||10.||
I petali delicati e candidi della rosa bianca sembravano brillare sotto il primo sole mattutino, ancora umidi di rugiada.
La stessa lapide, in pietra levigata e granitica, era cosparsa di piccole goccioline trasparenti, segni di una brinata invernale.
Kathleen passó un panno sopra tutto il monolito cercando di asciugarlo e lucidarlo; ci teneva molto, anche se poteva sembrare una visione macabra e suggestiva, che la tomba di suo padre fosse in perfette condizioni, non lasciando nemmeno scampo a quei sottili fili di edera che cercavano di crescergli intorno.
Con accuratezza seguii i profili del lastrone in granito con lo straccio, per poi ripulire dalla sporcizia anche la foto incastonata.
Rimase ferma una manciata di secondi a fissare il volto del genitore immortalato, accovacciata scomodamente e ingoiando quel groppo alla gola che le si era formato.
-Tu sapresti cosa fare, vero?- sibiló, come se quell'immagine potesse sentirle, cercando invano un aiuto che sapeva che non era possibile avere.
I suoi occhi vagano come alla ricerca ingenua di un cenno da parte della foto che ritraeva suo padre, forse aspettandosi che davvero si animasse per darle una mano.
Ma Kathleen si rese conto di non trovarsi in un film fantastico, bensì nella vita reale e in essa una mano da parte del genitore non l'avrebbe mai potuta chiedere.
Così si avvió verso l'uscita del cimitero, il passo leggero e lento, la testa china, ma senza mai distogliere l'attenzione da intorno a se'.
Difatti, con la coda nell'occhio, scorse oltre la recinzione in ferro battuto una sagoma molto familiare; non pensava si spingesse a tal punto da seguirla di nascosto.
Proseguii il suo cammino senza attirare l'attenzione del suo inseguitore, come se non si fosse accorta di lui; aspettava soltanto il momento adatto per smascherarlo.
Quando, svoltato l'angolo, un vicoletto stretto e angusto si estendeva tra due abitazioni, vi si nascose, aspettando che il ragazzo cadesse nella trappola.
Non appena vide l'ombra di colui che la inseguiva continuare il suo cammino insospettito dalla sua improvvisa scomparsa, Kathleen uscii dal suo nascondiglio, dando due colpi di tosse per farsi sentire.
Il ragazzo di fronte a se' si irrigidii appena, ma continuando a darle le spalle.
-Quanto sei caduto in basso Sharp?-sibilo' la bruna, aspettando con impazienza e le braccia incrociate una risposta dal suo ex compagno di squadra. -Sei addirittura arrivato al punto di seguirmi di nascosto...- la ragazza si stava ufficialmente chiedendo, come mai, in quei giorni sembrava che i membri dell'attuale squadra giallo azzurra si fossero messi d'accordo per pedinarla. Prima Victor e ora Jude.
-Non lo avrei fatto non avessi degli strani comportamenti.- finalmente il castano incrocio' le sue iridi coperte dagli spessi occhiali con quelle blu della ragazza.
-Non è una scusa.- il tono della militare aveva assunto un che di superiore, autorevole, che avrebbe intimorito anche il peggiore dei delinquenti. Sharp si sentiva un animale in gabbia, ma la sua mente fugace e astuta avrebbe trovato un modo per ribaltare la situazione. -Che vuoi?-
-Non credere che la situazione giochi a tuo vantaggio, Kate...- ammise con superiorità. -So che stai mantenendo un segreto più grande di te stessa.-
A un tratto, e forse per la prima volta, fu lei a irrigidirsi. Forse Sharp le stava solo tendendo una trappola o forse davvero sapeva cosa si celava dietro la sua divisa della Marina Militare; non poteva ne' negare, ne' affrontarlo apertamente mettendo a rischio non soltanto la sua persona, ma anche suo marito.
Decise così di rimanere vaga e sospettosa, cercando di indebolirlo psicologicamente e farlo crollare.
-Anche se fosse- ammise. -a te che importerebbe?-
-Perchè io ci tengo a te.- subito il discorso alle orecchie della bruna parve confuso: il suo tono di voce, la sua espressione e le mani strette a pugno sui suoi fianchi lasciavano intendere che l'uomo di fronte a sè fosse nervoso, agitato. Come se si stesse confidando, mettendo in evidenza quel lato di se stesso che nessuno aveva mai visto. -E anche Mark, Celia...- parlando degli altri suoi due compagni, la voce di Jude si placó, forse piu' per tranquillizzare la sua persona che Kathleen.
-Vieni con me.- gli disse e senza aspettare nemmeno che lui potesse risponderle; si avvió per la sua strada, sorpassandolo e lasciando che le loro spalle si sfiorassero, così da incitarlo a seguirla.
-Ma, Kate...- cercó di intervenire, ma oramai sapeva che non l'avrebbe fermata e l'unica cosa che poteva fare era starle dietro. Proseguirono in silenzio, un paio di metri li distanziava, e la bruna poteva percepire benissimo quel distacco non soltanto fisico, ma anche personale; lei e Jude erano sempre andati molto d'accordo. Amici fin dai tempi delle medie, quando furono presi sotto le grinfie avvelenate del Signor Dark, giocando insieme nella Royal Academy e successivamente nella Raimon Jr. High. Era uno degli amici che conosceva da più tempo, ma ora quella freddezza e rivalità li stava separando.
