VENTUNO

Alessandro

Afferro la tavola blu scura e la seguo fuori, in cosa mi sto cacciando, penso tra me e me, ma non riesco a smettere di sorridere.

Vuole insegnare anche a Leo, l'ha detto davvero, questo significa che vuole che lui faccia parte della sua vita, sono pronto a condividerlo? È sempre stato mio e solo mio. E lui come la prenderebbe? E Azzurra? La sua faccina mi si para davanti con i suoi occhioni blu. Panico!

NON CORRERE! Mi ammonisce la vocina interiore.

Inspiro profondamente, mentre affondo i piedi nudi nella sabbia ghiacciata e seguo Andrea lungo il bagnasciuga.

L'acqua fredda lambisce i miei piedi, ed è come se un milione di spilli si conficcassero nella mia pelle.

Dopotutto è solo fine aprile.

Divoro con gli occhi ogni centimetro del suo corpo avvolto in quella muta nera, le caviglie affusolate, i polpacci muscolosi ma slanciati, le cosce toniche.

Mi soffermo un po' di più sul suo culo tondo e sodo, ritto al punto giusto e perfetto per la misura delle mie mani.

Risalgo un po' e la vita sottile mi fa venire un brivido, con la sua forma a clessidra grazie alle spalle minute ma larghe esattamente come il fondoschiena.

I capelli scuri invece sono legati in due lunghe trecce alte che partono dall'attaccatura della cute e ricadono lungo la sua schiena

È bellissima, cazzo.

Non devi rovinare tutto! Mi ricorda di nuovo la mia coscienza.

«Ti hanno rubato la lingua?» mi chiede dopo aver piantato la tavola nella sabbia e voltandosi verso di me.

«Stavo pensando» dico senza pensare.

«A cosa?» chiede curiosa subito.

«A te...»

Ma stai un po' zitto!

Arrossisce e abbassa lo sguardo.

«Che ne dici cominciamo?» mi chiede timida.

«Sì» rispondo sicuro «avevi ragione comunque, qui le onde sono meno aggressive, anche se quelli scogli laggiù mi terrorizzano» dico indicandoli con la mano.

Dopo circa un'ora di esercizi di equilibrio, di mosse per salire sulla tavola, di cose da non fare, entriamo finalmente nell'acqua fredda.

«Vai prima te» dico sedendomi a cavalcioni sulla tavola, nel punto in cui le onde non si infrangono, così da lasciare che passino sotto di noi.

«Ok, toccherà anche a te prima o poi» dice ridendo e stendendosi sulla tavola fucsia e bianca.

Si volta indietro e osserva le onde, individua quella che le piace, con esperte bracciate la segue e con un colpo deciso monta in piedi appena questa si infrange cavalcandola senza problemi quasi fino a riva.

La sua figura nera si staglia nel blu e nel giallo della sabbia lasciandomi senza parole.

Cade in acqua, si rialza felice e mi sorride raggiante.

Farò una figura di merda lo so già, ma non mi importa.

Torna nuotando accanto a me che la fisso incantato.

«Tutto ok?» mi chiede spalancando gli occhi.

Scuoto la testa e mi ripiglio.

«Sei bravissima» dico fiero.

«Macchè, ormai sono una schiappa, qualche anno fa volavo davvero... una vita fa» e vedo un'ombra che le attraversa il viso quando lo dice.

«Secondo me sei bravissima! Adesso preparati a vedere una vera schiappa» dico ridendo «È dal mio ultimo viaggio prima di Leo che non surfo, ti dico solo questo».

«Dove eravate andati?» mi chiede curiosa.

«Portogallo».

«Ma che dici? Davvero? Allora queste ondine saranno una passeggiata» dice ridendo.

«Vedremo...» ribatto stendendomi sulla tavola.

Faccio qualche bracciata e non ho tempo nemmeno di tirarmi su che l'onda si infrange oltrepassandomi.

Sbuffo, scendo dalla tavola e torno nuotando verso Andrea.

«La prossima è quella buona» mi dice incoraggiandomi.

Al decimo tentativo individuo l'onda giusta, parto con le bracciate, afferro la tavola e mi tiro su con un colpo secco, assecondo il movimento del mare con il mio corpo, gustandomi questa sensazione con ogni cellula del mio corpo.

Cavalco l'onda fino a riva, saltando giù dalla tavola quando l'onda ormai ha perso completamente la sua forza.

Sento delle urla e mi volto, Andre si sta sbracciando battendo le mani felice.

Prende l'onda in arrivo e in un battito di ciglia è accanto a me che mi salta addosso dalla felicità.

«Lo sapevo, lo sapevo!» urla buttando le braccia intorno al mio collo.

Afferro la sua vita sottile con il braccio e la tiro su piano, sorridendo.

«Sei stato incredibile, ho la sensazione che tu mi abbia presa un po' per il culo» dice ridendo e arricciando il naso.

La bacio con passione, tra le onde del mare che si abbattono su di noi.

«Avevi ragione, è come andare in bicicletta» sussurro tra sulle sue labbra «Grazie per aver insistito».

Un sorriso enorme si apre sul suo visino ovale, lasciandomi letteralmente senza fiato.

«Forza, abbiamo un sacco di onde che ci aspettano» dico mettendola giù.

Andrea

Sono seduta sulla riva accanto alla tavola, a guardare Alessandro che continua instancabile a cavalcare le onde, riscaldata dal sole di mezzogiorno.

Ha un innato talento per questo sport, lo sapevo.

