Cento Parigi più uno

Avvertenza
Questo extra è quello ambientato più avanti di qualsiasi capitolo della storia vera e propria e anche degli altri extra presenti sinora. Si consiglia la lettura dopo aver concluso il resto.

Nuru sprofondò la testa tra le mani e si abbandonò a un sospiro di puro sconforto.

Due settimane. Si era separato da Raffaele per due settimane ed era già da tredici giorni - esattamente dal giorno dopo che era partito - che si era pentito di essersene andato a quello stupidissimo corso di aggiornamento nel Regno Unito che gli era stato offerto dal suo capoufficio.

L'ultima volta che era stato senza Raffaele così a lungo risaliva a quasi dieci anni prima, quando era dovuto tornare a Mombasa per accudire la sua famiglia durante la breve malattia di sua madre e, in seguito, la sua dipartita.

Il pensiero di quei mesi non aiutava certo il suo umore, anche se le due circostanze non erano neanche paragonabili.

Per prima cosa, in quel momento Raffaele lo aspettava a casa fiducioso di un suo ritorno; meglio ancora, non era il suo ex fidanzato ma bensì suo marito; ultimo ma non per questo meno importante, un'altra settimana appena e lo avrebbe visto di nuovo.

Poteva farcela.

Poteva farcela ma non voleva farcela. Maledizione.

Al secondo sospiro di fila, Milagros sbuffò. «C'è qualcosa che non va?»

La giovane collega argentina, un'altra frequentatrice del corso internazionale che il suo ufficio gli aveva risarcito sino all'ultimo centesimo, era la sua vicina di banco nonché una di quelli con cui più era andato d'accordo.

Tentennò un attimo prima di rispondere. Forse essere sincero l'avrebbe fatto apparire uno smidollato, forse avrebbe dovuto dire di non sentirsi bene... oh, fanculo. Aveva passato troppo tempo a vergognarsi di quello che provava.

«Mi manca casa» ammise, in un soffio. Scostò le mani dal volto e la guardò.

Doveva avere un aspetto davvero orribile, perché Milagros sollevò un sopracciglio e strinse le labbra in una smorfia preoccupata. «Qualcuno che ti aspetta, eh?»

Lui le mostrò la mano sinistra e picchiettò un dito sulla fede in un gesto eloquente. La vide spalancare gli occhi dalla sorpresa e spingere la sedia all'indietro. «Sei sposato?!»

Si accigliò. «Porto la fede tutti i giorni. Non mi pare di averlo nascosto.»

«Scusa, ma non è che io stia a guardarti le mani in ogni momento.»

Nuru scosse la testa e scelse di lasciar perdere. «Beh, sì. Sono sposato. E mi manca casa. E voglio tornare. E sto rosicando. Sto rosicando parecchio perché è sabato, e il sabato andiamo a mangiare la pizza e poi facciamo una maratona anime su Amazon Prime e facciamo l'amore sino alla mattina. Invece sono qui a leggere di resistori in parallelo nel paese europeo in cui si mangia più di merda con... beh, con te. Senza offesa.»

Milagros fece una smorfia. «Wow, grazie. Mi sento molto apprezzata in questo momento.»

Cazzo. Forse aveva parlato troppo. In effetti, non era stata una cosa molto carina da dire. «Hai ragione, scusa. Non ce l'ho con te, è solo... quando sei abituato a svegliarti ogni mattina accanto alla persona che ami più di ogni cosa, la compagnia di chiunque altro non potrà mai essere abbastanza. Capisci che intendo?»

«Più o meno» liquidò. «Io dormo sempre col mio cane sul letto, da quando sono arrivata qui sto passando delle nottate del cazzo. Non lo sento respirare sul cuscino e mi sveglio.»

Nuru non credeva che fosse proprio la stessa cosa, ma non ritenne opportuno commentare. Anche Raffaele diceva sempre che gli animali erano come membri della famiglia, lui non ne aveva mai avuto uno. In Kenya avere un animale domestico era molto meno comune che in Italia. Nel suo quartiere, poi, cani e gatti selvatici erano soltanto nemici che rischiavano di far male a qualcuno o rubare riserve di cibo.

