SETTANDUE

Andrea

«Non devi sentirti obbligato se non ti va» dico guardandolo ferma al semaforo sul Lungotevere.

«Non mi sento obbligato, mi sta bene» ribatte tranquillo continuando a giocherellare con i suoi capelli castani.

«Sei sicuro?» chiedo allarmata.

«Sì, Andrea. Ti giuro che non ne avessi avuto voglia, per quanto mi abbia pregato mio babbo, non sarei qui» risponde voltandosi verso di me e inchiodandomi con quegli occhi magnetici.

Sono andata a prendere Leonardo a scuola oggi pomeriggio e insieme ad Azzurra stiamo per scappare tutti e tre al mare.

Ho bisogno di un po' di normalità e divertimento insieme a loro. E ho organizzato una sorpresa per Leonardo, è decisamente troppo piccolo e sotto stress per la storia di Azzurra, e voglio che si diverta e perché no... voglio anche guadagnare qualche punto extra, vista l'imminente convivenza. È il momento che inizi a conoscere di più questo ragazzo, è schivo a tratti e timido, ma so che nasconde un grandissimo cuore.

«Quindi ti ha pregato? Infame...» sussurro l'ultima parola tra i denti.

«No, Andrea. Ha tentato ma ho detto subito sì, non ce n'è stato bisogno. Diventeremo una famiglia no? Quindi dobbiamo conoscerci di più e mi sta bene».

Ma quale adolescente risponde così? Mi fa preoccupare ancora di più con questa sua tranquillità, forse avrei preferito urla e disperazione o mutismo. Oddio... forse no.

«E sei tranquillo per questa nuova situazione?» chiedo forse un pelo invadente.

Sospira.

Ecco l'ho fatto incazzare, lo sapevo.

Sarai contenta.

«Non avevo mai visto mio babbo così... felice, mai. E ho capito che il motivo per cui sta così... sei tu» dice timido «quindi sì, sono tranquillo. Faccio lo stronzo, ma voglio solo che lui sia felice e stia bene... è un padre fantastico per me, ma non può essere solo questo. Si merita di più... dopo mia madre... si meritava l'amore e un po' di felicità» ammette imbarazzato.

«Oddio Leo... io...» dico emozionata.

«Ti prego! Ti prego! Non ti mettere a piangere» quasi urla, spalancando gli occhi e fissandomi in malo modo.

Scoppio a ridere davanti alla sua espressione impaurita.

Amore mio, hai davvero fatto un capolavoro con questo ragazzo. Ha una sensibilità, celata ai più, ma dalle sfumature davvero profonde e particolari. Qualità che è rara a soli quindici anni. Diventerà un uomo incredibile, perché è già un ragazzo straordinario. Totalmente fuori dal comune e di una bellezza sconvolgente.

«Ho conosciuto Camilla» dico guardando con la coda dell'occhio questo adolescente sul mio sedile.

«Me l'ha detto babbo. Vi sta aiutando con il caso di Azzurra» risponde serio.

«Ti sta bene?» chiedo.

«Se farà in modo che non ce la portino via sì».

«È una donna davvero in gamba per quel poco che la conosco».

«L'ho capito anch'io... è strano tutto questo. Sto frequentando mia madre come si fa con una ragazza. Lei è... forte. Sto iniziando a capire che abbiamo tante cose in comune, cose che magari non mi spiegavo prima di conoscerla... non mi aspettavo che babbo mi permettesse tutto questo, non dopo quello che ci aveva fatto».

«Lui farebbe qualunque cosa per te, anche la più sofferente per lui... non dimenticarlo mai» dico sorridendo «è un uomo incredibile».

«Lo so. Non glielo dico spesso perché sennò si monta la testa e poi chi lo sente mentre si pavoneggia per settimane, ma è davvero tutto quello che io voglio diventare da adulto, anche metà di come è lui mi basterebbe. Litighiamo e ci scanniamo ma sono fiero di avere un padre come lui».

«Anche lui è fiero di te... tantissimo».

«Ti prego Andrea però non gli dire nulla, se lo farebbe tatuare sul petto per andare in giro sempre senza maglietta».

