«20»
Enrico arrivò a casa di Delia puntuale come sempre. Quando suonò alla porta e vide la donna indossare una tuta, ci rimase male. «Non vieni con noi?» Chiese confuso. Delia scosse la testa. «Entra un attimo, ho bisogno di parlarti.» Aggiunse subito dopo. Fece accomodare l'uomo titubante verso il tavolo della cucina. «Ciao Enrico!» La salutò Gaia andandogli incontro, lui si abbassò e lasciò che la bambina lo baciasse sulle guance. «Ciao principessa. Ti ho portato una cosa.» Da dietro la schiena tirò fuori un album da colorare. «Grazie!» Gaia afferrò il regalo e guardò la madre con occhi luccicanti. «Posso già colorarlo?» Domandò al bambina saltellando contenta. «Si, tesoro. Vai in camera finché non ti chiamo.» Istruì la madre seria. Gaia annuì e corse nella sua stanzetta. «Devo aver combinato qualcosa di grosso.» Cercò di sdrammatizzare l'uomo. Delia si limitò ad indicare una sedia prendendo poi posto su un'altra di fronte.
Enrico ubbidì controvoglia, non era abituato che qualcuno gli dicesse cosa fare. «Di cosa devi parlarmi.» La incalzò freddamente incrociando le braccia la petto. «Cosa ti è successo in America?» Domandò la donna scrutandolo attentamente. «Ho lavorato e studiato. Cosa vuoi che sia successo?» Rispose l'altro senza nascondere il fastidio. «Dimmi la verità, Enrico. Voglio sentirla da te. Perché sei tornato ora da tua figlia?» Delia arrivò dritta al punto usando un tono pacato. L'uomo sbuffo spazientito. «Te l'ho già spiegato. Ho capito di aver sbagliato e sono tornato per rimediare.» «Perché ora?» «Perché non ora?» Ribatté Enrico sempre più infastidito.
Delia sospirò rassegnata, avrebbe voluto sapere la verità da lui, ma non le lasciava altra scelta. «Quindi non c'entra niente il fatto che tu sia diventato sterile.» Appena lo disse sul volto di Enrico lo stupore si fece largo. «Come... ma cosa... Hai indagato su di me?» Domandò dopo qualche secondo riprendendo il possesso delle sue facoltà mentali. «Tu puoi informarti sugli altri ed io non posso farlo con l'uomo a cui devo affidare mia figlia?»«E' anche mia figlia.» La corresse lui. «E probabilmente sarà anche l'unica. Hai avuto una malattia sessuale, che ti ha reso sterile, vero?» Continuò Delia imperterrita. Voleva la verità e la voleva ora. «Non ti dovevi permettere ti immischiarti in fatti che non ti riguardano!» Enrico scattò in piedi e le puntò un dito contro. «Dopo tutto quello che ho fatto, hai anche il coraggio di violare la mia privacy?» La accusò arrabbiato. «Sei il padre di mia figlia. Sono fatti miei e non vedo perché nasconderlo.» Rispose tranquilla Delia. Sapeva di averlo spiazzato venendo a conoscenza di ciò, ma non si aspettava una simile reazione. A meno che...
«C'è dell'altro, vero? C'è qualcosa che non mi stai dicendo.» Disse Delia e per una attimo notò che negli occhi di Enrico non c'era più rabbia, ma timore di essere scoperto. «Credo che non ci dobbiamo dire altro. Ora se non ti dispiace io e mia figlia dobbiamo andare al cinema.» Tagliò corto Enrico sistemandosi la cravatta e ritrovando la propria compostezza. «Per favore Enrico...» Delia si alzò e gli andò incontro supplicante. «Per una volta nella tua vita, potresti essere sincero come me e dirmi cosa c'è sotto?» Chiese fissandolo intensamente. Per un attimo lo vide vacillare quasi indeciso se parlare o meno, poi ci ripensò e chiamò Gaia. «Andiamo principessa.» Disse l'uomo non appena la bambina li raggiunse. «Ciao mamma!» salutò Gaia baciandola. «Te la riporto a casa tra 2 ore. A più tardi.» L'uomo prese la bambina per mano e uscì velocemente dall'appartamento lasciando la donna sola.
