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Le sorelle di Cristian si rivelarono due ragazze molto simpatiche.Presero subito in simpatia Gaia e giocarono molto con lei che si affezionò quasi subito. Il vigile del fuoco si riprese rapidamente dall'influenza e fin troppo presto dovettero salutare Rachele e Rebecca promettendole di andare a trovare durante le vacanze estive in Sardegna. Cristian la prese in giro diverse volte per quel suo attacco di gelosia e lei fingeva di offendersi anche se sapeva che il ragazzo in cuor suo ne era molto lusingato.

I mesi si susseguirono velocemente ed il rapporto tra l'infermiera ed il vigile del fuoco era sempre più saldo. Riuscirono anche durante qualche weekend a fare delle gite fuori porta a Venezia ed a Firenze.

Una mattina come tante Delia portò sua figlia a scuola e non appena fu entrata sentì il cellulare squillare. Lo prese e sul display visualizzò l'ultimo nome che si aspettava di vedere.

«Pronto?»Rispose titubante. «Ciao tesoro, sono io tua madre.» Rispose una voce dall'altra parte dell'apparecchio. "Ho visto chi sei, ma mi chiedevo come mai ti fai viva dopo 3 anni di silenzio." Pensò di risponderle Delia, ma ingoiò il rospo e cercò di essere cortese.«Ciao mamma. Come stai?» La domanda le uscì più freddamente di quando avrebbe voluto. «I soliti acciacchi dell'età, ma per il resto tutto bene.» Rispose l'altra. Delia rimase in silenzio, per niente sorpresa che la madre non le chiedesse come stessero lei o Gaia, domanda che di solito le persone normali avrebbero fatto. «Ti chiamavo perché volevo parlarti di una questione.» Aggiunse la donna tranquillamente. "Che strano!" Il commento sarcastico quasi uscì dalle labbra di Delia, ma il suo buonsenso la fece trattenere.«Di cosa si tratta?» Chiese fingendosi interessata. «E' un argomento che vorrei affrontare di persona con te. Quindi perché uno di questi giorni non vieni a trovarmi?». Delia rimase in silenzio.Riconobbe il tono della voce della Signora Lambri che usava quando tramava qualcosa, ma la curiosità la divorava. Se sua mamma si era fatta risentire dopo tre anni significava solo che qualcosa di grosso bolliva in pentola. «Posso venire ora se vuoi. E' il mio giorno di riposo.» Rispose la ragazza. Ragionò che per raggiungere casa della madre ci avrebbe impiegato circa 20 minuti per l'andata e 20 per il ritorno. Si sarebbe trattenuta il minimo indispensabile e sarebbe stata a casa per pranzo così da poter mangiare con Cristian che tornava dalla caserma. «Questa mattina? Con così poco preavviso? Mi metti in difficoltà tesoro...» Farfugliò la madre presa alla sprovvista. Delia sapeva che la donna non lavorava, gli unici impegni che poteva avere erano dal parrucchiere o dall'estetista.«Potrei essere troppo impegnata nei prossimi giorni. Se è una questione urgente meglio affrontarla subito.» "E senza Gaia."Aggiunse mentalmente.

La bambina aveva visto solo per il suoi primi anni di vita la nonna, poi era sparita e la riconosceva solo grazie a delle vecchie foto.«D'accordo.» Acconsentì dopo qualche momento di esitazione. «Ti aspetto fra mezzora. A dopo» Concluse la telefonata. «Ciao Mamma.»Salutò Delia, ma la madre aveva già riagganciato.

***

In meno di un quarto d'ora Delia arrivò sotto casa della madre. Il quartiere le ricordava la sua infanzia e i momenti felici che l'avevano segnata. Sorrise ripensando a quei tempi, a come tutto fosse così semplice. Si prese ancora qualche istante per crogiolarsi nel passato, ma involontariamente la sua mente la portò a quella sera di Luglio, appena terminata la maturità, quando aveva dato la notizia ai suoi genitori di stare aspettando Gaia. La sguardo di delusione di sua madre era ben impresso nella sua mente. Avevano dato la notizia insieme lei ed Enrico, il papà di Gaia, tenendosi per mano convinti che insieme avrebbero potuto affrontare tutto. Vana convinzione,frutto di quell'età spensierata.