Scoppio a ridere all'immagine di Ale che si pavoneggia per essere un esempio per suo figlio.

«Il tuo segreto è al sicuro con me. Sarò una tomba» dico giurando.

«Grazie... tornando a Camilla, ha questa ansia che conosca le sue figlie che me la fa prendere male. Ci stiamo ancora conoscendo io e lei... non voglio incasinare le cose ancora di più. Ho già Azzurra e non sono pronto ad altre due nuove sorelle».

«È giusto, datti e dalle tempo, è la quadra di tutto».

«Sei parecchio saggia, anche se non sembra» dice ridendo e facendomi una linguaccia.

Guardo Leonardo fare lezione con Marcus, l'insegnante di surf più famoso di Ostia, non si aspettava proprio questa sorpresa e sono stata davvero felice della sua faccia scioccata quando l'ho portato lì.

Io e Azzurra siamo sedute poco più in là, lei è accollata tra le mie gambe piegate, mentre giocherella con i miei capelli scuri mossi dal vengo.  Fa freddo, essendo dicembre, ma un pallido sole riesce a riscaldarci lo stesso. Niente che però riesce a scacciare il gelo dal mio cuore per la paura di come si evolverà questa storia.

«Mamma?»

«Sì, amore».

«Posso farti una domanda?»

«Certo».

«Posso fartene due?»

«Sì, cucciola. Puoi farmene quante vuoi».

«Ma cosa è successo con Stefano? Perché ha fatto così l'altra sera?» chiede impaurita.

«Azzurra...» sussurro.

«Mamma voglio la verità» ribatte seria come non l'ho mai vista.

«Stefano, tuo padre, vuole averti di più nella sua vita».

«E che vuol dire?»

«Vuol dire che ti vuole bene» dico con fatica «e vuole conoscerti, stare con te. È geloso di Ale, perché te lo chiami babbo, e lui vorrebbe sentirsi chiamare così... da te» sospiro cercando la forza «Te però devi fare solo quello che ti senti qui» dico toccando il suo petto all'altezza del cuore.

«Ma vuole portarmi via da te?» chiede poi terrorizzata e vedo i suoi occhioni blu riempirsi di lacrime e diventare un mare in tempesta.

«No amore» mento, mentre una pioggia di spilli infilza il mio cuore «Vuole solo un po' di tempo con te, ma questo non è un male...» dico racimolando tutta la forza che ho in corpo.

Lo odio con tutto il mio essere, con ogni cellula del mio corpo, ma l'amore che provo per lei sormonta tutto e tutti, e vado contro anche me stessa se so che lo faccio per il suo bene, non posso ferirla e spaventarla con la verità.

«Tu vorresti stare un po' di più con lui?» chiedo impaurita.

«Se non tratta male Ale... forse sì» ammette timida.

Cazzo che colpo al cuore. Questo fa male, terribilmente male.

Guardo il suo profilo dolce e rivedo il suo, rivedo Stefano e il nostro amore, che nonostante tutto mi ha dato il suo frutto più dolce e bello. E come posso fare del male proprio a lei? Come posso negarle l'affetto di un padre che ha sognato e desiderato per tutta la vita? Ma come posso rinnegare me stessa così e accettare che lei lo ami? Con che coraggio mi guarderò allo specchio sapendo che non ho spedito per direttissima affanculo, lui e tutto ciò che lo riguarda?

Ma allo stesso tempo, come farò a mentire a lei? Come farò a privarla di una figura così importante? Come farò a vederla andare via con lui senza aver paura di non rivederla mai più? Come potrò fidarmi anche solo un minimo di lui? Come potrò accettare che lui faccia parte della sua vita?

Nonostante tutto, dalle parole di Charlotte ho capito che lui le vuole bene, e vorrebbe davvero costruire un rapporto con lei, ma non riuscirò mai più a credergli.

«Mamma?»

«Sì».

«Tu e Ale mi farete un fratellino o una sorellina?» chiede tranquillissima, come si chiederebbe un bicchiere d'acqua.

«Azzurra... noi...». E ora che cazzo rispondo? Oddio, ma che domande mi fa?