Dopo due ore è ancora in acqua a rincorre le onde migliori e divertirsi come un bambino, penso sorridendo.

Lo vedo arrivare verso riva, afferra la tavola blu e se la posiziona sotto braccio e piano si avvicina al bagnasciuga, venendo verso di me.

I capelli scuri bagnati gli ricadono mossi sulla fronte, incorniciando il suo viso, gli occhi verdi spiccano luminosi sopra le sue guance arrossate dal sole, il petto si alza e si abbassa vistosamente, segno che forse è un po' stanco.

Scuote leggermente la testa, tante goccioline si staccano dai suoi capelli colpendomi nel viso, ride, butta la tavola a terra, si passa la mano destra nei capelli scompigliandoli e si siede accanto a me.

«Sono morto» esordisce abbandonandosi sulla sabbia calda.

«Forse hai strafatto un po'» rispondo voltandomi verso di lui.

«Forse...» ribatte sospirando «ma è stato bellissimo».

«Sono contenta che ti sia divertito».

«Da morire» dice tirandomi distesa accanto a lui.

Sfiora il naso contro il mio lentamente e sento il suo alito caldo sulla bocca, un brivido mi attraversa e automaticamente mi lecco le labbra.

«No!» dice alzandosi a sedere «la regola numero uno, la sto per infrangere».

Scoppio a ridere senza ritegno.

«Puoi sempre toglierti la muta» dico maliziosa.

«Andrea tu stai giocando con il fuoco, io te lo dico».

«Davvero?» ribatto avvicinandomi a lui.

«Sì... davvero, ma per quanto ti voglia eviterò di scoparti qui sulla spiaggia davanti ad altre persone, quindi smettila di provocarmi!» conclude sicuro.

«E... se conoscessi un posto dove nessuno ci possa vedere?» dico facendo scorrere un dito sul suo petto coperto dalla muta.

Deglutisce vistosamente e vedo il suo pomo d'Adamo andare su e giù, si passa una mano nei capelli, si lecca le labbra e mi inchioda «Ti seguo» sussurra.

Afferro la tavola, mi butto in acqua e gli faccio segno di seguirmi in mare.

Stesi sul surf continuiamo a nuotare con le braccia, aggirando la prima parte del piccolo promontorio roccioso.

Mi avvicino agli scogli scendendo dalla tavola, Alessandro mi imita.

Passiamo il primo blocco di pietre e entriamo in una piccola insenatura naturale, completamente riparati dalla costa, visibili solo dal mare.

Tocco il fondo con le punte dei piedi e risalgo verso riva.

«È stupendo qui» ammette guardandosi intorno, dopo aver abbandonato la tavola sul piccolissimo lembo di sabbia.

«Concordo» dico appoggiandomi ad uno scoglio e tirando giù la cerniera della muta che lascio scivolare giù dalle spalle e dalle braccia, scoprendo il bikini nero.

I raggi del sole di fine aprile riscaldano la pelle cosparsa di brividi.

«Sei bellissima» soffia Alessandro sulle mie braccia avvicinandosi e bloccandomi contro lo scoglio con il suo corpo.

Sussulto alla sua vicinanza, scaldandomi immediatamente.

Afferro la cerniera della sua muta, con forza la strattono liberando il suo petto scolpito.

«Sei veramente incredibile» mi ripete baciandomi il collo e la clavicola nuda.

«Seguimi» dico sgusciando via dalla sua presa e nascondendomi dietro uno scoglio.

Mi abbraccia da dietro, poggiando il mio petto contro lo scoglio piatto, le mani bollenti perlustrano il mio corpo infondendomi ondate di piacere.

«Cosa mi fai... cosa mi fai fare» sussurra con voce roca nel mio orecchio.

Mi volto e mi perdo in quelle pozze verdi e oro, che brillano solo per me.

Avvicino le nostre labbra, lecco le sue salate e lo bacio con abbandono.

Con uno scatto abbassa completamente la mia muta, scosta il costume e tocca il mio sesso, già gonfio e bagnato, sospiro e mi tendo sotto il suo tocco.

«Piccola, posso?» mi chiede timido «Ho paura ci becchino, quindi non possiamo per...» lo zittisco con un bacio, abbasso leggermente la sua muta, prendendo il suo membro in mano e inserendolo dentro di me con un urlo soffocato.

I suoi occhi si incendiamo dentro di me e comincia a spingersi nel mio intimo.

Ci stendiamo piano sulla sabbia umida, con urgenza e desiderio salgo sopra di lui, muovendo il bacino dentro e fuori da lui, con lentezza straziante.

«C-cazzo... Andre... merda...» dice stringendo i miei fianchi e accompagnando il mio movimento.

«Ti piace così?» chiedo continuando maliziosa.

«Dio... mi fai impazzire» ringhia.

Accelero leggermente, mi aggrappo ai suoi pettorali, le sue mani strizzano il mio sedere con violenza, facendomi impazzire.

Continuo ad accelerare finché non lo sento tendersi dentro di me e fremere appena.

«Sto... per... venire. Te?» chiede ansimando socchiudendo gli occhi.

Annuisco e continuo la mia cavalcata.

Afferra i miei capelli dietro la nuca con la mano, e mi bacia con voracità mentre un orgasmo potente sconquassa il suo corpo, continuo a muovermi strusciando il mio pube contro il suo e venendo poco dopo di lui.

Mi bacia la punta del naso sorridendo.

«Sei pazza...» mi dice.

«Forse un pochino» ammetto ridendo.

«Pure io» conclude stringendomi contro il suo petto.

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