||8.||

Un forte temporale illuminava il cielo della metropoli con i suoi lampi, mentre scrosciante pioggia cadeva incessante sulle strade.
Kathleen fissava le piccole gocce che si erano fermate sulla finestra di camera sua, le braccia incrociate e il viso senza espressione, neutro. Sembrava persa nel suo subconscio, sovrastata dai pensieri e preoccupazioni verso suo marito, dopo aver visto con i suoi occhi la realtà che si celava dietro al Quinto Settore.
Una notifica del suo computer portatile, posto sopra il letto, la fece tornare alla realtà; dopo una notte di ricerche, finalmente era riuscita a scovare qualche informazione sull'associazione, anche se tutti i documenti online erano protetti.
Le sue mani inesperte non sarebbero riuscite ad indagare a fondo in quei cumuli di file scaricati e database, perció le stava balenando nella mente un'idea molto difficoltosa da mettere in atto.
Eppure, era convinta che solo quei ragazzi potessero darle una mano; prima pero', avrebbe chiesto il consenso di Mark e Jude, sicura che loro avrebbero comunque accettato, data la piena fiducia che riponevano nella donna.
Aveva mandato un messaggio ell'ex capitano della Raimon, ora allenatore, invitando sia lui che l'amico a casa sua per discutere in tranquillità e senza impegni.
Probabilmente, con il temporale che sovrastava la citta', ora i due la stavano maledicendo.
Scese le scale dopo aver stampato tutta la documentazione che era riuscita ad avere, portando il malloppo al piano inferiore assieme al suo portatile.
Sistemo essi sulla penisola in cucina, mentre si sedeva su uno dei due alti sgabelli che stavano intorno ad essa.
Accese una sigaretta nell'attesa che i suoi due ex compagni suonassero il campanello, ed il momento non tardó affatto ad arrivare.
Accolse entrambi con un sorriso tirato, non prima di aver aperto una finestra per arieggiare il locale e far andar via l'odore del fumo.
Jude, che da sempre è stato un ragazzo dalla spiccata intelligenza e perspicacia, notó subito l'aspetto stanco della bruna; indossava dei pantaloni della tuta grigio chiaro e una semplice t-shirt bianca, ma non erano i banali indumenti a far venire dubbi al ragazzo.
Gli occhi di Kathleen erano spenti, circondati da evidenti occhiaie e i capelli erano legati in quello che doveva essere uno chignon alto, ma molto disordinato.
Ed in più, seppur avesse aperto la finestra, poteva sentire distintamente la puzza del fumo di sigaretta ed il mozzicone nel posacenere in cucina affermó la sua ipotesi.

-Tutto a posto, Kate?- chiese indagando, mentre l'interpellata li faceva accomodare al tavolo nella sala da pranzo.

-Si, tutto bene.- rispose la ragazza, mentre si dirigeva in cucina a prendere il portatile e i documenti, ben riposti in buste trasparenti. -Ho delle cose da mostrarvi.-

-Come hai fatto a scaricare questi file?!- chiese stupito Mark, mentre digitava alcuni tasti del computer di Kathleen. -Sono settimane che cerchiamo di decifrarli!-

-Bhe, per ora sono solo salvati sul mio computer...- disse la militare, per poi portarsi una mano sugli occhi, stropicciandoli dalla stanchezza in un gesto infantile. -Ci ho lavorato su tutta la notte, ma non è servito a niente...-

-Dovresti riposare.- aggiunse l'allenatore della Raimon. -Scusa se te lo dico, ma hai proprio una brutta cera.- continuó, ridendo sommessamente.

-Dici, eh?- forse, neanche lei si era resa conto del suo malessere, o probabilmente si', ma lo voleva nascondere anche a se' stessa.
Alla ragazza, pero', non sfuggi' l'inusuale silenzio di Jude, sicura che non fosse concentrato soltanto sui fogli che stava leggendo con accuratezza.

-Anche su questi documenti sono tutte informazioni che abbiamo già avuto o decifrate in un codice.- parló finalmente il rasta, forse sentendo gli occhi della padrona casa addosso.

-Se non riusciamo ad aprire il database rimaniamo fermi allo stesso punto...- pensó ad alta voce Mark, mentre prese a sfogliare anche lui il dossier che gli aveva passato il compagno.

-È proprio questo di cui vi volevo parlare.- incalzó finalmente Kathleen, pronta ad affrontare questo discorso. -Abbiamo bisogno di molte paia di mani in più per far sì di portare avanti questa rivoluzione nel miglior modo possibile.-

-Peró possiamo fidarci di nessuno delle altre squadre.- disse Jude.

-Infatti io non sto parlando delle altre squadre in gara...- i due ragazzi guardarono dubbiosi la donna, ignari di ció che potesse avere in mente. -Sto parlando dei miei ragazzi.-

-I tuoi ragazzi?- replicó dubbioso il ragazzo con gli occhiali.

