«5»

Gaia era agitatissima per la sua prima gita a Gardaland. Aveva sentito tante sue amichette raccontarle di come si erano divertite in quel parco. Entrare in un luogo pieno di giostre e saper di poterle fare all'infinito era il sogno di ogni bambina della sua età.

Saltellava per la casa canticchiando canzoni dei suoi cartoni animati preferiti mentre Delia finiva di preparare lo zaino con l'occorrente per la giornata. Non aveva più sentito Cristian dal giorno prima e non aveva idea di come stesse. Aveva anche tentato di chiamarlo sul cellulare, ma non le aveva risposto e per timore di disturbarlo non aveva più riprovato.

Le otto erano passate da qualche minuto quando finalmente il campanello suonò. La bambina corse ad aprire e quando vide Cristian gli saltò in braccio entusiasta. «Qualcuno è di buon umore oggi! Siete pronte tu e la mamma?» Domandò il ragazzo. Delia li raggiunse dalla cucina. Era quasi certa che lui le avrebbe dato forfait all'ultimo minuto a causa dell'incidente del giorno prima, ma quando lo vide tutte le sue preoccupazioni sparirono. Indossava un paio di jeans ed una maglietta celeste che metteva in risalto la sua carnagione scura. Si era sbarazzato di tutta la fuliggine e in viso aveva un'espressione rilassata. «Buongiorno!» Le disse quando la vide sfoderando un sorriso serafico. «Come stai?» Le domandò lei avvicinandosi. «Benissimo. Siamo pronti per conoscere Prezzemolo!» Esclamò entusiasta lui alzando in aria Gaia e facendo un giro su se stesso tra le risate della bambina. Delia sorrise sollevata, il soprannome "Roccia" che gli avevano affibbiato in caserma non poteva essere più azzeccato. «Pronte?» Domandò lui rimettendo a terra la bambina. La madre annuì recuperando lo zaino e le chiavi di casa. «Bene andiamo!».

***

«Gaia sveglia, siamo arrivati!» Delia cercò di svegliare la figlia che si era addormentata non appena erano entrati in autostrada, mentre Cristian si metteva in spalle lo zaino. Avevano preso l'auto di lui ed aveva voluto guidare per tutto il tragitto nonostante lei avesse insistito per dargli il cambio a metà strada.

La giornata passò rapidamente e Gaia si divertì un mondo. Delia e Cristian l'avevano accompagnata su ogni giostra anche per diverse volte. Avevano pranzato in una area verde con i panini che preparati da Delia e Cristian aveva comprato alla bambina un gelato di consolazione dopo che si era spaventata a causa di Prezzemolo che le si era avvicinato per fare una foto insieme.

Verso mezzanotte tutti gli ospiti del parco si erano riuniti nella piazza principale per assistere allo spettacolo dei fuochi d'artificio che precedevano la chiusura del parco.

Contro ogni aspettativa della madre, Gaia era ancora abbastanza pimpante nonostante la giornata trascorsa. Quando i tre raggiunsero la piazza la trovarono molto affollata. Lo spettacolo iniziò e Gaia cominciò a saltellare sul posto per riuscire a vedere meglio. Delia se ne accorse e la prese in braccio, ma con il suo metro e sessantacinque non migliorò molto la situazione. Gaia continuava a tirare il collo e la madre cominciò a sentire le braccia doloranti. «Dai vieni.» Intervenne Cristian sorridendo ad entrambe, poi prese Gaia e se la mise sulle spalle. Da lì sopra la bambina riusciva a vedere i fuochi perfettamente.

Delia osservò Cristian e non poté far a meno di constatare che fosse stata una fortuna che alla fine Gaia lo avesse voluto lì con loro. Era salito sulle giostre con la bambina quando lei era stufa di farle per la quinta volta consecutiva, aveva portato per tutto il giorno lo zaino ed era anche stata un'ottima compagnia per lei, facendola ridere con le sue battutine od espressioni divertenti.

Finito lo spettacolo pirotecnico tutti gli ospiti del parco, compresi i tre, si diressero verso le proprie auto. «Hai visto che belli mamma?» Gaia era entusiasta dall'alto delle spalle di Cristian ammirava il parco cercando di imprimerselo nella mente. «Ci torniamo ancora vero?» Domandò speranzosa. «Certo tesoro, ci torneremo!» Acconsentì la madre mentre dentro di sé si riprometteva di far passare molto, ma molto tempo prima di affrontare un'altra faticata del genere.

Salirono in auto e partirono. «Se sei stanco posso guidare io.» Propose Delia a Cristian mentre si immetteva in autostrada. Lui scosse la testa e rimase concentrato sulla strada davanti a sé. «Grazie per la giornata di oggi.» Continuò lei cercando di intavolare una discussione. «Di niente.» Tagliò corto lui senza nemmeno guardarla. Delia si sorprese del suo tono freddo, ma pensò che forse poteva attribuirsi alla stanchezza, così si accomodò sul sedile e lentamente senza nemmeno accorgersene scivolo nel mondo dei sogni.

***

«Delia...» Sentì sussurrare il suo nome vicino all'orecchio e un brivido gli percorse tutta schiena. Spalancò gli occhi di colpo e si ritrovò quelli scuri di Cristian che la osservavano. Si era tolto la giacca e l'aveva avvolta ad una Gaia profondamente addormentata prima di prenderla in braccio. «Siamo arrivati.» Le comunicò aiutandola a scendere dall'auto.

