5- Rovesciati
Quando si risveglia sa di essere nell'infermeria prima ancora di aprire gli occhi. È come se anche il luogo avesse un'aura.
Sente delle voci sommesse poco distanti.
Socchiude gli occhi senza muoversi. Di fronte al suo letto si trova una finestra che dà su un corridoio. Appollaiata sul davanzale, le gambe accavallate e le braccia ai lati del corpo, Astrid sposta lo sguardo da Irvan ad Ilaria studiando assorta le espressioni di entrambi.
-Non ne sapevo niente.- sta sussurrando Ilaria -Dopo la liberazione di Martina credevo che si fossero tirati indietro.-
-Che si tirino indietro o no, che cosa ci guadagnano?- ribatte Irvan -Dev'esserci stato un accordo iniziale.-
-Immagino di sì, ma deve trattarsi di qualcosa di davvero importante.-
Tacciono entrambi per un momento e Astrid alza lo sguardo su di lei. Le sorride.
-Ben svegliata.-
Irvan e Ilaria si voltano e poi raggiungono subito il suo letto.
Mirta si mette a sedere infilando il cuscino dietro la schiena. Si stiracchia. -Mmm... era da un bel po' che non svenivo, mi ci voleva proprio.- scherza.
Irvan ride. -Sei stata brava.-
-Sono a mala pena riuscita a farla girare ed ero sfinita. Almeno prima era perché avevo i poteri limitati.-
-È un'Arte avanzatissima.- ribatte Irvan -Sei stata grande.-
-Grazie.- Sorride. -Anche se l'energia era tua perciò sei stato grande anche tu.-
Si battono il cinque e si stringono la mano. Le loro dita scrocchiano.
-Ora passiamo alle lunghe e noiose spiegazioni, che cosa è successo?- chiede Mirta guardando Ilaria e Astrid.
-Non è così lunga e noiosa come spiegazione.- protesta Ilaria.
-Forse un po'.- ammette Astrid.
-Irvan?-
Irvan si siede sul bordo del letto. -Tu cosa ricordi di aver visto?-
-La ragazza che veniva catturata dai Cacciatori e portata da Carlos Cahill, poi l'hanno fatta passare attraverso una parete e si è ritrovata dai Suspirian. Da lì di colpo i ricordi erano nitidi.-
Irvan annuisce. -Non ha attraversato una parete, ma un pezzo dello specchio che c'era da Cleo e che ora è da Carlos. È arrivata nella Prigione degli Specchi dei Suspirian, come abbiamo fatto noi per liberare Martina.-
-Ma questo vuol dire che è stata... invertita dallo specchio, sostituita dal suo riflesso.-
Irvan annuisce. -È esattamente quello che è successo.-
Mirta rimane per un po' in silenzio a fissarlo. -Perciò quella ragazza... non è quella ragazza.-
-Lo è. In un certo senso.-
-Nel senso opposto! Ma fino a che punto opposto? Carattere e basta?-
-Carattere,- conferma Astrid -e convinzioni, credenze, opinioni, ideali. Una persona perfettamente neutra ed equilibrata potrebbe attraversare lo specchio e non cambiare. Ma è impossibile, basta un minimo, un affetto, una spontanea presa di posizione, e tutto cambia. Ciò che una volta era la peggiore paura? Ora diventa un anti-stress. L'amore? Dopo è odio. Ciò che preferiamo diviene ciò che detestiamo. Più siamo sinceri e spontanei e più il nostro riflesso è falso e bugiardo.-
-È orribile!- geme Ilaria, e sulle prime Mirta si sorprende di non essere stata lei stessa a parlare, ha ancora la bocca aperta sulla prima vocale. -È deformare una persona fin quasi a non renderla più umana.-
-Ma è ancora umana.- protesta Irvan -Insomma, lo specchio non può cambiare la natura fisica o un illuminatore diventerebbe un occultatore. Credo. Insomma qualcosa del genere. Oppure per il semplice fatto che siamo vivi allora i nostri riflessi sarebbero morti.-
-È vero.- ammette Astrid -Ma non sappiamo fino a che punto agisca.-
-Ma la ragazza?- chiede Mirta abbracciandosi le ginocchia -Chi è?-
-Solo una di tanti.- risponde Ilaria amareggiata.
Mirta non sa chi dei tre guardare. Irvan è quello di cui si fida di più, ma in lui vede la sua stessa confusione.
-Dov'è ora la ragazza?- Le dà fastidio non sapere il suo nome ma allo stesso tempo non vuole chiederlo. Sarebbe il nome della persona che era prima, di quello che ora è il suo riflesso.
-Sotto controllo.- è l'unica risposta di Astrid. Ilaria le rivolge una lunga occhiata.
-L'ho vista.- dice Ilaria dopo un po' -Non solo nel senso di guardata. Ho studiato la sua aura, la sua mente per quello che ho potuto. Non scherzo quando dico che non è più umana, ma una specie di automa. Il suo istinto di autoconservazione è quasi inesistente, le sue emozioni sfocate. E non pensa.-
-Come no?- esclama Astrid.
-E come lo sai?- osserva Irvan.
-Me lo ha detto Dafne. Non è che non pensi, solo che non fa ragionamenti profondi, non riflette. Si limita a reagire agli stimoli. Facendole una domanda, che poi menta o no, pensa solo alla risposta immediata, senza fare collegamenti.-
-Forse li controlla.- propone Mirta.