-I-intendi della Marina?- Mark sembrava più intimorito che dubbioso della scelta di lei, dicendo queste parole sgranando gli occhi.

-Si- rispose. -sono i miei due sottoposti. Li ho già contattati e sarebbero disposti a darci una mano.-

-Ti puoi fidare?- chiese, ancor una volta dubbioso, l'ex capitano Royal.

-Certamente. Non li avrei messi in mezzo, non avessi cieca fiducia in loro.- disse Kathleen sicura.
Ancora una volta, alla ragazza i due amici sembravano insicuri, temeva non approvassero quella sua idea, come invece era certa del contrario.
Dopo uno rapido sguardo, Mark le rivolse il suo classico sorriso a trentadue denti, che rilassó i nervi della ragazza.

-D'accordo!- esordii. -Potrebbe essere un valido aiuto!-

-Perfetto.- disse quasi in un sospiro di sollievo. -Li informeró oggi pomeriggio.-
Un forte trillo li fece destare da quel comizio. Era il telefono di Evans, che scusandosi si alzó dal tavolo per rispondere, andando verso la cucina per non farsi sentire.

-Bene...- Anche la ragazza si alzó, recuperando un posacenere sul tavolino vicino alla televisione. -Ti dispiace se fumo?- chiese gentilmente all'ex giocatore, ancora seduto con le braccia incrociate.

-Figurati, fai pure.- acconsentii, aggiungendo anche un gesto cordiale con la mano. -Non avevi smesso?-
Prima di rispondere, la donna inaló il fumo del primo tiro.

-Non si smette mai veramente.- rispose, mentre si appoggiava al tavolino con la schiena, guardando in faccia il suo interlocutore.

-Ti ho vista uscire dal Quinto Settore, ieri.- Kathleen sarebbe caduta per terra dalla sopresa, se solo il suo atteggiamento formato in un accademia militare non glielo avesse impedito.

-E con questo?- assottiglió gli occhi e fece un tiro dalla paglia.

-Come mi posso fidare?-

-Pensi vi stia tradendo? Dopo tutto quello che sto facendo?- mantenne sempre il suo sguardo glaciale, le sue iridi blu puntate sugli occhiali di lui.
Si maledii mentalmente pensando al giorno precedente, quando era uscita dalla sede del Quinto Settore di fretta e furia e non avendo prestato la giusta attenzione.

-Penso tu sappia molto più di quello che dici. E che stia cercando di proteggere qualcuno.- Jude si alzó dal suo posto a sedere.
La bruna non rispose più a colui che era il suo migliore amico, spostando lo sguardo verso il posacenere ove fece cadere gli eccessi della sua sigaretta. -Cos'ha in mente in realtà, Axel? Sono sicuro che a te non avrebbe mai mentito.-

-No, non mi avrebbe mai mentito.- schiacció il mozzicone contro l'oggetto in vetro, spegnendo completamente la cicca che aveva in mano. -A voi basta sapere questo.- concluse incrociando sicura le braccia.

-Cosa stai cercando di dirmi?-

-Cosa stai cercando di farmi dire?-

Se qualcuno li avesse visti, avrebbe giurato che uno l l'altro avrebbe prima o poi tirato fuori una pistola, come un duello nel vecchio West.
Si guardavano con fuoco negli occhi, cercando di sovrastarsi l'un l'altra, ma senza risultati; per loro era stato così fin da quando erano ragazzini, seppur avessero sempre giocato nelle stesse squadre, erano stati in competizione per tutta la loro carriera.
Si volevano bene, questo era certo, e questa "guerra" li divertiva, facendo in modo di dare tutto loro stessi in ogni torneo.
Kathleen si era accorta che l'amico avesse sofferto quando lei entró in Marina, ma comunque mantenendo sempre quel distacco e quella freddezza simbolo di Sharp.

-Eccomi!- il rientro nella stanza di Mark convinse i due a finire quella conversazione, tornando tutti ai loro posti e discutendo sull'entrata dei due sottoposti di lei nella rivoluzione.
Prima che i due misero piedi fuori da casa sua, il rasta lanció ancora un'occhiata furtiva alla ragazza, che comprese come sfida.
Quando finalmente poi chiuse la porta, l'Ufficiale fece un lungo sospiro di sollievo, finalmente uscita da quella scomoda situazione.
Si domandava se Jude avesse veramente compreso quello che in realtà intendeva, se la sua perspicacia e astuzia l'avrebbero portato sulla giusta strada come sempre.
Confidava nell'intelligenza del suo amico, mentre senza indugiare prese in mano il telefono, digitando il numero di uno dei suoi due sottoposti: il Tenente Tennessee.

-Pronto?-

-Pronto, Tennessee? Sono il Capitano Smith. Allora, accetti?-

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