SESSANTATRE
Alessandro
Stefano è ormai in zona da diverse settimane, e sarò sincero sta storia mi piace sempre di meno, voglio che se ne torni da dove è venuto e che smetta di intromettersi nelle nostre vite così. Stavamo bene, molto bene, anche senza di lui.
Azzurra si sta piano piano affezionando a quella specie di uomo che si ritrova come padre biologico e la paura che possa ferirla è terribilmente fondata conoscendo i suoi precedenti.
L'autunno sta facendo capolino, risvegliandosi dal suo letargo ingiallendo leggermente le foglie degli alberi e soffiando un leggero ventolino fresco, penso stringendomi nella mia felpa blu mentre guardo la finestra della cucina aperta.
«Babbo, tutto ok? Babbo? BABBO!» urla Leo sventolandomi una mano davanti al viso e risvegliandomi dai miei pensieri perso a fissare le fronde dell'albero fuori dalla finestra.
«Cazzo Leo» sussurro massaggiandomi le tempie «sono le sette di mattina, abbi pietà».
«Babbo sono almeno due minuti che ti chiamo, eddai».
«Scusami, ultimamente non ci sto con la testa... lo so... lo so... non ho scuse. Ok ci sono, tutto per te» dico piegando la testa a destra e sinistra, e concentrandomi su mio figlio che ride davanti a me.
«Babbo, tranquillo. Ci sta, stiamo passando un periodo particolare e nemmeno io sono sempre concentrato. E poi, io pure non vedo l'ora che quello se ne vada, mi sembra di trattenere il respiro da quando è arrivato» commenta parlando di Stefano.
«Ma come fai a leggermi sempre nel pensiero? Che ho fatto per meritarmi un figlio così?» dico abbracciandolo e posando un bacio nei suoi capelli umidi.
«Perché ci capiamo e ci vogliamo bene. Tutto qui, è più semplice di quello che pensi» dice tranquillo poggiando la testa nell'incavo del mio collo.
«Ho fatto davvero un capolavoro con te» dico ridendo.
«Sempre il solito modesto» commenta buttando gli occhi al cielo.
«Lo sai... è una delle qualità innate che mi contraddistinguono».
«Sei grullo babbo, altrochè... ma non ti cambierei con nessuno» risponde ridendo.
«Attenzione! Figlio sdolcinato ore dodici! Mmmm... che ti serve?»
«Mamma mia! Brutto sei. Non ti si può dire una cosa carina che pensi subito il peggio...»
«No, è che ti conosco faccia a culino!» rispondo ridendo.
«Pensi subito male! Non mi serve nulla» commenta acido.
«Senti una cosa... ma come va con mamma?» chiedo cambiando totalmente discorso.
Lo sento irrigidirsi e lo vedo torturarsi i capelli con quel gesto così familiare.
«Non l'avevi mai chiamata così» dice alzando lo sguardo e posando ii suoi occhioni verde-blu nei miei.
«Lo so, mi sto riabituando ad averla nelle nostre vite ed è pur sempre la verità e per quanto vorrei che tu fossi solo mio, sto imparando a condividerti» dico serio «anche se c'è già una signorina che ti sta portando via da me».
«Babbo dai ma Isa... non è vero...» ribatte risentito.
«Non sto parlando di Isabella, scemino, ma di Azzurra. Ormai quando c'è lei, io scompaio... il mondo scompare» dico sorridendo e lo vedo arrossire. Abbassa lo sguardo imbarazzato ma un grosso sorriso gli spunta sulle labbra. Adoro l'effetto di quella bambina nelle nostra vite.
«Babbo non lo so, non lo capisco nemmeno io, ma il legame che mi tiene unito lei è... una cosa che non so spiegare. È come se lei ci fosse sempre stata. È piccola, lo so, ma ci incastriamo come due pezzi di un puzzle. Non mi era mai successo... non posso pensare che qualcuno la ferisca, di non starle accanto e proteggerla dal mondo intero» dice imbarazzato.
«Leo... questo si chiama amore, ed è una cosa bellissima. Sono così fiero di te in questo momento. Hai la responsabilità del fratello maggiore sulle tue spalle» dico stringendolo ancora.