-Ci sarebbero degli scudi, o comunque la volontà di controllarsi.-
-Quanto tempo è stata da Carlos Cahill?-
-Un mese e mezzo.-
-Quindi è qui da due mesi e mezzo e nessuno si è accorto di nulla?-
Ilaria scuote la testa. -Dafne può sentire in ogni momento i pensieri di chiunque e anche se qualche volta passa in rassegna mente per mente nella sua non ha mai trovato nulla di strano perché tutto ciò a cui pensava era cosa stesse facendo al momento. E lei stessa ricorda del periodo prima dello specchio, è consapevole di essere cambiata, e sa cosa fare per non sembrare diversa, è una specie di istinto del corpo di seguire certi comportamenti abituali.-
-Ma cosa vuole?-
-Per sé? Molto poco. È una pedina agli ordini di Carlos Cahill.- questa volta è stata Astrid a rispondere -Se prima era terrorizzata da lui e lo odiava, ora è il suo idolo, il suo capo. Prima lo avrebbe ucciso, ora darebbe la vita per lui.-
Mirta si sposta sul bordo del letto, i piedi nudi sfiorano il pavimento. Con lo sguardo cerca le scarpe. -Come sapete tutto questo? Insomma, non credo che sia stata lei a dirvelo.-
-No infatti.- Nella voce e nell'aura di Astrid improvvisamente risuona una grande amarezza. I suoi occhi verdeacqua si fanno più scuri e più cupi. -Ce lo ha detto Grace.-
Astrid tace, e dopo qualche istante Irvan spalanca gli occhi mentre legge i suoi pensieri.
-Si era sdoppiata,- spiega Astrid velocemente -una lei era con il padre l'altra qui con Viky. È stato lui a spiegarle tutto, solo che qualcosa è andato storto e per sbaglio Grace, una sola Grace, ha attraversato lo specchio.-
.
Irina prende il foglio che Hope le sta porgendo. È uno schizzo che ha fatto velocemente, giusto per avere qualcosa da usare per l'esperimento, ma è comunque molto bello. Semplice, frutto di un discreto talento non eccessivamente coltivato invece che della mano di un esperto, ma ha il suo fascino. Rappresenta un albero dalla chioma folta e invadente.
-Quasi mi dispiace doverlo rovinare.- ammette.
-Posso farne un altro.- risponde tranquillamente Hope.
-E poi io sono qui per rimediare.- le ricorda Marvin, seduto accanto a lei.
Irina sospira. Tiene il foglio con entrambe le mani e si concentra. Impregna la carta della propria energia e poi comincia a premere. È come cercare di accartocciarla e tenerla tesa allo stesso tempo, tentare di far girare su se stessa ogni singola molecola.
Ricorda molto vagamente questa sensazione, le poche volte che ha usato questo suo presunto potere era un'emergenza e ha agito istintivamente.
Dopo qualche secondo, comunque, comincia a funzionare. L'albero disegnato comincia a perdere le foglie. La grafite si stacca dalla carta scivolando via come polvere, non come se il disegno di stesse cancellando, ma come se stesse guardando un video al contrario, partendo dalla fine. Quando il foglio è di nuovo quasi bianco, Irina lo lascia andare. Ritira la sua energia e inspira rumorosamente, rendendosi conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.
Gli occhi di Hope brillano di aspettativa.
-Tocca a me!- esclama Marvin.
Irina gli passa il foglio. Mentre lui si concentra, lei non può fare a meno di guardare fuori dalla vetrata per l'ennesima volta. Gli angeli che una volta erano allineati lungo il viale, ora formano un cerchio intorno alla casa. Stanno sempre così immobili, anche ora che sono svegli, che la spaventano pure non facendo assolutamente niente.
Si costringe a distogliere lo sguardo. Il salone è estremamente luminoso grazie alla vetrata e ormai si è abituata a trovarsi lì, al continuo via vai di immortali e alla presenza di Hope e di Chiara.
Alza gli occhi su soffitto. Il fantasma è seduto a gambe incrociate sul soffitto, i capelli lisci dritti lungo i fianchi e non allungati verso il basso come se fossero soggetti alla gravità. Tiene la testa rivolta all'ingiù, beh all'insù dal suo punto di vista, rivolta verso di loro.
Ancora non riesce davvero a credere a tutto ciò che sta vivendo. Eppure, la cosa più assurda, le risulta essere proprio trovarsi lì. Suo padre ha detto che avrebbero dovuto riconoscere il posto, che una volta su questa stessa collina, ci abitavano loro. Una volta qui c'era la casa di Miranda, quella in cui sono nati e cresciuti finché non sono arrivate le Custodi.
Ma questa casa non ha più nulla di loro, non c'è un solo muro che sia lo stesso. Un solo secolo sembra aver cancellato il loro passaggio, la loro infanzia.
Questa non è casa sua. È casa di Drake, o di Hope, o di Devonne, o persino di suo padre. Ma non sua. Non ancora almeno.
-Non ci riesco!- esclama Marvin, ma nella sua voce non risuona la stanchezza di un tentativo fallito, quanto la frustrazione per aver incontrato un ostacolo.
Irina guarda il foglio. In qualche punto l'albero è riapparso, ma mancano dei grossi pezzi.
-Ho fatto tutto, perché dovrebbe aver funzionato a pezzi?-
-Non lo so.- ammette Irina -Posso provare?-
Con una smorfia, Marvin le riconsegna il disegno.
Irina si concentra ma sente subito che c'è qualcosa che non va, che Marvin ha già fatto il possibile.
Aggrotta le sopracciglia.
-Che succede?- chiede Hope.
-È come se mancasse qualcosa.-
-Ma cosa? Non lo abbiamo toccato se non passarcelo.-
-Magari la grafite.-
Tutti e tre sollevano lo sguardo verso Chiara. -Ne è caduta quando lo hai cancellato, credo che per farlo riapparire dovrete riprenderla.-
Dopo un istante di immobilità, Marvin si inginocchia a terra in un lampo in cerca della grafite caduta.
-Ci penso io.- lo ferma Hope. Allunga una mano davanti a sé, ruota il palmo all'insù e la solleva lentamente.
Minuscoli granelli grigi si sollevano da terra. Marvin li avvolge con la propria energia e quelli cominciano ad avvicinarsi. Ricreano per aria le parti del designo che mancano sul foglio. Quando si assestano, con delicatezza Hope li riposiziona sulla carta completando l'albero come fosse un grosso puzzle.
