«17»

Venerdì sera Enrico passò a prendere Delia e Gaia puntuale come sempre. «Buon compleanno!» Le disse l'uomo non appena lei gli aprì la porta. «Questi sono per te!» Aggiunse porgendole un mazzo di rose rosse che teneva nascosto dietro alla schiena. Sfoderò il suo sorriso seducente e Delia non riuscì a far altro che balbettare un "Grazie" colta alla sprovvista.

«Ciao Enrico!» Lo salutò felice Gaia. Aveva ancora delle difficoltà a vederlo come suo padre, ma pian piano si stava affezionando a lui. «Ciao principessa! Ma siete tutte e due bellissime questa sera!» Si complimentò l'uomo guardando prima la figlia e poi la madre. «Andiamo?» Domandò dolcemente. Delia annuì, mise i fiori in un vaso con dell'acqua e raggiunse Enrico e Gaia sul pianerottolo chiudendo la porta a chiave.

Non poté far a meno di lanciare un'occhiata all'appartamento di Cristian, chissà se anche lui stava pensando a lei come aveva fatto Delia dalla loro litigata. Mise le chiavi nella borsetta e si incamminò sui tacchi alti. Quella sera aveva deciso di curarsi più del solito. Indossava un tubino nero elegante, aveva raccolto i capelli castani lasciando qualche ciocca libera ad incorniciarle il viso e si era anche dato attenzione al trucco più del solito. «Sei uno splendore.» Le sussurrò all'orecchio Enrico poggiandole una mano alla base della schiena così da guidarla verso la sua costosa auto.

Fanculo Cristian.

Dopo un'iniziale momento di sconforto si era ripromessa di non lasciarsi più distruggere da un uomo. Quella sera voleva dimostrare a sé stessa che stavolta era rimasta illesa dalla loro rottura, anche se nel profondo sentiva di essere incompleta.

Basta.

Forse era destino che le cose con Cristian non funzionassero, era inutile rimuginarsi sopra. Era il giorno del suo compleanno e voleva goderselo.

Raggiunsero un ristorante molto elegante in centro. Il cameriere vestito di tutto punto li fece accomodare sulla terrazza esterna, dalla quale si poteva ammirare la città illuminata. «E' bellissimo!» Esclamò Delia stupida dal panorama. «Mai quanto te.» Ammiccò Enrico prendendole la mano e baciandone il dorso. La fece accomodare spostandole la sedia ed eseguì la stessa operazione con Gaia che rise divertita. Ordinò al cameriere il miglior vino che avessero e Delia lasciò anche che scegliesse dal menù per entrambi.

Il confronto con Cristian nella sua mente era inevitabile. Lui non le avrebbe mai spostato la sedia con galanteria e al massimo le avrebbe portate a cenare in un fast food.

«Sei silenziosa stasera.» Disse Enrico una volta che ebbero finito di cenare. «Non ti ho ancora visto sorridere di questa sera. C'è forse qualcosa che non va?» Domandò chiamando con un cenno il cameriere. «Va tutto bene.» Rispose troppo velocemente la donna. Lui le fece un sorriso rassicurante mentre il cameriere si avvicinava a loro. «Desidera?» Domandò l'uomo professionale. «Può accompagnare la mia principessa dalle animatrici?» Chiese Enrico all'uomo indicando Gaia.

Delia lo guardò stranita. «Tranquilla tesoro, qui hanno un'area bimbi molto divertente, almeno non ti annoierai insieme a noi grandi.» Enrico prese la mano di Gaia e cercò di convincerla. La bambina annuì e guardò la madre in cerca di un consenso. Delia non poté far a meno di pensare alle parole di Cristian "La prossima volta potreste lasciarla da una baby sitter allora, così non disturberà voi piccioncini!". Decise di incoraggiare la figlia con un sorriso, forse Enrico aveva ragione e si sarebbe annoiata in compagnia di due adulti.

Cristian non avrebbe mai pensato a questo.

«Vai pure con questo signore. Gioca con gli altri bambini e quando sei stufa basta che lo dici a qualcuno e verremo a prenderti, ok?» Delia tranquillizzò la figlia. Le scocciava lasciarla nelle mani di perfetti sconosciuti, ma doveva tener a freno il suo attaccamento morboso. Enrico era il padre e se aveva deciso così probabilmente sapeva quel che faceva, non era uno sprovveduto.

