto da cercare di dirmelo... però a Susan prenderà un infarto perciò diciamole che lo hai adottato perché sì» Ride per l'ansia concludendo.

«Sei un padre fantastico» È l'unica cosa che gli dico.

«Lo so, ritornando sull'argomento, chi è il padre? Ti dico già che so che non è Nick, quindi o è qualcuno che non conosco, oppure, ma spero di no per la tua sanità mentale dato che ha una ragazza, è Charles... se non te la senti di dirlo non è un problema» Mi fa ridere.

«Aspetta- in che senso sai che non è Nick?» Riavvolgo confusa.

«Non volevo dirlo davanti a tutti per non metterlo a disagio, ma l'avevo riconosciuto: sai che sono laureato in psicologia e psichiatria no? Ecco, quando l'ho visto l'ho riconosciuto subito: da piccolo/ragazzino la madre lo aveva portato a fare psicoterapia perché aveva subito degli abusi, e aveva sviluppato una genofobia. Di conseguenza dato che certe cose ti perseguitano per tutta la vita, non può essere il padre» Mi spiega rilassato.

«Scusa non riesco a non pensare a quanto sarebbe carino un bambino con i capelli di Charles e i tuoi occhi!» Continua a fantasticare su suo nipote.

Charles prende un bel respiro «Salve signor Coleman»

Mio padre non dice nulla credo stia metabolizzando.

«Ti vorrei far fuori però non voglio che mio nipote rimanga orfano» Sospira «Aspettate un attimo, state entrambi con altre persone... cioè voi siete "stati insieme" e poi vi siete mollati per altri? Io andrei in terapia al vostro posto» Commenta disapprovante.

Sappiamo tutti cosa intendeva per "stati insieme" non credo di doverlo spiegare.

Ridiamo tutti insieme «Devo andare, a presto, ciao ragazzi»

«Ciao papà» Chiudo la chiamata.

«È andata meglio di quel che pensavo» Sorrido abbracciando Charles.

«Si anch'io» Ride, poi si stacca, mi guarda un attimo negli occhi e poi si alza.

«Devo tornare ad Harvard, ci vediamo» Se ne va.

«Ci vediamo» Concludo facendogli ciao con la mano.

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