-Sì!- esclama Marvin. Dà alla sorella una pacca sulla schiena, forse troppo forte, e poi batte il cinque ad Hope. -Potrei decisamente prenderci gusto a mandare indietro e avanti nel tempo le cose.- dichiara.
-Temo che tu lo possa usare sulle persone.- la voce di Chiara, questa volta, viene dalle loro spalle. Se ne sta inginocchiata a terra, le braccia appoggiate allo schienale del divano e il mento sulle mani sovrapposte.
-L'abbiamo già fatto.- le ricorda Irina -Con Drake e Astrid. E io anche con Jared e Talia. E sui nostri stessi cadaveri.-
-Che cosa carina da dire.- commenta Hope ma non le prestano attenzione.
-Li avete sempre riportati indietro in casi in emergenza, cosa succederebbe se portaste qualcuno avanti?-
-Sarebbe lui stesso nel futuro, cresciuto.-
-E con dei ricordi?-
Irina solleva un sopracciglio.
Chiara sospira. -Quando hai riportato indietro Jared, per esempio, non ricordava più come era morto, perché era tornato ad un momento precedente, perciò tutto ciò che è successo dopo... per lui è come se non fosse successo. Come se fosse saltato in avanti nel tempo da quell'istante.-
-È così.- osserva Irina dopo averci riflettuto un momento.
-Quindi- continua Hope al posto di Chiara -se riusciste a portare qualcuno avanti sarebbe come farlo tornare indietro, però dal suo presente che sarebbe il nostro futuro... avrebbe ricordi di qualcosa che deve ancora succedere?-
-Di qualcosa che sarebbe successo.- la corregge Chiara -Perché sapendolo, molto probabilmente quel qualcuno agirà in modo diverso, anche se leggermente o involontariamente.-
-No!- ribatte Hope -Jared non ricordava, cioè non ricorda quello che gli è successo ma questo non significa che non sia mai accaduto.-
-Appunto, non ha ricordi di qualcosa che invece è accaduto. Invece nella situazione inversa avrebbe ricordi di qualcosa che non accadrebbe.-
-Ma perché non dovrebbe accadere? Se quella persona è convinta di ciò che ha fatto compirebbe le stesse azioni.-
-Ma tu stai presupponendo che una volta portato indietro nel presente si trovi nello stesso posto in cui si trovava quando lo viveva per la prima volta. Jared è forse tornato nella sua cella solo perché Irina ha riportato indietro il suo corpo?-
Marvin e Irina seguono lo scambio come una partita di tennis.
-Ma la persona che riportiamo indietro dal futuro- replica Hope -si trova per forza nello stesso punto in cui si trovava la prima volta che ha vissuto quel momento o noi non la troveremmo lì. Casomai, nel momento in cui la riportiamo indietro, non si trova più nel posto in cui si trovava nel futuro. Solo che... si può decidere da che momento riportare indietro una persona?-
Chiara scuote la testa come per rimescolare le idee. -Ma se la prima volta che ha vissuto il momento in cui lo riportiamo indietro è appunto il momento in cui lo riportiamo indietro, questo fa parte del suo futuro perciò è esattamente ciò che dovrebbe ricordare... e non potrebbe mai andare avanti perché nel momento in cui ritorna nell'istante da cui lo abbiamo riportato indietro lui torna nel presente che però ormai è passato perciò...-
-Perché nessuno ha ancora detto che gli si sta fondendo il cervello?- la interrompe Marvin.
-Forse perché abbiamo il cervello così fuso che nemmeno ce ne rendiamo conto.- risponde Irina.
-Non fa niente, mi stavo perdendo ormai.- dichiara Chiara.
-Io ti seguivo.- replica Hope.
-Anch'io vi seguivo,- le interrompe Irina -ma state commettendo degli errori.-
Fa una pausa per assicurarsi che tutti la stiano ascoltando. Si rivolge a Chiara. -Partiamo dal circolo vizioso dell'arrivo ad un punto e torno indietro all'infinito. Prima di tutto devi considerare che, escludendo noi due per un istante, l'unico che fin'ora è stato in grado di fare una cosa del genere è stato nostro padre, il Tempo. E lui non può vedere se stesso. Ogni futuro che vede non lo include, il suo più piccolo intervento lo cambia. Perciò se riporta qualcuno indietro dal futuro non è vero che a quel qualcuno è già successo quando viveva quel presente. E secondo, stiamo parlando nel modo sbagliato, sembra quasi che ci siano più linee del tempo, quasi delle dimensioni parallele, da cui prelevare le persone mentre ce n'è solo una. Noi non prendiamo una persona da un momento futuro e la riportiamo indietro, ma ne scegliamo una nel presente e la mandiamo avanti, solo che va avanti da sola, "ricordando" il futuro che avrebbe avuto se non l'avessimo fatto. Perciò nel momento in cui la fermiamo, di per sé, non ha consapevolezza di essere tornata indietro perché di fatto è andata avanti. Jared credeva di trovarsi ancora da Carlos Cahill. Sia lui che il nostro qualcuno ipotetico si ritrovano in un luogo diverso da quello in cui erano, o credevano di essere, un attimo prima, uno con dei ricordi in meno e l'altro in più, ma in meno o in più solo rispetto a noi.-
-Quindi- azzarda Marvin -non compirebbe le stesse azioni, e quindi cambierebbe il proprio futuro, non tanto perché già le conosce ma perché nella sua mente le ha già fatte. Non porrà certe domande perché conosce già la risposta, oppure eviterà di prendere una certa strada perché sa che così arriverà in ritardo.-
Irina annuisce.
Marvin sorride sornione e incrocia le braccia dietro la testa. -Mi sento speciale solo per averlo capito.-
Chiara alza gli occhi al cielo.
