TRENTANOVE
Andrea
«Permesso, si può? Amore dove sei?» chiede la voce di mia madre varcando la porta di casa.
«Mami, sono in cucina» rispondo affacciandomi appena dalla porta a vetri.
«Mammaaa» urla Azzurra correndo verso di me, l'afferro al volo e la prendo in collo, baciandola.
«Inizi a pesare eh nana?» dico strizzando le sue guanciotte paffute.
«Non sei simpatica mamma» ribatte piccata.
«Ciao Andre» dice mio padre poggiando il borsone di Azzurra su una delle sedie e cingendo la vita di mia mamma.
«Ei babbo! Come state?» chiedo ai miei genitori.
Sono ancora bellissimi insieme, penso fissandoli intensamente, un amore come il loro è tutto quello che auguro ad Azzurra e anche a me stessa...
«Tutto bene, te? Hai la faccina sbattuta» replica mia mamma.
«Ho avuto una serata complessa» rispondo senza pensare.
«Tutto ok?» chiede preoccupata.
«Nana mi fai vedere i nuovi giochi di cui mi parlavi?» chiede mio babbo ad Azzurra, comprendendo il bisogno di mia mamma di parlarmi in privato.
«Certo nonno! Andiamo» dice lei tirandolo verso camera sua.
«Andre che sta succedendo? Stai bene?» domanda mia madre preoccupata.
Fisso i suoi occhioni color giada, i suoi capelli biondi elegantemente raccolti da due forcine sulle tempie, una ruga profonda solca la sua fronte. L'ha soprannominata "la ruga di Andrea", perché dice che è venuta fuori a causa mia.
«Sì, mamma. Tutto bene, come ho detto è stata una serata complicata».
«Ne vuoi parlare? C'entra un uomo?» dice sorridendo.
Sospiro, non so se sono pronta a parlare di Alessandro con la mia famiglia... ripenso a lui che mi passa Leonardo al telefono titubante ma felice e non posso non aver voglia di fare lo stesso, di condividere la mia gioia con le persone importanti.
«Sì, si chiama Alessandro. Ieri era il nostro primo "finto" appuntamento, ma ha avuto un incidente e mi sono spaventata, sta bene ma è stata una lunga serata» dico tutto d'un fiato, togliendomi un enorme peso dal cuore.
«Ok... andiamo per gradi. Sta bene davvero?» chiede preoccupata.
«Sì, vari lividi e sbucciature ma niente di rotto fortunatamente, una macchina gli ha bucato lo stop e l'ha preso in pieno, era in moto...»
«Oh povero caro. Meno male via. Ma scusa finto primo appuntamento? Che significa?» domanda ora curiosa.
«Significa che ci siamo... ehm... visti prima altre volte, ma era la prima volta che uscivamo seriamente» cerco di dire senza spiegare gli incontri di sesso che abbiamo avuto in queste settimane.
«Va bene, non me la sento di indagare... ho paura che non mi piacerebbe quello che mi diresti» dice ridendo «Alessandro quindi? Come vi siete conosciuti? Azzurra lo sa?».
Racconto nuovamente del nostro primo incontro, di come ci fossimo imbattuti varie volte l'uno nell'altra arrivando fino a ieri sera, della pizza con Azzurra e Leonardo e del weekend a Castiglione.
«Mi sembra che quest'uomo abbia fatto breccia nella corazza del mia bambina eh?» afferma sorridendo.
«Mi sa anche me, mami. Ho avuto tanta paura di perderlo ieri sera, non pensavo mi sarei legata nuovamente così a qualcuno...» ammetto triste.
«Oh amore mio, è la cosa più del mondo e non sai quanto io sia felice di sapere che hai accanto un uomo che ti rispetta e ti voglia bene. Buttati e vivila come viene, devi smettere di avere paura» dice orgogliosa asciugandosi una lacrima «sei forte amore, hai affrontato tutto a testa alta e con un coraggio da leonessa per te e per Azzurra, non potrei essere più fiera di te e della donna che stai diventando».
«Oh mamma» dico buttandole le braccia al collo.
«Lo voglio conoscere però quest'uomo, ti avverto già» dice ridendo tra le lacrime.
«Lo conoscerete mamma, quando saremo pronti, te lo prometto» dico convinta.
«Il weekend prossimo andremo a Firenze insieme con Azzurra e Leonardo, suo figlio... proveremo a vedere come va a stare tutti insieme, non sai quanta paura ho... ma sono anche felicissima all'idea di costruire insieme... una...» mi interrompo singhiozzando.
«Una famiglia, amore... la vostra famiglia» conclude la mia frase orgogliosa.
Alessandro
Sono stravaccato sul divano, devo fare pipì ma non ho il coraggio di muovermi, mi fa davvero male tutto, il lato destro del mio corpo sembra essere colpito da pugnalate costanti.
Vorrei solo addormentarmi e svegliarmi venerdì, senza più dolori e pronto per partire con lei...
