SESSANTUNO
Andrea
Vedo la scena come al rallentatore Stefano prende la mano di Azzurra da quella di Alessandro e la trascina dentro la gelateria, senza darle nemmeno il tempo di capire.
La mia bambina tende l'altra mano verso di me, con gli occhi sbarrati e mi risveglio come colpita da una secchiata d'acqua gelida.
Nessuno può toccare Azzurra... NESSUNO.
Alessandro al mio fianco ringhia e sta letteralmente digrignando i denti e stringendo i pugni.
Mi fiondo dentro la gelateria per riprendermi ciò che è mio e a cui tengo più della mia stessa vita: mia figlia.
La vedo che ha tolto la sua manina da quella del padre, ha le braccia conserte davanti a sé mentre fissa il banco dei gelati.
La prendo da dietro e me la porto al petto stringendola.
«Non azzardarti mai più a toccare Azzurra senza il mio permesso... è chiaro?» tuono incazzata come una furia, mentre la braccia di Azzurra stringono il mio collo.
«Andrea dai... volevo solo stare con lei senza quel bell'imbusto del tuo fidanzato, sembra il suo bodyguard».
«Si da il caso che sia stata Azzurra a chiedergli di venire con noi oggi, perché lo voleva vicino. Sono molto legati e si vogliono molto bene» ribatto sempre più furente.
«Io sono qui» dice Azzurra con le lacrime agli occhi. Il mio cuore si pezza, non sono mai stata il tipo di persona che parla solo per ferire, e non ho mai dato voce ai pensieri di Azzurra senza prima chiederle il permesso.
«Amore... hai ragione scusami... non dovevo parlare per te... cosa vuoi fare?» le chiedo.
«Mettimi giù e voglio il gelato» sentenzia glaciale.
«Posso rimanere? Scusami se sono stato maleducato prima» dice Stefano abbassandosi alla sua altezza «Non dovevo portarti via da lui» dice quasi schifato.
«Ok. La prossima volta strillo... ora voglio cioccolato e crema con il cono grande» dice sorridendogli timida.
«Va bene, e cono sia» dice lui porgendole la mano.
Li fisso, e per un attimo mi sento un'estranea, loro così simili e così diversi, e io nel mezzo cosa c'entro?
Tutte le paure legate al suo ritorno riaffiorano in me travolgendomi, mi manca l'aria, le mani mi sudano e la testa mi gira.
«Azzurra vuoi che ti aspetti fuori?» dico già sicura che mi dirà che vuole stare con il padre, tagliandomi fuori.
«No mamma, non mi lasciare» risponde prendendo la mia mano, stringendola ed evitando quella di Stefano.
Un'ondata di calore torna a impossessarsi del mio cuore, scacciando tutto il gelo che lo avvolgeva.
«Certo amore mio, tutto quello che vuoi» dico ricacciando indietro le lacrime.
«Stefano perché Ale non ti piace?» chiede Azzurra fissandolo con i suoi occhioni blu mentre stringe il suo cono.
«Io...» risponde impanicato Stefano «non è vero» dice abbassando lo sguardo mentendo.
«Sei geloso perché lui è il mio babbo adesso?» chiede la mia bambina.
«Cosa? Andrea hai permesso una cosa del genere? Non pensavo fossi così» dice poi rivolgendosi a me.
«Quindi ha preso il mio posto? Io voglio far parte della tua vita Azzurra, voglio che tu possa fidarti di me e volermi bene» dice abbassandosi verso di lei. Non riesco a credere a nemmeno una parola che esce dalla sua bocca purtroppo.
«E allora perché te ne sei andato via? Perché ci hai lasciate da sole?» domanda quasi piangendo.
«Azzurra... io... non ho giustificazioni» dice porgendole la mano «ma se me lo permetterai proverò a rimediare...». Evita accuratamente di risponderle, cosa che non passerà di certo inosservata a lei.
«Non mi hai risposto e io non rispondo a te» dice uscendo e dirigendosi verso Alessandro.
«Babbo! Babbo! Ho preso il gelato» trilla uscendo dal negozio e dirigendosi verso Ale che la fissa emozionato.
«Non pensavo ti abbassassi a tanto» dice a denti stretti Stefano.
«Io? Tu pensi davvero che me ne freghi qualcosa? Che ti dia tutta questa importanza? Ha fatto tutto da sola, io non la spingerei mai a chiamare nessuno con un appellativo che lei non sente suo... se ha deciso di chiamarlo così è una decisione solo ed esclusivamente sua» concludo incrociando le braccia al petto, mentre un'ondata di gioia e panico si fa largo nel mio cuore al modo in cui Azzurra ha appena chiamato Alessandro.
«Ho sbagliato così tanto con lei, con voi... Ti somiglia da morire» dice Stefano cambiando discorso «è la tua versione in miniatura. Ha il tuo stesso caratterino».
«Lo so, somiglia molto anche a te. Ha i tuoi occhi» ammetto sconsolata.
«Vero. Andrea?».
«Dimmi».
«Credo che tu abbia fatto un ottimo lavoro...» dice imbarazzato e per un attimo rivedo l'uomo che amavo sotto tutti i suoi strati di arroganza e stronzaggine.
«Lo so» dico uscendo e raggiungendo la mia bambina e Alessandro.
Alessandro
Non riesco ancora a credere al modo in cui mi ha chiamato Azzurra. Credo che il mio cuore abbia cercato di esplodere sentendo quelle parole magiche, non pensavo mi avrebbero fatto questo effetto, ma chi voglio prendere in giro, non avrei mai immaginato che lei decidesse di chiamarmi così.