Hope invece sta guardando qualcosa, o qualcuno, alle loro spalle.
Sanno di chi si tratta prima ancora di voltarsi.
-Papà!- saluta Marvin -Vuoi unirti a noi e alle nostre spremute di idee?-
-No, è molto più interessante lasciarvi fare esperimenti.-
[...]
Chiara sorride. -Decisamente. E credo anche di sapere già di chi si tratta.-
-Non dovreste avere problemi.-
Irina solleva di scatto lo sguardo. -Tu non vieni?-
-No, è meglio che io vada a Victoria, lì gli avvenimenti imminenti hanno bisogno di essere rimescolati. E tu- si rivolge ad Hope -è meglio se vieni con me.-
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-Dafne non potrebbe creare un altro specchio simile e farlo attraversare alla ragazza? Si invertirebbe di nuovo e tornerebbe normale, no?- osserva Mirta mentre si allontana ad letto su cui Grace continua a dormire e torna verso il proprio.
-Non sarebbe la stessa cosa.- risponde Ilaria -È come quando un immagine si riflette all'infinito, ogni volta è più piccola e più lontana. Potremmo non ottenere davvero quella ragazza.-
Mirta si alza in piedi e recupera il giacchetto. Se lo infila e chiude la zip, poi con un cenno della testa dice di essere pronta.
-Chi sono gli altri?- chiede mentre escono dall'infermeria e si avviano per i corridoi sotterranei del settore della Terra.
Ilaria solleva un sopracciglio.
-Hai detto che quella ragazza è solo una di tanti.-
Ilaria annuisce mogia. -Sappiamo che Carlos ha fatto attraversare lo specchio a molti altri ragazzi ma non sappiamo chi siano.-
-Non c'era nulla sui piani che abbiamo recuperato dalla rete?- osserva Irvan.
-Quali piani?- chiede Astrid, ma Irvan le risponde solo con un'occhiata da "è una lunga storia".
Ilaria scuote la testa. -Credo che ormai sia chiaro l'utilizzo dello specchio, ma di certo Cleo non poteva avere una lista dei ragazzi rovesciati.-
-Ci dev'essere un modo per identificarli!- protesta Irvan.
Astrid guarda Mirta. -Tu come hai fatto?-
-Ho usato il contagio per guardare nei ricordi dei ragazzi. È un potere da Ombra, non tutti gli occultatori ce l'hanno, un po' come il controllo delle emozioni degli illuminatori.-
Astrid annuisce. -E non potresti farlo di nuovo?-
Mirta inarca le sopracciglia. -Con tutti i ragazzi che sono qui?-
-Ci sono molte Ombre, potrebbero farlo loro.-
-Sarebbe traumatico!- protesta Ilaria fermandosi un momento in mezzo alla galleria -Quando entrano nei ricordi le Ombre fanno riaffiorare le peggiori paure.-
-Appunto.- replica Astrid -Carlos ha terrorizzato i ragazzi prima di rovesciarli, sarà uno dei primi ricordi che verrà a galla. Durerà poco.-
Astrid e Ilaria si fronteggiano per qualche minuto.
-Ditemi che voi sapete darmi indicazioni.-
Una voce maschile fa sussultare tutti e quattro che si voltano di scatto.
Un ragazzo alto e dai capelli corvini sta venendo verso di loro con aria esasperata e speranzosa.
Mirta impiega qualche istante a riconoscerlo. -Caleb!-
Lui si ferma a qualche passo di distanza. La squadra come se non riuscisse ad associare un nome ad un volto conosciuto. -Dove ci siamo già incontrati?- chiede con un velo di imbarazzo.
-Sono Mirta, eravamo in classe insieme. All'inizio.-
-Mirta! Come no, mi ricordo, mi ricordo.- sembra parlare più a se stesso che a loro.
Mirta aggrotta le sopracciglia. -Avevi bisogno di aiuto?-
-Sì! Sto cercando l'infermeria. Giuro che ho già fermato almeno una decina di allievi della Terra ma credo che si divertano a darmi indicazioni sbagliate o a farmi girare intorno. E tutto questo perché per fare prima ho preso una scorciatoia.-
-Veniamo da lì.- lo rassicura Irvan -Se vuoi ti accompagno.-
-Saresti un amico.-
Irvan fa un passo indietro invitandolo ad avvicinarsi. -Vi raggiungo dopo, voi andate.-
-Sicuro di riuscire a trovarci poi?- chiede Mirta.
-Mi basterà entrare nella tua testa.-
-Allora mi impegnerò a dimenticare la strada.-
Irvan alza gli occhi al cielo e si allontana seguito da Caleb.
-Noi dove siamo dirette di preciso?- chiede Mirta mentre riprendono a camminare.
-Da Marta.- risponde Astrid -Le Ombre fanno capo a lei.-
Ilaria mette il broncio ma la segue.
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Gli fa quasi impressione suonare il campanello come una persona qualsiasi. Se non fosse che la porta è completamente incisa di rune. E che le persone qualsiasi non girano armate.
-Chi è?- chiede una voce dubbiosa o sospettosa dopo diversi minuti in cui Marvin ha tenuto ininterrottamente il dito premuto sul campanello.
-La posta.- risponde deliberatamente Marvin -Abbiamo una rossa da recapitare ad un certo J-lucciola, abita qui?-
Jared lo fulmina con lo sguardo senza nemmeno controllare chi altro ci sia.
-Dai! Dovresti smetterla di offenderti ogni volta che ti chiamano lucciola. E vale per tutti gli illuminatori.-
-Non è vero che Mirta è qui.- è invece la protesta di Jared -Dino ha detto che sareste venuti solo voi.- Finalmente i suoi occhi incrociano gli occhi degli altri due.
Di Irina. E di Chiara.
Deve chiaramente sforzarsi per mettere a fuoco il fantasma, ma poi la riconosce e le sorride.