Non mi aspettavo tutto quello che ha fatto per me nelle ultime ventiquattro ore, sorrido al pensiero di lei che si finge mia moglie per entrare in pronto soccorso e da una parte non mi è nemmeno dispiaciuto recitare quella parte.
Ah così? Siamo messi peggio di quello che pensavo! Mi incalza la mia coscienza.
Sta diventando sempre più importante per me e ormai non riesco nemmeno più a immaginare la mia vita senza di lei, è come una boccata d'aria dopo esser stato sott'acqua.
Un film insieme, stare accoccolati sul letto e sul divano, una normalità che non ho mai cercato, ma che mi ha fatto stare dannatamente bene. Mi sono sentito a casa dopo tantissimo tempo.
Dormire con lei, fare l'amore la mattina appena svegli e la sera prima di addormentarsi nudi uno nelle braccia dell'altra.
La chiave nella porta mi ridesta dai miei pensieri, che stavano prendendo decisamente una piega poco casta.
«Babbo! Ci sei?» chiede Leo entrando in salotto.
«Ehi... sono qui» dico alzando il braccio sinistro dal divano.
Sento i suoi passi farsi più veloci e mi si para davanti coprendo quasi del tutto la televisione.
«Ciao» dico sorridendo.
«Come stai? Mi hai fatto spaventare. Lei dov'è? Ora mi racconti cosa è successo, voglio sapere tutto» dice velocemente come un fiume in piena.
«Insomma. Lo so, scusa. A casa sua. Una macchina ha bucato lo stop e mi ha preso in pieno, andavamo piano entrambi quindi fortunatamente un sacco di lividi e basta. Credo sia tutto» dico sospirando.
«I nonni li hai chiamati?» chiede preoccupato.
«No, non voglio farli preoccupare inutilmente» ammetto.
«Babbo! Lo devono sapere, nonna verrebbe a darti una mano lo sai» dice serio.
«Lo so, ma non voglio. Staremo bene e venerdì andiamo da loro, quindi glielo racconterò quando li vedrò».
«Sei tremendo» ribatte lui arrabbiato «sono contento che ci fosse lei con te... mi sarei preoccupato ancora di più a saperti da solo» ammette «È andata via da tanto?»
«Tranquillo, è andata via da poco» dico e un sorriso scappa dalle mie labbra.
«Ti piace tanto eh?» mi chiede sorridendo anche lui.
«Mi sa di sì... perché le hai voluto parlare?» chiedo curioso.
«Mi è sembrata una sincera e sapevo che mi avrebbe detto la verità, e poi... volevo davvero sapere se non eri solo... io non c'ero» ammette sconsolato.
«Ehi... va tutto bene Leo, lo so che hai avuto paura ma stiamo tutti bene ok? Io mi sfonderò di antidolorifici e tra qualche giorno riavrai il tuo babbo rompipalle tra i piedi» dico sorridendogli dolce.
«Lo so... è che ho avuto tanta paura» dice con voce tremante.
«Piccolo, lo so... anch'io... vieni qui» dico aprendo le braccia per farlo stendere insieme a me sul divano.
Si accoccola tra le mie braccia, come quando era un bambino e inspiro il suo profumo così dolce e familiare. Mi stringe forte un braccio e ci deposita un piccolo bacio.
Il mio cucciolo...
«Com'è andato il tuo weekend al mare?» chiedo.
«Bene, la prossima volta proviamo a surfare» dice felice.
«Ah... senza di me?»
«Tu non mi ci porti mai» ribatte piccato.
«E se rimediassi?» dico di slancio.
«Cioè?» domanda curioso.
«Andrea... surfa e dopo che le ho detto che te mi stai dando il tormento mi ha detto che le farebbe piacere insegnarti, ha varie tavole al mare. Potremmo andare un giorno tutti insieme» dico terrorizzato.
«Sapevo che era una forte» dice calmo «ci sto e voglio vederti volare in acqua di continuo» dice ridendo.
«Ti sorprenderò pischellino, il tuo babbo è ancora sull'onda» concludo ridendo con il mio gioco di parole.
«Questa è brutta babbo, davvero brutta. Lasciatelo dire».
«Ma che ne sai te!» dico ridendo «devo dirti anche un'altra cosa...».
«Devo spaventarmi?» chiede impaurito.
«No, è una bischerata... Ho chiesto a Andrea e Azzurra di venire con noi a Firenze il weekend prossimo, sua nonna vive lì... che ne pensi?» chiedo.
«Mi sembra una buona idea, mi fa piacere se me la vuoi far conoscere. Voglio che tu sia felice» dice sereno.
Cosa ho fatto per meritarmi un figlio così?
«Amore io voglio che tu sia felice, chi se ne frega di me» dico
«Babbo io lo sono, basta che non mi fai spaventare più come oggi...».
«Te lo prometto, ma non farlo nemmeno tu» dico serio baciando la sua testa castana chiara.
«Te lo giuro babbo» dice stringendosi a me.
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