6- Malia

Martina balza in piedi di botto, l'espressione stupita e anche un po' arrabbiata.

Lucy le rivolge uno sguardo preoccupato e Miranda uno interrogativo.

-Chi è stato?- esclama la Custode, rivolta a nessuno in particolare.

-Chi è stato a fare cosa?- chiede Lucy.

-Qualcuno ha aperto una passaggio, l'ho sentito! Chi è stato così stupido da...-

-Spero tu non stia parlando di me.-

Si voltano tutti simultaneamente verso l'ingresso della stanza. Carlos Cahill è fermo tra i due Cacciatori di guardia, la sua figura robusta che occupa quasi tutto lo spazio della porta.

-Sei impazzito?- sbraita Martina -Qualsiasi segugio può averla sentita!-

-No, ti sbagli. Segugi e licantropi non sentono proprio niente se tracci una runa sul dell'argento.-

Martina lo fissa in silenzio per diversi secondi, incapace di ammettere di aver sottovalutato l'uomo che ha davanti. Alla fine si limita fissarlo con fastidio, incrociare le braccia al petto e tornare pesantemente a sedersi.

Miranda invece si alza. -Perché dovevi venire qui, Carlos?-

-Perché abbiamo un problema. Le Custodi hanno individuato tutti i rovesciati a Victoria.-

L'immortale spalanca gli occhi. -Non è possibile! Come lo hanno scoperto?-

-Non ne ho idea. So solo che al momento sono tutti in balia delle Ombre.-

-E come fai a saperlo?-

Carlos fa qualche passo avanti per oltrepassare la soglia e si sposta di lato per far vedere chi c'è dietro di lui.

Lucy stenta a riconoscere Grace nella ragazza che si ritrova davanti. Eppure ci riesce facilmente.

-Abbiamo una piccola spia tra le linee nemiche.- spiega Carlos.

Miranda rivolge a Grace uno sguardo nuovo. -Sei anche lì?-

Grace scrolla le spalle. -È possibile.- risponde vaga, con un tono non suo.

-Dove sei?-

Grace incrocia le braccia e butta indietro la testa in gesto di sfida. -Non mi va di dirtelo.-

Miranda fulmina prima lei, poi Carlos con lo sguardo.

-La Grace dall'altra parte non ha attraversato lo specchio. È meglio ridurre al minimo gli scambi tra le due. Non sappiamo che effetti potrebbe avere.-

-Già, potrebbe mentire.- commenta Miranda.

-Non sta mentendo.- la informa subito Martina, poi si rivolge a Grace -Quando ti sei svegliata?-

-Io o lei?-

-C'è differenza?-

-Un po'.-

-Chi si è svegliata per prima.-

-Io. Ero pronta, ma lei ci ha messo di più. Abbiamo aperto gli occhi insieme.-

-Cos'hai provato quando sei stata nel suo corpo?-

Grace fa una smorfia. -Distacco.-

Martina sta per continuare a fare domande, ma Grace alza gli occhi al cielo e sbuffa, poi guarda suo padre. -Avevi detto che ci voleva poco.-

Carlos annuisce. -Solo un minuto.- dice rivolto a Miranda, poi esce seguito da sua figlia.

Miranda si siede, poi sbatte un pugno sul tavolo. Lucy sussulta. Si guarda intorno. Blake, seduto accanto a lei, le rivolge uno sguardo altrettanto nervoso.

-Dobbiamo accelerare i tempi.- Miranda si volta di scatto verso Martina. I suoi ricci biondo cenere esagerano il suo movimento. -Non possiamo più aspettare.-

-Credevo che volessi prima finire con Cleo.-

-Lei non andrà da nessuna parte. Dobbiamo agire sugli altri.-

Martina scrollale spalle. -Portami una Custode e io farò il resto.-

.

-Che ci stanno facendo?- chiede Irvan ad un certo punto. -Con i piani che abbiamo recuperato intendo.- aggiunge rendendosi conto che loro non possono sentire i suoi pensieri.

-Se ne stanno occupando Gabrielle e vostro padre. Almeno fisicamente, non so quante altre menti ci lavorino.- risponde sua madre.

Mirta non sembra ascoltarli. Se ne sta seduta al limite della panca, sfruttando la luce diretta di un raggio di sole che si sta spostando liberamente. Sfoglia il libro di Lucy fingendo di prestarvi attenzione.

-E?- continua Irvan.

-Temo che siano informazioni riservate.-

-Ma le abbiamo trovate noi!-

Angie gli rivolge uno sguardo dispiaciuto.

-Dai, mamma.-

-Quando dico riservate intendo anche per me. So solo quello che vostro padre mi dice e sono sicura che anche quello sia già un grosso strappo alle regole.-

Irvan reclina la testa all'indietro e punta lo sguardo sul cielo sgombro. Ha un colore quasi verdastro invece che azzurro.

-Tu non hai accesso alla Rete?-

Angie scuote la testa. -La percepisco, a volte. Quando sono qui specialmente. Sento l'energia di tante menti che lavorano insieme. Ma non faccio parte della Colonia.-

-Non devi... non so, venire qui ogni mese? Jared fa così mi è sembrato di capire.-

Irvan è abbastanza sicuro che Mirta si sia fatta più attenta alla conversazione.

Angie annuisce. -I minorenni possono vivere fuori dalla Colonia se sono sotto la responsabilità di qualcuno, ma sua madre non è un'illuminatrice e suo padre è a Victoria. Non devi vederlo come una specie di monitoraggio forzato, è piuttosto un controllo generale. Qui hanno medici o comunque esperti in ogni campo che hanno le competenze per trattare con qualcuno che non sia umano.-

-Esistono delle malattie che solo gli illuminatori possono prendere?-

-Qualcuna, ma è un concetto un po' diverso di malattia. Un'estate anche voi avete avuto un problema: invece di abbronzarvi accumulavate la luce e poi la rilasciavate al buio, come un pupazzo fosforescente. È una disfunzione tipica di una certa età.-

-E ci sono malattie solo degli occultatori?-

-Sì, certo.-

-E queste malattie, in qualche modo, possono trasmettersi agli umani?-

Angie ci pensa. -Come la rabbia dei cani?-

Irvan annuisce.

-Non che io sappia. A meno che l'umano non sia del tutto umano. Magari qualche suo nonno o bisnonno era un occultatore, ma si tratta di forme lievi.-

-E malattie legate agli Elementi?-

-No. Ho sentito dire che certa Arti possono avere effetti collaterali su chi le esercita in modo non corretto, ma non si tratta di malattie.-

Irvan appoggia un piede sul bordo della panca e si abbraccia la gamba. Posa il mento sul ginocchio. Ancora non riesce a venire a capo di quello di cui gli ha parlato Percy. La misteriosa patologia che è passata da un ragazzo all'altro alla Victoria Academy e a cui Martina ha messo fine. Si tratta di una specie di unico virus o batterio che per sopravvivere deve passare da un organismo ad un altro? Quindi Martina lo ha ucciso o lo ha preso? E che interesse aveva a farlo?

Noah è quello che è stato meglio, anche se non quello a guarire più in fretta, c'entra qualcosa il fatto che sia un occultatore?

Dovrebbe trovare il modo di chiedere a lui. O ad Axl. Anche se teme che il suo vecchio compagno di stanza non possa dargli più spiegazioni di Percy.

Si tamburella la gamba con il palmo di una mano.

Un ragazzo per ogni Elemento e tutti maschi. Cosa è casualità e cosa intenzione?