-Chiara. Di te non sapevo nulla.- esclama sbalordito.
-Chi?- Derek raggiunge la porta spuntato alle spalle dell'amico.
-Felice di vedere che state bene.- Chiara rivolge a Derek uno sguardo dolcissimo che al ragazzo della Terra non piace troppo. -Possiamo entrare? Dino è lì?-
-Ovviamente.- risponde una voce dall'interno -Chi mi cerca?-
-Stavamo giocando.- dice Jared mentre si fa da parte per lasciarli passare -Sauro non ha ancora scoperto il bonus.-
Chiara entra come se conoscesse già perfettamente tutta la casa. -Scommetto che è solo Jared che bara.-
-Non è vero!- protesta l'illuminatore.
Derek non dice nulla. Sta guardando Chiara pensoso, come se volesse tanto chiederle qualcosa ma non sapesse nemmeno lui cosa di preciso.
Marvin si chiede cosa vedrebbe Irvan, se riuscirebbe a leggere la sua aura. Non si era reso conto di quanto si fosse ormai abituato alla sua presenza costante, a come la sua voce rimbombasse all'improvviso nella sua testa. Quattro mesi passati senza vedere una persona sono tanti, anche se si tratta di quattro mesi particolarmente impegnativi.
-Credo che possiate fare le valige, ragazzi.- dice Dino.
Marvin studia l'immortale. Ha un vago ricordo di lui, ma non può dire di conoscerlo. Nel breve periodo che suo padre ha passato a Victoria nel secolo precedente gli immortali non erano che una sorta di macchia indistinta dietro suo padre. Non come servi, ma piuttosto come protettori.
Esclusa Devonne. Lei è sempre stata diversa. Era in qualche modo più indipendente e allo stesso tempo legata a sua padre più di tutti. Come se una parte di lei fosse vincolata con la forza a tutti gli altri.
Né Jared né Derek si sono mossi, anche se per ragioni diverse.
-Beh, non eravate ansiosi di lasciare questa casa?- Dino sembra sorpreso. Marvin non saprebbe dargli un'età. Di sicuro non era più un ragazzino quando è divenuto un immortale.
-Dove andiamo?- chiede Jared.
-Detto sinceramente- risponde Marvin -non lo so.- Dino gli lancia un'occhiataccia. -Cioè,- aggiunge in fretta -immagino che verrete con noi a casa di Hope, o a Malia, ma se volete sapere perché dobbiate venire con noi dovrete chiedere a mio padre.-
Dino alza gli occhi al cielo e si va a sedere sul divano.
Jared apre la bocca per protestare, ma Irina lo anticipa. Raggiunge i due amici e prende un braccio di ciascuno. -Forza, a fare le valige. Le domande tenetele per l'esperto.-
Marvin segue istintivamente la sorella fino alla stanza dei due ragazzi.
[...]
Derek riempe d'acqua una grossa caraffa di plastica, poi esce nel piccolo balcone invaso di piante.
-Chi ha sete?- chiede ai vasi -Vi consiglio di fare scorta perché starò via per un po'. Darry entra in azione!- Comincia ad innaffiare la prima pianta. -Dimmi basta.- avverte.
-I vicini cosa pensano di un ragazzo che parla alle piante?- chiede Marvin alle sue spalle.
-Una volta un signore del palazzo di fronte mi ha preso per pazzo. Credo mi trovasse divertente perché è rimasto a guardarmi per una mezz'ora buona. Alla fine l'ho fissato e gli ho detto che Dalia si sentiva osservata.- con un cenno del capo indica una pianta dal lato opposto del balcone.
-E lui?-
-È tornato dentro con un'espressione preoccupata.-
-Qualcun altro?-
-Una donna anziana che abita qui accanto.- indica il balcone che confina con il suo -Una mattina è uscita portandosi dietro un vasetto e chiedendomi di farmi dire il nome della piantina.-
A Marvin viene da ridere. -E tu?-
-Credevo che mi prendesse in giro, ma lei era seria. Ha detto che zia Rebecca la aiutava sempre in questi casi.-
-Quindi?-
-Ho provato a parlare con la piantina, ma era troppo piccola. Solo un germoglio. Emetteva solo un ronzio. Ho detto alla signora che poteva sceglierlo lei il nome.-
Mentre ride, lo sguardo di Marvin cade su un foglio stropicciato appeso sul frigorifero. Per prime legge delle righe centrali.
Lui è venuto da me e non ho potuto resistere. Spero di poterti rivedere, in qualunque epoca mi abbia mandata. Ho portato Jocelyn con me, proprio come ho fatto tanto tempo fa con te.
Prima che possa finire, Derek rientra dentro e stacca il foglio. Lo piega velocemente e se lo infila in tasca.
-Hai riflettuto molto su chi fosse il Tempo, eh?- Marvin tenta inutilmente di smorzare l'improvvisa tensione con un tono leggero.
L'espressione di Derek è spaventosamente seria. Le sue pupille si ristringono in modo inquietante, l'azzurro acquoso che allaga gli occhi.
-Ho riflettuto su perché avesse avuto bisogno di mandare di nuovo mia zia avanti senza la sua famiglia.-
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-Sembri a posto.- osserva Irvan mentre fa strada -Come mai cerchi l'infermeria?-
-È solo un controllo.- risponde Caleb evasivo.
Irvan gli sorride nel modo più rassicurante possibile. Usa i suoi poteri di illuminatore per trasmettergli sicurezza e fiducia.
-Era solo per parlare.- gli assicura senza mostrarsi particolarmente interessato.
Entra lentamente nella sua mente, stimolandola quel tanto che basta.
-Sono stato male qualche mese fa.-
Irvan gli rivolge uno sguardo incuriosito anche se questa è la parte che sapeva già.
