«19»
«Mamma, Cristian ti ha portato il nostro regalo per il tuo compleanno?» Chiese improvvisamente Gaia sabato mattina mentre faceva colazione. «Il vostro regalo?» Domandò confusa Delia ripensando alla sera precedente. La bambina annuì vigorosamente e sorrise orgogliosa. «E' stata mia l'idea e lui mi ha aiutato. Non lo ha ancora portato? Forse si è dimenticato.» «O magari è stato impegnato con il lavoro.» Mentì la donna ricordando il pacchetto di Cristian che volava giù dalle scale dopo il calcio di Enrico.
«Aspettami qui, tesoro, arrivo subito.» Istruì l'infermiera avviandosi verso l'ingresso. Forse con un po' di fortuna avrebbe trovato il regalo di sua figlia e Cristian ai piani inferiori. Aprì la porta e il suo sguardo fu catturato da qualcosa riposto sopra al tappeto. Era il pacchetto che le aveva portato Cristian la sera prima, un po' malridotto, ma ancora tutto interno. Lo prese e rientrò in cucina.
«Aprilo! Aprilo!» Esclamò la bambina vedendoglielo tra le mani. La madre si sedette davanti a lei e cominciò a scartare la carta con mani tremanti. Si rendeva conto che quello sarebbe stato l'ultimo regalo ricevuto dal vigile del fuoco.
«Ti piace?» Le domandò Gaia euforica quasi distesa sul tavolo per poterlo vedere meglio. «E' bellissimo, amore.» Ringraziò la madre. Teneva tra le mani un album fotografico, cominciò a sfogliare lentamente le pagine. Ogni spazio bianco era stato riempito di foto e ritagli di dépliant o biglietti relativi a tutto ciò che avevano fatto in questi anni. Qua e là spuntava qualche disegno o la scrittura ancora insicura di Gaia che le esprimeva il suo affetto.
Si soffermò su una delle ultime foto. Raffigurava un'autoscatto con Gaia sulle spalle di Cristian e lei al suo fianco. Tutti e tre sorridevano sereni durante la giornata passata al parco divertimenti. Sfiorò con le dita il viso di Cristian. Sembrava un uomo diverso da quello che aveva visto la sera prima sul pianerottolo. Nella foto i suoi occhi scuri brillavano, ma ieri di quella luce non ne aveva visto nemmeno un barlume. Faticava a togliersi dalla mente quello sguardo cupo che mai aveva visto sul viso dell'uomo.
«Perché piangi, mamma?» Domandò preoccupata Gaia. Delia portò una mano sulla guancia e si accorse che le lacrime avevano cominciato a solcarle il viso senza che lo volesse. «Sono commossa, tesoro. E' un regalo bellissimo!» Le rispose asciugandosi velocemente le lacrime ed alzandosi per abbracciarla. La strinse forte a sé cullandola dolcemente. «Sono la mamma più fortunata del mondo ad avere una bambina speciale come te!»
***
Delia evitò per qualche giorno le telefonate ed i messaggi di Enrico. Lui aveva provato a chiederle scusa, ma lei lo conosceva abbastanza bene da sapere che se si fosse presentata nuovamente l'occasione avrebbe avuto la medesima condotta. Ad ogni modo non poteva evitarlo per sempre, era pure sempre il padre di sua figlia. Così gli inviò un freddo messaggio accordarsi che venisse a prendere Gaia la sera stessa. Questa volta lei non sarebbe andata con loro.
«Lambri, come mai il tuo bel pompiere non viene più a salutarti?» Domandò Federica, una sua collega della reception. Delia stava terminando la compilazione di alcune cartelle cliniche sul bancone. Guardò la donna valutando cosa dirle, non parlava molto spesso con lei, ma a pelle le sembrava una persona gentile. «Non mi dire che ti sei fatta scappare quel gran pezzo di manzo?» Le chiese incredula. «Diciamo che non sempre le cose vanno come vorremmo.» Le rispose l'infermiera cercando di evitare l'argomento. «Accidenti, che peccato! Mi divertivo un mondo a vedere verdi di invidia alcune delle tue colleghe vipere!»Continuò la donna sorridente. Delia ricambio il sorriso, ricordando tutte le volte che Cristian era venuto a trovarla in ospedale e la faccia delle sue colleghe che lo guardavano sognanti da lontano. Era suo allora e aveva occhi solo per lei.
«Starai mica uscendo con quell'avvocato della settimana scorsa?» Chiese Federica con occhi sognanti. Anche Enrico era passato dall'ospedale per salutarla, ma nonostante l'eleganza non aveva attirato lo stesso numero di sguardi di Cristian. «Ma come fai ad essere così informata? Mi spii per caso?» Chiese Delia scherzando solo in parte. Quella donna aveva occhi e orecchie ovunque.
Federica buttò indietro la testa e scoppiò in una risata fragorosa. «Da questo computer io tengo d'occhio tutti! Sono onnisciente e onnipresente!» Continuò divertita indicando il terminale davanti a sé. Delia rise insieme a lei scaricando un po' della tensione, poi ebbe un'improvvisa illuminazione. «Da qui poi vedere proprio tutto?» «Dipende cosa intendi per tutto.» Disse l'altra saccente. «Puoi visionare la storia medica di una persona? Anche se è stata in altre strutture all'estero?» Domandò mentre un'idea prendeva forma nella sua mente. «Certo! Mi serve un nome, cognome e una data di nascita e posso fare miracoli! » Rispose Federica sedendosi nella sua postazione. Posizionò le mani sulla tastiera e guardò l'altra donna con un sorriso furbo. «Scopriamo gli altarini di qualcuno, ma mi raccomando: acqua in bocca! Io e la privacy non siamo molto in sintonia.»
★R
[Nella foto: Gaia]
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