Il rumore di un libro chiuso di scatto lo fa tornare alla realtà.

-Ilaria è in ritardo.- annuncia Mirta.

Angie sospira. -Il fatto che le sia stato raccontato qualcosa del futuro non vuol dire che sappia sempre tutto con precisione.-

-Tu sai dove dobbiamo andare?- chiede Irvan.

Angie annuisce. -Ci sono stata, qualche volta. Purtroppo non è un posto alla mia portata.-

Entrambi i ragazzi inarcano le sopracciglia.

-Capirete.-

-Quindi tu non vieni?-

Angie scuote la testa. -È meglio che siate tutti argentei.-

.

-Potresti anche smetterla di fargli gli occhi dolci, sai?- commenta Marvin appena Derek si è allontanato abbastanza.

Chiara gli rivolge un'espressione tra il confuso e il divertito. -Io non gli faccio gli occhi dolci.-

-Sì, invece, ventiquattr'ore su ventiquattro. Un fantasma che flirta è decisamente strambo come spettacolo.-

-Al massimo lo guardo con dolcezza.- replica Chiara -Che è una cosa diversa. Ho aiutato Rebecca a crescerlo. Forse non se lo ricorda ma chiamava "zia" anche me prima che morissi. Mi fa ricordare di quando ero viva.-

Marvin attraversa il salotto fino ad uscire sulla veranda. Si ferma tra due angeli immobili. In qualche modo, sa che Chiara è alle sue spalle anche senza vederla. Sotto la luce la sua sagoma si fa più delineata, ma anche più vuota, come se fosse fatta di vetro.

-Non mi piaceva pensare a quando ero vivo mentre ero un fantasma.-

-Non ne dubito.-

Marvin si volta per guardare dentro. Irina sta tentando di coinvolgere Jared in una partita a scacchi, ma lui non fa che chiedere perché sono lì e dove sia loro padre.

-Non è stupido temporeggiare così?- chiede il figlio del Tempo -Se possiamo prevedere le mosse dei Cacciatori, perché dobbiamo aspettarle?-

-Perché solo finché restate fermi potete prevederle. Nel momento in cui intervenite, le cambiate.-

Marvin sbuffa sonoramente. -Odio questa cosa! Fa sentire ancora più in trappola.- Sferra un pugno all'angelo più vicino e le sue nocche si scontrano dolorosamente con la pietra.

Impreca.

-Odio rimanere fermo. Odio annoiarmi.-

Cerca lo sguardo di Chiara, ma non la trova. Si raddrizza e si guarda intorno. Il fantasma è sparito. Non c'è più. Per un momento si spaventa, poi ricorda. Posto giusto al momento giusto. Chiara al momento deve essere altrove.

Con un momento di ritardo, si accorge che al suo posto è arrivato qualcun altro. Astrid è ferma sulla soglia della veranda, le braccia incrociate e i capelli verdeacqua al vento. Alle sue spalle, Marvin può vedere suo padre affiancato da Hope e Drake.

-Mi sembra di capire che capito a proposito.- afferma Astrid.

-Solo se sei qui per proporre una qualche missione impossibile.-

-Capito a proposito.- conferma.

-E che aspetti a parlare.-

-Abbiamo trovato Kalia. Stiamo formando una squadra per arrivarci.-

Marvin scatta sull'attenti. -Come avete fatto?-

-Qualcuno ha aperto una runa dei passaggi dalla sede di Carlos Cahill a quella che deve essere per forza la Città delle Nuvole. A quanto pare avete un programma collegato a satelliti che funziona decisamente meglio dei segugi. Hope è stata la prima ad accorgersene.-

-Bene. E dov'è?-

Astrid fa una strana smorfia. -Da nessuna parte.-

L'entusiasmo di Marvin si smorza parecchio. -Sarebbe a dire?-

-Da quello che è capito, è una specie di sistema a scatole cinesi, una runa delle anomalie dentro l'altra fino a formare vari livelli di realtà. Non possiamo andare in tanti perché chi ha creato le anomalie, quasi sicuramente Martina, ci sentirebbe, ma dobbiamo essere potenti per poterci confrontare con il suo potere.-

-"Dobbiamo".- ripete Marvin -Vuol dire che noi due siamo già inclusi.-

Astrid annuisce senza nascondere la soddisfazione. -Irina no, almeno uno di voi due deve rimanere qui. Gli altri devono essere di Elementi diversi, per disperdere l'attenzione. Siamo io, Drake e Derek se riusciamo a convincerlo.-

-Quattro. Niente allievi della Vita o della Morte?-

-Stai dicendo niente Irvan e Mirta?-

Marvin si limita ad annuire.

-Hanno altro a cui pensare.-

Marvin entra dentro quasi saltellando. -E una volta che saremo lì? Infiltrarsi è escluso.-

-Fare più danni possibili.- Astrid ride per un momento, poi torna seria. -Liberare prigionieri se ce ne sono. Aprire passaggi per Victoria in modo da avere rinforzi. Costringere i Cacciatori ad abbandonare la città.-

-Mi piace. Quando partiamo?- si sfrega le mani euforico.

-Mi spiace deluderti, ma non subito.-

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Sotto forma di illuminatrice, Ilaria è decisamente strana. I tratti del volto sono più eterei, e più inespressivi. Dà un senso di incompletezza, come di un quadro ancora non terminato.

La sua luce sta alimentando l'ascensore principale della Colonia.

-Stiamo scendendo troppo.- osserva Irvan dopo un po'.

Mirta ci pensa. Non erano molto in alto, l'appartamento che hanno dato loro era solo al quarto piano, eppure è già qualche minuto che scendono.

Il display che indica il piano arriva a -2 e lì si ferma per qualche istante, poi si accende completamente, senza segnare alcun numero.

Mirta percepisce qualcosa cambiare, come se la pressione fosse improvvisamente diminuita e ora riuscisse a respirare più facilmente.

-Questo varco è stato aperto da poco. La Colonia ha ottenuto questo onore quando ha cominciato a collaborare con gli argentei.-

Irvan apre la bocca per parlare, poi ci ripensa. Poi dice qualcos'altro. -Posso farti domande su tutto ciò che dici o devo rimanere in silenzio perché spieghi tutto con i tuoi tempi?-

Ilaria sorridi. -Io spiego, voi fate domande.-

-Okay... quindi un varco è una specie di scorciatoia?-

-Sì, possiamo definirlo così.-

Irvan evita di chiedere "per dove".

L'ascensore si ferma e le parole si aprono su una specie di balcone. Mirta e Irvan avanzano circospetti. Si trovano su una piattaforma che ricorda il ponte di una nave.

Mirta si avvicina al parapetto e si sporge. Sotto, vede muoversi quella che sembra acqua argentata.

Stringe gli occhi per tentare di scorgerne il fondo, ma non vede altro che un bagliore lontano.

Qualche passo dietro di lei, invece, Irvan tiene la testa rivolta verso l'alto.

Sopra di loro non c'è cielo, ma nemmeno un soffitto. L'impressione è quella di trovarsi in una caverna altissima, dove umidità e calura creano un sottile strato di nebbia. Solo che la temperatura non è né calda né umida e in ogni direzione di guardi non si vedono pareti.

È come trovarsi su una piccola barca ferma in mezzo al mare, in un giorno particolarmente coperto.

-Non sembra accogliente.- commenta Irvan.

