«9»
Quella sera Delia rimase a lungo con il cellulare sempre a portata di mano in attesa di una chiamata da parte di Cristian che non arrivò mai.Aveva deciso che non sarebbe stata lei a cercarlo e per mantenere questo suo proposito aveva fatto uso di tutta la propria forza di volontà. Passò una notte insonne, continuando a rigirarsi nel letto e ad allungare una mano per controllare il cellulare sul comodino, ma tutto taceva.
Il giorno dopo riprese la sua normale routine, svegliò Gaia, preparò la colazione, l'accompagnò a scuola e poi diretta al lavoro. Negli spogliatoi mise il telefono nel suo armadietto così non avrebbe passato l'intera giornata a guardarlo, se ci fosse stata qualche emergenza la scuola di Gaia aveva il numero dell'ospedale.
Delia ebbe l'impressione che quella giornata non passasse più.Nonostante cercasse di tenersi occupata il più possibile i minuti le sembravano ore ed il fatto di continuare ad interrogare le lancette dei vari orologi posti all'interno dell'ospedale, non aiutava.
Finalmente concluse il suo turno e si precipitò negli spogliatoi. La prima cosa che fece fu quella di controllare le chiamare ed i messaggi. Niente.Niente di niente. Prese tutte le sue cose e chiuse l'armadietto con forza per la frustrazione. Alcune delle sue colleghe sobbalzarono sentendo il rumore e la guardarono stupefatte della sua reazione di solito sempre calma e pacata. Senza guardare nessuno si precipitò fuori dell'ospedale e salì in auto. Mise in moto e si diresse verso casa velocemente. Fortunatamente quel pomeriggio Gaia lo avrebbe passato a casa di un'amichetta di scuola così lei avrebbe avuto il tempo di calmarsi. Lacrime di nervosismo minacciarono discenderle per tutto il tragitto, ma riuscì a trattenersi. Se Cristian era già stufo di lei doveva essere abbastanza uomo da dirglielo in faccia. Arrivò al suo condominio e salì le scale a due a due fermandosi solo una volta raggiunta la porta di Cristian.
Fece un respiro profondo e si schiarì la voce. La parte più razionale di lei continuava a ripeterle che sicuramente c'era una motivazione per il comportamento dell'uomo e da lì a poco lo avrebbe scoperto e sarebbe tornato tutto come prima, l'altra parte le presentava scenari in cui lui rideva di lei e la lasciava sola, di nuovo.
Suonò il campanello mentre nella sua testa cercava le parole giuste per chiedere delucidazioni senza sembrare un pazza.
Era pronta a qualsiasi tipo di giustificazione, ma non allo spettacolo che le si presentò davanti. Ad aprirle la porta era stata una ragazza che ora la guardava incuriosita.
«Chi è Rebecca?» Un'altra ragazza spuntò alla destra della prima. Erano entrambe molto belle, more, alte e con la pelle abbronzata.Sembravano appena uscite da una rivista di moda estiva con i loro abitini corti colorati ed i capelli perfetti. «Possiamo fare qualcosa per te?» Domandò gentilmente quella che doveva chiamarsi Rebecca.
Delia aveva la gola secca e non sapeva cosa dire. Ora si spiegava lo strano comportamento di Cristian nelle ultime ore. Aveva avuto da fare ed i motivi di tanto impegno erano proprio davanti a lei. «Niente,passavo solo per salutare Cristian.» Mentì cercando di non dare a vedere che il suo cuore andava in frantumi, di nuovo. «Oh, ora sta riposando, ma se vuoi andiamo a chiamartelo!» Asserì la seconda ragazza sorridendole maliziosa. «Non fa niente, passerò più tardi.» Concluse Delia girando i tacchi e allontanandosi velocemente dalla causa del suo dolore. «Gli diremo che sei passata!» Quasi urlò una delle due ragazze, mentre richiudeva dietro le spalle la porta di casa.
Lasciò che le lacrime le invadessero copiose il viso e pianse silenziosamente, mentre tutte le sue paure venivano a galla. La consapevolezza che Cristian fosse come tutti gli altri uomini, un bugiardo senza spina dorsale si impadronì di lei come una secchiata d'acqua fredda. Prima l'aveva illusa facendole molte promesse, era riuscito a guadagnare le sua fiducia e poi non appena ottenuto quello che voleva aveva subito ripiegato su altre ragazze, più belle e magari pure senza figli.