«Noi... non ci abbiamo ancora pensato. Adesso è ancora un po' presto».

«Mi piacerebbe molto comunque. Una sorellina... ho già Leo come fratello».

Amore mio... piacerebbe anche a me... tantissimo.

E in questo momento penso ad Ale, ai suoi occhi verdi e profondi come il più fitto dei boschi, alle sue fossette bellissime, ai suoi modi dolci e gentili con cui si è fatto strada nel mio cuore e ripenso al suo sguardo emozionato quando Azzurra l'ha chiamato babbo per la prima volta. Non voglio privarlo di questi momenti, voglio che lui sia il padre che lei ha sempre sognato, perché so che lui può esserlo. Voglio la nostra famiglia, per sempre.

Annego nei miei pensieri, un turbino di ricordi, idee e proiezioni del futuro che si danno battaglia nella mia testa in un loop senza fine, a ricordarmi costantemente la scelta che mi attende.

E io sono qui... sull'orlo di un precipizio, sapendo perfettamente che qualunque scelta io faccia precipiterò nel vuoto, in una direzione o nell'altra. Perché è anche questo che vuol dire amare, buttarsi nel vuoto, senza rete, ma sapendo che sotto c'è qualcuno a prenderti.

Alessandro

Una ruga profonda mi solca la fronte, inclino la testa a sinistra osservandomi allo specchio a tutta parete in camera di Andrea. È vero, non sono completamente da buttare, ma devo ammettere che questa situazione mi sta provando decisamente troppo e lo dimostrano le occhiaie più segnate del solito che si manifestano sul mio volto... forse potrei rubare qualche robaccia miracolosa che Andrea si mette sul viso per essere sempre così bella.

La camicia azzurra mi ricade leggermente più larga del solito sul busto, segno che il fatto che non vada in palestra da settimane si sta vedendo... la alzo appena terrorizzato, ma gli addominali sono sempre lì al loro posto. Sono sempre stato fortunato con l'aspetto fisico, non posso negarlo, ma mi sono reso conto che dopo i trentacinque ho dovuto iniziare a lavorare un po' di più per continuare a mantenere quest'immagine. I jeans neri fasciano le mie gambe anch'esse muscolose e tornite, e le Stan Smith bianche risaltano con i pantaloni scuri.

Spettino i capelli, con quel gesto ormai così naturale e involontario, sorridendo come un coglione alla foto di Andrea e Azzurra alle mie spalle. Sembrano così felici, sono immerse in un mare azzurro limpidissimo, Azzurra è in braccio ad Andrea, naso a naso, si guardano e ridono. Sono bellissime.

Stasera abbiamo la resa dei conti, Camilla ha parlato con Stefano e verrà a cena da noi, insieme a suo marito Giorgio, per raccontarci com'è andata. E nonostante sia ateo, sto pregando da cinque giorni, qualunque Dio di qualsiasi religione, affinché sia andato tutto bene e quel coglione decida di sparire per sempre dalla faccia della terra.

Stavolta devo darti ragione! Non vorrei eh, ma devo.

Sto impazzendo se anche tu mi dai ragione, merda!

Andrea, avvolta in un accappatoio bianco, mi raggiunge e si posiziona accanto a me.

«Ti sei imbambolato?»

«Sto pensando» dico sospirando e inchiodando i miei occhi nei suoi attraverso lo specchio.

«A cosa?» chiede spaventata.

«A tutto» dico sincero.

«Anche a me?» domanda sorridendo. Mi soffermo a fissare quel nasino arricciato che mi ha cambiato la vita.

«Soprattutto a te... in svariate posizioni...»

Alza gli occhi al cielo ridendo.

«Stavo anche pensando se abbiamo il tempo per una sveltina prima che arrivino... due colpetti giusto per rilassarci» la provoco.

«Alessandro!» strilla stringendosi l'accappatoio intorno al seno.

Mi avvicino piano, i suoi occhi, nonostante le parole, ardono di desiderio e passione, sono incendiati dalla voglia di me... dalla voglia di noi.