Gli occhi di Ilaria brillano, anche se si sforza di mantenere neutra la propria espressione. -Sembra esattamente come tu vuoi che sembri.-

Irvan si volta verso l'ascensore da cui sono usciti appena in tempo per vedere le porte richiudersi e la cabina risalire attraverso un condotto semitrasparente per poi scomparire nel nulla, come la cima di una montagna nascosta dalle nuvole.

-Ha un nome questo posto?-

-Malia.-

-Mi aspettavo una città, o qualcosa del genere.-

-E questa cos'è?-

-Una specie di lago sotterraneo?-

-Non usare la mente in questo modo, Irvan.-

Mirta li lascia parlare. Tutto ciò che pensa è "questa non è acqua". E subito dopo "ma nemmeno un'illusione".

Stringe le mani sulla balaustra, poi vi si mette a cavalcioni. Dondola la gamba sinistra nel tentativo di sfiorare l'acqua con la punta del piede, ma non ci arriva.

Non riesce a capire cosa percepisce. Questo luogo non è del tutto vero, eppure è reale. Ha un'energia propria. Una specie di aura propria. Solo molto più potente e meno evanescente dell'infermeria.

Mirta vi aggancia la propria energia e la espande. Ad occhi chiusi, tenta di ricostruire mentalmente ciò che ha intorno, ma non le arriva nulla. E allo stesso tempo le arrivano moltissime cose. Distingue la presenza di molte menti, ma non riesce a capire se siano lontane o vicine.

È come se si trovassero sopra o sotto e lei potesse guardare solo a destra e a sinistra.

Con uno slancio, scavalca completamente la balaustra e si butta già tenendosi aggrappata solo con una mano. L'atterraggio è rapido, semplice e assolutamente indolore.

Guarda in basso. I suoi piedi sono fermi sull'acqua argentata che si increspa in cerchi concentrici che vanno allargandosi. La sente abbastanza solida, come terreno molto umido ma non fangoso.

Con la mano lascia andare la balaustra e muove qualche passo. È assolutamente naturale.

Alza lo sguardo su Irvan e Ilaria.

-Che roba è?-

Ilaria osserva Irvan scendere a propria volta dalla piattaforma prima di rispondere. -È ciò di cui siamo fatti allo stato puro. Sarebbe luce se fossimo illuminatori, buio se fossimo occultatori. Questa è... la nostra materia. Melliflua, argentea, modellabile e unica.-

Irvan si inginocchia e ne raccoglie un po' tra le mani. Anche se sembra solida, non scivola via dalle fessure tra le sue dita, però comincia a colargli lentamente lungo il braccio, anche quando lo inclina verso il basso per farla scendere.

-Ci rigenera se ne abbiamo bisogno. Alimenta la nostra energia. A volta ne diventiamo dipendenti.-

Mirta punta lo sguardo il più lontano che può.

Modellabile.

-Come si è creato?- chiede Irvan.

-È stato creato.- precisa Ilaria -Questo posto non è un luogo reale. È una specie di combinazione di rune. Un'anomalia può creare dello spazio che non c'è, un passaggio collega un posto ad un altro. Una scorciatoia crea uno spazio che collega un posto ad un altro, e quello spazio ha la forma che il suo creatore vuole che abbia. Malia è qualcosa del genere.-

-Viene da "anomalia"?- domanda Irvan -Il nome intendo.-

Ilaria solleva leggermente le spalle. -Forse. Da cosa vengono i nomi Kalia, o Sidia?-

-Victoria ha una sua origine.-

Mirta sospira.

Modellabile, si ripete. Cosa c'è qui?

-Beh, questa è una città,- riflette ad alta voce -cosa c'è sempre in una città?-

-Un supermercato?- propone Irvan -Un ministero. O una banca.-

-O una biblioteca!- Mirta guarda Ilaria -L'altro giorno avevi accennato ad una biblioteca.-

L'argentea si apre in un sorriso.

Mirta si inginocchia e appoggia i palmi delle mani sul terreno argentato, vi infila le dita e pensa intensamente alla biblioteca. L'ha persino già vista, nella prima visione in cui è comparsa Ilaria.

Si concentra su quel ricordo e lo proietta oltre la propria mente, come se lo stesse trasmettendo a qualcuno tramite un contatto mentale. Solo che quel qualcuno è l'energia vaga e onnipresente di un luogo.

-Mirta, apri gli occhi.- mormora Irvan.

Lei obbedisce. Davanti a loro, una colonna di materia argentata si sta innalzando e modellando fino a formare una struttura cilindrica, rinascimentale, massiccia ma dalle forme armoniose e aggraziate, dai colori caldi del legno e dell'oro.

-È questa?- chiede Mirta voltandosi indietro, gli occhi carichi di aspettativa.

Ilaria li ha raggiunti. -Sì,- conferma -è questa.-

.

La camera è stranamente silenziosa. Ci sono solo Lucy e Blake. E se è normale che lei sia seduta alla scrivania a leggere, è decisamente anomalo che lui se ne stia sdraiato sul proprio letto a fissare il soffitto con aria pensosa.

Martina può vederli attraverso la porta chiusa. Rimane in attesa, curiosa, la testa leggermente piegata di lato.

-Sei sicuro di stare bene?- chiede Lucy ad un certo punto, senza nemmeno alzare lo sguardo dalle pagine del libro.

-Uhm uhm- è l'unica risposta di Blake.

Lucy si afferra distrattamente l'estremità della treccia e ci giocherella.

Dietro la porta, Martina si rende conto di stare facendo la stessa cosa. Abbassa di scatto le braccia lungo i fianchi, poi le incrocia. Poi inevitabilmente torna a giocherellare con una ciocca di capelli.

Passa qualche altro interminabile minuto. Lucy smette di leggere ma rimane immobile, china sulle pagine.

Alla fine solleva la testa e fa per parlare, ma prima che dalla sua bocca aperta escano suoni Blake la precede.

-Pensi sempre che siamo cugini è basta?-

Lucy rimane interdetta qualche istante, poi sbuffa esasperata e rotea gli occhi sotto le palpebre.

-No, ho deciso che siamo fratellastri, okay?-

-Wow, mi stai dicendo che ho proprio istinti incestuosi?-

-Sta' zitto Blake.-

-Non "sta' zitto e baciami"?-

-Sta' zitto e basta.-

-Prepotente.-

Lucy chiude il libro e lo mette da parte. Si volta sulla sedia. -Se ti assecondassi probabilmente ti stuferesti pure.-

-Decisamente.- conferma Blake senza il minimo imbarazzo.

-Per questo mi piaci.-

Lucy alza le mani al cielo in segno di resa, o di frustrazione. -Per questo lo faccio, contento?-

Prima che Blake possa rispondere, Martina forza la maniglia ed entra nella stanza.

Il ragazzo la fulmina con lo sguardo. La sua aura si tinge dello stesso arancione dei suoi capelli. E non è un bel colore.

Martina sorride compiaciuta. -Ho interrotto qualcosa?-

-Sì.- sibila Blake, poi con un tono diverso, aggiunge -Una dichiarazione.- guarda Lucy di sottecchi.

Martina si finge sconvolta. -Gli hai rivelato la nostra storia?- geme. E deve mordersi un labbro per non scoppiare a ridere.

Probabilmente la sua battuta avrebbe avuto un effetto migliore su Blake se l'espressione di Lucy non fosse stata così stupita.

-Okay, lasciamo perdere. Ragazzo fuori di qui.-

-Perché? È la mia camera!-

-Se è per questo è anche la mia.- gli fa notare Lucy.

-Dobbiamo pomiciare, ora sparisci.- questa volta la voce di Martina è straordinariamente decisa e Blake non può fare altro che alzarsi e andarsene borbottando.

