SESSANTASETTE
Andrea
Apro la porta di casa, stanca come se avessi corso una maratona di cento chilometri, sono stata via tre giorni che però sono sembrati quaranta.
Fortunatamente il padre di Ale ha superato l'intervento e ha iniziato a riprendersi, così ho avuto modo in un botto solo di conoscere tutta la famiglia: mamma, babbo, sorella e cognato. Olè!
Devo dire che dalle descrizioni e dai racconti me li aspettavo molto più severi e austeri, però forse sono arrivata nella situazione sbagliata... e mai avrei voluto conoscerli in quest'occasione, ma non potevo proprio lasciare il mio amore solo.
Ho pianto, e insieme a me Ale, quando mi ha raccontato della riappacificazione con Alberto. Dopo tutti questi anni era l'ora che si perdonassero e ricominciassero a costruire il loro rapporto, soprattutto ora che diventeremo una famiglia.
Una famiglia... ancora mi fa strano se ci penso, devo dirlo ai miei genitori. E devo dirlo ad Azzurra... finalmente avrà una casa come tutti i bambini e non più un porto di mare con zii e zie che spuntano come funghi.
Finalmente potrà fare quel benedetto disegno dove c'è: una mamma, un papà e in questo caso un fratellone. Chissà come prenderanno la notizia, secondo Ale saranno felicissimi, ma io sono terrorizzata dal cambiamento, non voglio sconvolgere la vita alla mia piccola e non voglio nemmeno sconvolgerla a Leonardo... perché alla fine si ritroverà un'estranea in casa... me. Più ci penso più ho paura di star facendo una cazzata, il famoso passo più lungo della gamba, ma sono allo stesso consapevole di non voler passare nemmeno un giorno senza Alessandro al mio fianco. Ci siamo aspettati, cercati, trovati e scelti e adesso voglio svegliarmi tutte le mattine al suo fianco.
«Mammaaaaaa» urla la mia bellissima bambina correndomi incontro, mentre sfreccia velocissima nel cortile della scuola.
«Amore mio!» dico afferrandola e stringendomela al petto. Inspiro il suo odore così familiare e ogni pezzo del mio cuore torna al suo posto.
«Mi sei mancata così tanto» dico continuando a stringerla.
«Anche tu mami, ma sono stata bene con Tommy, Marty e Stefano».
«Davvero?» chiedo felice.
«Sì, abbiamo fatto un sacco di cose e non vedo l'ora di raccontartele tutte» dice fiera.
«E io non vedo l'ora di sentirle» dico affondando il naso nei suoi capelli morbidi.
«Sei tornata ora?»
«Sì, nana. Sono passata al volo da casa e sono corsa da te».
Guardo questo piccolo miracolo avanti a me, osservo il suo sorriso contagioso e gli occhioni spalancati pronti a donarmi tutto il suo amore, e penso per l'ennesima volta di essere una delle persone più fortunate del mondo ad aver avuto una bimba come lei.
«È stato bello vivere con Leo per tre giorni, mi mancavi mamma, però è stato divertente. Abbiamo visto un sacco di film, dormito insieme e mangiato una montagna di dolci» dice ridendo.
«Davvero? Una montagna di dolci? Birbantella» ribatto facendole il solletico.
La vedo correre al giardino tranquilla e serena, le mie preoccupazioni su Stefano apparentemente sembrano infondate, e Azzurra sembra felice di aver passato questi giorni con lui. Forse nonostante tutto lui si sta davvero impegnando per far parte della sua vita.
Troppi se e troppi ma comunque, continuano ad aleggiare nella mia mente, dandosi battaglia tra quello che vorrei e quello che è giusto. La paura che lui possa ferirla ancora di più adesso che fa veramente parte della sua vita, è radicata nel mio inconscio, e nonostante provi a scacciarla è lì come un costante reminder del passato.
«Mamma a che pensi?» mi chiede sedendosi accanto a me sulla panchina.
Faccio un salto, perché ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi sono nemmeno accorta della sua presenza.
«A te amore» dico semplicemente.
«Perché?»
«Ci aspettano dei bei cambiamenti... e voglio che tu sia pronta e vogli anche che tu sappia che la mamma ti amerà sempre e sarà al tuo fianco sempre sempre».
«In che senso mamma?» chiede preoccupata.
«In senso buono amore. Stai tranquilla... sono sicura che sarai felice» dico prendendola in collo.