Enrico faceva parte di una famiglia benestante della zona che dopo aver appreso la notizia lo costrinse a lasciare l'Italia per andare a studiare all'esterno. Non riconobbe mai legalmente sua figlia e non si mise mai in contatto con loro. Delia sapeva che se si fosse rivolta a giudici ed avvocati avrebbe potuto costringere il padre a prendersi le proprie responsabilità, ma non se ne faceva niente del suo mantenimento se poi per la famiglia di lui la propria bambina fosse stata sempre considerata un "errore". Così decise di lasciar perdere causando maggior sdegno alla signora Renata Lambri che avrebbe voluto che i due si sposassero per salvare la faccia con le sue amiche della chiesa. Suo padre invece era sempre stato più comprensivo. Purtroppo però era morto di una leucemia fulminante quando Gaia aveva appena compiuto 3 anni e in quel poco tempo che erano stati insieme le aveva voluto molto bene.Quando era venuto a mancare Delia non era più riuscita a convivere con il disprezzo della madre, sapeva che avendo perso il marito che tanto amava stava soffrendo molto, ma la situazione era diventata ingestibile. Ogni giorno rinfacciava a Delia e a sua figlia di essere stata la sua rovina e le giornate erano un susseguirsi di discussioni su ogni piccolezza. Appena terminati gli studi e trovato un lavoro distante da quel luogo, la ragazza aveva riempito una valigia con le sue poche cose e se n'era andata con la figlia a seguito. Era statala miglior scelta che potesse fare per lei e per Gaia. Inoltre così facendo erano andate ad abitare vicino a Cristian, ritrovando la serenità che avevano perduto.

Ritornando al presente scese dall'auto e si avvicinò al citofono della madre.Fece dei respiri profondi per scacciare gli ultimi pensieri e premette il pulsante. Dopo qualche secondo la voce elettronica della signora Lambri chiese chi fosse e Delia si annunciò. Varcò il portone e salì al terzo piano trovando la donna sulla porta. Con lei il tempo sembrava essersi fermato, portava i capelli castani nella stessa acconciatura di sempre, il trucco e la manicure perfette come appena fatte. «Tesoro...» La salutò abbracciandola appena. Delia non poté fare a meno di approfittare di quel gesto d'affetto chele scaldò il cuore, anche se a suo parere durò troppo poco. Renata la fece accomodare in salotto, anche quello rimasto invariato nel tempo. Lo stile classico e gli innumerevoli soprammobili facevano capolino in tutta la casa. La madre andò in cucina a preparare il caffè e una volta pronto lo servì alla figlia.

«Come stai cara?» Domandò stranamente interessata. «Molto bene, anche Gaia sta bene. Sai è cresciuta molto dall'ultima volta che l'hai vista.» Delia le lanciò una frecciatina sorseggiando la bevanda scura. La madre sorrise senza divertimento. «Posso immaginare. Dove vivi adesso? Dove lavori?» Chiese nuovamente Renata sorvolando sul tono della figlia. Delia depositò la tazzina sul piattino e cominciò a spiegare alla madre della sua nuova vita, quella di cui a lei non era mai interessato farne parte. Sorvolò nel raccontarle di Cristian, ma volutamente fece sembrare ogni cosa che la riguardasse meravigliosa solo per poter vedere la reazione della madre. «Mi fa molto piacere.» Concluse la donna dopo che Delia ebbe finito di esporre. «Anche a me. Ma dimmi, di cosa volevi parlami?» Chiese la ragazza controllando l'orologio al polso. «Beh, visto che non ci vediamo da tanto tempo pensavo sarebbe stato carino fare un po' di conversazione prima.» La sgridò la donna accavallando elegantemente le gambe. «Mi pare che l'abbiamo fatta. Ora arriva al punto!»Rispose l'altra imitando lo stesso gesto. «Come vuoi.» La madre assunse un'espressione seria. «Qualche giorno fa è venuta a trovarmi una persona.» Cominciò la madre mantenendo il contatto visivo. Delia annuì appena per farla proseguire. «Mi ha chiesto dite e della bambina. Vuole incontrarvi.» Aggiunse sorridendo al ricordo. «Di chi stai parlando?» Chiese Delia sbiancando, dentro di sé sapeva già chi potesse essere. «Enrico. E' tornato in Italia.Vuole rivedere te e conoscere Gaia, non è più un ragazzino spaventato dal volere dei genitori. E' un uomo di successo ora ed è anche molto bello. Non sei contenta?» Renata non poté fare a meno di fare un sorriso a trentadue denti per quella che secondo lei era la notizia più bella degli ultimi anni. Finalmente le cose si sarebbero sistemate, sarebbe andato tutto come doveva essere. Delia rimase immobile, completamente impassibile. Enrico doveva essere andato in quella casa non sapendo in che altro modo mettersi in contatto con lei. Ma la domanda le sorgeva spontanea, perché proprio ora? Perché non prima quando effettivamente aveva avuto bisogno di lui? Perché sua madre non smetteva di sorridere? E perché lei aveva la strana sensazione che Enrico non sarebbe stata una soluzione ma un grosso problema?


★R

[ Se hai sbagliato è uguale anche se adesso fa male. Se hai amato era amore e non è mai un errore...]

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