La postura di Lucy si fa più rilassata appena la porta si chiude. -Hai sentito tutto vero?-

-Non è stato poi così tanto da sentire.-

-Volevi qualcosa oltre goderti lo spettacolo?-

Martina fa spallucce e si va a sedere sul letto di Lucy. -Non dovresti scoraggiarlo così tanto.-

-Ci stavo finalmente riuscendo!- protesta Lucy.

-Appunto. Devi tenertelo stretto.-

Lo sguardo di Lucy si fa indagatore. Aggrotta le sopracciglia e incrocia le braccia al petto.

-Perché sei qui?- chiede di nuovo, questa volta con tono più circospetto.

-Per chiederti quanto sei affine alle Arti della Morte.-

-Sono stata bocciata.-

-E il primo giorno sei riuscita a far scivolare mia sorella dentro il pavimento.-

-Lei ha fatto di peggio.-

-Non importa. Voglio sapere quanto bene tu te la cavi nel tuo Elemento.- Martina ricomincia a torturarsi i capelli con aria distaccata.

Lucy ci pensa. -Non lo so.- ammette dopo un po' -Nell'Esagono mi sono sempre confrontata con allievi di altri Elementi e in classe ho sempre evitato lo scontro diretto con i miei compagni. Non volevo che notassero che non ero umana.-

Martina la fissa insoddisfatta. -Ti senti sicura nelle tue Arti, sì o no?-

-In quelle che conosco sì. Abbastanza almeno. Ma ero solo al primo anno.-

La Custode sbuffa esasperata. -Allora siamo messi peggio di quel che credevo. Lucy, ho bisogno di te. Ho bisogno che sia tu a farlo, ma devi essere preparata.-

-Non capisco,- protesta Lucy -mi stai allenando da quando ci siamo conosciute.-

-Nel combattimento, nel mimetismo, ma non posso insegnarti le Arti della Morte, non come farebbe mia sorella.-

-Beh allora non posso impararle. Sono andata alla Victoria Academy sono perché ci servivano infiltrati in tutti gli Elementi. Il mio intento era farmi bocciare quante più volte possibile per poterci rimanere più tempo.-

-Riesci a creare illusioni?-

-Sì. Ma ho sempre provato in piccolo.-

-Ad attraversare corpi solidi.-

-A volte. Dipende dai corpi.-

-Riesce ad evocare l'ombra? A creare del buio?-

-Non davvero. Solo se si tratta di illusioni.-

-Maledizione!- Martina quasi urla e scatta di piedi. -Maledizione Lucy!-

-Padroneggiare le Arti mi avrebbe resa più debole come demone.-

Martina la inchioda con lo sguardo. -E ora ti avrebbe reso più utile e molto, molto più importante.-

-Perché? Perché io?-

Martina si porta le mani alla testa, le dita infilate nei capelli nerissimi. -Perché di te mi fido, Lucy. Perché so come ragioni e so di poterti sempre convincere a rimanere dalla mia parte.-

-In pratica sono manipolabile.-

-Mettila come ti pare.-

-Cos'altro?-

Martina non demorde. Continua a fissarla, gli occhi più viola che neri. -Sei una persona che vorrebbe più potere anche se non saprebbe gestirlo. E io saprei esattamente come aiutarti. Saremmo una squadra, saremmo ciò che io e Marta dovremmo essere ma non saremo mai.-

-Mi stai dicendo che sarei totalmente dipendente da te.-

-Dannazione Lucy, perché non vedi che converrebbe ad entrambe?-

-Perché mi stai chiedendo di essere solo una parte di te invece che me stessa.-

-No. Ti sto chiedendo di essere te stessa, solo un po' meno demone.-

-E cosa allora? Io sono un demone.-

-Un po' più umana. E un po' più angelo.-

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Il primo ambiente della biblioteca è una stanza ampia, con le pareti completamente ricoperte di scaffali protetti da vetri e altri scaffali che si intravedono oltre le possibili altre uscite.

Al centro si trova il bancone semicircolare dietro il quale Irvan e Mirta hanno visto Ilaria per la prima volta. Questa volta invece c'è una ragazza dai capelli color miele a caschetto, e un paio di grossi occhiali neri in bilico sul naso. Sta leggendo ad alta voce una serie di titoli scritti sul monitor di un computer. Accanto a lei, un ragazzo continua a darle delle deboli spinte e gomitate nel tentativo di distrarla.

Dopo essersi impicciata più volte con le parole la ragazza si volta di scatto e gli dà una spinta a propria volta. -Smettila, sto lavorando!- protesta in tono scherzoso.

-Ma io no.- replica il ragazzo prendendola da dietro per i fianchi e allontanandola dal computer mentre le stampa dei rapidi baci alla base del collo. Solo allora entrambi si rendono conto di avere compagnia.

-Ila!- esclama la ragazza arrossendo violentemente mentre si libera dalla presa dell'altro -Già qui?-

-La prossima volta mi ricorderò di farti uno squillo. Comunque, Mirta, Irvan vi presento la mia amica Jupiter e Dino. Non credo ci sia bisogno di spiegare che stanno insieme. Da dieci anni per la cronaca. Jupiter, Dino, loro sono Mirta e Irvan.-

-Lo so, lo so!- Jupiter fa il giro del bancone con passi piccoli e veloci, felice anche se un po' incerta. Credevano fosse seduta da qualche parte invece si rivela essere molto bassa di suo. Con il fianco urta il barcone e le sfugge un verso di protesta, ma poi sorride di nuovo. -È bello conoscervi di persona finalmente.-

-Ehm... anche per noi?- abbozza Mirta.

Dino raggiunge Jupiter e Ilaria con più tranquillità. -Non sono ancora dieci anni.- borbotta quasi tra sé e sé. Ilaria lo ignora.

-Sei un'immortale anche tu?- chiede Irvan a Jupiter.

Lei scuote la testa agitando il caschetto biondo scuro. -No, solo argentea. In particolare licantropo, illuminatrice, occultatrice, demone e ancora licantropo molte volte.-

-Una vera lupacchiotta.- conferma Dino e lei gli rifila una gomitata che doveva risultare discreta. -Avete già visto fucina e laboratorio?-

Ilaria scuote la testa. -Hanno pensato alla biblioteca per prima.-

-Wow, si vede che c'è senso di colpa.- commenta Jupiter.

Mirta solleva un sopracciglio. -Come?- chiede confusa.

L'argentea sospira. Si leva gli occhiali e improvvisamente la sua espressione sembra molto meno infantile. -Il prestito del libro è scaduto da un'infinità di tempo.-

Mirta ancora non capisce. -Il libro...-

-Che Ilaria ha preso in prestito almeno un anno fa per darlo a suo... ehm... zio? Gabriel.-

-Fratellastro,- la corregge Ilaria -se proprio devi definirlo.-

-Okay, per darlo a lui che però è, o almeno era, dormiente, perciò è stato consegnato alla sorella Glenda che non sapendo che farci lo ha dato a Lucy che...-

-Lo ha dato a me.- conclude Mirta -Diavolo, quel volume viene da qui?-

-Copia unica e speciale! Consegnata quasi sedici anni fa dal Tempo in persona.- esclama Jupiter -Ci vuole un'autorizzazione diretta per poterlo dare in prestito e un sacco di scartoffie da firmare.-

-Essere me ha i suoi vantaggi.- afferma Ilaria.

-Anche usare la mia tessera se è per questo.- interviene Dino.