Era per questo, sia per portare avanti la Rivoluzione, sia per proteggere la loro amicizia che Kathleen decise di rivelare alcuni particolare all'ex centrocampista.
Era sicura, anche se in quel momento si sentiva tensione tra i due, che avrebbe sempre potuto contare sull'intelligenza e la fedeltà del ragazzo.
Finalmente arrivarono davanti casa Smith; il ragazzo non sapeva cosa aspettarsi dalla mente minuziosa della sua amica, ma era certo di una cosa: non avrebbe mai fatto nulla che avrebbe distrutto i suoi piani. Era così calcolatrice, coscienziosa e autoritaria che quasi gli faceva invidia, lui che era conosciuto soprattutto per la sua precisione e accuratezza.
La castana posó le chiavi sul tavolo d'entrata, appoggió la felpa e senza dire niente inforcó le scale, salendo i gradini a due a due.
Tornó dopo una manciata di secondi, trovando l'amico ad appendere educatamente il suo cappotto sull'appendiabiti. In mano, un plico di fogli spesso quanto un'enciclopedia, che adagió non troppo gentilmente sul bancone della cucina.
-Siediti.- gli intimó, spostando uno dei due sgabelli dell'isola, mentre si accomodava su quello a fianco.
-Cosa sono?- il ragazzo non si fece scappare il logo del Quinto Settore stampato sull'angolo di ogni documento.
Prese un paio di quei fogli plissettati l'un l'altro e non ci mise molto a capire cosa avesse sottomano; di fianco a lui, Kathleen non fiatava, limitandosi ad osservare malinconicamente il ragazzo.
-Come hai avuto questa documentazione? Non si tratta di documenti recenti...saranno vecchi di mesi!-
Come sperava, Jude non ci mise molto a comprendere la situazione. I suoi occhi saettavano dai fogli alla bruna e poi ancora dalla bruna ai fogli. Per la prima volta, la ragazza vide l'amico sembrare stranito e confuso.
-Io e Axel avevamo scoperto le intenzioni del Quinto Settore prima che fosse fondato...- ammise, ma distogliendo le sue iridi celesti dalla figura dell'amico.
-Tu e Axel?!- non riusciva a capire esattamente il tono di voce del suo ex compagno. Non sembrava fosse soltanto sbigottito, ma anche...dispiaciuto, malinconico, rancoroso.
Ma d'altronde, a Kate in quel momento non importava delle emozioni altrui, così continuó il suo discorso.
-Prima che partissi per la missione, Axel intercettó alcuni di questi documenti. Decise di unirsi all'associazione soltanto per impedire che potesse impadronirsi definitivamente del calcio.- mentre parlava, gli occhi le cominciarono a brillare di una sorta di tristezza e preoccupazione, che il moro di fianco a lei non aveva mai visto.
-Ma penso che la situazione sia diventata più grande di lui, e che sia in pericolo.-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Qualche giorno fa sono andata alla sede del Quinto Settore.-
-Ma sei impazzita?!- la ammonii subito, sgranando gli occhi da dietro la spessa montatura. -Sanno che sostieni la Raimon!-
-Il piano era quello di infiltrarmi nell'associazione come spia per fornire dati sulla Rivoluzione, ma facendo l'esatto opposto. Nessuno sa che...- si fermó.
Forse non era pronta neanche lei a rivelare al suo migliore amico ció che stava per uscirle dalla bocca. Ma come poteva ancora mentirgli?
-Che cosa, Kate?- Jude sembrava assecondarla, mantenendosi calmo e rilassato, anche se in quel momento i suoi sentimenti stavano diventando sempre più contrastanti. Fissava la castana di fronte a se' con insistenza, forse aveva capito ció che stava per dirgli, ma dentro se', nel profondo, sperava che non fosse la realtà.
-...che io e Axel in realtà siamo sposati.-
In quel momento Kathleen aveva ottenuto soltanto due opzioni: o mandare a monte il piano spifferando ogni cosa al ragazzo, o lasciar perdere e dargli solo queste informazioni.
Ma si fidava.
E così, senza rimuginarci troppo, cominció a parlare, spiegando il fulcro e il contesto intero della situazione, non dimenticandosi di raccontargli perchè avesse chiamato anche il Maresciallo Pember e il Tenente Tennessee.
Sharp peró non la stava ascoltando meticolosamente: era rimasto fermo al discorso precedente, al quale non aveva saputo rispondere e che forse non voleva metabolizzare.
Kathleen e Axel erano sposati.
Quelle parole le rimasero ferme nelle mente, tutto il pomeriggio, che passó con la ex compagna di squadra a discutere. Effettivamente a lei non passó inosservato questo suo strano comportamento; era più staccato, freddo e sensibilmente stranito.
Arrivó alla conclusione che anche a un calcolatore come lui tutte queste informazioni lo confondessero lasciandolo intontito.
Ma per una volta la ragazza si sbagliava e quello che in realtà Jude celava, era un segreto ancora più grande.
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