VENTIQUATTRO

Alessandro

La sveglia suona ripetutamente, prima che riesca a capire effettivamente che è un suono impostato per disturbarmi al fine di risvegliarmi dal mondo onirico che mi ospita. Dopo il messaggio di Andre, inutile dire che il sonno era completamente svanito, lasciando posto solo al suo volto che si è palesato nella mia mente per tutta la notte come un bellissimo film in loop.

Ho dormito poche ore ma di un sonno profondo senza sogni, almeno senza immagini che possa ricordarmi, ma il sorriso con cui mi sveglio è tutto merito suo, del suo dolce ricordo che mi ha accompagnato.

"Babbo! Svegliati! Sei in ritardo!" tuona Leo battendo sulla mia porta.

Da quando in qua si sono capovolti i ruoli?

«Arrivo» biascico distratto, tirandomi su a sedere nel letto.

Un'erezione prorompe in mezzo alle mie gambe, pensando al suo corpo fuso con il mio.

Merda! Stamani non ho veramente tempo per soddisfare il mio compare lì sotto, insaziabile di lei.

Controllo l'ora, sono le poco più delle sette, mi alzo di scatto palesemente in ritardo.

«Alexa, riproduci playlist spotify» ordino alla mia assistenza vocale mentre mi fiondo sotto la doccia, ghiacciata.

Friziono con l'asciugamano i capelli fradici, cercando di togliergli l'acqua, non avendo ovviamente tempo di asciugarli, ci passo le mani in mezzo, mi butto addosso una camicia bianca, un paio di jeans scuri ed esco dalla camera.

«Leo, stamani moto, sennò non arriveremo mai in tempo» esordisco entrando in cucina, accedendo la macchinetta Nespesso e addentando una brioche vuota.

Mio figlio mi fissa con i suoi occhioni verbi-blu come fossi un alieno, continua a scrutarmi il mio viso come in cerca di non so cosa.

«Sei diverso...» dice piano.

«Diverso? Ma diverso come? Sei grullo, dammi retta» dico evitando il suo sguardo.

«Innanzitutto sei abbronzato, hai le guance e il naso rossi. Dove sei stato questo weekend?»

«Al mare, Leo. Te l'ho detto» dico sospirando di fronte all'interrogatorio che mi aspettavo sarebbe arrivato.

«Ma non è solo l'abbronzatura... hai anche un'aria diversa... più felice» commenta continua a scrutarmi.

«Leo lascia perdere e non tentare di psicanalizzarmi. Ero con Matte nulla di speciale, abbiamo preso il sole e cazzeggiato come al solito» mento palesemente.

«Forza ora prendi lo zaino e muoviti, sennò mi tocca farti entrare alla seconda ora e oggi ho un botto di lavoro da fare» dico serio, prendendo il giubbotto di pelle dall'attaccapanni e i due caschi integrali.

«Tu comunque non me la racconti giusta» ribatte Leonardo caricandosi lo zaino in spalla e prendendo il casco nero dalle mie mani.

«Abbozzala!» gli dico bonariamente chiudendo il portoncino marrone scuro di casa e scompigliandogli i capelli scuri.

«Dai! Babbo!» dice irritato dal mio gesto.

«Ah scusami... scompigliato poi non garbi alla tua ragazzina eh?» ribatto ridendo.

«Sei tremendo, ogni tanto penso a chi sia l'adolescente tra noi!»

«Mamma mia come sei serio! Uffaaa! L'umorismo non l'hai proprio preso da me!» dico acido e facendogli una linguaccia.

Saliamo in sella alla mia bambina e ci infiliamo veloci nel traffico romano in direzione del liceo di Leonardo. Riesco a scaricarlo perfino cinque minuti prima del suono della campanella e mi dirigo felice verso il mio studio.

Mentre scivolo veloce tra le macchine in coda, penso ad una scusa con la quale scrivere ad Andrea o con la quale imbattermi casualmente nel suo negozio.

Il sentimento nuovo che provo per questa donna mi spaventa, ma allo stesso mi elettrizza, sto cercando di aprire il mio cuore a qualcuno, ed è dannatamente difficile ma anche così facile difronte a quegli occhioni neri. Ho solo una fottuta paura di uscirne a pezzi, non potrei sopportarlo di nuovo e non posso far sì che questo vada a influire sulla vita di Leonardo. Si merita la versione migliore di me, sempre. Lui è la mia priorità, nonostante tutto e tutti, devo sempre pensare al meglio per lui.

E non pensi che il meglio per lui sia finalmente una presenza femminile che si preoccupi per lui, che lo protegga e lo ami, come ha già dimostrato di fare Andrea? Chiede la mia coscienza, ormai troppo indipendente.

Arrivo davanti al mio studio, tiro su il bandone e apro le porte di vetro, inebriandomi dell'odore del legno che invade le mie narici. Varco i battenti ed entro nell'ampio openspace, le mura bianche così familiari mi accolgono, sulla destra sono sono esposti alcuni dei miei pezzi, quelli a cui sono più affezionato, tra cui la culla in rovere che ho fatto per la nascita di Leonardo. In fondo, oltre la sala riunioni, si apre il mio laboratorio, fatto di seghe circolari, lime, pialle e morse.