«Beh, comunque forse è meglio che me ne torni a casa. Non sono proprio dell'umore per starmene a studiare qua al campus.»

L'ala della biblioteca in cui si trovavano era deserta, ma se fosse arrivato qualcuno non avrebbero nemmeno potuto parlare in pace. E ogni minuto che passava e Raffaele non rispondeva ai suoi messaggi, il malumore aumentava.

Qualche giorno prima, spinto dalla nostalgia, aveva persino controllato i voli per Milano. Nel fine settimana non avrebbe avuto lezione, avrebbe potuto fare un salto veloce a casa, fare due coccole a suo marito, e la domenica sera tornare fresco come una rosa a quell'accidenti di corso.

Poi però... poi però ci aveva riflettuto meglio. Quando aveva parlato a Raffaele della prospettiva di partire per tre settimane l'aveva fatto insicuro, invece lui era sembrato tutto entusiasta. Gli aveva detto che era un'opportunità meravigliosa, tutto compreso, che avrebbe aperto la strada a sbocchi professionali fortissimi, e l'aveva convinto a partire anche se lui non era stato sicuro al cento percento.

Non gli andava di sembrare appiccicoso, quando era evidente che non mancava a Raffaele nemmeno la metà di quanto Raffaele mancava a lui.

Tanto più che quel giorno aveva smesso di rispondere al telefono.

Sì, era sabato, magari era uscito con qualche amico, ma non si era neanche degnato di avvisarlo o rassicurarlo. L'aveva lasciato a mangiarsi il fegato dalla solitudine ed era così stanco.

«In effetti non hai una bella cera. Ascolta» Milagros si alzò in piedi e arraffò entrambi i loro libri per cacciarli nella borsa. «Ora ce ne usciamo di qui e andiamo a bere qualcosa. Si fotta l'elettronica, e si fotta pure chi ci aspetta a casa! Non è nulla che qualche litro di birra non possa curare.»

«Non credo proprio che funzionerebbe» rispose, in un borbottio. Lo sguardo speranzoso della collega però lo spinse ad alzarsi a sua volta.

La ketamina tagliata male con amuchina era riuscita a fottergli il cervello e la mancanza di Raffaele era solo peggiorata lo stesso. Era improbabile che un po' di birra londinese avrebbe fatto meglio, pure se ne avesse bevuto sino a vomitare... cosa che comunque avrebbe preferito evitare.

«Ma certo che funziona! Puoi sopravvivere un'altra settimana senza la tua dolce metà. Vedrai che questo weekend ci divertiamo!»

Nuru sbuffò. Non voleva fare i capricci, ma era evidente che no, non avrebbe resistito un'altra settimana senza Raffaele. Era evidente, almeno quanto era evidente che Raffaele stava resistendo egregiamente senza di lui.

Magari poteva chiamarlo al telefono, giusto per chiacchierare un po' prima di dormire, ma quel giorno gli aveva mandato giusto una manciata di messaggi e non sembrava tanto in vena di sentirlo.

«Okay, okay. Andiamo a bere qualcosa» concesse, pur non molto convinto.

Sbloccò lo schermo del telefono, ancora nessun messaggio. Entrò su WhatsApp, magari non gli era arrivata la notifica... ma niente.

Tentò di soffocare una smorfia amareggiata. L'ultimo messaggio era suo, di tre ore e mezza prima. Gli ultimi tre messaggi erano suoi, mentre l'ultimo di Raffaele risaliva a cinque ore prima e si limitava a un pigro: Tutto bene, amore. Tu? in risposta a una domanda sulla sua mattinata.

Forse avrebbe dovuto mandargliene un altro.

Stava giusto per farlo, quando il telefono gli venne strappato dalle mani.

«Ehi!»

«Nuru, metti via questo coso.»

«Ridammelo!»

«Solo se lo rimetti in tasca e non lo guardi almeno per un'ora.»

«Si può sapere cosa ti cambia?»

«Innanzitutto sei con me, e stare tutto il tempo al telefono è da maleducati.»

«Ma-»

«Soprattutto, si vede che ti fa stare male. Non sei più adolescente, la tua mogliettina avrà avuto da fare, sono sicura che quando potrà ti risponderà.»