«Ti sposi con Ale?» mi domanda a bruciapelo.
Spalanco gli occhi completamente attonita di fronte alla sua domanda, non mi aspettavo che mi chiedesse una cosa del genere.
«No amore... ma ti prometto che saprai tutto alla cena di domani con Ale e Leo».
«Mamma ma se tu sposi Ale... poi lui diventa davvero il mio babbo vero?»
Il mio cuore perde un battito di fronte a quegli occhioni blu spalancati e carichi di lacrime. E in questo preciso momento, mentre la stringo forte, mi rendo conto di quanto la mia bambina sia legata ad Alessandro e di quanto ormai lui sia una figura fondamentale nella sua vita... e nella mia.
«Cucciola mia... Ale è davvero il tuo babbo anche se non ci sposiamo. Tu lo hai scelto e lui ha scelto te e questo non cambierà mai» dico serio asciugando una lacrima sulla sua guanciotta morbida.
«Ma Stefano non vuole che lo chiami così?»
Un moto di rabbia si scatena dentro di me, come cazzo si permette di decidere e interferire nel loro rapporto. Inspiro ed espiro, cercando di non far trapelare l'incazzatura che provo per quello che una volta era il mio compagno, la persona con la quale volevo trascorrere tutta la mia vita. Mi vengono i brividi se penso che quell'arrogante ed egocentrico lo consideravo l'amore della mia vita, e se non mi avesse dato Azzurra... non devo pensarci.
«Azzurra... lui non può interferire in questa cosa, lui non può dirti come chiamare o non chiamare Alessandro ok?» dico seria.
«Ma lui dice che devo chiamare lui babbo... ma io non voglio».
«E se non vuoi... non lo farai. È vero che Stefano è tuo padre, ma se tu non ti senti di chiamarlo in quel modo, non ci vedo niente di male... non c'è stato per un sacco di anni ed è giusto che tu lo chiami come meglio credi. Te lo prometto amore... mai nessuno ti farà fare quello che non vuoi, deve passare prima sopra di me. Tu continuerai a chiamare Ale come ti senti e se Stefano continua a dirti di no, tu mandalo da me che ci penso a sistemarlo. Ok?»
«Sì, mamma» dice annuendo felice.
«Brava cucciola».
«Ma quindi domani andiamo a cena da Ale?» chiede poi cambiando discorso.
«Sì. Sei contenta?»
«Moltissimo, ma dormiamo da loro? Mi piace tantissimo la loro casa».
«Non lo so piccola. Devo accordarmi con Ale, ma non penso sarebbe un problema comunque».
«Così posso continuare a vedere i film della Marvel con Leo».
«Dopo lo sento ok? Ma domani Leo ha calcio?» chiedo.
«Sì, mamma finisce alle sette e mezzo, poi dobbiamo andare a prenderlo» ribatte come se ormai fosse la cosa più naturale del mondo.
«Perfetto, sei la mia segreteria preferita» dico ridendo.
«Ci prendiamo un gelatino?»
«Ma non mi hai detto di aver mangiato un sacco di schifezze con Leo?» rispondo facendole il solletico.
«Sì, ma un gelatino con la mia mamma no...» dice facendomi il labbrino... e io come al solito non resisto. Me la carico sulla schiena e corriamo insieme fuori dal giardino.
Alessandro
Lascio imbiondire la cipolla e poi verso il pomodoro per fare il sugo per la pasta.
Stasera Andrea e Azzurra verranno a cena qui, così finalmente annunceremo ai nostri figli che abbiamo deciso di andare a vivere insieme.
Non abbiamo ancora deciso se staremo qui, da Andrea e o se prenderemo una casa nuova, sono dispiaciuto nel caso di dover lasciare la mia casina, ma non vedo l'ora di cominciare la mia vita con lei.
La consapevolezza dell'amore che provo per quella donna mi colpisce sempre con un pugno, l'emozione che ho provato dal primo momento che i suoi occhi si sono posati nei miei... non è spiegabile. Non ho mai creduto nel colpo di fulmine, ma credo fortemente che fossimo destinati a trovarci.
Salto la cicoria in padella con l'aglio, stasera ho deciso che cucinerò una cenetta con i fiocchi per le mie donne preferite.
Spengo il sugo e acchiappo il telefono che non smette di vibrare sul bancone scuro.
«Ciao stronza!»
«Fratellone» dice ridendo la voce di Franci.
