VENTINOVE
Andrea
Fisso Martina che dirige sicura i camerieri insieme a Carlo nel mio piccolo negozio.
Sono così tesa per stasera che penso potrei accasciarmi al suolo e riprendermi direttamente domani.
La lista è arrivata a circa centocinquanta invitati e non so davvero dove li infileremo se si presenteranno tutti, l'autrice Rebecca è entusiasta e guarda incantata il mio angolo di mondo.
Abbiamo spostato tutti i tavoli da lettura e poltrone dalla sala principale per sistemare delle piccole sedie bianche in legno e un leggio infondo da dove presenterà il libro. Alla sua destra una scrivania scura è già stracolma di copie pronte per essere firmate.
Controllo nuovamente la lista sull'Ipad, ma davvero è necessario tutto questo per la presentazione di un libro? Penso distrattamente, scorrendo i nomi.
"Matteo Mansini + 5"
Contemplo quel nome come se dovesse dirmi qualcosa, ma non riesco ad afferrare cosa.
«Andrea! Vieni a controllare il giardino» mi urla Martina con un filo di ansia nella voce.
Sospiro mi liscio il vestitino blu ed esco.
Spalanco gli occhi davanti al capolavoro che è il mio giardino, piccoli tavoli tutti diversi sono disposti in giro, alcuni alti e altri con le sedute, rose bianche e gerbere rosa ornano ogni tavolo e angolo.
«È... è... magnifico» dico commossa guardando Martina.
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto» dice lei sorridendo.
«Hai fatto un lavoro pazzesco, grazie» sussurro.
«Non devi dire niente» dice lei abbracciandomi stretta.
«Vai a chiamare Rebecca, voglio che lo veda anche lei» dico sicura, cercando di ricompormi dalla mia emozione, sono così felice che abbia scelto la nostra libreria per presentare il suo libro.
«Signori tutti pronti tra dieci minuti si inizia» intima lo staff Martina con il suo piglio sicuro.
Io e Carlo saremo all'ingresso ad accogliere gli ospiti e a spuntarli dalla lista degli invitati. Martina dirigerà il traffico facendoli accomodare nella sala e poi finalmente potremo iniziare.
Corro in bagno per darmi una sistemata veloce dell'ultimo minuto.
Indosso un tubino in pizzo blu notte con lo scollo a barca, abbinato a dei sandali rosa cipria con il tacco. I miei capelli scuri sono raccolti di una coda bassa ondulata, la ex-frangia contorna il mio viso incorniciando i lineamenti dolci.
Mi sono truccata appena, sfumando gli occhi con dei colori naturali e un leggero malva, ho ovviamente abbondato con il mascara, rendendo le mie ciglia più scure e folte.
Ritocco il rossetto nude, faccio pipì, mi liscio il vestito, inspiro ed espiro.
Sono pronta.
«Si può già?» chiede una vocina familiare sull'ingresso.
«Fede!» urlo felice «ce l'hai fatta!»
«Potevo mancare? Il primo evento serio in nove anni. È un evento in tutti i sensi» dice ridendo.
Osservo la mia bellissima amica, i suoi capelli biondo scuro ricadono in onde morbide contornando il suo viso ovale. Gli occhi grigi mi sorridono e rassicurano allo stesso tempo. Come sempre indossa un favoloso tailleur grigio perla con una camicetta nera e decolleté nere.
«Posso dire che sei sempre più bella?» dico sorridendo.
«Ma smetti, i bimbi mi sfiancano, ma... tu sei uno schianto» ribatte lei sicura «mi dispiace solo che Davide non riesca a venire, ma qualcuno doveva rimanere con i gemelli».
«Non preoccuparti, vai pure in sala, c'è Marti a fare accoglienza» dico ridendo «prendi una cosa da bere, appena riesco ti raggiungo e brindiamo».
Annuisce e sparisce dietro le colonne chiare.
Gli ospiti iniziano ad arrivare alla spicciolata, i primi sono i nostri amici Niccolò e Alice, accompagnati da Tommaso e gli amici dell'autrice.
La sala è praticamente già piena, un forte brusio arriva perfino alle mie orecchie sulla porta.
Mi volto e vedo Rebecca sorridere felice parlando animatamente con un gruppo di persone.