Ho ereditato la passione per la falegnameria da mio nonno materno e quando ho incontrato il signor Sergio qui a Roma, è stato amore a prima vista. Dopo la laurea in architettura è stato automatico aprire il mio piccolo pezzo di mondo, dove posso sbizzarrirmi e creare tutto ciò che voglio.

Non è stato facile all'inizio, avevo preso una piccolissima bottega che uso come laboratorio e negozio, erano circa venti metri quadrati, il lavoro era estenuante, soprattutto conciliarlo con un bambino piccolo. Con gli anni però ho iniziato realmente a crearmi un nome, così ho affittato questo nuovo fondo grande almeno quindici volte l'altro e ho finalmente visto prendere forma i miei sogni.

«Buongiorno boss!» dice un vocione alle spalle che riconoscerei tra mille.

«Buongiorno Gabri» dico sorridendo, guardando il mio primo dipendente. Un uomo giovane, di bella stazza e statura, ma con una delicatezza nelle mani ineguagliabile.

«Abbiamo due consegne per la settimana prossima» mi dice calmo, sono rimasto indietro, penso serio... chissà perché.

«Ho un appuntamento intorno alle dieci, poi vengo in laboratorio a darti una mano» dico felice. Lui annuisce e scompare dietro la grande porta a due battenti.

Lascio il casco e il chiodo su una delle poltroncine nere posizionate nel mio studio. La stanza è grande e luminosa, le pareti sempre bianche sono piene di disegni, foto con Leonardo e progetti realizzati. Accendo il grande Mac sulla scrivania in mogano e vetro e mi dirigo subito a farmi un altro caffè, per iniziare bene la giornata.

«Buongiorno Alessandro» dice la vocetta squillante di Eleonora, la mia segretaria, braccio destro e ormai fedele amica.

«Ciao Ele, come stai?» dico porgendole il mio caffè fumante, routine ormai che si ripete tutte le mattina da circa quattro anni.

«Benissimo, te?» dice sorridendo «ehi ma siamo abbronzati eh?»

«Sono stato al mare questo weekend» dico felice.

«Ehi ma quella faccia da dove spunta?»

Andrea

Bacio dolcemente le guanciotte tonde di Azzurra che dorme paciosa nel suo lettino.

Era distrutta dalla giornata di oggi, tra la scuola, il giardino e danza non è stata un attimo ferma, penso scostandole i capelli un po' sudati dalla fronte.

Accendo la lucina blu e mi dirigo fuori dalla porta, abbandonandomi con un bicchiere di vino bianco ghiacciato sul divano bianco.

Prendo il telefono e lo sblocco: silenzio assoluto. È da ieri sera che non ho notizie di Alessandro, non che mi aspettassi chissà cosa, però...

Potresti scrivergli te e fregartene di tutto! Mi ammonisce la mia coscienza.

Scuoto la testa, prendo il telecomando e accendo la tv, ho voglia di distrarmi un po' e non pensare a niente, ma scacciare i suoi occhi verdi dalla mia testa è di una difficoltà estrema.

La puntata di Bridgerton volge al termine, sono talmente brevi che è già la terza che guardo stasera, devo ammettere che il Duca non è davvero niente male, c'ha un culetto!

Guardo la bottiglia di Vivia sul tavolino, il vino comprato a Castiglione, e vedo che è a metà... vino più Bridgerton e la serata può finire in un modo solo, penso ridendo.

Una vibrazione accanto a me, mi distoglie dai miei pensieri leggermente pornografici, afferro l'Iphone e rispondo.

«Ei» dice la calda voce dall'altro capo del filo.

«Buonasera» dico ridendo.

«Come stai? Che stavi facendo?» chiede.

«Nulla di che, sto bevendo e guardando una serie su Netflix. Te?»

«Dipingevo e ho ripensato alla nostra cena, così ho deciso di chiamarti».

«Hai fatto benissimo Tommy, alla fine non l'abbiamo nemmeno fissata».

«Com'è andata al mare?» chiede lui curioso.

«Moooolto bene» rispondo ridendo.

«Cioè?»

«Ti ricordi l'uomo con cui sono sparita al Pump?»

«Sì, l'architetto giusto?»

«Esatto» rispondo «Nulla, praticamente ci siamo rivisti e mi ha raggiunta al mare... insomma per fartela breve Marti l'ha praticamente spedito da me perché dovevamo chiarire» concludo.

«No, vabbè! Ma che dici? Quella è tutta pazza» commenta ridendo.

«Ti giuro» dico ridendo.

«E ora?» domanda lui curioso.

«E ora boh... stiamo cercando di capire come fare... poi ti spiego meglio a cena. A proposito senti ma venerdì sera, saresti libero? Azzurra è a cena da un'amichetta, devo andare a prenderla alle dieci, però potremmo vederci nel tardo pomeriggio e poi mangiare un boccone insieme» propongo.