-In realtà nessuno sa cosa ho avuto di preciso. Sono stato il sesto di fila ad ammalarmi.-
-Sei? Eravate amici?-
-Mai visti prima.-
Irvan ormai può leggere ciò che gli interessa nella mente di Caleb, ma il ragazzo continua a comunque a parlare.
-Un ragazzo per ogni Elemento. L'infermiera dice che non sembra esserci un motivo apparente per questo ma è troppo particolare per essere un caso.-
-Tutti e sei maschi?-
-Sì. Per primo un ragazzo della Terra di cui non ricordo il nome, poi un occultatore del Fuoco.-
-Noah Suspirian?-
Caleb si ferma. Improvvisamente la sua mente fa resistenza, anche se in maniera involontaria. Fissa Irvan per qualche istante. -Come lo sai?-
Irvan non si scompone. -È mio cugino. Sapevo che era stato male e ho immaginato che si trattasse di questo.-
-Ah, già. Suspirian. Come Mirta.-
-Sono suo fratello.-
Caleb gli lancia un'occhiataccia.
Irvan si concentra sulla sua aura per farlo rilassare di nuovo. È abbastanza facile influenzare le emozioni altrui, istintivo. È come aggiungere acqua per diluire una bevanda.
-Dopo c'è stato un allievo dell'Aria. Oliver. Siamo amici ora.-
-Siamo a tre ragazzi.-
Caleb annuisce. -Il quarto è stato un ragazzo dell'Acqua. Lui è quello che se l'è cavata meglio. È del quarto anno, il più grande di noi. È il fratello di Oliver, una volta è riuscito a venirlo a trovare e la sera stessa Oliver si è ripreso e lui stava male.-
-Male come? Avevate tutti gli stessi sintomi?-
Caleb annuisce. -Prima solo giramenti di testa, poi spaesamenti, momentanei vuoti di memoria o dei flash simili ad allucinazioni. Perdita di equilibrio e scoordinamento, alla fine perdita totale dei sensi. Ci sono state leggerissime varianti personali. Il primo ad un certo punto sembrava essersi ripreso, lo hanno dimesso ma per molto tempo si è comportato in modo decisamente strano. Due settimane dopo è stato male Noah. Lui non è venuto in infermeria. Aveva degli spasmi improvvisi e ha cominciato a parlare da solo, ma non è mai svenuto. Una notte è arrivato fino al settore dell'Aria e ha aggredito Oliver. Questo però lo abbiamo saputo solo di recente.-
Irvan annuisce. Ricorda ciò che Mirta gli ha raccontato. Le Custodi avevano capito subito che si era trattato di un occultatore, chissà per quale motivo non avevano pensato a Noah.
-Oliver è rimasto molto in infermeria?-
-Più di tutti. Non si svegliava e ancora non riuscivano a capire perché. Si erano preoccupati al punto da avvertire il fratello.-
-Il ragazzo dell'Anqua.- ricorda Irvan.
-Lui.- conferma Caleb si è sentito male quel giorno stesso, prima ancora di lasciare il settore della Terra. Si è ripreso nel giro di un giorno però. Lo hanno dimesso insieme ad Oliver.-
-E Axl?-
-Si è "ammalato" diverso tempo dopo. Hanno riconosciuto subito i sintomi del primo ragazzo e hanno cercato di Intervenire subito ma non e servito a nulla.-
-E tu sei andato in infermeria mentre lui era lì?-
-No. Cioè sì, ma ero da tutt'altra parte un contagio è da escludere.-
-E sei guarito dopo che Martina e venuta a cercarti.- conclude Irvan. Solo dopo aver parlato si rende conto che non avrebbe dovuto dirlo. Guarda Caleb pronto ad aspettarsi sorpresa o disappunto, diffidenza, e non trovando invece assolutamente niente. I suoi poteri devono essere migliori di quanto credesse.
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-Cos'è questa storia?- esclama Drake appena entra nel loro campo visivo -È troppo presto perché faccia già così buio. E non è vero che ho sonno.-
Non sapendo cosa sia il caso dì rispondere, Mirta guarda le due Custodi che sono loro.
-Non è fenomenale?- commenta Alya rivolta a Marta -Il modo in cui è immune alle illusioni?-
-Non è immune!- protesta veementemente Marta.
-No, non lo sono.- conferma Drake -Ma non sono stupido, mi rendo conto di quanto tempo passa.-
-Allora sei il doppio più irritante.- dichiara Marta -Fa' finta di crederci e vai a dormire.-
-Marta.- la riprende Alya -Il ragazzo peso può esserci utile.-
Drake incrocia le braccia al petto. -Non sono un oggetto da usare quando serve.-
Mirta nota che nonostante le sue parole sì riferiscano alla frase di Alya, la sua protesta è rivolta a Marta.
La Custode della Morte deve chiaramente trattenersi dal rispondere e quella dell'Aria guarda il ragazzo in moto insolitamente soddisfatto.
-Abbiamo escogitato un modo per individuare i rovesciati.- la voce di Astrid rompe il momentaneo silenzio e cattura l' attenzione di Drake -Per accelerare i tempi stiamo facendo credere a tutti che sia tardi e che abbiano sonno così mentre dormono le Ombre potranno entrare nelle loro menti. I ricordi dei ragazzi poco prima di essere rovesciati sono legati alla paura, saranno i primi ad emergere.-
-E tutti gli altri?-
-Saranno lasciati in pece. Quando si sveglieranno ricorderanno solo di aver avuto un incubo.-
Drake ci riflette un momento, poi annuisce. -La trovo un' ottima idea.- dice a a Astrid.
-Era di Mirta.- rivela lei.
Drake si limita a spostare lo sguardo su di Mirta e a sorridere leggermente mentre il cielo diventa sempre più buio e la città sempre più silenziosa.
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-Ancora nessun progresso con Cleo?- chiede docilmente Martina giocherellando con un filo che si sta scucendo da una manica.
-No.- risponde la ragazza seduta accanto a Miranda.