Quando finalmente riuscì a calmare gli spasmi andò a sedersi sul divano e rimase a fissare il televisore spento. Era delusa da se stessa.Delusa che si fosse lasciata fregare nuovamente. Non solo aveva chiuso la sua relazione con l'unico uomo che fosse riuscita a farle provare ancora qualcosa, ma aveva perso anche un amico che in questi anni le era stato vicino ed era diventato indispensabile.
Dopo un tempo indefinito le squillò il cellulare, lo prese distrattamente e rispose come un automa. La mamma dell'amichetta di Gaia le chiedeva se la bambina potesse rimanere a dormire a casa loro dato che il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola. Delia acconsentì sollevata.Si sentiva a pezzi e prima del ritorno di Gaia doveva riuscire a rimetterli insieme.
Improvvisamente sentì qualcuno bussare alla porta di casa insistentemente. «Delia,sono io. Apri!» Ordinò Cristian dall'esterno. Lei rimase immobile, non voleva aver più niente a che fare con lui, ma sarebbe stato sempre il suo vicino di casa e doveva chiudere le cose e mantenere i rapporti civili per non far pesare la sua rottura a Gaia.
Fece dei respiri profondi ed indossò la sua solita maschera di indifferenza. L'unica sua rivincita sarebbe stato di non far vedere a lui quanto lei ci tenesse.
Aprì la porta e se lo trovò davanti in tutta la sua stazza. «Ciao.» Lo salutò freddamente lei cercando di non farsi distrarre dalla bellezza di quel ragazzo. «Devi scusarmi, davvero! Io...» Cominciò lui facendo un passo per entrare in casa. «No!» Lo bloccò lei.Cristian la guardò stupito, non capendo quell'astio nella voce. Non era riuscita a richiamarla, ma era stano lei se la fosse presa tanto. «Ascoltami Cristian,» Cominciò lei sospirando. «Non è colpa tua davvero. Lo so di non essere abbastanza per te, me ne rendo conto, e per paura di ferirmi non me lo hai detto prima. Ti sei resoconto che non può funzionare. Pazienza, amici come prima. Faremo finta non sia successo niente, ok?» Sputò lei maledicendosi che nell'ultima frase le voce le fosse tremata leggermente. «Ma cosa...Cosa stai dicendo?» Lui sembrava sempre più confuso. Avanzò prendendole il viso tra le mani e facendo scontrare le sue labbra con quelle della ragazza. Le massaggiò dolcemente, ma lei rimase immobile con le mani lungo i fianchi e la bocca serrata in una linea dura. Le costava molto autocontrollo, ma doveva chiuderla subito se non voleva soffrirne ancora. Lui si staccò e ispezionò il viso della donna in cerca di una spiegazione alle parole appena pronunciate. «Non voglio far finta di niente Delia! Cosa sta succedendo?» Domandò lui fissandola nelle sue iridi nocciola alla ricerca di una risposta. Tossì e si allontanò dalla donna di qualche passo, ma senza interrompere il contatto visivo. «Cosa sta succedendo?» L'autocontrollo di Delia cominciava a vacillare.«Perché non lo chiedi alla due donne che ti sei portato a casa ieri?» Insinuò senza riuscire a più a trattenersi e dicendo addio ad una risoluzione pacifica della faccenda. «Prima mi eviti per tutto il giorno, poi mi tradisci. Mi ero fidata di te Cristian e tu...e tu...» Delia non riuscì a trattenersi e cominciò a singhiozzare senza controllo. Mai nella sua vita da adulta aveva pianto davanti a qualcuno.
Lui allungò le braccia verso di lei e l'afferrò per la vita. La tirò a sé stringendola al proprio petto. Lei inizialmente oppose resistenza inutilmente, poi si rilassò e lo lasciò fare. «Shh...»Le sussurrò accarezzandole dolcemente i capelli, non avrebbe dovuto starle così vicino, ma in quel momento ne avevano bisogno entrambi.