Mogliettina, figuriamoci. Avrebbe mai potuto presumere qualcosa di diverso? Certo che no. Sicuro come l'oro che si immaginava una moglie nera, giusto per rendere la cosa ancora più scontata. Che roba.

«Ridammi il telefono. E, per tua informazione-»

«Signore, mi scusi, potrebbe darmi una mano? Avrei bisogno di un'indicazione.» quella voce gli asciugò il resto delle parole sulla lingua. Spostò lo sguardo verso sinistra, in cerca di quello che già si aspettava di trovare.

Ed era lì. Certo che era lì. Non avrebbe confuso quella voce con nessun'altra voce al mondo.

Benché non fosse nessuno di diverso da chi si era aspettato, la vista gli diede comunque un pugno alla bocca dello stomaco.

«Sto cercando un matatu per Niyali, mi hanno detto che questo va a Lighthouse. Mi chiedevo se avesse voglia di mostrarmi la strada, ho sentito che è pratico della zona. Sempre se non ha di meglio da fare.»

Raffaele sorrideva, la fossetta sul lato sinistro del volto appena accennata e gli occhi azzurri che brillavano.

Sentì al centro del petto qualcosa che ruggiva, una scarica di adrenalina che lo fulminò, lasciandolo intontito a guardarlo. «Ho paura di non poter andare a Niyali, stavolta. E nemmeno a Lighthouse. Sono ricercato su tutto il suolo nazionale del Kenya e mi è stato interdetto l'ingresso al paese, purtroppo.»

Il sorriso di Raffaele si allargò. «Che coincidenza, proprio quello che è successo a me!»

L'attimo dopo, se l'era ritrovato addosso in un abbraccio soffocante.

Lo strinse forte, serrò i denti per non iniziare a piagnucolare come un idiota, ma non riuscì a trattenersi dal dondolarsi sul posto in un impeto di affetto. Nascose il volto contro la sua spalla e gli stampò qualche bacino sul collo.

«Ehm, mi sono persa qualcosa?»

Raffaele lo lasciò, imbarazzato. Si schiarì la voce e Nuru riuscì solo a pensare che era lì. Insieme a lui. E voleva portarlo nella sua stanza d'albergo per affogargli dentro e dimenticarsi di esistere.

«Oh, uhm, sì. Raff, lei è Milagros, te ne ho parlato. Milagros, questo è Raffaele. Mio marito.»

Lei spalancò gli occhi e sbatté le palpebre, necessitò di qualche attimo per assorbire l'informazione, poi gli porse la mano e lui l'afferrò. «Io non ho ancora sentito parlare di te, invece.»

«Ouch» commentò Raffaele, che gli lanciò un'occhiata di sfuggita. «Non mi hai pensato neanche un po'?»

Quella domanda era così ridicola che non meritava nemmeno una risposta. «Come... cosa ci fai qui?»

Lui si strinse nelle spalle, con un sorrisino di scuse. «So che saresti tornato la prossima settimana, ma mi mancavi. Mi ero stancato di aspettare.»

Se c'era qualcosa di meglio di essere sposato al giovane uomo più dolce del mondo, era che il giovane uomo più dolce del mondo era sposato con lui. E no, non era affatto la stessa cosa.

«Amore, io-»

Un tocco improvviso lo fece sobbalzare. Milagros gli aveva infilato il telefono nella tasca dei jeans e aveva fatto due passi indietro. «Io, uhm, è proprio ora di andare. Ciao, Nuru, divertiti! È stato... è stato un piacere.»

Nuru mordicchiò il labbro e la osservò andare via in tutta fretta. «L'abbiamo messa a disagio» disse, qualcosa dentro di lui che scricchiolava. «Dici che...?»

«Dico che probabilmente è dovuto al fatto che da quando sono arrivato non hai più guardato nella sua direzione e che per tutto il tempo che hai guardato me l'hai fatto con gli occhi di chi non vede acqua e cibo da settimane.»

«Sono stato così maleducato?»

Raffaele si strinse nelle spalle. «Nah, ti perdonerà. O forse no, succede. Vieni qui» ordinò, poi gli prese il volto tra le mani e si avventò sulle sue labbra.