«Carlo dammi il cambio» esordisce Martina raggiungendomi e poggiandosi alla mia spalla con fare tragico.
«Ho già male ai piedi» dice sospirando.
«Te l'ho detto che quei tacchi erano troppo alti. Dopo sgattaiola a casa e prendine un paio più comodi» dico tranquilla.
«Non posso! Devo essere pazzesca, ho invitato Matteo» dice maliziosa.
Matteo... Matteo Mancini. E tutto torna.
«Marti, non avrai mica...» non faccio in tempo a finire la frase che la sento urlare «Matte! Ce l'avete fatta!».
Alzo piano lo sguardo dal tablet e i suoi occhi verdissimi mi inchiodano e scrutano ogni centimetro del mio corpo.
Alessandro
Stasera ci sarà la presentazione di quel cazzo di libro, e non sono pronto. Io e Andrea non ci siamo più visti dopo l'incontro con sua nonna. È vero sono passati pochi giorni, nei quali comunque ci siamo sentiti, però presentarmi lì nel suo territorio mi spaventa, e se lei non mi volesse?
Se ti avesse voluto ti avrebbe invitato.
Appunto.
Avrei voluto chiamarla per raccontarle di Camilla, ma non so se sono pronto per condividere così tanto con lei, senza farla scappare. Non vorrei fraintendesse i miei sentimenti.
Fisso l'armadio senza riuscire a metterlo a fuoco.
Che diavolo ci si mette per la presentazione di un libro?
Prendo il telefono e scrivo un messaggio a Matteo.
Ale: Matte, come mi devo vestire stasera? Non mi hai dato indicazioni.
Matte: Elegante amico, non vorrai mica sfigurare agli occhi della tua bella libraia
Ale: Matte se dici qualcosa agli altri ti ammazzo, te lo giuro.
Matte: Tranquillo, sarò una tomba, non preoccuparti. Avrò il mio da fare con Martina.
Provo tre completi diversi e alla fine opto per uno blu notte, camicia bianca, senza cravatta rigorosamente e le mie immancabili Stan Smith bianche, va bene elegante ma non sto mica andando a sposarmi.
Passo l'asciugamano strusciandolo sui capelli spettinati e decido di lasciarli così, devo mettermi il casco quindi è inutile ogni cosa, quell'arma del demonio spiaccica tutto.
Un fischio mi distrae dai miei pensieri.
«Che fico!» dice Leonardo scrutandomi.
«Hai visto il tuo vecchio? Attento che ti rubo le fidanzate» dico ridendo.
«Babbo!»
«E scherzo Leo, mamma mia! Dai, che schifo!» dico disgustato.
«Lo so!» dice lui posizionandosi accanto a me davanti allo specchio.
«Babbo?» chiede guardandomi negli occhi attraverso il nostro riflesso.
«Dimmi amore».
«Sono felice di assomigliarti» dice sorridendomi e il mio cuore si ferma.
Mi volto e fisso quegli occhi verdi-blu in tempesta e lo abbraccio forte.
«Ba-babbo... mollami» dice.
«Stai zitto e stringimi» rispondo serrando la stretta.
Le sue mani si fanno largo sulla mia schiena e mi stringe forte, non me ne frega nulla se mi si spiegherà il completo.
«Verrai con me vero?» chiede e capisco immediatamente a cosa si riferisce.
Leonardo ha accettato di conoscere sua madre per la prima volta, dopo dodici anni, non ha ancor accettato di conoscere le sorellastre, ma vuole sentire quello che lei ha da dirgli.
Un milione di paure diverse si danno battaglia nel mio cuore, non voglio che lei continui a fargli male, ma allo stesso tempo non voglio neanche che lui la ami, lo so, sono egoista e pure stronzo... ma siamo sempre stati io e lui. Il pensiero che possa portarmelo via mi fa mancare l'aria, ma devo essere razionale e desiderare solo il mio meglio per mio figlio.
E anche se vederli insieme mi spezzerà il cuore devo essere forte per lui, solo per lui.
«Certo piccolo, non ti lascio da solo. Mai» dico commosso.
«Grazie babbo, non so che farei senza di te» dice tirando su con il naso.
Il mio cuore scoppia di gioia per quella dichiarazione d'amore così spontanea e dolce del mio bambino, vorrei solo gridare di felicità e raccontarlo a lei. Raccontarlo ad Andrea.