«Come stai?»
«Bene, un po' di nausee, ma niente di ingestibile. Te?»
«Tutto bene. Sai che sono ancora incazzato con te per questa storia... ho dovuto sapere che eri incinta dalla mamma... non so se è chiara la situazione... dalla mamma!» dico offeso.
«Ale... te ne avrei parlato. Lo sai, ma quella è una strega... l'ha capito dal telefono... non so come» e imitando perfettamente la voce di mia mamma dice «le mamme certe volte lo sentono... è questo che mi ha detto... la strega».
«Continuo a essere offeso».
«Senti offeso dei miei stivali... io stavo pensando di passare qualche giorno da te a Roma... che ne dici? Non ho voglia di tornare a Londra... Chris lavora come un matto... e io starei da sola... che ne pensi?» e la sento sorridere al telefono.
«A che ora ti vengo a prendere domani?» dico ridendo e scuotendo la testa perché so che ha già preso il biglietto del treno.
«Arrivo alle cinque... sei il fratello migliore del mondo».
«Paraculo... ecco che sei».
«Ci vediamo domani polpettino» dice ridendo.
«Dio Franci... ma come cazzo stai per chiamarmi ancora così dopo trent'anni» sbuffo.
«Ciao Ale, a domani» chiude ridendo a crepa pelle.
La ammazzo.
Meglio polpettino che sparapuzze come lei, penso sorridendo ai nomignoli che ci eravamo affibbiati da piccoli.
La mia sorellina aspetta un bambino, non mi sono ancora soffermato su questa novità, onestamente non so se sono pronto a vederla diventare mamma, per me rimane sempre quella nana con il pannolino che mi rincorreva in casa per giocare con me a tutti i costi. E adesso... diventerà mamma e io ufficialmente zio.
All'appellativo di babbo ci sono abituato, ma zio è davvero una novità per me.
Immagino già Leo con il suo cuginetto o cuginetta, mi dispiace che sia dovuto crescere da solo, avendolo avuto così presto nessuno dei miei amici aveva in programma di fare dei bambini, così lui è stato l'unico per quindici anni, fino a che almeno non nascerà la figlia di Lore.
Cazzo Lore!
Sono almeno due giorni che mi riprometto di chiamarlo per raccontargli di mio babbo e come un cretino continuo a dimenticarmelo.
Ma dove ho la testa?
Gli mando veloce un messaggio vocale promettendo di chiamarlo l'indomani per raccontagli tutto, prima dell'arrivo di Francesca.
Se ripenso a quando uscivano insieme mi vengono i brividi... ho odiato quel mese in cui si sono frequentati, la paura di perdere il mio migliore amico era sempre in agguato... in ogni momento.
Organizziamo una cena tutti insieme per la settimana prossima, voglio tutti i nostri amici intorno a noi, voglio dare l'annuncio a tutti questa volta, non voglio che nessuno venga escluso dalla novità... ho imparato dai miei errori precedenti e non ho intenzione di ripeterli.
Corro in camera a cambiarmi e vedo quella minuscola scatolina rossa sul cassettone che mi osserva e mi scruta.
Nonostante la dimensione questa scatolina pesa come un macigno. Già... mi madre e mio padre mi hanno dato un anello che vorrebbero usassi come anello di fidanzamento per Andrea. Hanno constatato che sia la persona giusta per me e quindi hanno fatto il grande passo dandomi il diamante da tre carati della bisnonna, non me l'avevano dato nemmeno quando gli ho detto che avrebbero avuto un nipotino e che volevo sposare Camilla.
L'emozione in ospedale è stata tanta e non nego anche che abbiamo versato qualche lacrima... ma il pensiero che siano pazzi è stato altrettanto presente.
La mia sorellina è scoppiata a piangere come una fontana quando gliel'ho detto.
Non ho intenzione di chiedere di sposarmi ad Andrea, stiamo insieme da troppo poco e non sono, anzi non siamo pronti per quel passo e non ne sento nemmeno il bisogno. Dobbiamo prima iniziare la nostra vita insieme e poi penseremo al resto.
Io non ho fretta... non ho fretta perché so che il nostro è un per sempre anche senza anello e senza giuramenti ufficiali, sono i nostri cuori che hanno fatto un tacito giuramento il giorno che si sono incontrati.
Prendo la scatolina e la ripongo nel cassetto della biancheria... bella mia arriverà il tuo giorno, ma non è oggi.
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