||13.||

La mano destra di Ayato Col si posó delicatamente sulla schiena di Kathleen, mentre con l'altra teneva stretta la sua mano. Nessuno dei due, a quanto pare, sapeva ballare perfettamente e così cominciarono a farsi ondeggiare sui piedi, ma comunque a tempo di musica.

-Mi permetta di dirle che ha un vestito incantevole, signorina.- sorrise con fare seducente sotto i suoi baffi perfettamente curati.
Ai lati del salone la ragazza non sapeva definire chi, fra Axel, Jude o Mark, stesse guardando la scena con gli occhi spalancati, mentre la castana continua a sorridere gentilmente al suo interlocutore.

-La ringrazio, ma non credo che...- con il suo tono da damigella insicura, la militare sapeva di star riuscendo ad abbindolare l'uomo. E difatti, prima che lei finisse la frase, lui la fermó.

-Oh, vi prego signorina Smith, non autocommiseratevi.- disse, ma questa volta nei suoi occhi Kathleen non vide più l'uomo gentile e raffinato che stava impersonando prima, bensì avevo lo sguardo di un predatore che aveva in pugno la sua preda.

-Lei come sa il mio...-

-Guardi all'interno della giacca, Capitano Smith.-

Ancora una volta, i suoi nervi saldi da militare le imposero di non entrare nel panico, di ragionare con freddezza e distacco, senza lasciar trapelare le sue emozioni.
Non voleva acconsentire all'ordine di quell'uomo viscido e senza scrupoli, ma sapeva che se agiva così tranquillamente ed indisturbato, qualcuno intorno a loro li stava osservando. E non erano alleati della militare...
La sua mano scivoló dalla spalla di Ayato all'apertura della sua giacca, prese fra le dita il tessuto e lo scostó appena.
Tutto era così surreale, i sue continuavano a ondeggiare in mezzo alla pista come se nulla fosse, quando in verità, ció che il criminale le stava mostrano non era altro che la sua pistola, riposta nell'apposita fodera cucita all'interno del capospalla.

-É una minaccia?- chiese, assottigliando gli occhi azzurri contornati da una sottile e lieve linea di eye-liner.

-Non la minaccerei, ma so che lei non mi ascolterebbe, Capitano Smith.- strinse ancora di più la presa sulla schiena della ragazza, spingendola contro di sè. L'odore di tabacco e vino le inebriavano fastidiosamente le narici e fu costretta a poggiargli le mani sul petto, per allontanarsi un poco dalla sua figura.

-Cosa vuole ottenere da me? O dal Quinto Settore?- chiese secca, senza distogliere le sue iridi color del mare a quelle color caffè dell'uomo. Lui sorrise, un sorriso viscido, a tratti metteva timore.

-Non ne dovremmo parlare qui, non crede?- Kathleen riuscii a staccarsi e fare un leggero passo indietro da quell'individuo, ma continuando a guardarlo direttamente negli occhi.
-Confido che lei mi segua, signorina.- picchiettó sulla giacca, proprio dove sotto vi era l'arma. Non ci mise molto a capire che doveva seguirlo senza oviezioni.
Ayato Col si stava dirigendo verso il grande giardino e la bruna lo seguii, ma prima di scomparire dietro le vetrate fece un gesto con la mano, sicura che i suoi sottoposti la stessero guardando.

Dall'altra parte del salone, l'Imperatore del Quinto Settore si era isolato completamente; anche se intorno a lui aveva molte persone e invitati che lo riempivano di domande, aneddoti o si complimentavano per il lavoro svolto, la sua attenzione era solamente su una persona.
Quando aveva visto la mano di Col adagiarsi sulla schiena di Kathleen, la sua mano strinse così forte il bicchiere di vino che pensó di romperlo.
Perchè lei stava ballando con lui? Cosa stava cercando di fare? Attirare la sua attenzione e gelosia? Impossibile, non era da lei e sapeva che facendolo soltanto ingelosire lui non si sarebbe mai esposto.
In fondo era consapevole che anche la ragazza non si sarebbe mai azzardata ad avvicinarsi o ad un contatto, avrebbe rischiato di far trapelare il loro segreto e di metterli entrambi in pericolo.
Si passó una mano sul viso, pensieroso.
Adagió il bicchiere sul primo piano che trovó e si ricompose, rivolgendo nuovamente la sua attenzione agli invitati.
Cercó di distrarsi, discutendo e chiacchierando, ma il pensiero di Kathleen era un chiodo fisso nella sua mente e ogni distrazione che si impose non era sufficiente.
Cosa doveva fare?

John Tennessee si irrigidì di fianco a lui e imprecó a bassa voce, mentre roteava gli occhi ovunque cercando Annie.