«Sono stato figlio unico per quindici anni e ora improvvisamente ho tre sorelline, anche se due non le conosco ancora» dice timido.
«Un bel cambiamento no?».
«Già... Tornando a mamma...».
«Dimmi» lo incalzo.
«Mi ha chiesto se un weekend voglio andare con loro al mare... così per conoscerle»
«E tu non devi accettare se non ti va» lo rassicuro.
«Io... c-credo... di voler andare» dice abbassando lo sguardo.
Una piccola stilettata colpisce il mio cuore, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non per questo fa meno male, anzi il dolore si propaga alla velocità della luce, ma io devo volere solo il meglio per lui e so che Camilla adesso ha le migliori intenzioni del mondo e io, nonostante non voglia, non posso non permettergli di viversi sua madre. Non me lo perdonerei mai.
«Ok... se vuoi andare... ci accorderemo per organizzarlo» dico cercando di celare la mia tristezza.
«Babbo... mi prometti però che se ti chiamo perché voglio venire via mi vieni a prendere subito?» mi chiede impaurito.
«Sempre amore mio, sempre. Tu chiamami e babbo arriva».
L'amore che provo per questo adolescente irascibile che lascia calzini e vestiti in giro è qualcosa di incredibile e sentirlo, come adesso, vicino e accoccolato a me, mi riporta indietro negli anni a quando era solo un piccolo patatino che correva in giro e mi chiamava per qualunque cosa. Adesso vedo questo ragazzo e presto uomo che ha un cuore immenso e una dolcezza fuori dal comune e mi rendo conto di aver fatto un capolavoro, nonostante le paure, le difficoltà, sono davvero fiero della persona che sta diventando.
«Babbo... mi sta fissando» dice guardandomi male.
«Pensavo...»
«A cosa?» chiede subito curioso, come quando aveva cinque anni con quegli occhioni spalancati e calmi come il mare.
«A te, alla persona meravigliosa che sei e a quanto sono fiero di te. Fiero di come stai gestendo questa situazione con la mamma, fiero di come il tuo cuore abbia accolto Azzurra e Andrea, e fiero perché se ce l'abbiamo fatta è solo merito nostro... mio e tuo» dico leggermente commosso.
«Sei tu che l'hai reso possibile... sei rimasto e hai costruito la nostra famiglia... che è perfetta in tutte le sue imperfezioni».
«Ti voglio bene da morire... non dimenticartelo mai».
«Anch'io babbo, ma non montarti la testa» dice ridendo con quel sorriso che mi riempie il cuore ogni volta che appare sul suo volto.
«Leo?»
«Dimmi babbo».
«Se ti dicessi che voglio vivere con Andrea e Azzurra... così in via ipotetica» sussurro nei suoi capelli mentre inspiro il suo profumo.
«Ti risponderei, in via ipotetica ovviamente, che vado a fare le valige».
«Davvero?» domando con tutto la paura e la tensione che ho accumulato in questo periodo che si riversa nel mio volto.
«Sì, davvero. Ti meriti, anzi ci meritiamo un po' di serenità e un nuovo inizio è quello che ci vuole. Quindi... quando glielo chiederai? Ormai dormiamo più lì o loro qui che separati» incalza ridendo.
«Oddio... c'ho un po' d'ansia a riguardo... devo parlare un po' con zia Clau e chiederle qualche consiglio... non voglio affrettare i tempi, ma sto fare in su e giù mi sta snervando e voglio iniziare la nostra vita il prima possibile».
«E allora perché non le chiedi di sposarti?» dice tranquillo.
Spalanco gli occhi e lo fisso esterrefatto «Ma sei impazzito? Quello mi sembra un filino prematuro... convivenza prima e poi piano piano parleremo di tutto il resto... con calma e sangue freddo... non ci corre dietro nessuno» rispondo a disagio.
In verità? Mi sto cacando addosso dalla paura di un passo del genere, ma soprattutto che Andrea mi risponda di no.
«Non pensavo te la facessi sotto...» ribatte provocandomi.
«Da morire» rispondo sincero scompigliandomi i capelli nervoso.
«Babbo?»