Lascio scorrere una mano sul suo viso e sul suo profilo, soffermandomi appena sul naso per poi scendere sulle sue labbra calde e morbide, che schiude al mio passaggio, avvolgendo il mio indice con la sua lingua bollente.

Un sospiro si strozza nella mia gola al contatto con i suoi denti.

Allungo l'altra mano verso il laccio dell'accappatoio, senza mai staccare gli occhi dai suoi, risucchiato completamente da quel nero, lo tiro appena aprendolo. La visione più bella del mondo si apre davanti a me, la sua pelle ambrata e perfetta, i seni morbidi, il ventre piatto, i capelli scuri lungo le spalle e il petto che si alza e si abbassa dalle onde di desiderio. Sfilo il dito dalla sua bocca, sentendo improvvisamente freddo.

Faccio scivolare via l'accappatoio dalle sue spalle, lasciandola nuda ed esposta... solo per me.

Il mio compare pulsa e martella dentro i jeans dalla voglia di essere libero e volare nel suo nido preferito.

Accarezzo con i polpastrelli tutto il suo corpo, soffermandomi appena sui capezzoli duri e turgidi che reclamano solo la mia bocca e le mie attenzioni.

La spingo verso il letto, facendola sedere e mi inginocchio davanti a lei.

Con una mossa le spalanco le gambe, aprendomi le porte del paradiso... il mio cazzo di paradiso personale.

«Ale...» sospira stringendo la coperta tra le mani al contatto del mio soffio sulla sua intimità.

«Amore... devi rilassarti» continuo soffiando piano.

Butta indietro la testa, portando avanti i seni... è un invito no? Sì, è decisamente un invito.

Mi avvento con le mani sui suoi capezzoli, mentre cerco di resistere dall'assaggiarla subito.

«Cazzo...» ansima.

Afferro i suoi fianchi e la tiro verso di me, sul bordo del letto, avvicinandola al mio viso.

La accarezzo dolcemente con la lingua, mentre la sento trattenere il respiro, spezzato poi da un gemito potente quando mi faccio largo tra le sue pieghe bollenti e già fradice per me.

Assaporo il suo gusto così dolce e intenso, la droga più potente che abbia mai provato, quel sapore capace di farmi impazzire nel giro di un secondo.

Continuo a torturarla con la mia lingua, mentre stringe i miei capelli in un pugno tirandoli.

Lascio scivolare due dita dentro di lei, strappandole un urlo sommesso.

Oh sì piccola... fammi sentire quanto ti piace.

Cado come in tranche, perso anima e corpo dentro il suo corpo, assaggio ogni centimetro di lei, ritrovandomi nel suo sapore e calore in un ritmo dettato solo dai nostri respiri spezzati, fissandola dal basso verso l'altro.

La sento arrivare quasi al limite, il bacino che spinge contro la mia bocca, le mani che tirano i miei capelli, i gemiti forti e mi fermo...

«Santini giuro che se non continui ti ammazzo» mi minaccia spalancando gli occhi.

Rido, solleticandola con la barba corta e mi stacco giusto un centimetro per sussurrare «mi fanno impazzire le tue minacce», prima di fiondarmi nuovamente dentro di lei e portarla nuovamente al limite.

I suoi umori inondano la mia bocca, le sue pareti pulsano intorno alle mie dita, mentre grida e geme sotto il mio tocco preciso ed esperto.

Siamo tutti e quattro seduti a tavola a mangiare il dolce, mentre Giorgio, il marito di Camilla, sta raccontando gentilmente ad Andrea delle figlie.

È un uomo alto, sulla quarantina abbondante, con i capelli corti e brizzolati, due occhi color nocciola e il naso leggermente aquilino. Nonostante il completo elegante sembra un uomo estremamente dolce e sincero.

Io e Camilla ci scrutiamo da lontano, straniti entrambi per la situazione, mi sembra di poter leggere i suoi pensieri scorrere fuori dalla sua testa e prendere la stessa identica strada dei miei.

Che situazione strana, per non dire del cazzo.

È tutta la sera che parliamo il meno possibile, ed è strano che io sia così silenzioso, ma vorrei solo sapere com'è andata e farli andare via.