Gaia si allontanò con il cameriere. «Allora piccola, dimmi cosa c'è che non va.» Asserì Enrico poggiando i gomiti sul tavolo e trapassandola con i suoi bellissimi occhi azzurri. «Davvero, non è niente.» Negò Delia. L'aveva chiamata "piccola"come faceva tanto tempo fa... Enrico le sorrise rassegnato e si sistemò gli occhiali sul naso. «So che mi stai mentendo, non hai imparato ancora a nascondermelo nonostante questi anni di lontananza.» Disse allungando una mano per appoggiarla su quella di Delia sul tavolo. «Ma so anche che se non vuoi dirmelo, non lo farai, quindi è inutile insistere.» Concluse intrecciando le sue dita con quelle delle donna. Delia lo lasciò fare godendosi la sensazione di pace che le suscitava quel tocco. «Grazie.» Disse piegando leggermente la testa di lato. Poi sospirò e sentì l'irrefrenabile necessità di parlare con qualcuno. «Si tratta di Cristian... noi, abbiamo... abbiamo chiuso.» Spiegò e dicendolo ad alta voce si rese conto che era così.

Era finita.

Lui non si sarebbe ingelosito per averla vista uscire con Enrico vestita in quel modo. Non le aveva nemmeno fatto gli auguri per il compleanno. Non avrebbe più potuto chiamarlo ogni volta che aveva bisogno di lui.

«Hai fatto la scelta giusta.» La consolò Enrico sollevato. "Peccato che mi abbia lasciato lui" pensò Delia, ma non disse niente, si limitò ad annuire. «Sei una donna di classe Delia, non meritavi un uomo con il quoziente intellettivo di una scimmia.» Continuò Enrico e Delia provò un'inspiegabile fastidio. «E' l'uomo più buono che io conosca. Se non ci fosse stato lui non so come avremo fatto io e Gaia in questi anni.» Senza volerlo Delia si sentì in dovere di difenderlo. «Lo capisco.» Stavolta era Enrico a provare fastidio. Ritirò la mano e frugò all'interno della tasca della giacca. «Vorrei darti il tuo regalo, se sei d'accordo.» Aggiunse estraendo una scatolina blu e porgendola alla donna. «Enrico, non dovevi!» Esclamò incredula Delia afferrandola. «Questo ed altro per te, piccola. Aprila!» Ammiccò seducente l'uomo. Delia annuì e fece come gli aveva detto.

«Grazie, è davvero bellissima!» Esclamò la donna portandosi una mano alla bocca. Enrico le sorrise soddisfatto e si alzò per avvicinarsi alla donna. Delia tornò a guardare la scatolina contenente la collana di Swarovski. «Posso?» Domandò l'uomo facendole intendere di volerla aiutare. Delia acconsentì e si lasciò mettere la collana, casualmente quella sera non ne indossava. «Ti sta molto bene.» Le sussurrò Enrico dietro al collo provocandole un brivido lungo la schiena.

E se Cristian avesse avuto ragione? E se lei amasse ancora Enrico nonostante tutto?

«Comincia a fare freschetto.» Disse Enrico accorgendosi della reazione della donna, si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle. «Non vorrei che ti ammalassi.» Aggiunse tornando poi a sedersi al suo posto soddisfatto. «Ti ringrazio molto.» Biascicò Delia imbarazzata mentre le sue gote arrossivano.

Parlarono ancora per un oretta abbondante. Enrico le spiegò dei casi che stava seguendo con il suo studio legale e l'aggiornò sullo stato delle pratiche di riconoscimento di Gaia. Fra non molto sarebbe stato legalmente il padre della bambina e lei avrebbe portato il suo cognome.

Tutto sembrava finalmente aver trovato un senso.

Enrico era tornato e stava facendo quello che lei aveva sperato facesse sin da subito. Non lo giustificava per essersene andato, ma ormai faceva parte del passato. Il dolore, le lacrime e la solitudine erano un ricordo lontano. La sua nuova vita aveva inizio. Aveva anelato per così tanto tempo questo momento che ora le sembrava impossibile stesse accadendo. Un sorriso spontaneo prese forma sulle sue labbra senza che se ne accorgesse. «Amo vederti sorridere, piccola. Voglio che tu lo faccia sempre.» Disse Enrico guardandola intensamente. I suoi occhi ardevano e volevano lei. «Fidati di me!»

★R

[Nella foto: Enrico]  

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