«26»
Quando Delia arrivò in ospedale, questo era già invaso da feriti provenienti dall'industria chimica esplosa. Si cambiò al volo e si buttò a capofitto nel lavoro. Di tanto in tanto incrociava qualche paramedico, ma l'unica cosa che riuscì a scoprire fu la conferma che la caserma di Cristian era stata chiamata in soccorso. Il telegiornale intanto comunicava un'altra esplosione, altri feriti e altri morti. Una catastrofe. Tuttavia dei soccorritori all'interno dell'edificio ancora nessuna notizia.
Verso sera Delia avvistò alcuni colleghi di Cristian entrare sorreggendo delle persone. Si avvicinò a loro, i loro visi erano neri dalla fuliggine e segnati dalla stanchezza. Riconobbe il tenente Franco e si precipitò verso di lui, era tutto il giorno che aveva una morsa di preoccupazione al petto e finalmente qualcuno avrebbe potuto darle delle risposte.
«Tenente!» Lo chiamò la donna sventolando un braccio sopra la testa per attirare la sua attenzione. L'uomo si girò lentamente verso di lei. Lo sguardo triste e sfinito dell'uomo non prometteva nulla di buono. «Tenete, si ricorda di me?» Aggiunse Delia appena fu più vicina. Franco la guardò dapprima confuso, poi rimembrò chi fosse e cercò di farle un sorriso, ma alla donna sembrò più di una smorfia di dolore e non era sicura che fosse dovuto a qualcosa di fisico.
«La bella infermierina. Come potrei dimenticarmi di te?!» Usò un tono di voce sarcastico, ma il suo sguardo vagava per l'ospedale nella speranza di trovare un appiglio per evitare una possible conversazione con la donna.
Delia studiò tutti i vigili del fuoco entrati insieme al tenente Franco, ma tra i loro visi non spuntò quello di Cristian. La morsa al petto si fece più stretta impedendole quasi di respirare. «Dov'è? Dov'è Cristian? Sta bene vero?» Le parole le uscirono più come una supplica che sotto forma di domanda. Franco non disse niente, si limitò a sospirare sconfitto. Quel gesto valeva più di mille risposte.
L'infermiera sentì gli occhi che si inumidivano e un nodo alla gola che le impedì di aggiungere altro. Tutte le sue paure stava venendo a galla come uno tsunami. Sentì le gambe cederle e il pavimento colpirle le ginocchia, ma il dolore che sentiva non arriva dagli arti bensì dal petto. «Dov'è?» Interrogò nuovamente il tenente mentre tentava di far entrare aria nei polmoni che in quel momento sembrava non volessero collaborare. Franco le si avvicinò preoccupato, la donna era impallidita improvvisamente e dava l'impressione di essere prossima ad un attacco di panico.
«Respira infermiera. Forza, fai come faccio io.» Franco la guidò con dei respiri profondi e regolari. Pian piano Delia ritornò leggermente in sé, cercando sempre di trattenere i singhiozzi. Doveva dar l'impressione di star bene, altrimenti non le avrebbero mai detto la verità. Si rialzò lentamente in piedi e fissò l'unico uomo che poteva dirle qualcosa di utile. «Vieni con me. Sediamoci in un posto tranquillo. Se Roccia viene a sapere che ti ho fatto star male, mi ammazza a mani nude.» Il tenente cercava di sdrammatizzare, ma il suo tono non conteneva nessun divertimento. Guidò Delia verso una panchina in un angolo isolato dell'ospedale e l'aiuto a sedersi. La donna non poté far a meno di pensare che Franco aveva parlato al presente il che voleva dire che Cristian era vivo. Oppure presumibilmente vivo, si corresse mentalmente.
Si impose di smettere di pensare e aspettò che l'uomo si sedette accanto a lei lasciando che gli prendesse la mano. «Continua a respirare, ok?» Si raccomandò l'uomo dolcemente. Poi fece dei respiri profondi e prima di riferire alla donna quel che sapeva. Lei annuì e lo spronò a continuare. Doveva sapere. Ora.
«Stanotte siamo stati tra i primi a raggiungere il luogo dell'incidente. Ci avevano dato comunicazione di alcuni civili intrappolati nel seminterrato. La situazione sembrava stabile alle prime luci del mattino, dovevano solo entrare, prenderli ed uscire.» Fece una pausa osservando la reazione della donna davanti a sé che ora era completamente immobile come una statua. «Cristian ed alcuni della squadra di emergenza sono scesi nel seminterrato mentre noi perlustravamo il piano terra. Ci hanno comunicato di averli trovati, stavano uscendo quando c'è stata l'esplosione in uno dei piani superiori. Siamo usciti di corsa, ma di Cristian e gli altri nessuna traccia. Le radio funzionavano ancora, erano tutti vivi. Poi c'è stata la terza esplosione e abbiamo perso tutti i contatti...» La voce del tenente scemò lentamente in un assordante silenzio.
Cristian. Sotto terra. Nessuna comunicazione.
Il cuore di Delia cominciò a battere all'impazzata, l'aria cominciò a mancarle di nuovo. Si sforzò di controllare i respiri, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era alla sua vita senza Cristian. Sentì aprirsi una voragine al centro del petto, si abbracciò cercando di tenersi insieme. L'ultima cosa che vide fu il viso di Franco che la fissava preoccupata, poi il buio. Buio e vuoto. La fine di tutto.
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