«Leonardo?» chiede poi riportandomi alla realtà.

«È con Lorenzo e Chiara» dico tranquillo.

«Stanno ancora insieme?» domanda spalancando gli occhi azzurri.

«Bè sì, sono sposati da tipo cinque o sei anni e aspettano una bambina».

«Cavolo... che bello» commenta triste «mi piacerebbe rivederli».

Vorrei dirle che il sentimento non è sicuramente reciproco, ma mi trattengo per non innescare un putiferio. Ci sta aiutando, non voglio tirare la corda.

«Riferirò» dico lapidario.

«Ti vedi ancora con tutti?» mi chiede poi curiosa.

«Più o meno. Claudia sta insieme a Tommaso, il mio migliore amico di Andrea... e siamo ancora bè... noi due. Filippo è sempre il solito, cambia donne come mutande ancora oggi. E Matteo sta insieme a Martina, l'altra migliore amica di Andrea... quella che ci ha fatto "incontrare di nuovo"».

«In che senso?» domanda e vedo Andrea e Giorgio guardarci tranquilli.

«Bè... io e Andre ci siamo conosciuti un pomeriggio di aprile, dopo che io ti avevo vista per caso passeggiare per Trastevere con la tua famiglia e per non incontrarti mi sono rifugiato nel suo negozio» dico imbarazzato.

«Te che ti imbarazzi? Impossibile!» commenta ridendo Camilla.

«Lo so, mi ha spiazzato vederti quel giorno...» ammetto e sento Andrea stringermi la mano da sotto il tavolo, mentre mi rivolge un sorriso sincero e carico di amore.

«Mai quanto ha spiazzato lei ricevere la tua chiamata» commenta Giorgio «si è praticamente ribaltata dalla sedia quando ha riconosciuto la tua voce».

«Vorrei vedere te al mio posto» lo incalza Camilla guardandolo male.

«Probabilmente mi sarebbe venuto direttamente un infarto» dice ridendo Giorgio.

«Più o meno è la reazione che ho avuto io quando il mio ex mi ha detto che veniva a Roma» si intromette Andrea.

«Bè... lui è pure un gran coglione. Scusami Andrea se mi permetto eh... ma ho esaminato il caso con Cami per darle una mano».

«Figurati Giorgio» dice la mia bellissima donna comprensiva.

«A questo proposito» si intromette Camilla, e vedo Andrea trattenere il respiro «vorrei raccontarvi un po' com'è andata».

«Prendo i liquori... ne avremo bisogno a questo punto» dico alzandomi. È tutta la sera che giriamo intorno all'argomento ed è finalmente arrivato il momento che tanto aspettavamo.

«Ottima idea» dice sorridendomi Giorgio.

Non so né come né perché, ma quest'uomo mi piace.

«Allora partiamo dall'inizio, martedì Stefano e Charlotte avevano un appuntamento nel mio studio, per presentarmi il caso e chiedermi di prendere in carico la sua causa. Inutile dirvi che aveva davvero poco materiale a riguardo, il suo avvocato americano ha fatto davvero un lavoro poco approfondito, probabilmente anche perché la giurisprudenza in fatto di minori è diversa in America, ma essendo Azzurra italiana sottostà alle leggi italiane, ovviamente. Io mi ero portata avanti, oltre alle informazioni che avevo da te, Andrea, ho messo in moto i miei praticanti per studiare già il soggetto e il caso, dopo le domande preliminari fatte per telefono» dice serena.

Andrea annuisce tesa.

«L'ho lasciato parlare, ho sentito le sue ragioni e per lo più l'ho lasciato sfogare. Era un fiume in piena, uff... quanto fiato sprecato. Non mi è sembrato tanto sicuro nemmeno lui, spaventato per lo più. Comunque ha concluso dicendomi che voleva l'affidamento esclusivo di Azzurra per portarla in America» rabbrividisco alle sue parole e vedo Andrea impallidire.

«A quel punto gli ho chiesto quanti anni avesse la bambina... ha risposto sette o otto... gli ho chiesto quando fosse il suo compleanno... e non ha risposto» dice seria.