Martina non ricorda nemmeno quale sia il suo nome. Ci sono cosi tanti Cacciatori che non si sforza nemmeno di memorizzarli, le basta riconoscerli quando se li trova davanti. Questa se la ricorda solo grazie ai capelli decolorati.
-Ma stiamo facendo del nostro meglio.- le assicura.
Martina agita la mano, come a voler scacciare le sue parole. -Cleo è un'allieva dell'Aria migliore di tutti voi messi assieme.-
Miranda le lancia un occhiata seccata divertita allo stesso tempo. -Non sei di aiuto.-
-Essere pessimista e guastafeste è il mio mestiere.-
.
Era già diventata unì Ombra in precedenza, ma rimarcarlo cosi a lungo è un altre cosa. È passata mezz'ora al massimo e già le sembra strana anche solo l'idea di un corpo solido e pesante, limitato.
Unita al branco di Ombre, non ha nemmeno una chiara concezione di dove finisca il proprio corpo e dove inizi quello delle altre. Tutte le menti sono connesse e lavorano come una sola. Non è come la Rete degli illuminatori, un'unione di milioni di voci e idee e strati e strati di coscienza condivisa. Qui non c'è condivisione né collettività. È impossibile distinguere un'Ombra dall'altra, né visivamente né mentalmente. Unite, sono un unico enorme e potentissimo essere.
Sono oscurità viva e strisciante.
L'unica cosa che la separa da questo organismo impalpabile, che la mantiene se stessa, è Irvan. Lui è con le Custodi, la via di comunicazione tra le Ombre e tutti gli altri, come suo compagno d'armi, allievo della Vita, ma anche semplicemente come suo fratello.
Non è sicura di dove si trovi, sa solo fino dove arrivare l'organismo di cui fa parte.
Immagini autonome le si immettono nella mente ogni volta che, ad intervalli regolari, le Ombre si spostano da un ragazzo all'altro. Alcuni sogni sono fatti di semplici sprazzi di luce, altri sono ricordi, altri ancora scenari immaginari, ma tutti si tingono immediatamente di tinte vivide al contatto con un'Ombra.
Le paure di ogni ragazzo si rivelano alla mente di Mirta come libri aperti in un punto a caso e poi sfogliati lentamente.
Le è sempre sembrato estremamente ingiusto entrare nella mente delle altre persone quando loro non possono fare nulla per difendersi, ma questa volta è diverso. Non si tratta di leggere nel pensiero come fanno gli allievi della Vita o di scavare a fondo nelle emozioni come gli illuminatori. Gli occultatori fanno riemergere le paure, ma non sono affatto interessati alla persona cui appartengono, vogliono unicamente nutrirsi. Di solito.
Ragni, tenebre, insetti, claustrofobia e altezza si susseguono e si ripetono come valanghe, affiancate da paure minori o molto più complesse. Le Ombre non resistono a quelle più semplici, che afferrano al volo come pasticcini da un vassoio, ma passano oltre senza perdere il ritmo. Eppure il paragone con il cibo è sbagliato. Le emozioni hanno un sapore, un colore e un odore e perciò anche la paura ne ha, ma non è questo che nutre le Ombre. È la sensazione molto più carnale di un corpo che si irrigidisce o trema per i brividi, dei battiti del cuore che aumentano, l'adrenalina che entra in circolo. Per un momento fa sembrare più concreato il corpo impalpabile da Ombra.
L'immagine di uno specchio e la sensazione di un risucchio si presenta all'improvviso, succulenta e dolce come una torta lanciata in faccia.
Per un momento Mirta sente il proprio corpo solidificarsi di nuovo. È come un impatto con un muro. Questa paura non è infantile, comune o astratta, ma concreta e precisa, legata ad un ricordo fin troppo vivido per quanto nascosto dietro una patina opaca.
Può sentire delle mani stringerle le braccia e sollevarla di peso mentre si dimena con tutte le sue forze. Punta i piedi contro qualcosa di solido ma poi cominciano ad affondare. Viene risucchiata, agitata, capovolta, sviscerata e poi, di colpo, lasciata andare con la massima calma, senza alcuna traccia di paura.
La mente di Mirta si richiude su se stessa. Si ritrova in ginocchio a terra, di nuovo umana. Non ha idea di dove sia. Il cuore le batte a mille e le manca il fiato.
-Mirta! Mirta cos'è successo?-
Irvan.
Chiude gli occhi e inspira lentamente. In ritardo, si rende conto di quanto ciò che ha visto fosse potente, moltiplicato decine di volte, come un eco amplificato da decine di menti.
-Mirta.-
Sono in tanti.
-I rovesciati? Li avete trovati? Quindi funziona?-
Sono in tanti.
-Le Ombre li stanno isolando?-
Irvan.
Silenzio.
-Dove sei Mirta?-
Non lo so.
-Non importa, ti sto raggiungendo. Rimani sveglia, okay?-
Okay.
-Cosa ti senti? Dafne dice che potrebbe essere una specie di sovraccarico, come se avessi mangiato troppo. Stai facendo indigestione di paura.-
E credo di stare per vomitare.
-Si può vomitare paura?-
Una fitta di mal di testa la distrae. È proprio come un conato.
Esci dalla mia testa Irvan.
-Ma...-
Mirta lo spinge via a forza dalla sua mente, prima che possa essere investito. Serra gli occhi. Sa che non serve a molto, ma almeno immagini reali e mentali non si confondono.
Prima le sembra che migliaia di ragni le ricoprano il corpo agitandosi senza sosta. Soffocandola, impedendole di muoversi. Poi comincia a precipitare nel vuoto.
Stringe i pugni. È come un'illusione, si ripete, non è reale. Si concentra sul proprio corpo, sull'aria fresca e ferma che sente sulla pelle. Niente ragni, niente caduta da altezze impossibili.
Queste non sono le sue paure.
Questo è solo l'inizio.