Irvan riesce a ridere. -E avete fatto fare tutti questi giri ad un libro così importante?- osserva poi.

Dino scrolla le spalle. -Quando si è così vicini al Custode del Tempo è facile. Sappiamo esattamente chi chiederà i libri e quali e quando e come li riporterà. In realtà il tempo di scadenza dei prestiti è più che altro un'indicazione. Non consegniamo mai un volume che presto o tardi non ci ritornerà intatto.-

Mirta si porta una mano alla schiena, ma poi si ricorda di non avere con sé lo zaino. -Io ora non ce l'ho. È alla Colonia.-

-Tranquilla.- la rassicura Jupiter con tono cordiale e vagamente distratto -Ci vuole ancora un po' perché quel mattone torni a casa. A proposito, sto facendo l'inventario e non mi ricordo... chi è l'autore?-

Irvan e Mirta rimangono interdetti. Si scambiano un'occhiata. Non ne hanno idea.

Perché non se lo sono mai chiesti in tutto questo tempo?

.

A Devonne sono bastate poche, semplici rune combinate per aggiungere qualche altra camera alla casa. Jared e Derek ne condividono una, le altre sono per gli immortali di passaggio.

Marvin è impegnato ad organizzare la spedizione per Kalia con Astrid, Drake e Derek. Jared è con loro, assorto nei propri pensieri e chiuso in uno snervante mutismo.

Irina non può fare a meno di entrare in una delle stanze aggiunte. Se non lo sapesse, non noterebbe differenza tra queste e le altre. Nel pavimento non c'è discontinuità e l'arredo è perfettamente in linea con quello del resto della casa.

I due letti sono messi ad angolo, addossati a due delle pareti, e un tavolino che riempe perfettamente lo spazio quadrato che delimitano funge da comodino. I borsoni aperti e traboccanti di vestiti non piegati sono ai piedi di uno dei due letti. Uno è completamente sfatto, l'altro ha le tutte le coperte piegate doverosamente in un angolo, ma il cuscino è a terra, la forma di una testa ancora impressa nel centro.

Difficile dire quale letto sia di Jared e quale di Derek.

Irina si chiude la porta alle spalle e poi rimane per un po' a guardarsi intorno senza toccare niente.

Quando si decide a muoversi per prima cosa raccoglie il cuscino a terra e lo posa sul letto. Vi tiene la mano appoggiata, irradiando la propria energia, finché quello non si rigonfia e la sagoma della testa scompare.

Va a guardare nell'armadio ma lo trova vuoto. La sedia accanto, invece, accoglie indistintamente magliette, giacchetti e pantaloni di entrambi i ragazzi.

-Maschi.- commenta Irina tra sé e sé. Avvicina una seconda sedia alla prima e vi sposta le magliette che non hanno tasche. I giacchetti invece ne sono pieni.

Irina sbuffa, poi ha un'idea. Usa la propria energia, come ha fatto con il cuscino, e il giacchetto che ha in mano comincia a riempirsi, come se qualcuno lo stesse indossando. Riconosce la sagoma delle spalle larghe di Jared e il busto slanciato. Le tasche non si gonfiano.

Mette il giacchetto sulla seconda sedia e prendere il secondo, che deve essere di Derek. Questa volta una delle tasche si allarga come se contenesse un foglio accartocciato.

-Fuoco.- dice Irina sorridendo.

-Non credevo ti piacessero i vestiti da maschio.-

Sussulta e si volta di scatto verso la porta, le mani che istintivamente lasciano andare il giacchetto e corrono alla cintura.

Jared è fermo sulla soglia. -Non che abbia nulla in contrario,- le assicura -ma anche volendo non credo che ti starebbe bene la taglia di Derek.-

-No, infatti.- è l'unica cosa che trova da dire. Raccoglie l'indumento e lo lancia sulla seconda sedia.

Jared la fissa circospetto. -Stai cercando qualcosa in particolare?-

-Di scoprire chi di voi due è quello che si rifà il letto ma dorme a terra e chi invece non se lo rifà ma almeno ci dorme.-

Jared non se la beve, ma ha il buon senso di sorridere divertito. -E a che conclusione sei giunta?-

Irina riesce a non apparire troppo dubbiosa. -Che tu dormi a terra.-

Jared aggrotta le sopracciglia sorpreso. -Che cosa te lo fa pensare?-

-Un illuminatore può dormire a terra senza coperte senza stare scomodo né sentire freddo decisamente meglio di un umano.-

Lui sembra deluso. -Tutto qui?- si dirige verso il letto rifatto -Niente profonda analisi psicologica della nostra mentalità estrapolata dalle nostre persone?-

-Non sono quel tipo di investigatore.-

Jared la studia per qualche istante, poi annuisce pensoso. -No,- conferma dopo un po' -decisamente non lo sei.- Sposta di lato il cuscino e si siede sul letto.

Irina non si muove. -Allora?-

-Allora cosa? Sei tu quella in camera mia.-

-Ho indovinato o no?-

-Ah!- Jared accenna una risata -Beccati. Derek non si rifà il letto se non in casi estremi.-

-Tu invece usi il letto, solo in casi estremi?-

-A volte sono casi estremi molto piacevoli. Se una ragazza del secolo scorso accetta la battuta.-

Irina incrocia le braccia al petto sforzandosi di non apparire divertita. -Sono una ragazza del secolo scorso che gira armata e con i pantaloni, lucciola.-

-Oh, Tempesta si sta scaldando.-

Irina alza gli occhi al cielo e va verso la porta. Solo che non può andarsene. Derek sta per andarsene con Marvin e se anche rimanesse le sue cose non saranno mai in ordine e raggruppare come adesso. Non può perdere questa occasione.

Si concentra. Irradia la propria energia da ogni cellula, immergendovisi fino a sentirne il peso. La aggancia a tutto ciò che trova intorno a sé. E ferma il tempo.

Nell'esatto momento in cui sente tutto bloccarsi intorno a lei si volta e raggiunge il letto sfatto di Derek. Apre completamente il borsone lì vicino mentre lancia una rapida occhiata a Jared. L'illuminatore è seduto sul bordo del proprio letto, perfettamente immobile, gli occhi ancora puntanti lì dove dovrebbe trovarsi lei.

I vestiti dentro il borsone sono puliti e Irina non ci pensa due volte a sfilarli uno per uno e controllare ogni tasca. Rovescia il bagaglio appena l'ha svuotato del tutto, poi rivolta tutte le coperte del letto.

-Dannazione!- impreca mentre si concentra per rimettere tutto a posto con la propria energia. Si aggira per la stanza aprendo cassetti, ma è inutile. -Ragiona Irina, ragiona.- si ripete.

Derek ce l'aveva nella tasca del giacchetto e deve essere stato il primo indumento che si è levato. Ricorda quando lo ha portato indietro per vedere se la tasca aveva contenuto qualcosa, quando l'ha riportato al presente si è svuotata subito prima che il resto si afflosciasse.

-Non hai perso tempo, devi averla appoggiata momentaneamente da qualche parte.-

Si volta verso Jared, ancora fermo nello stesso dilatatissimo istante. Lui sa dove l'ha messa? Probabilmente sì.

Ha guardato in qualche posto in particolare? No. È stato bravo, ha sempre fissato lei.

E lei si trovava davanti alle sedie.

Si volta lentamente, usando la coda dell'occhio per poter vedere oltre le rune, ed eccolo lì, sulla sedia che ha appena svuotato mentre spostava sulla seconda i vestiti già esaminati. Un foglio riempito da una calligrafia piccola ed elegante, quasi antica, è una runa dei nascondigli tracciata in un angolo bianco. Irina vi traccia intorno un cerchio e la lettera torna ad essere completamente visibile.