«Ha otto anni comunque» intervengo incazzato come un puma.

«Io lo so» continua Camilla «lui no. Quindi l'ho messo davanti alla prima obiezione e ciò che lui non abbia riconosciuto la figlia perché non presente alla registrazione della stessa e alla nascita, era scappato in California, come attesta il suo visto lavorativo e non turistico, quindi legalmente lui non è nessuno per lei. Punto che pende decisamente a suo sfavore. A quel punto gli ho spiegato la giurisprudenza italiana... in breve... è impossibile che un giudice tolga un figlio alla madre dando l'affidamento esclusivo a un padre assente e per di più che abita dall'altra parte del mondo, solo per un capriccio. Dato che non ha mai manifestato la voglia di incontrarla prima. Al massimo si riesce ad arrivare a un affidamento congiunto assoggettato alle decisioni della madre».

Andrea annuisce e mi sta letteralmente stritolando una mano.

«Quindi l'ho messo davanti alla nuda e cruda verità e cioè che io avrei potuto spillargli un sacco di soldi, ma che lui non avrebbe ottenuto quello che cercava, perché non sussistono proprio le basi fondate per una causa, dato il suo iniziale allontanamento volontario da voi e la mancanza in fatto di responsabilità».

«Camilla non ci girare tanto intorno» dico serio.

«Sì... sono riuscita a dissuaderlo da intentare una causa lunga e dispendiosa per lui... visto che la perderebbe e alla fine lui era d'accordo con me» conclude sorridendo raggiante.

«OH MIO DIO» urla Andrea piangendo e lanciandosi letteralmente addosso a Camilla abbracciandola.

«Bè... sì... è il mio lavoro... grazie...» balbetta Camilla totalmente avvolta nelle braccia di Andrea che non smette di stringerla e piangere.

«G... grazie... grazie...» continua a ripetere Andrea.

«È stato un piacere» dice sciogliendosi e abbracciandola a sua volta Camilla.

Che cazzo è? Voglio ricordarti, amore mio, che lei non è questo stinco di santo che vuole farci credere, ma nonostante i miei pensieri un filo stronzi, sono immensamente grato per quello che ha fatto per noi.

Andrea finalmente la molla e torna a sedersi accanto a me.

«Non mi avete fatto finire...» dice tornando seria «le sue intenzioni di far parte della vita di Azzurra mi sono sembrate serie e motivate, nonostante il modo, motivo per il quale, anche per il bene della bambina, gli ho consigliato di chiederti scusa e tentare un riavvicinamento».

«TU COSA?» ringhio.

«Alessandro» sospira «quell'uomo volente o nolente fa parte della vita di Azzurra, è suo padre, quindi è meglio per tutti cercare un accordo civile. Permettergli di conoscerla e instaurare un rapporto normale con lei».

«Io sono suo padre» tuono incazzato.

«A questo proposito... Andrea ho portato i documenti che mi hai richiesto e Stefano per dimostrare la buona fede li ha firmati» continua serena.

«Che documenti?» chiedo impaurito, mentre intorno a me regna il silenzio più assoluto.

Guardo Andrea terrorizzato, che cazzo sta succedendo?

Lei annuisce a Camilla che mi passa una cartellina, la apro con mano tremante e leggo:

"Pratica di Adozione del figlio del partner Andrea De Angelis da parte di Alessandro Santini in favore di Azzurra De Angelis"

Aspetta! COSA?

«Perché aspettare?» dice la mia bellissima donna.

Un'ondata di felicità, una gioia indescrivibile si impadronisce del mio cuore e potrei seriamente star per avere un infarto, tanto batte forte e senza sosta. Il respiro mi muore in gola e mi sento come gelatina.

Alzo lo sguardo verso di lei che adesso mi sorride con gli occhi colmi di lacrime, una lacrima solca la mia guancia dall'emozione, ma nonostante questo un sorriso incredibilmente spontaneo si apre sul mio viso.

Andrea vuole che diventi mia figlia.

Azzurra vuole diventare la mia bambina a tutti gli effetti.

«Firmiamo?» mi sussurra Andrea stringendo la mia mano.

Sì. Cazzo!

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