«Vai andata!» risponde felice.

«Te che mi racconti?» chiedo allungando le gambe sul tavolino in vetro.

«Non voglio farti spoiler, te ne parlerò venerdì».

«Oddio... te non me la racconti giusta» ribatto ridendo.

«Ciaooo Andre! A venerdì!» mi saluta ridendo Tommaso.

«Ciao tesoro, buonanotte» rispondo ridendo.

«Notte».

Fisso l'Iphone, il musino dolce di Azzurra abbracciato al mio nella foto di sfondo mi riempie gli occhi e il cuore d'amore. Ancora silenzio assoluto da parte di Alessandro.

Premo play e metto la puntata successiva di Bridgerton, non posso assolutamente vederlo con Azzurra sveglia.

Oh al diavolo! Gli scrivo io. Sì, ma che gli scrivo? Ciao? Buonasera? Come stai? Che fai? Balane, tutto troppo banale! Uffa! Blocco il telefono sconsolata e lo getto sul divano.

Ma quanto scopano questi? Porca miseria, penso accaldata, mentre un pulsare familiare si irradia dal centro del mio corpo in mezzo alle gambe. Finisco l'ultimo goccio di vino nel bicchiere, è mezzanotte passata, prendo l'Iphone e vado a letto.

Mi infilo tra le lenzuola fredde, il mio corpo è bollente al contatto. Sono veramente accaldata, colpa del vino e Bridgerton... ma chi voglio prendere in giro sono eccitata e nemmeno poco.

Sfilo piano i pantaloncini in seta del pigiama insieme alle mutandine, lasciando la mia intimità esposta e scoperta.

Potrei prendere il mio fedele compagno dal comodino, penso mordendomi un labbro, ma no, stasera voglio fare tutto da me.

Chiudo gli occhi, mi abbandono al buio e lascio che la mia mente parta. La mano destra inizia a disegnare dei piccoli cerchietti sul capezzolo destro da sopra la stoffa. Piccole scosse di piacere invadono i miei sensi e mugolo appena e la mano sinistra la seguo sull'altro.

Inarco la schiena e tendo il bacino, mentre sento crescere dentro di me l'eccitazione e la voglia di saziarmi.

Con gesti lenti ma urgenti, raggiungo il punto pulsante del mio piacere, lascio scivolare l'indice tra le grandi labbra, intorno al clitoride.

Cazzo...

Avvolgo con la mano a coppa il punto sensibile e lascio che il medio entri nella fessura già bagnata e pronta, mentre la mano sinistra continua a martoriare il mio capezzolo gonfio e turgido.

Con il pollice continuo a stuzzicare il clitoride teso ed entro ed esco da me, accompagnando il movimento con il bacino famelico.

Infilo un secondo dito e con precisione continuo.

I respiri si fanno sempre più concitati, ansimo e gemo nel silenzio.

Mi volto a pancia sotto e affondo la faccia nel cuscino, mordendolo.

Le dita continuano a infondermi ondate di piacere, dentro e fuori, dentro e fuori, la mano mossa al quel movimento ritmato continua il suo stillicidio strusciando, schiacciata tra il materasso e il mio corpo, sul clitoride pulsante.

Le sue parole rimbombano nella mia testa «Sì, piccola... vieni per me», i suoi occhi verdi mi inchiodano e vengo nella mia mano, trascinata da un orgasmo, mentre soffoco urla di piacere nel cuscino.

Ansante e bollente mi volto, scoprendomi e lasciando che un filo d'aria mi colpisca proprio lì, nella parte più sensibile di me. Il petto si alza e si abbassa veloce, mentre cerco di ritrovare il ritmo normale di respirazione, una luce improvvisa illumina la stanza dal comodino.

Prendo il telefono e leggo.

Ale 🏄🏻‍♂️: Ciao Andre, probabilmente starai già dormendo, non volevo sparire, ti dico solo che sono rientrato ora da lavoro... giornata d'inferno. Te come stai? Com'è andata la tua? Un bacio 

Andre⚡️: Ciao Ale... tranquillo 😊 mi dispiace per la giornataccia... io tutto bene, sono a letto. Stasera Azzurra è crollata prima del solito e mi sono goduta un po' di pace 😅 Che è successo per reclamare la tua presenza fino a quest'ora?  

Ale 🏄🏻‍♂️: Sono contento che ti sia goduta un po' di tempo per te... 😏 Ma nulla di che... le solite beghe, abbiamo due grosse consegne e dovevo finire dei progetti... sono distrutto 😩 Comunque non pensare di scapparmi, quando ci vediamo? Ho voglia di vederti...

Andre⚡️: Sei sempre il solito maniaco... 😂 se passassi per quel famoso gelato domani? Verso le tre?

Ale 🏄🏻‍♂️: Perfetto! Ti mando l'indirizzo. Ora scusami ma sono esausto, a domani buonanotte piccola ♥️

Andre⚡️: Grazie, a domani. Buonanotte ♥️

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