E invece sono qui che fisso estasiato questa bambina meravigliosa, che ha deciso che da oggi io sono il suo babbo.
Sono abituato a questo appellativo ormai da quindici anni, ma sentirlo da lei, è una sensazione totalmente diversa. Lei mi ha scelto, lei vuole me.
Mi siedo sulla panchina e la posiziono in collo a me, giuro che in questo momento non voglio lasciarla andare per nessuno motivo.
«Sono felice lo sai piccola» le dico sorridendo e stringendola.
«Davvero? Come mai?» mi chiede innocente fissandomi con i suoi occhioni blu.
«Per come mi hai chiamato... non potevo chiedere regalo migliore al mondo che sentirti chiamarmi babbo» dico palesemente commosso.
«Io... lo penso davvero. Ci sei sempre per me, mi aiuti e mi vuoi bene. È questo che fanno i babbi no?»
«Sì, amore. È esattamente questo e ogni volta che avrai bisogno io sarò al tuo fianco, non dimenticarlo mai, qualunque cosa succeda» dico serio.
«Pensi che Leo si arrabbierà?» mi chiede impaurita.
«No piccola, non potrebbe mai arrabbiarsi con te. Lui ti vuole bene e ti considera come una sorellina, quindi stai tranquilla».
«Meno male, può chiamare mamma anche la mia mamma se vuole» ribatte seria «io non mi offendo».
«Ok, glielo dirò» rispondo ridendo.
Vedo Andrea uscire dalla gelateria, sta parlando con Stefano, e la vedo addirittura ridere. Un moto di gelosia furiosa si scaglia contro il mio cuore. Va bene tutto... ma posso farla ridere solo io, quel nasino è prerogativa mia e di nessun altro.
Lascio scendere Azzurra delle mie gambe e mi dirigo a marcare un po' il territorio, è bene che lo stronzo capisca chi comanda qui.
La piccola è al mio fianco, e non quello della faccia di cazzo che è Stefano, mi fissa con i suoi occhioni spalancati e in questo esatto momento mi rendo conto che voglio tutto il meglio per lei, solo quello, e quindi devo permetterle di conoscere quella faccia di culo di padre che si ritrova.
Non mi perdonerei mai di allontanarla da lui solo per la mia gelosia, sarà lei a decidere se lo vorrà o meno nella sua vita. Io non posso di certo.
«Amore porto Charlotte a fare una passeggiata, credo voi tre dobbiate stare un po' insieme» dico cingendola per la vita.
«Amore... io...» cerca di dire.
«Va tutto bene piccola, non mi allontano» dico facendole l'occhiolino.
«Azzurra...» dico voltandomi verso di lei «posso andare qualche minuto a far vedere un posto a Charlotte? Tu rimani con la mamma e Stefano» dico sereno. No coglione, non ti chiamerò mai suo padre.
«E quando torni?» mi chiede con i suoi occhioni imploranti.
«Sto pochissimo, ma se non vuoi non vado, scegli tu. Ti avevo promesso che rimanevo sempre con te».
«Ok... io sto con mamma tanto vero? Tu però torna tra poco» dice abbracciandomi stretto.
«Certo cucciola» dico baciandole la testa castana.
Trucido con gli occhi il coglione, se quando torno trovo una di loro due triste, giuro che non rispondo di me.
Io e Charlotte ci incamminiamo per i Fori Imperiali, nonostante lasciarle sole fosse l'ultima cosa che volevo, credo fermamente che abbiano bisogno di stare solo loro tre e quanto meno conoscersi.
La bionda accanto a me si guarda in giro estasiata, senza però dire una parola.
«Quindi... è tanto che stai con Andrea?» mi chiede Charlotte rompendo il silenzio.
«In realtà non tantissimo, quasi sei mesi» rispondo imbarazzato.
«Wow, very interesting».
«Cosa?» chiedo infastidito.
«È affascinante il modo in cui Azzurra si è legata a te, la mancanza di una presenza paterna doveva essere molto forte in lei. Poor girl» dice seria.
La fisso un attimo senza sapere cosa rispondere.
«Sorry, I was, cioè sono una psicologa per bambini. Faccio la surfista it's right, but quando possibile tornerò dai miei piccoli pazienti».
«Ah... non ne avevo idea» ammetto sbalordito.
«Everybody stops al mio aspetto, bionda, alta... so stupida, but sono molto altro io» dice seria.
«Lo vedo» dico sorridendole.
«Steve è stato davvero un coglione con lei. Io conosce tutta la storia e lui non ha scuse per il suo comportamento. Lo so, anch'io ho avuto dei dubbi su di lui, ma adesso è diverso. I know him».
«Coglione credo sia riduttivo» affermo serio.
«Tutti fanno degli errori».
«E lui c'ha messo otto anni per rendersene conto?»
«Alessandro, io lo capisco, tu vuoi proteggere la tua bambina, is wonderful, but Stefano è qui per cercare di rimediare non per ferirla, me lo ha promesso» dice seria.
«Lo sai vero che se la farà soffrire ancora lo ammazzo?»
«Yes, I know it».
«Abbiamo fatto bene a lasciarli da soli, secondo te?»
«Io credo di sì, devono conoscersi e con noi non sarebbe giusto. Credo che dovrebbero tipo fare una cena... what do you think? Hanno tante cose da dirsi».
«Per quanto non vorrei lasciarle da sole, credo tu abbia ragione, sempre se Andrea è d'accordo».
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