La prende in mano e la esamina. A prima vista non ha nulla di strano. La legge velocemente. Rebecca Cooper dice di essere saltata in avanti nel tempo con Jocelyn e si scusa con Derek per averlo lasciato nel presente.

Irina aggrotta le sopracciglia. Suo padre ha fatto saltare la Cooper? Perché lo avrebbe fatto? Cosa aveva lei da offrigli?

Abbassa le mani e fissa il vuoto per qualche istante, pensosa. Mentre i suoi occhi sono altrove, le sue dita tastano la carta, percorrendo la sagoma calcata delle parole sul retro del foglio. Solo che alcune non coincidono con quelle che sono scritte.

Irina osserva meglio la lettera. Ci sono altri solchi, che corrispondono a parole che non ci sono. È questo che ha notato Marvin a casa di Derek? È questo il "qualcosa di strano" a cui si riferiva quando gliene ha parlato?

Irina ricorda la Cooper da quando era nel corpo di Mirta. Una donna intelligente, senza dubbio, oltre che potente.

Senza pensarci due volte, usa la propria energia per portare indietro la lettera. Per diversi minuti non accade nulla, se non il fatto che il foglio si accartoccia e poi si stende di nuovo.

Poi, all'improvviso, l'inchiostro comincia a scivolare via, a sfilacciare le parole e strappare le frasi fino a cucirne di nuove.

Derek, o Jared, o chiunque riesca a leggere questo messaggio,

i Cacciatori sono qui, li tratterrò finché posso. Non so perché mi stiano cercando, non so cosa vogliano. So solo che sta succedendo di nuovo, come nella vecchia guerra! Solo che questa volta non verrà nessuno a salvarmi, nessuno a spedirmi in un'altra epoca per fermarli, nessuno pronto a cancellare chi sono e creare una nuova me.

Proteggerò Jocelyn.

La firma è scritta così di fretta che non si riesce nemmeno a distinguere le lettere del nome.

Irina sente il proprio cuore battere all'impazzata.

Perde il controllo della propria energia che le rimbalza addosso e lascia ripartire il tempo.

Jared torna a respirare e rimane spiazzato per qualche istante nel trovare Irina in un punto diverso da dove era un attimo prima.

-Ma che...- riconosce il foglio che ha in mano. Scatta in piedi, ma lo sguardo della ragazza lo blocca sul posto.

Si fissano a lungo. Si studiano.

-Lo sapevi!- geme poi Irina, rompendo il silenzio all'improvviso -Come? Non puoi aver...- indica la lettera ormai trasfigurata.

Jared tende silenziosamente la mano.

Irina riporta la lettera al presente e gliela passa.

L'illuminatore si siede a terra e le fa segno di imitarlo, poi la sua mano si illumina e lui la passa dietro al foglio. -La zia di Derek ha una calligrafia nitida e molto calcata, in controluce si leggono anche le lettere cancellate.- Gliele mostra. Nello spazio bianco tra due righe si leggono abbastanza chiaramente le parole del messaggio originario. -Devono averla obbligata a scrivere a Derek e me qualcosa di più rassicurante.-

Irina si allontana leggermente da lui. -Perché non glielo hai detto?-

-Non era mai il momento giusto.-

-Sua zia è tutta la sua famiglia!-

-Lo so meglio di te.- protesta il ragazzo -Lui andrebbe a salvarla.-

-E a ragione! Cosa faresti se fossi al suo posto?-

-Ma io sono già al suo posto. Hai forse dimenticato Jocelyn? È mia sorella, Irina. Anche per me lei è tutta la mia famiglia e anzi, di lei io sono responsabile.-

-Tu hai tuo padre e tua zia e... la madre di Mirta non è tua cugina?-

-L'ho incontrata una sola volta in una cella! Due, se conti quando ero piccolo, e mio padre è una Luce, provano sentimenti ma non hanno lo stesso tipo ti attaccamento umano.-

-Jared.- lo interrompe Irina fissandolo gelida -Entrambe le tue sorelle sono prigioniere dei Cacciatori e tu stia con le mani in mano senza dire niente a nessuno?-

-Angie è libera, mi ha mandato un messaggio attraverso la Colonia. E comunque ci sono andato a cercare Jocelyn e Rebecca, sono stato da Carlos Cahill prima di andare da Cleo a cercare Mirta. Mi sono portato dietro anche Derek.-

-Senza dirgli niente?-

-Derek è più impulsivo di quanto sembri, non guarda mai troppo in là. Non potevo permettergli di fare qualcosa di stupido, soprattutto dopo aver visto quanto impenetrabile è la sede di Cahill.-

Irina si raddrizza. Ora è in ginocchio proprio di fronte a lui. -Aspetta, stia dicendo che sei entrato nella sua sede? Con Derek? Senza dirgli nulla?-

Jared annuisce. -Ci hanno chiuso nelle stanze di Grace.-

-Che cosa diavolo sei andato a fare lì, Jared? Volevi contrattare con quell'uomo?-

-Sì. Non capisci? Lui ha dei progetti per Rebecca. Non so cosa, ma gli serve viva e vegeta. È in pericolo lo so, e va salvata, ma mia sorella era molto più in pericolo. È solo una bambina senza competenze di nessun Elemento che per loro non ha alcun valore.-

-Ma per te sì. Jared cosa gli hai promesso?-

Jared la fissa risentito.

-Jared, cosa gli hai promesso in cambio della sua incolumità?-

Jared abbassa lo sguardo. -Non ha importanza. Tuo padre ha mandato un immortale a sorvegliarci ventiquattr'ore su ventiquattro. Dino. Dino Ruis.-

Irina ignora il suo tentativo di sviare il discorso. -Jared guardami.-

Con riluttanza, l'illuminatore alza lo sguardo e punta i suoi occhi azzurri in quel dorati di Irina.

-Cosa gli hai promesso?-

.

-Ora che sapete come fare tornerete spesso vero?- chiede Jupiter. Avanza saltellando più che camminando, il caschetto biondo che ondeggia al ritmo del passi. Ricorda tantissimo un cucciolo che trotterella.

-Giusto, basta prendere l'ascensore e farsi un giro.- Nemmeno Mirta riesce a capire se le sue stesse parole siano ironiche o meno.

-Quindi, chiunque potrebbe venire qui?- osserva Irvan.

-Chiunque riesca ad alimentare l'ascensore fino qui, cosa di cui non tutti gli illuminatori sono capaci, ma sì, è così che funziona un varco.-

-Ce ne sono altri nei paraggi?-

-Uno lo state per scoprire.- risponde Dino -E ce n'è un altro all'Echo, è il locale in cui lavorava Drake Freycone.-

Mirta e Irvan annuiscono.

Jupiter storce la bocca in una smorfia. -Ci sono stata una volta. Non mi piace quel posto. Troppa musica, troppa confusione e troppe persone che ti guardano per capire che cosa sei.-

-E tu cosa hai detto di essere?-

Jupiter fa spallucce. -Un licantropo. E come nome ho detto Luna.-

-Noo.- protesta Dino -Federica era molto più bello!-

-Ma non è il mio nome da licantropo.- ribatte Jupiter incrociando le braccia al petto -E poi Federica non è questa gran cosa in confronto a Jupiter e Luna.-

Irvan si rende conto che non stanno parlando di nomi scelti a caso o inventati per l'occasione. Guarda Ilaria che però non sembra cogliere la sua domanda silenziosa. -Perché ho l'impressione che mi stia perdendo qualcosa?-

-Ah, i nomi!- Ilaria annuisce. -È un'abitudine di alcuni argentei: dare ai figli tanti nomi quanti sono i tipi di mezzosangue che hanno nel sangue.-

-Quindi tu nei hai due?-

-No. E nemmeno noi. Di solito sono solo i figli di argentei ad averli, ma non è una regola.-

Mirta si ferma per sporgersi.