Nuru non si sprecò in convenevoli e si avvinghiò a lui, lasciando che l'entusiasmo lo travolgesse per un attimo.

C'era stato chi gli aveva detto che sposarsi avrebbe reso tutto più noioso, e nessuno di loro aveva avuto ragione.

Stava baciando suo marito, cazzo. Stavano limonando con grande impegno in un luogo pubblico - in luogo pubblico senza occhi indiscreti, non ci tenevano a dare spettacolo - e nessuno si sarebbe sognato di portarglielo via. Nessuno. Perché erano sposati. E non c'era niente di male a limonare con la persona con cui eri sposato, anzi, sarebbe stato più strano il contrario.

Se la persona cui eri sposato era Raffaele Fontana, poi, riuscire a separarti dalle sue labbra per più del secondo necessario a non soffocare era da considerarsi crimine federale, e negli Stati Uniti non aveva mai messo piede nemmeno per sbaglio.

«Così ti sono mancato, eh?»

Era così vicino, e sentiva il suo profumo, e occupava tutto il campo visivo che aveva a disposizione. Se il mondo si fosse ridotto al mezzo metro quadro in cui si trovava, sarebbe stato già molto più che abbastanza così.

«Tantissimo» sospirò Raffaele, che sembrava tutto contento che fossero insieme e aveva ridotto il suo cuore a una pozzanghera tiepida solo esistendo. «La casa è grande senza di te, e qualunque cosa faccia finisco per annoiarmi perché da solo è tutto più brutto. Io ti sono mancato?»

Strofinò il volto al suo e si guadagnò qualche altro bacio e un risolino soddisfatto. Altro che pub e birra inglese, cinque minuti con lui e si era sbronzato di brutto. «Troppo, amore. Già da prima di salire sull'aereo.»

«Non sei scocciato che sono venuto? Non volevo essere invadente, non ti fai mai un viaggetto da solo...»

«Non l'avevo mai fatto e stai pur sicuro che non lo farò mai più» mormorò, contro le sue labbra. «Non nutro il minimo interesse verso qualsiasi posto dove non ci sei tu.»

«Non ti piace Londra?»

«Carina. Parigi era meglio.»

Ricordava il viaggio in Francia come fosse partito il giorno precedente, anche se era passato più di un anno. Ricordava tutto - quasi tutto, non ricordava l'anello, perché quando Raffaele si era inginocchiato lui era scoppiato a piangere e non aveva più visto niente per un pezzo, e pure quando si era calmato aveva avuto occhi solo per il compagno - e le parole che gli aveva rivolto sotto la torre Eiffel risuonavano ancora nella sua cassa toracica come un'eco.

Nuru, tu sei un uomo splendido. Sono fiero di te. Voglio passare tutta la mia vita con te.

Gli occhi di Raffaele si addolcirono. «Possiamo fare Parigi ovunque vogliamo, lo sai, vero?»

«Lo so.»

Avevano fatto di Mombasa Parigi, dopotutto. E Milano. E Cancùn. E Porto. E Tokyo. E Napoli. E le cinque terre. E Barcellona. Avevano fatto Parigi dentro una baracca di lamiera senza acqua e senza corrente, e avrebbero fatto Parigi nascosti in qualsiasi tenda, fogna o scantinato.

L'unica Parigi che gli sarebbe servita quel giorno, però, era una stanza d'albergo a tre stelle vicino al campus, offerta con magnanimità dal conto dell'ufficio. Il resto poteva aspettare.

Note autrice
Sto facendo il NaNoWrimo, non riuscivo a scrivere nient'altro, e ho scritto di Nuru e Raff. A fare quello riesco sempre.
Avevo voglia di fluff e sdolcinatezza, quindi ecco fluff e sdolcinatezza tutti per voi.
Anche io voglio andare a un corso tutto compreso a spese di qualcun altro! Nuru non sa apprezzare le sue fortune xD
Milagros sarà rimasta di stucco perché non è simpatizzante delle persone queer o perché Nuru non staccato gli occhi dalla fossetta di suo marito manco per salutarla quando è andata via? Boh, non mi interessa e non interessa manco a lui.
A presto ~

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top