«Dimmi amore» rispondo mentre sorseggio il caffè bollente.
«Comunque volevo chiederti... se posso andare a una festa sabato e rimanere a dormire...».
Lo sapevo! Cazzo!
Caro il mio Leonardino, avrai anche un babbo grullo... ma questi mezzucci con me non attaccano! Ne hai di strada da fare ancora prima di infinocchiarmi.
«Vedremo...»
«Da cosa?» chiede scocciato.
«Dalla voglia che avrò di dirti di sì» concludo il discorso serio, ma sotto i baffi rido già immaginandomi i tentativi di convincimento che farà Leo, ai quali ovviamente, già in partenza so, non potrò resistere.
Andrea
Allungo le gambe sulla ringhiera di ferro, poggiando i talloni proprio sul corrimano, inspirando l'aria fresca autunnale, non sono mai pronta all'arrivo dell'inverno, non mi piace e non sopporto il freddo e tutti quegli strati di vestiti che uno deve mettersi d'inverno, canottiera, maglietta, golf, cappotto, sciarpa, cappello e in più fa buio prestissimo.
Sarò strana ma io chi ama l'autunno e l'inverno non li capisco.
Sorseggio il bicchiere di Vermentino ghiacciato, mentre osservo le luci delle macchine scorrere sotto di me.
Una risata sincera e meravigliosa arriva alle mie orecchie... è quella di Azzurra. Un'altra più bassa e grave la segue a ruota... Stefano. Non pensavo che avrebbero legato così tanto, soprattutto non pensavo glielo avrei permesso, e invece... nonostante le mie paure e avversioni per quell'uomo, gli ho permesso di conoscerla e iniziare a far parte della sua vita... e spero davvero tanto di non sbagliarmi, spero con tutto il mio cuore che non mi faccia pentire della fiducia che gli sto concedendo.
Una folata di vento arriva da destra scompigliandomi i capelli e facendomi rabbrividire, mi stringo nel mio blazer blu notte, cercando la forza per rientrare in casa e stare con loro. Riesco sempre a sentirmi un'estranea quando sono con Azzurra e Stefano, e so che è una sensazione brutta e sbagliata, ma non riesco a farmi coinvolgere dalla loro, seppur timida, unione, voglio rimanerne al di fuori, voglio rimanere un porto sicuro per la mia bambina... distaccata e lontana dal padre.
In queste settimane ho pensato tanto alla sua presenza qui, a tutti quei passi che sto facendo e ho fatto per permettergli di stare con lei, e la paura è l'unico sentimento che pervade ogni singolo secondo di ogni cazzo di giorno che lui passa con lei.
Vedo quanto si impegna e vedo quanto voglia far parte della sua vita, viene a prenderla tutti i giorni a scuola, si fa trovare la mattina sotto al portone per accompagnarla, la porta a danza, al cinema e stanno addirittura facendo una maratona Marvel per permettergli di rimettersi in pari con tutta la saga degli Avengers e company, e so perfettamente quanto Stefano odi quel genere di film, quindi è una bella prova di resistenza per lui e una grande dimostrazione di amore per Azzurra. Ma qualche settimana non può cancellare nove anni di assenza. Nove anni di dolore e sofferenza, di solitudine alla quale lui mi ha lasciata.
Alessandro continua a ripetermi che devo scindere il dolore che mi ha provocato Stefano dalla persona che è adesso. È ciò che gli ha permesso di affrontare la situazione con Camilla, ma io non sono forte come lui, ero brava a rinchiuderlo dentro un cassetto in fondo al mio cuore quando era lontano, ma così avendo intorno tutti i giorni... è veramente complicato.
E questo non perché abbia dei sentimenti irrisolti per lui, tutt'altro, ma solo perché il dolore che pensavo di aver superato è così vivo e presente, vedendo la gioia negli occhi di Azzurra ad averlo intorno e presente nella sua vita, e non riesco a pensare a come sarebbe ora la mia bambina se avesse avuto un padre presente per tutta la sua vita.
«Mamy... sei la più bella del mondo... anche quando piangi» mi sussurra all'orecchio Azzurra risvegliandomi dal mio loop di pensieri.