Arrivarono all'appartamento di lei ed entrarono. Cristian adagiò Gaia sul lettino della sua cameretta e poi tornò con Delia all'ingresso. L'uomo non aveva più aperto bocca e da una persona loquace come lui era molto strano. La donna cominciò a sospettare di averlo in qualche modo offeso. Nella sua testa cominciò a prendere forma l'ipotesi che forse si fosse stufato della compagnia sua e della figlia. Infondo era un ragazzo giovane e passare una giornata insieme ad una madre e una bambina di sei anni non era il massimo divertimento, magari avrebbe preferito fare altro.

«Cristian... ho fatto qualcosa che non va?» Gli chiese lei titubante. Lui finalmente la guardò in faccia sorpreso. «Cos...Cosa? No, no assolutamente.» Farfugliò confuso. Lei lo esaminò meglio alla luce e si accorse che il suo viso non aveva il solito colorito. Improvvisamente le tornò in mente l'incidente del giorno prima facendola sentire terribilmente in colpa. Lo aveva lasciato fare tutto il giorno, portando lo zaino e Gaia in spalle dimenticandosi completamente di ciò che gli era successo.

In un primo momento si avvicinò preoccupata, poi la consapevolezza di averlo avvertito prese il sopravento e gli scoccò un'occhiataccia di rimprovero. «Spogliati!» Ordinò. Lui la guardò confuso e scoppiò a ridere. Lei si rese conto dell'ambiguità della cosa e arrossì. «Ti fa male la schiena vero? Ti avevo detto che era meglio rimandare!» Aggiunse cercando di togliersi dall'imbarazzo. «Siediti sul divano. Hai con te le cose che ti ha prescritto il dottore?» Domandò le donna e Cristian tirò fuori dalla tasca della giacca un sacchettino. Lei lo afferrò ed andò in cucina. Prese una pastiglia di antidolorifico e la sciolse in un bicchiere d'acqua. Quando tornò da Cristian era seduto sul divano con i gomiti sulle ginocchia. Gli passò il bicchiere. «Bevi tutto adesso. Poi mi fai vedere la schiena e ti metto la pomata.» Istruì. Lui obbedì, non aveva la forza di discutere con lei ricordandole che era un uomo adulto e vaccinato che sapeva badare a se stesso.

Finito di bere il medicinale Delia gli fece segno di sdraiarsi, ma si rese conto che il suo divano era troppo piccolo per la statura di Cristian così decise di condurlo nella sua camera e di farlo stendere sul letto matrimoniale.

Cristian si tolse faticosamente la maglietta e si stese di pancia sul letto chiudendo gli occhi e assaporando quel momento di relax. Lei prese la pomata e con delicatezza cominciò a spalmargliela delicatamente. Lo sentiva sussultare di tanto in tanto al contatto della sua pelle calda con le mani fredde di lei. La donna cercò di concentrarsi sull'ematoma e non sul fatto che dopo anni aveva nella sua camera da letto un uomo mezzo nudo. Tra l'altro anche molto attraente.

«Ecco fatto!» Esclamò una volta terminato. «Cristian?» Lo chiamò non ricevendo alcuna risposta. Si porse per guardarlo in faccia e lo sentì leggermente russare. Non poté trattenersi dal sorridere, aveva la bocca leggermente aperta ed un'espressione pacifica. Decise che dopo tutto quello che aveva fatto per loro si era meritato un po' di riposo, così si sdraiò affianco a lui guardando il soffitto.

Ripensò alla giornata appena trascorsa e sentì le palpebre pesanti. Decise di chiudere gli occhi solo per qualche secondo poi si sarebbe trasferita a dormire sul divano per evitare situazione imbarazzanti l'indomani.

***

Il sole filtrò dalle finestre della camera da letto di Delia che sbatté più volte le palpebre per abituarsi alla luce. Sentì uno strano calore infondersi per tutto il corpo e si accorse che le braccia di Cristian l'avvolgevano completamente. Erano entrambi girati su un lato, la schiena di lei era appoggiata al petto di lui e sentiva il suo respiro caldo sulla nuca. Rimase indecisa sul da farsi mentre il profumo di lui la inebriava. L'improvvisa idea di alzarsi tutte le mattine in quel modo si fece strada nella sua mente. Controvoglia decise di alzarsi per togliersi quel pensiero dalla testa, si mosse molto lentamente per non svegliare il ragazzo che emise un grugnito di disapprovazione. Delia si allontanò, non prima di aver ammirato un'ultima volta Cristian, e mentre usciva dalla stanza si rese conto di essere più riposata del solito nonostante avesse dormito poche ore. Si precipitò nella cameretta della figlia e fortunatamente la trovò ancora profondamente addormentata. Tirò un sospiro di sollievo, per un attimo aveva temuto che se la figlia li avesse visti insieme avrebbe potuto fantasticare su di loro e poi rimanerne delusa. Ma la verità era che anche lei temeva che se avesse rimuginato troppo immaginando scenari improbabili tra lei e il giovane vigile del fuoco alla fine ne sarebbe rimasta scottata.

★R
[E fu artificio o miracolo, un fuoco e tu, mi amasti e ti amai anch'io. E fu distrazione di un angelo, solo se quel fuoco si spense e poi ti persi lì...]

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