Capisco che devo raccontare di lei a Leonardo, nonostante sia presto, nonostante non sappia nemmeno cosa siamo, lui deve sapere la verità, non posso mentire a mio figlio, siamo sempre stati io e lui contro tutti e la sincerità alla base di tutto.
«Uno di questi giorni ti devo parlare, andiamo a cena al mare che ne dici?» dico serio.
«Mi devi parlare di lei?» chiede fissandomi.
«Lei?» chiedo confuso.
«Dai babbo, pensi che non me ne sia accorto?»
«Accorto di cosa?»
«Di come sei più felice, sorridi, fischietti, ti ho sentito suonare la chitarra e cantare, dopo anni...»
«Ah»
«Mi sta bene babbo, se questa donna ti fa stare bene e ti fa felice, a me sta bene» dice abbracciandomi.
E per l'ennesima volta è lui che consola me e le mie lacrime di commozione.
«In settimana ti prometto che ti racconterò tutto» giuro.
«Ci conto» dice lui sorridendo «ora vai che sennò fai tardi».
Parcheggio la moto in un vicolo, lego il casco con la catena, mi liscio il completo e mi dirigo al punto di incontro.
La vedo da lontano sulla soglia, ha un meraviglioso tubino blu in pizzo che lascia le spalle abbronzate scoperte, le gambe sono nude e slanciate dal tacco chiaro che ha ai piedi.
I suoi capelli scuri incorniciano quel viso bellissimo, sorride contenta e mi immagino il naso arricciarsi da qui. Un fremito mi attraversa.
«Tutto bene, amico?» chiede Lorenzo raggiungendomi con Chiara, dandomi una pacca sulla spalla e risvegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti.
«Ei! Buonasera ragazzi. Tutto bene scusatemi ero distratto» mento con disinvoltura.
«Gli altri?» chiedo.
«Sono là, andiamo» risponde Chiara sorridente con i suoi occhioni blu.
Ha la testa bassa sul tablet, i ciuffi ondulati e corti le incorniciano il viso, infastidendo l'occhio sinistro, noto che cerca di far stare il ciuffo ribelle dietro l'orecchio ma senza successo. Ci avviciniamo all'ingresso e la fisso come se fosse la donna più bella del mondo, ma che dico è la donna più bella del mondo.
«Matte! Ce l'avete fatta!» urla quella che riconosco essere Martina, raggiante verso il mio amico.
«Fica quella lì» mi sussurra Fil all'orecchio indicando Andrea. Un moto di rabbia e gelosia si irradia in ogni cellula del mio corpo.
«Scommessa come ai vecchi tempi? Chi riesce a scoparsela offre da bere per il mese» chiede sorridendomi con i suoi occhi azzurri scintillanti.
Gli spacco la faccia, va bene gli spacco la faccia adesso.
È uno dei tuoi migliori amici, mi ricorda la vocina dentro di me.
«No Fil, niente scommessa. Non sono in vena» ribatto secco, sperando che perda interesse.
«Uffa amico, sei diventato troppo serio! Mi togli metà del divertimento, ma vorrà dire che ci proverò da solo... sembra proprio un bel bocconcino» dice squadrandola.
Stringo i pugni, conficcandomi le unghie nei palmi fino a fami male.
Lei non si tocca, vorrei urlare, ma resto zitto a fissarla.
Il suo sguardo si alza piano dalle mani e si inchioda nel mio, mandandomi letteralmente a fuoco e sgretolando la poca convinzione che avevo.
Dio quanto è bella. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso e sento bruciare il suo sguardo su di me.
La vedo riscuotersi leggermente, distogliendo appena il contatto visivo che poi torna immediatamente, come attirato da una calamita.
«Buonasera Signori, prego e buona serata» dice invitandoci ad entrare.
Lascio passare i miei amici, con finta cavalleria e quando nessuno può vedermi, la affianco e le sussurro in un orecchio
«Sei bellissima» arrossisce violentemente, accarezzandomi la guancia ispida.
«Appena riesco vengo da te» sussurra trepidante e io non vedo l'ora.
Filippo non hai chance, non la toccherai nemmeno con dito.
Entro dentro e sento Martina chiedere «E quello cos'era?» sorrido sornione e mi appoggio ad una colonna, stando bene attendo a non perderla mai di vista.
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