Mi asciugo velocemente gli occhi cercando di tornare al presente e rinchiudere tutti i pensieri nella loro scatola.
«Hai tanti pensieri vero?» mi chiede la mia piccola fissandomi.
«Un po' amore, ma nulla di cui tu debba preoccuparti» sorrido timidamente.
«Mamy... se hai paura che io non voglia più bene ad Ale... ti sbagli... lui è... il mio...» abbassa gli occhi sulle sue all star rosse e sussurra «babbo... adesso».
«Oh piccola mia, lo so. E lui non potrebbe esserne più felice. Stai tranquilla, pensavo solo a un po' di cose...non preoccuparti».
«Ma stai bene mamma?» chiede subito preoccupatissima.
«Sì, amore. È un periodo un po' speciale e ci sono tante cose da fare... ma la mamma sta bene ed è tanto felice che tu sia legando con... S-stefano».
«Sei sicura?» mi chiede innocente.
«Certo, è giusto che io impari a condividerti con tutte le persone che ti vogliono bene... e a volte può essere difficile per me, ma io voglio solo il meglio per te. Perché l'amore è anche questo, affrontare una cosa che ci fa paura, per amore dell'altra persona» dico stringendola a me.
«Belle signore... siete qui?» chiede Stefano facendo capolino in terrazza.
«Sì, siamo qui» risponde squillante Azzurra.
In lontananza sento il mio cellulare squillare, dovrei alzarmi ma la sensazione di calore che mi trasmette Azzurra è impagabile e non voglio lasciarla andare.
La chiamata si interrompe e immediatamente ricomincia a squillare, una, e altre due volte.
«Amore, devo rispondere» dico ad Azzurra, e sono seriamente preoccupata per quello che sta succedendo. Penso immediatamente a nonna Clara e nonno Armando.
«Aspetta te lo prendo io» dice entrando in casa Stefano.
Mi porge il telefono che squilla ancora... è Leonardo.
Rispondo immediatamente.
«Leo? Che succede?» chiedo spaventata.
«A-Andrea... aiutami...» lo sento piangere spaventato al telefono.
Faccio scendere immediatamente dalle mie gambe Azzurra e scatto in piedi.
«Ei... respira e dimmi cosa è successo. Ci sono io, ok? Andrà tutto bene» dico terrorizzata... cosa è successo ad Alessandro.
«È successo qualcosa ad Ale?» chiedo mentre una stretta serra il mio stomaco impedendomi di respirare.
«N-nonno... non sta bene... ha... ha avuto un infarto... è in sala operatoria... babbo sta dando di matto e vuole partire per Firenze... non può guidare così... aiutalo... ti prego» singhiozza al telefono, mentre sento palesemente urlare e imprecare Alessandro dietro di lui.
«Ok Leo. Stai tranquillo, vedrai che l'operazione andrà bene... tuo nonno starà bene... e tornerà tutto apposto. Adesso però ascoltami bene che ti spiego come faremo» dico fingendo sicurezza.
So il rapporto che Alessandro ha con suo padre e se morisse prima di riuscire a chiarirci una volta per tutte, non se lo perdonerebbe mai.
«Ti ascolto. Babbo! Sono al telefono con Andrea...» urla.
«Adesso tu cerchi di trattenerlo, io arrivo più veloce che posso e lo accompagno a Firenze, intanto sento Martina e Matteo, o Tommaso e Claudia per farti venire a prendere e starai a casa nostra con Azzurra. Noi andremo a Firenze e io ti aggiornerà appena so qualcosa, te lo prometto».
«Io voglio venire con voi» dice piangendo.
«Leo... non credo che...» cerco di dire ma una voce roca e rotta dalla disperazione si intromette.
«No Leonardo, non puoi venire... sei troppo piccolo e non voglio farti assistere a tutto questo. Se nonno dovesse peggiorare giuro che ti farò arrivare il più velocemente possibile» dice Alessandro fermo e irremovibile.
«Ma babbo...» piagnucola.
«Leonardo ho detto di no, dammi retta una cazzo di volta» tuona.
«Leo... ascoltami... tuo babbo è preoccupato ti prometto che se succede qualcosa ti faccio portare immediatamente a Firenze da qualcuno, ok? Non te la prendere con lui... è spaventato» cerco di consolarlo.