Stanno camminando su dei ponti invece che sulla sostanza argentea. Alcuni sono di pietra grigia, dall'aria antica, romana o gotica, altri invece sono moderni, di vetro e acciaio, molto più lunghi e dalla forma molto più dinamica. Collegano delle grosse piattaforme le une alle altre ma è impossibile capire cosa sia reale e cosa un'esternazione della fantasia di Jupiter che li guida.

Ilaria ha spiegato loro che tutto ciò che vedono esiste davvero, solo che non ha una collocazione. Per muoversi bisogna semplicemente immaginare di voler raggiungere un determinato luogo, qualunque esso sia e chiunque vi sia dentro o intorno, e la sostanza argentea lo modella. Funziona anche per gli umani come Dino a quanto pare, ma per loro è più faticoso e meno naturale.

Questo vuol dire che Jupiter sta facendo apparire un ponte dopo l'altro intenzionalmente, per allungare il tempo che occorre per arrivare a quella che chiamano "la Fucina". Probabilmente per chiacchierare.

-Quindi qual'è il tuo nome completo Jupiter?- chiede Irvan.

-Non c'è un ordine di importanza. Ho quattro aspetti e quindi quattro nomi. Uso quello che preferisco. Cioè in realtà Luna sarebbe quello più importante perché sono un licantropo molto più che altro però quello da demone, Jupiter, mi piace molto di più. Poi c'è Federica che è quello da illuminatrice e Lynn da occultatrice.-

-Sono nomi molto diversi. Da Luna e Federica a Jupiter e Lynn.-

-Ho due genitori diversi.- replica Jupiter, per nulla colpita dall'affermazione.

-Ma nessuno la chiama Lynn o Luna.- interviene Dino -Ma LunaLynn sì. È il suo nickname.-

-Non è vero!- protesta la ragazza dall'alto del suo metro e cinquanta scarso -L'ho usato una volta sola ed era tre anni fa.-

-Non mi sembra che tu l'abbia cambiato. Hai solo rinnovato l'immagine del profilo da una mano nell'acqua ad una faccia non tua.-

-Okay, ma questo non ti dà il permesso di utilizzarlo.-

-Come vuoi, LunaLynn.-

-Guarda che comincio a chiamarti Sauro anch'io.- lo minaccia Jupiter imbronciandosi.

Dino ride e le prende una mano. Lei all'inizio fa resistenza, poi intreccia le dita alle sue. Dino le assesta un bacio su una tempia che la fa arrossire violentemente. Inciampa sui suoi stessi piedi, ma lui la riporta prontamente in equilibrio mentre alza gli occhi al cielo.

-Quando arriviamo?- chiede Mirta con tono da viaggio in macchina non molto interessante.

Jupiter sospira. -Ecco, alla fine di questo ponte.-

Appena finisce di parlare, dalla parte opposta del ponte di pietra che stanno attraversando la sostanza argentea comincia ad essere attraversata da onde e poi ad innalzarsi, crescendo verso l'alto come un albero che si ramifica fino a formare una piccola struttura di lucido vetro colorato e acciaio a forma di fiamma circondato da una recisione di ferro battuto accuratamente lavorato.

-Quella è la Fucina?- chiede Mirta dubbiosa.

-Non lasciarti ingannare dalle dimensioni esterne.- la avverte Ilaria -A Malia lo spazio segue regole diverse. Tutta la città è come un'enorme anomalia, grande quanto la si può immaginare, oppure quanto serve.-

-E non c'è solo la fucina.- aggiunge Dino -Sono tre ambienti, ognuno con un varco proprio. Gli altri due sono l'armeria, da cui usciremo dopo, e il centro controlli.-

-Gli altri due varchi dove portano?- chiede Irvan.

-Uno non te lo dico.- annuncia Dino -E l'altro nemmeno.-

-Ah, ah.- scandisce Jupiter -Quanto sei divertente.-

Lui le fa una linguaccia molto discreta. -Tanto lo scopriranno, è solo una cosa momentanea.-

Lei non sembra molto convinta. Irvan concorda con lei.

Arrivano alla fine del ponte e varcano un cancello di ferro battuto. Si trovano su una specie di piattaforma che non termina in modo netto come un molo o come quella su cui portava l'ascensore della Colonia, ma sprofonda lentamente, acquisendo una consistenza sempre più umida e morbida, come una spiaggia terrosa.

L'acqua, o sostanza argentea che sia, sembra profonda chilometri e chilometri e dal basso proviene una luminescenza argentata, come se sul fondo vi fossero migliaia di gemme che riflettono la luce.

Irvan si volta appena in tempo per vedere il ponte di pietra perdere la propria forma, tornare ad essere nient'altro che sostanza argentea che si riunisce al mare sottostante.

-Andiamo?- li incoraggia Ilaria.

Mirta ed Irvan annuiscono e raggiungono le loro guide.

-Io dovrò lasciarvi.- annuncia Jupiter con un sorriso dispiaciuto -Ora che ho finito in biblioteca ho un turno di lavoro al centro controlli.- si rivolge a Dino -Spero che Hope sia già arrivata, siamo nello stesso team oggi.-

Lui scuote la testa. -Suo fratello sta per andare, credo sia a casa, te la mando appena ha finito, okay?-

Jupiter annuisce e si scambiano un bacio veloce ma dolce.

-Intendete Hope e Drake Fraycone?- chiede Mirta -Loro sanno di questo posto?-

Dino annuisce. -Da poco.- specifica mentre entrano nella fiamma.

.

Delle voci dal piano terra attirano la loro attenzione e li interrompono. Suonano come dei saluti.

-Se ne stanno già andando?- chiede Irina.

-Sembra più che sia arrivato qualcuno.- osserva Jared alzandosi in piedi per primo e tendendole una mano. Lei si rimette in piedi da sola e solo dopo la afferra, ma per fermarlo.

-Jared, la conversazione non si chiude qui. Come minimo devi dirlo a Derek. Adesso.-

-L'ho già fatto.-

Irina rimane spiazzata.

-Ieri sera. È per questo che ora si deciso ad andare.-

Non sapendo cosa aggiungere, Irina si volta ed esce dalla stanza. Attraversa il corridoio quasi di corsa e poi scende le scale saltando i gradini a due a due.

Sa chi troverà nel soggiorno. Lo sa prima ancora di arrivare. E non perché lo sente. Lo vede. Vede Mirta voltarsi nella sua direzione e vede se stessa andare ad abbracciarla. È un'immagine così nitida ed istantanea che solo quando si ritrova alla base delle scale, con Jared alle spalle e il soggiorno ancora a qualche metro di distanza si rende conto che non è successo davvero.

Non ancora.

Si ferma di botto, battendo le palpebre stordita. Poi copre in pochi passi la distanza che la separa dalla soglia e la scena si ripete, identica, in un violentissimo deja-vu.

Mirta si volta quando la sente entrare e sorride.

Irina si muove quasi meccanicamente. Perché la presenza di Mirta in questi quattro mesi e mezzo le è mancata. E sostanzialmente perché sa già che lo farà.