-Che succede?- chiese Jude, preoccupato dallo sguardo teso e intimorito del ragazzo di fianco a sé.

-La copertura di Kate è saltata.- disse, proprio mentre scorse la sua collega muoversi a passo svelto verso di loro.

-John, hai...- cominció a parlare la bionda, ma fu subito bloccata dal giovane.

-Si. Dobbiamo aiutarla.-

Tutto stava accadendo così velocemente e quasi in modo vorticoso alla vista dell'ex giocatore, che prontamente fermó entrambi i due militari prendendoli per il polso, esortandoli a spiegare cosa stesse succedendo.
Subito furono restii, ma poi spiegarono quel che bastasse al ragazzo per fargli capire che Kathleen si trovasse in pericolo.
Jude certamente non si sapeva muovere come loro, ma era un calcolatore, come un regista che sapeva come muovere meglio la camera. Doveva aiutare i due ragazzi, ma soprattutto doveva mettere fuori pericolo la castana, che nel frattempo era scomparsa dietro le scure vetrate che portavano al giardino.
Senza che i due potessero obiettare sul suo coinvolgimento, il rasta si mosse verso Mark e Celia.

-Jude, che sta succedendo?- chiese Celia, preoccupata dopo aver visto la sua amica andare via con Ayato Col.

-Non siamo sicuri che Kathleen sia al sicuro.- disse subito, in risposta alla sorella.

-Che dobbiamo fare?- stranamente, Mark riusciva a tenere i piedi saldi e a placare il nervosismo.

-Se ne occupano John e Annie. Voi dovete stare con i ragazzi della squadra, non dovete perderli di vista.- l'ex giocatore della Raimon aveva un tono autoritario e signorile, nulla ad invidiare ad un Ufficiale.

-E tu che vuoi fare?- chiese il ragazzo con la fascia arancione.
Jude sospiró, fissando i suoi due compagni; in fondo, anche lui iniziava a sentire l'ansia crescere dentro di sé, ma non riusciva a comprendere se fosse preoccupato per Kathleen o su quello che stava escogitando.

-Io...- cominció per poi rivolgere lo sguardo verso una sola figura, stretta in un completo rosso che contraddistingueva il suo personaggio. -Devo fare due chiacchiere con qualcuno...-

Axel non riusciva proprio a darsi pace. Con lo sguardo cercava Col e Kathleen, ma sembravano spariti nel nulla, inghiottiti dalla folla di invitati.
Dov'era sua moglie?
Il biondo sapeva che razza di uomo fosse Ayato Col: giocava con le finanze e i soldi che racimolava non sapeva cosa se ne facesse, ma a giudicare dal pieno potere che aveva in quel momento sul Quinto Settore, poteva arrivarci facilmente.
La ragazza poteva trovarsi in pericolo e questo pensiero spaventava il falso Imperatore più di qualsiasi altra cosa.
Se le fosse accaduto qualcosa a causa sua o dell'associazione non se lo sarebbe mai perdonato.
Senza dare nell'occhio, soprattutto a Cinquedea che gli stava attaccato da tutta la sera, con una scusa andó nei bagni a sciacquarsi il viso e per prendere una boccata d'aria da tutta quella situazione.
Si sentiva seguito, ma non vi fece troppo caso, convinto fosse uno dei presenti che come lui stava semplicemente andando verso le toilettes.
Aprii l'acqua del rubinetto facendola scorrere il più fredda possibile, bagnó le mani e se le passó sul viso, inumidendo per sbaglio anche qualche ciuffo turchese che gli ricadeva sulle tempie.
D'un tratto sentii il chiavistello della porta chiudersi; alzó la testa di scatto guardandosi sul lucente specchio posto sopra il lavabo e dietro di lui vi era Jude, appoggiato a braccia conserte sul legno.
Si voltó anche lui, poggiando la schiena sulla ceramica splendente e candida del lavandino e ponendo le mani nelle tasche, mentre un finto sorrisetto gli si apriva sul viso.

-Cogliermi alle spalle non è il tuo stile.- disse, guardando l'amico direttamente negli occhi, come se volesse vedere il suo sguardo attraverso le spesse lenti verdi.

-Non ti facevo così ingenuo, Axel. Qualcosa non va?- disse con tono di scherno, provocando così un'immediata serietà sul volto del ragazzo biondo.

-Ti prego di non chiamarmi...-

-Smettila con questa farsa.- lo bloccó subito Jude. -So tutto di te, il tuo piano e...- fece una lieve pausa. -...di Kate. Mi ha detto tutto.-

Axel non era un ragazzo stupido, sapeva non dover negare l'evidenza e se sua moglie si fidava di lui allora doveva incominciare a farlo lui stesso. Eppure, quell'improvvisa insicurezza nel tono del suo ex compagno lo aveva sorpreso.

