Posso sopportare

«Va tutto bene, Alexander?»

Sulla via del ritorno, l'altro era diventato via via più taciturno e ora, accostando la macchina, era piombato in un silenzio assordante.

Per i primi momenti non rispose, guardando fisso davanti a sé come impegnato in un conflitto interiore. Magnus poteva vedere in lui la lotta, per via del corpo teso e dell'espressione combattuta che gli scorgeva di profilo. Decise di essere paziente.

«Eri diverso...» sussurrò lui alla fine. «Quella sera, dopo la canzone, eri diverso. È per qualcosa che ho fatto?» Non era riuscito a trattenersi dal confessare il dubbio che lo attanagliava da due settimane.

Magnus rimase spiazzato. Non si era aspettato quella domanda e non sapeva se essere sincero con lui, ma non voleva che Alexander si addossasse colpe che non possedeva. Cercò un modo per non esporsi troppo.

«Assolutamente no, Alexander, non hai fatto nulla di sbagliato.»

«E allora perché?» Si era voltato adesso a guardarlo dritto negli occhi, con uno sguardo carico di evidente frustrazione. Come se questa domanda avesse continuato a tormentarlo per tutti quei giorni e ora fosse semplicemente esplosa.

«E non provare a dirmi che era tutto nella mia testa, anche io l'ho pensato... Ma stasera, fra noi, ho percepito di nuovo la stessa connessione. Non sono pazzo... È vero, non ho esperienze che possano aiutarmi a capire. Ma non ci si può sbagliare fino a questo punto... penso. Stai giocando con me? Se è così ti chiedo soltanto di essere sincero. Lo so che a te piace... divertirti. E non so se io po-potrei... potrei essere la persona che cerchi. Ma devo saperlo. Ho bisogno almeno di saperlo.»

Magnus era sorpreso e intenerito. Sostanzialmente quel ragazzino gli stava dicendo che no, non aveva nessuna esperienza e che no, non era un tipo da una sola notte. E che però quasi lo sarebbe diventato, per lui, a patto di sapere a cosa andasse incontro, di non essere ingannato. La sua dolcezza fece stringere il cuore di Magnus e al contempo allargarlo oltre misura.

«Alexander... tu per me non sei un gioco, non lo sei mai stato.» Lo disse piano, trattenendo il mento del ragazzo con la mano destra e guardandolo negli occhi con devozione.

Voleva che lui percepisse la sua sincerità.

«E non ti sei sbagliato, c'è qualcosa fra noi. Mi dispiace che tu abbia pensato che volessi divertirmi con te come ho sempre fatto con gli altri. Conosco ciò che si dice di me e non negherò che sia assolutamente vero. Non posso cancellare il mio passato, né fingere di essere un'altra persona. Ma tu sei diverso. Le parole che ho cantato l'altra sera erano rivolte a te. Pervadi i miei pensieri ogni secondo di ogni giornata, ed è stato per questo che ho avuto paura. Non sono una persona buona, Alexander. Nel mio passato ci sono cose orribili di cui mi vergogno. Non volevo contaminare la tua purezza con tutto questo e non voglio trascinarti nei miei casini. Questo è il motivo per cui mi sono allontanato l'altra sera e per cui devo farlo adesso.»

«Ti prego, non andare.» Trattenne la sua mano con trasporto, prima che avesse occasione di scendere dalla macchina.
«Lascia decidere me se è troppo o se posso sopportarlo.»

Era quasi una supplica.

«Non potresti, Alexander, te lo assicuro» rispose Magnus con rammarico.

«Sì, invece.»

E poi fece qualcosa di cui, ripensandoci, si sarebbe sempre sorpreso.
Semplicemente lo baciò.

Un bacio dapprima dolce, impacciato, ma allo stesso tempo intenso e vibrante. Con quel bacio cercava di dirgli che non importava quanto Magnus cercasse di allontanarlo, lui non glielo avrebbe permesso. Provò a trasmettergli tutta la propria ostinata caparbietà.

Magnus non perse tempo e rispose con ogni scintilla di quella passione che aveva represso nelle due settimane di distacco. Con la lingua chiese un silenzioso accesso alla bocca di Alexander, che l'altro gli concesse, aprendosi a lui. Le fiamme li consumavano mentre le dita di entrambi esploravano il collo, le spalle, i capelli dell'altro con urgenza, desiderando annullare la distanza fra loro come se fosse possibile fondersi.

"I wanna hide the truth
I wanna shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide [...]

Don't wanna let you down
But I am hell-bound
Though this is all for you
Don't wanna hide the truth
No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come

They say it's what you make
I say it's up to fate
It's woven in my soul
I need to let you go
Your eyes, they shine so bright
I wanna save that light
I can't escape this now
Unless you show me how

When you feel my heat, look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close, it's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide"

Le parole cantate da Dan Reynolds sembrano pronunciate da Magnus stesso e personalmente mi mettono sempre i brividi.

"Demons" è una delle mie canzoni preferite in assoluto e la associo sempre a questo momento della storia per la sua dolcezza e il tentativo disperato di Magnus di proteggere Alec, malgrado il desiderio profondo di aprirgli le porte "del suo regno".
Quando la ascolto, mi fa impazzire.

Spero tanto che la storia vi piaccia, a me sta piacendo scriverla. Vi abbraccio!

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