Un vecchio ricordo torna lentamente a galla, facendosi largo tra le altre visioni confuse, riempiendo la sua mente. Intorno a lei appare la sala degli specchi che si trova nel settore della Morte. È di nuovo inizio anno. È di nuovo una banale esercitazione sul far muovere il proprio riflesso.
Sta di nuovo affrontando Talia.
Corre più velocemente che può, ma non è abbastanza. C'è qualcosa di sbagliato in lei, i suoi movimenti hanno qualcosa che manca. È pesante e... umana. Non riesce ad accelerare come un'illuminatrice come vorrebbe.
Il suo inseguitore guadagna terreno. La raggiungerà, è inutile rimandare.
Si ferma e si volta. Divarica le gambe, piega e le ginocchia e attende.
La chimera di Talia le balza addosso e finiscono a terra. Le dita di Mirta trovano la gola del mostro e stringono, ma è inutile. È troppo forte e troppo pesante. Si sente mordere e graffiare.
Con un slancio scaraventa via la chimera e si volta, rimanendo accucciata sulle gambe, pronta a scattare. Non prova a scappare. Aspetta che anche la chimera si rialzi e che prenda la rincorsa per balzarle addosso.
Salta a propria volta. Rotolano si lato.
Ignorando morsi e graffi, la mano di Mirta preme sul petto della creatura finché non vi affonda. Non pensa. Agisce e basta.
Le sue dita si stringono a qualcosa di caldo e pulsante. Il cuore dell'animale.
Nel momento in cui tira indietro il braccio l'illusione comincia a creparsi. Mirta ricorda cosa sta per vedere. Ma questo non lo rende meno inquietante.
Il corpo morto della chimera cade pesantemente a terra.
Mirta non osa guardare il sanguinolento pezzo di carne che tiene ancora in mano, ma i suoi occhi non possono staccarsi dal corpo. Perché è quello di suo fratello.
-No!- urla con tutto il fiato che ha in gola, così forte da spaventare persino se stessa. Gli occhi spalancati mettono a fuoco la realtà.
Il cielo sopra di lei passa dall'azzurro reale al buio dell'illusione di Marta, poi torna azzurro e di nuovo nero.
C'è qualcuno intorno a lei che la chiama.
-Irvan!- strilla senza riuscire a mettere a fuoco nulla.
-Mirta!- è la sua voce. È qui. Non è steso a terra dove lo vede.
Sente delle mani sulle spalle e sulla schiena, ma sono troppe. È ancora rannicchiata a terra in posizione fetale.
Si volta a pancia in su e allunga le mani alla ceca. Qualcuno le afferra e la aiuta a sollevarsi e appoggiarsi a lui.
-Trasformati!-
-Eh?-
-Irvan trasformati in illuminatore.-
-Perché?-
-Ha bisogno di emozioni positive, sbrigati.-
Un forte bagliore filtra nella sua visuale. È ancora al buio. Ha ancora tra le mani qualcosa di pulsante. -Non è vero!- vorrebbe urlare, ma la sua voce non è che un sussurro.
-No, non lo è. Respira. Apri gli occhi. Non è vero, non sta accadendo sul serio.-
La luce si avvicina.
-Dammela.- dice la voce di Irvan.
Mirta viene allontanata e avvicinata a qualcun altro. Qualcuno di caldo, luminoso e familiare.
-Irvan.-
Il fratello le stringe un braccio intorno alle spalle. -Sono qui. Rilassati, non hai nulla da temere.-
La sua voce e la sua energia hanno un effetto tranquillizzante, ma è comunque troppo lento, cancella a fatica l'immagina che ha stampata davanti agli occhi.
-Mi dispiace.-
-Va tutto bene.-
Pian, piano, riesce a calmarsi. I suoi muscoli si distendono e il suo respiro rallenta.
Riapre gli occhi. Irvan, nel corpo luminoso da illuminatore, è inginocchiato accanto a lei e la sta stringendo in modo un po' goffo. Con uno slancio lo abbraccia anche lei, affondando nel suo corpo fatto di luce.
Lo sente tentare di entrare nella sua mente. Forse per sapere cosa è successo di preciso, forse solo per poterla tranquillizzare meglio. Si assicura che resti fuori.
"Mi dispiace", vorrebbe dirgli, ma poi dovrebbe spiegare perché.
Irvan si allontana leggermente per poterla guardare in faccia. -Che cosa hai visto?-
-Non chiederglielo.- lo rimprovera Drake.
Mirta si volta nella sua direzione. Avrebbe dovuto riconoscere prima la sua voce.
-Non si chiede alle persone quali siano le loro peggiori paure.- continua il ragazzo dell'Aria.
Mirta gli rivolge un sorriso che spera sia riconoscente. Poi si ricorda che Drake ha vissuto in prima persona l'attacco di un'Ombra e che sa cosa significa.
Lui cos'ha visto?, non può fare a meno di chiedersi.
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Capitolo sofferto. È terribilmente snervante dover riscrivere qualcosa che si è perso perché non viene mai perfettamente uguale, nel bene e nel male.
Almeno non mi è presa la pazzia e non ho stravolto il capitolo.
Se qualcuno dovesse trovare il mio amato telefono si ritroverebbe con me abbracciata a vita (se poi trovate anche il ladro siete legalmente autorizzati a stenderlo).
Tragedie quotidiane a parte, eccomi di nuovo qui, in stra-mega ritardo anche se siete in quattro (adorabili) gatti a leggere questo libro e super indietro con i compiti, yee. Al diavolo, dovevo finire.
Non ho idea di quanto aggiornerò e questa cosa mi mette ansia. Odio perdere il ritmo. Lo o d i o.
Detto questo, come sto andando? Ho così tante cose in testa che devono succedere che ho paura di combinare un macello.
Un bacio virtuale a tutti e buoni ultimi giorni di scuola! ;)
Artemide
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