«Lo so... ma anch'io lo sono...» dice tirando su con il naso.
Oh... dolce Leonardo...
«Amore mio... scusami... scusami... scusami... non volevo trattarti male... perdonami... sono solo... terrorizzato... ma ti prometto che ti terrò aggiornato e ti farò sapere tutto. Sei la parte migliore di me e la cosa più preziosa che ho» dice Alessandro e sono sicura che stai abbracciando Leonardo.
Una lacrima scende lungo la mia guancia, mentre sto già riempiendo un trolley con dei cambi alla rinfusa.
«Amore?» dice piano Ale nel telefono.
«Amore mio... vengo con te a Firenze. Parto ora da casa, manderò qualcuno a prendere Leo e lo farò stare da me. Andrà tutto bene ok?» dico sicura.
«Amore... ma non devi...» dice triste.
«Certo che sì invece. Non partire ti prego, aspettami» lo supplico.
«Ti aspetterò sempre» dice e con questo chiude il telefono.
Continuo a riempire la valigia con il necessario, nonostante il caos, la confusione e la paura... devo rimanere lucida... per lui.
Corro in terrazza con il piccolo trolley e il cappotto già indosso.
«Mamma ma dove vai?» mi chiede allarmata Azzurra.
«Cucciola, il nonno di Leo sta poco bene e devo accompagnare Ale a Firenze a trovarlo... tornerò tra uno, massimo due giorni ok? Tu starai con Marti e zio Tommy».
«Ok...» dice piano «babbo come sta?» mi chiede preoccupata.
Tutte le volte che chiama Alessandro così un brivido mi parte dall'attaccatura dei capelli fino a arrivare alla punta dei piedi.
Vedo Stefano irrigidirsi all'appellativo dato da Azzurra ad Ale.
«Piccola... è preoccupato, ma gli dirò che lo pensi tanto e che gli mandi un sacco di baci, ne sarà contento».
«Posso rimanere anch'io con lei, non preoccuparti» mi dice Stefano.
NO! NO! E poi no!
«Ti ringrazio Stefano, ma ho già avvisato Martina e Tommaso che arriveranno a momenti, porteranno anche Leonardo per passare tutti la notte qui insieme».
«Mi fa piacere dare una mano, davvero» dice piano e credo che sia sincero per una volta.
«Ok, Martina conosce tutte le abitudini e gli orari di Azzurra... quindi ascolta lei in tutto e per tutto» dico «Azzurra vai in casa a prendermi il capello e le chiavi della macchina?» le chiedo con la scusa di mandarla dentro.
«Sì, mamma» e scappa via.
«Se Tommaso dovesse... bè fai quello che ti dice... dopo tutti questi anni non ti ha mai perdonato e vuole spaccarti la faccia da allora, quindi ti prego comportati bene» dico nell'esatto momento in cui una scampanellata segna l'arrivo di Martina, seguita da lei che apre direttamente la porta con le sue chiavi.
«Eccoci! Ci siamo!» urla entrando in casa e raggiungendoci in salotto.
«Marti io vado... lui è Stefano, ma giù lo conosci» dico prendendo le chiavi della macchina.
«Sì, ho avuto il piacere» dice sarcastica «Claudia e Tommaso stanno andando a prendere Leo».
«Perfetto, fate... lo sai... questa è casa vostra, quindi lenzuola, letti, cibo... tutto ciò che vi serve sai dov'è... ho lasciato anche un bancomat per fare la spesa, se ce ne fosse bisogno...»
«Ma smetti» dice Matteo ridendo.
«Insomma ragazzi io non so come ringraziarvi per tutto questo... siete sempre... la mia famiglia» dico abbracciandoli con slancio.
«Piccola mia, ci sentiamo dopo ok? Fai la brava e stai vicino a Leo... ne avrà bisogno» dico stringendola e baciandola.
«Certo mamma, conta pure su di me» dice buttandomi le braccia al collo.
«Ragazzi grazie ancora... di tutto» dico prendendo la porta e uscendo di corsa verso l'ascensore.
Amore mio... arrivo!
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