«Mai e poi mai devi pensare che io sia stufo di te! Mai devi pensare che io non ti voglia più! Tu sei tutto per me Delia, come te lo devo dire?Ti desidero dalla prima volta che ti ho vista e non ti sbarazzerai così facilmente di me. Ti amo Delia. Ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia. E non provare ad allontanarmi perché io tornerò sempre da te!» Dichiarò Cristian prendendo la ragazza dalle spalle e allontanandola quel tanto che bastava per guardarla fissa negli occhi e avvalorare ancora di più le sue parole.
Delia sentì un'ondata di calore investire tutto il suo corpo, mal'immagine delle due donne le si parò nuovamente davanti come un macigno. Come se le avesse letto nel pensiero Cristian continuò.«Rebecca e Rachele, le due ragazze che hai visto, sono le mie sorelle. Sono venute a farmi una sorpresa e sono dovuto andare a prenderle in stazione ieri è per quello che non ci siamo potuti vedere.» Il macigno cominciò a dissolversi mano a mano che il vigile del fuoco proseguiva. «Avevo intenzione di presentartele, ma ho avuto un problemino tecnico...» Concluse allontanandosi da lei per precauzione. «Cosa?» Domandò lei sentendosi improvvisamente incolpa per aver dubitato di lui. Ora che ci pensava a mente lucida, entrambe le ragazze assomigliavano al fratello. «Beh... mi sono beccato l'influenza anche io ed ho passato l'ultima giornata in uno stato di rincoglionimento totale. Ho perso la cognizione del tempo è per quello che non ti ho richiamato.» Spiegò imbarazzato,non era in programma di baciarla e rischiare di contagiarla, ma ormai era andata così.
Lei si tranquillizzò e si sentì sempre più stupida. Appoggiò delicatamente una mano sul viso di lui. «Ora come stai?» Domandò apprensiva. «Meglio ora che ti ho vista.» Sussurrò lui appoggiandosi sorridente sul palmo della ragazza. Lei gli sorrise di rimando. «Ti fermi stanotte? Gaia è da una sua amichetta...»Propose lei senza nemmeno pensarci. Aveva bisogno di sentirlo vicino e dimenticare tutta quella storia. «Mi piacerebbe, ma non vorrei attaccarti qualcosa.» Lui le prese la mano che era appoggiata sulla sua guancia e ne baciò ogni dito. «Non importa, ti prego...»Supplicò lei facendogli gli occhi dolci a cui sapeva lui non sarebbe riuscito a resistere. «D'accordo...» Sospirò rassegnato. «Domani però preparati che conoscerai i due uragani di sorelle che mi ritrovo.» Concluse lui intrecciando le sue dita con quelle della ragazza. «Chissà cosa avranno pensato di me prima. Sono stata maleducata!» Asserì imbarazzata Delia ricordando l'episodio di qualche ora prima. Lui le sorrise dolcemente. «Diciamo che non ci hanno fatto caso, perché erano troppo concentrate su altro.»Sentenziò lui facendo vagare lo sguardo per la stanza. Lei lo guardò interrogativa, lui sospirò e decise di spiegarsi meglio. «Diciamo che forse quelle due sono a conoscenza di te... e di me.» «Gli hai già parlato di noi?» Domandò lei lusingata ed imbarazzata allo stesso tempo. «Si... cioè, è da un po' che sanno di te...»Ammise il ragazzo stringendole più forte la mano. Cristian le aveva raccontato che era da anni che provava qualcosa per lei, ma che era rimasto sempre ad aspettarla. Improvvisamente le tornò in mente il"ti amo" udito poco prima e involontariamente arrossì. «A cosa stai pensando?» Domandò lui notandolo. «Hai... hai detto di amarmi...» Espose impacciata abbassando il viso. Lui con la mano libera lo rialzò posando l'indice sotto il mento della ragazza.«Certo e se me lo permetterai te lo dimostrerò ogni giorno di più.Ti amo davvero Delia.» Confessò con voce roca. Lei in risposta si lanciò tra le sue braccia e lo baciò con passione sigillando nella sua mente quel momento per sempre.
★R
[Amo,amo, è un dono di natura, perché la nostra storia non è solo un'avventura. Amo,amo, è una semplice canzone, e serve a me per dirti che sei una su un milione...]
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