La abbraccia stretta, come farebbe con una sorella. Anche se con Lucy non l'ha mai fatto.

-Bentornata nel presente.- la saluta.

Mirta fa un verso a metà tra una risata e un lamento. -Abbiamo perso un anno di vita. Aggiungendo anche il salto di prima.-

Irina scrolla le spalle. -Capita con le creature che possono controllare la durata della propria vita.-

-Ma non possiamo ringiovanire.- protesta lei.

-Mi dispiace.-

Ma Mirta è già passata oltre. Ha spostato lo sguardo su Jared e Irina può sentire sulla pelle il suo nervosismo.

-Ehi rossa!- L'illuminatore la abbraccia con slancio e per qualche istante la solleva da terra. Quando la rimette giù si limita a sorriderle. -O devo chiamarti argentea adesso?-

Mirta scuote la testa. -Rossa è decisamente meglio.-

-Quindi sei stato aggiornato?- commenta intanto Irvan.

-Sono stato agli arresti domiciliari per quattro mesi con Sauro,- indica Dino con la testa -dovevamo pur parlare di qualcosa.-

Irina non aveva notato l'immortale. Deve aver accompagnato qui Mirta ed Irvan.

-Ah, quindi vi siete messi a discutere su quale delle vostre ragazze fosse migliore?- continua Irvan.

Sotto la sua battuta Irina coglie facilmente la domanda indagatoria. E così Mirta che aspetta per la risposta. E probabilmente anche Jared stesso.

La sua espressione rilassata non vacilla nemmeno un po'. -Qualcosa del genere. Almeno finché Derek non si è stufato. Gli ho proposto di inventarsi una storia, magari con Hope, ma non ha voluto.- lo dice guardando Drake.

-Ehi! Guarda che sono qui.-

Jared quasi trasale e sposta lo sguardo nella stanza fino ad individuare da dove sia venuta la voce. Hope è appollaiata su una sedia del tavolo da pranzo con un blocco da disegno sulle ginocchia. Dino si sta sedendo difronte e a lei con un'espressione divertita.

-Scusa.- si affretta a dire Jared, poi sbuffa -C'è troppa gente dentro questa casa.- si rivolge al gruppo composto da Derek, Marvin, Astrid e Drake, tutti un po' sparpagliati per la stanza -Non dovevate partire per una missione impossibile?-

Irina sospira. La domanda di Jared è come una bomba per Mirta ed Irvan che subito chiedono dove, quando, come, perché.

Si accorge che suo padre non è lì. Lo cerca con lo sguardo fino ad individuare la sua sagoma dietro la porta scorrevole della cucina. Distingue anche quella di Devonne. Non sapeva che anche lei fosse qui. Sospira. Jared ha ragione, c'è troppa gente dentro casa.

Si ritrova a guardare il gruppo con un certo distacco. Quando avranno l'occasione di trovarsi di nuovo tutti insieme?

Non può fare a meno di pensare alla prima volta che sono arrivati lì dopo essere scappati da Victoria. C'erano anche Lucy e Talia allora. E c'era anche Grace. E loro due non erano che fantasmi.

In silenzio, si allontana ed esce fuori. Il sole è alto ma coperto, la luce è tenue e gradevole. Stringe le braccia al petto per la differenza di temperatura e si va a sedere sul basamento di uno degli angeli senza però appoggiare la schiena alla statua.

Il suo sguardo vaga in ogni direzione, nel vano tentativo di riconoscere il paesaggio della sua infanzia. Sono cambiate troppe cose.

-Conosco quello sguardo.-

Si volta di scatto. Non si era accorta di essere stata seguita.

-Irvan. Credevo volessi sapere per filo e per segno la spiegazione della missione impossibile.-

-Ci sta pensando Mirta. E io posso seguire tutto dalla sua testa.-

Irina annuisce e volta la testa, torna a guardare lontano.

-Stavo dicendo che conosce quello sguardo.-

Irina chiude gli occhi e si appoggia all'angelo alle sue spalle. La felpa evita il contatto diretto. -Allora dovresti sapere...-

-Che non è un buon momento?- la anticipa Irvan -Infatti. E non vorrei distoglierti dai tuoi pensieri ma devo parlarti.-

Annuisce e gli fa spazio sul basamento. Irvan si siede proprio sul bordo, accanto a lei.

-Ti ricordi quando mi hai parlato degli oggetti che hai animato?-

-Parli degli angeli che ho creato? Della bussola?-

-Del libro.-

Irvan tace e Irina si volta a guardarlo, le sopracciglia aggrottate.

-Che fine ha fatto quel libro?-

Irina ci pensa a lungo. -Non ne ho idea.- ammette alla fine.

-Hai detto che per nutrirlo dovevi istruirlo, gli hai mai raccontato qualcosa che non fosse una semplice nozione scientifica o simile? Qualcosa di ciò che stava succedendo?-

-Della guerra? No. Qualche volta devo averlo usato per sfogarmi, ma ha inghiottito tutto ed erano le riflessioni di una ragazzina. L'ho lasciato a Victoria quando mi sono unita ai Cacciatori.-

-E da lì può essere arrivato nella biblioteca di Malia?-

-Non per caso.-

-Ma facilmente?-

-Sì certo, il varco che collega Malia a Victoria è proprio qui.-

Irvan spalanca gli occhi, ma alla fine non sembra molto sorpreso. -Da quale degli altri due varchi?-

-Quello del centro controlli.-

-Dov'è andata Jupiter.-

-Jupiter?-

-Lascia stare. E l'altro? Quello buio in mezzo dove porta?-

Irina accavalla le gambe. -A casa di Astrid. Nel negozio di armi per la precisione. È stato aperto da pochi mesi. Quello per Victoria quando Torak ha ampliato tutta la struttura.-

-Quanto tempo fa?-

-Una quindicina di anni fa.-

Irvan batte le mani, una sola volta, sul volto un'espressione soddisfatta. -Allora deve averlo portato alla biblioteca tuo padre proprio in quel periodo.-

-Irvan.- Irina si raddrizza -Perché stiamo parlando del mio libro?-

-Il tuo libro.- ripete Irvan -Perché ce lo abbiamo noi. Era quello che aveva Lucy.-

Irina spalanca gli occhi. -Tu scherzi. L'ho visto quel libro, non ho mai scritto quella roba.-

Irvan balza in piedi. -Allora deve averlo fatto tuo padre. Irina?-

-Sì?-

-Torna pure ai tuoi pensieri.-

-Tu dove vai?-

-A casa. Cioè alla Colonia. Devo andare, in quel libro ci dev'essere almeno una risposta.-

-Irvan...-

Ma lui sta già correndo via.

-Ci vediamo a Victoria!- gli grida dietro.

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Spazio meeee

Forse, e dico forse, ho ripreso il ritmo. Non si sa mai.

Se un pezzo del capitolo vi è risultato familiare è perché a tratti l'ho copiato dal primo (quattro mesi) che invece è stato leggermente modificato. Se invece non vi siete accorti di nulla allora tanto meglio. ;)

Che mi dite del capitolo? Di Jared, Irina, Mirta e.... Jupiter?

Lei non è un personaggio principale, non so nemmeno se comparirà di nuovo o no ma... beh, lei è qualcosa di speciale. E lei e Dino dovevano stare insieme. Non posso spiegarvi perché.

Mi sa che sto parlando in modo decisamente strambo.

Meglio che la smetta.

A domenica prossima (spero),

Artemide

P.S.

Moonline, tu che mi dici????

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