-Non hai chiuso il bagno a chiave soltanto per dirmi questo.- si rilassó, togliendo le mani dai tasconi dei suoi pantaloni rubino e appoggiandoli alla ceramica del lavandino. -Il che potrebbe provocare una strana reazione degli invitati, se l'Imperatore si chiude nel bagno con un altro uomo. I loro pensieri potrebbero essere destabilizzanti e esilaranti allo stesso tempo, credi?-

-Il tuo sarcasmo fuori luogo non è adatto alla situazione, amico mio.- si sistemó i suoi spessi occhiali con un dito. -Sono qui per Kate.-

L'Imperatore fasullo tornó ad irrigidirsi pensando alla ragazza che amava; Jude portava un messaggio da parte sua?
Eppure, il silenzio e i modi tesi dell'amico non rincuoravano l'animo tormentato del biondo, non era dal rasta esporsi preoccupato.
-Ayato Col sa chi è Kathleen. Sa che è un'ufficiale della Marina.-

-Certo che lo sa, Cinquedea gli avrà sicuramente detto che...-

-No, Axel, non è questo.- per la seconda volta in un discorso, Jude lo interruppe. -Col è sotto il mirino della Marina Militare da mesi ormai, possibile non lo sapessi?-

Il ragazzo si sentii uno stupido: ecco cosa volesse dire, quel giorno, Cinquedea! Non avrebbe dovuto far arrivare l'invito alla Raimon, aveva cercato di allontanare la donna che amava in tutti i modi per tenerla al sicuro.
Sapeva che non lo fosse in un posto del genere, ma lui non ci aveva dato peso! Non poteva che assumersi tutte le colpe.

-Dov'è adesso mia moglie?- chiese, ormai sudando freddo.

-Non lo sappiamo, l'ha esortata a seguirla fuori e sono come scomparsi...- disse tutto d'un fiato -...i suoi sottoposti la stanno cercando.-

-Ha portato due Ufficiali!?- sbraitó. Voleva picchiarsi autonomamente e si stava maledicendo da solo per aver coinvolto così tante persone.

-E cosa doveva fare?!- rispose a tono anche l'amico. -Non ci avessi tenuto all'oscuro del tuo folle piano solitario, a quest'ora Kate non rischierebbe di farsi del male!-

Axel rimase zitto. Le parole di Jude lo avevano trafitto come una miriade di proiettili mortali, ma era arrivato ad una conclusione: il modo in cui lui gli parlava, come fosse preoccupato per Kathleen, il suo tono insicuro e la voce rotta...quando la guardava ballare con quell'uomo, le mani strette a pugno e i denti serrati; o poco prima, quando aveva fatto fatica a pronunciare il suo nome e quello di sua moglie nella stessa frase.
Forse non era il momento adatto, ma doveva capire tutta la situazione.

-Hai ragione...- disse puntando lo sguardo a terra, con rammarico.
Cominció a camminare a destra e sinistra, il viso corrucciato e gli occhi rivolti alle piastrelle come se stesse cercando le parole sul pavimento le parole.

-Axel, che cosa dobbiamo...- Jude non finii la frase.

-Tu l'hai sempre amata, vero?- sputó fuori il ragazzo vestito cremisi, rivolgendo nuovamente le pupille al suo interlocutore.

-C-che cosa...- non vi fu bisogno che qualcuno dovesse interrompere l'altro; il modo in cui il rasta si era irrigidito e la sua improvvisa mancanza di parole permettevano all'Imperatore del Quinto Settore di capirlo perfettamente.

-Da quando eravamo piccoli.- continuó. -Tu l'hai sempre amata...- ripetè. -...esattamente come me.-

-Io non le avrei mai fatto una cosa del genere.- tentó di replicare.

-Io e te non siamo la stessa persona...- aggiunse Axel.
In non sa quale modo, non era arrabbiato, geloso o possessivo; si fidava di Kathleen e sapeva che se avesse dei problemi sulla loro relazione gliene avrebbe parlato. In egual modo si sentiva in pena per il suo amico, costretto a reprimere un sentimento che difficilmente si riesce a nascondere.

-So che Kathleen ama soltanto te.- rispose lentamente. -Lo accetto, ma anche io ci tengo a lei e non posso farci niente. Quindi, se veramente la ami, devi aiutarci a salvarla.-

I due tornarono a fissarsi intensamente negli occhi e il biondo si riappoggió nuovamente all'oggetto di ceramica. Senza esitazione, pronunció alcune parole.

-Io la amo con tutto me stesso.-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top