Enrico stava nascondendo qualcosa e Delia non si sarebbe data per vinta finché non lo avesse scoperto.
***
Era passata ormai un'ora da quando Gaia era uscita con suo padre e un'annoiata Delia era seduta sul divano cambiando continuamente canale in cerca di una distrazione. Il suo cervello cercava di dare un senso a tutta quella situazione. Era evidente che il suo ex le stava omettendo qualcosa e nel mentre che erano stati separati si era dato alla pazza gioia. Stranamente quest'ultima considerazione non la colpì come al solito. Quando ripensava a lui nei primi tempi dopo la separazione, lo sperava a struggersi per amore come lei, ma evidentemente le cose non erano andate proprio così. Si rese conto che arrivati a quel punto non rappresentava più un problema per lei. Il dilemma ora era capire cosa lui non le stesse dicendo. Era rimasto il solito ragazzino egoista che vuol fare sempre tutto di testa sua e sicuramente dietro a tutto ciò c'era un secondo fine. C'era sempre stato quando si era trattato di lui in passato. Un mazzo di fiori equivaleva a qualcosa da farsi perdonare. Dei cioccolatini per rubarle il primo bacio e una stanza dall'albergo con una vista mozzafiato per prendersi tutto il resto. Ogni volta che lui era stato gentile, romantico o premuroso era soltanto perché voleva qualcosa in cambio da lei. Quando era una ragazzina e lo vedeva con gli occhi dell'amore non aveva notato queste "coincidenze", ma con il tempo riflettendo su ogni situazione era giunta ad una sola conclusione: Enrico non faceva mai niente per niente. Alla luce di ciò sperava solo non stesse usando Gaia e che una volta raggiunto lo scopo non se ne tornasse da dove era venuto abbandonando nuovamente sua figlia.
Spense la televisione innervosita da quel pensiero. Se solo quell'idiota di Enrico avesse provato a far soffrire la sua piccola, lei non gliela avrebbe fatta passare liscia, non questa volta. Stava immaginando vari tipi di tortura per l'uomo quando sentì dall'esterno un'imprecazione.
Cristian...
Si avvicinò alla porta e posò l'orecchio sul legno per ascoltare meglio. Sentì che il ragazzo dell'appartamento accanto stava armeggiando con le chiavi maledicendo di tanto in tanto la porta d'ingresso. Improvvisamente udì un rumore metallico di chiavi cadute ed una serie di colpi inferti al legno con violenza. Per un attimo temette che Cristian potesse sfondare la porta, poi subito dopo il silenzio.
Ancora silenzio.
Lentamente Delia aprì la porta e spiò il ragazzo per vedere cosa fosse successo. Cristian era seduto per terra con la schiena contro l'uscio, il borsone da lavoro su un fianco e lo sguardo perso nel vuoto. La donna varcò la soglia e si avvicinò senza far rumore. Lui sembrava completamente perso nei suoi pensieri, non aveva mai visto gli occhi di Cristian così spenti. Il ragazzo si girò di scatto sentendosi osservato e incontrò per un attimo le iridi nocciola di Delia che si accostava sempre più.
Si alzò bruscamente raccogliendo le chiavi e cercando invano di entrare nel suo appartamento. Delia posò delicatamente una mano sul suo avambraccio e l'uomo si bloccò. I muscoli di Cristian dapprima rigidi si rilassarono sotto il suo tocco. Girò la testa per guardarla, era bella come sempre, se non di più.
Delia posò la mano libera sul viso dell'uomo e ne accarezzò i contorni. Aveva notato subito le profonde occhiaie del ragazzo e quell'espressione di sofferenza che mai avrebbe voluto vedere.
«Mi sei mancato.» Disse lei in sussurro. Tre parole. Tre semplici parole che riportarono come un lampo la luce negli occhi del vigile del fuoco.
★R
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