NOVE
Andrea
«Mami ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego! Farò la bravissima per sempre» dice Azzurra fissandomi con i suoi occhioni celesti.
«Addirittura la bravissima per sempre?» chiedo ridendo.
Annuisce seria e convinta.
«Intanto mangia il toast» la ammonisco.
«Sì, mammina».
«Lo sai che sei una ruffiana?»
«Sì...» dice ridendo.
«Mmmm va bene, ti porto a vedere Spider Man. Lasciamo Marti in negozio da sola oggi pomeriggio e andiamo al cinema io e te» le dico.
«Davvero????» trilla buttandomi le braccia al collo.
«Sì, amore mio» rispondo abbracciandola.
«Sei la mia mamma preferita, migliore dell'universo» dice felice.
«Ah sì eh? Perché quante ne hai?» le dico facendole il solletico sui fianchi.
«Una, una... solo te» risponde ridendo tra le lacrime.
«Ah ecco, sarà bene» dico offesa fintamente.
«Non mi hai raccontato quasi niente di com'è andata dai nonni. Che avete fatto?» dico addentando il mio toast.
«Allora un miliardissimo di cose, abbiamo raccolto i fiori, le uova delle galline, mi hanno fatto cavalcare Layla e...«
«Cosa?» chiedo con un po' troppa enfasi «Ti hanno fatto cavalcare Layla? Ma è un cavallo da grandi!»
«Sì» risponde fiera «la nonna mi ha fatto dei video, sai?»
«Davvero? Ora le scrivo e me li faccio mandare» dico sorridendo.
«Possiamo mandarli anche a babbo?» chiede lei tenerissima e mi si stringe il cuore.
«Certo patatina» dico rabbuiandomi appena.
«M-magari vede quanto sono brava e torna qua per stare un po' con me» dice fissandosi le mani.
Il mio cuore perde un battito, so quanto a mia figlia manchi suo padre, Stefano, ma lui vive in California ormai da quando lei è stata concepita praticamente ed è tornato a Roma si e no dieci volte in otto anni, nonostante questo la mia nana stravede per lui.
Malgrado ci abbia abbandonate nel momento esatto in cui abbiamo scoperto l'esistenza di questo piccolo miracolo, chiamato Azzurra, non ho mai smontato l'idea che la piccola si è fatta di lui, lei sa che lui vive lontano e che non può stare con lei, ma mai le dirò che suo padre non la voleva, non spezzerò il suo cuoricino. La proteggerò da chiunque. Sempre.
Le mani mi tremano, le gambe cedono, il cuore batte furioso, devo dirglielo, deve saperlo.
Inspiro profondamente, appoggio lo stick ed esco dal bagno.
«Amore» dico piano, entrando in camera.
«Ei, buongiorno piccola» dice sorridendomi con i suoi occhioni azzurri.
«Tutto bene?» chiede preoccupato tirandosi su «Hai una faccia...»
«I-io... non so come, non so che... i-io...» balbetto.
«Amore parla mi stai facendo cacare addosso» dice avvicinandosi a me.
«I-io sono incinta» dico tutto d'un fiato.
«Cosa? Come? Non è possibile» dice passandosi la mano nei capelli corti color cioccolato.
«Io... non lo so» rispondo tremando.
«Come non lo sai? Cazzo! Hai fatto un test? Ne sei sicura? Non prendevi la pillola? Cazzo no, Andre» urla nel panico.
Annuisco e sento le lacrime bucare i miei occhi.
«Io non voglio un figlio. Non sono pronto. Voglio ancora fare un sacco di cose, voglio vedere un sacco di posti. Non posso farmi incatenare qui» dice serio alzandosi e allontanandosi da me... da noi.
Il mio cuore si spezza in un milione di pezzi e poggio una mano sulla pancia.
Ti proteggerò sempre.
«Mami, sveglia? Ci sei? Facciamo tardi a scuola» dice Azzurra interrompendo il flusso dei miei ricordi.
«Sì, amore. Scusami ero sovrappensiero. Prendi lo zainetto e andiamo».
«A che pensavi? Al babbo?» chiede prendendomi la mano ed entrando in ascensore.
«Anche... un po' di cose da grandi amore» dico.
«Pensavi al tuo nuovo amico, Ale?» chiede sorridendo.
«Cosa?» la fisso scioccata e arrossisco al ricordo di venerdì notte.
«Sei rossa come un peperone mami!» dice lei ridendo.
«Ma smetti, non è vero!» dico uscendo nella mattinata romana.
Azzurra afferra la mia mano e con nonchalance mi guarda e dice «Mami, lo sai che non si devono dire le bugie? Me l'hai insegnato tu».
Azzurra e la sua linguetta tagliente.
«Nana, la mamma non dice mai le bugie» dico ridendo.
«Sarà...» ribatte lei.
Me la carico sulle spalle e ridendo ci incamminiamo verso scuola.
Alessandro
«Leoooo! Alzati! Non costringermi a venire lì e a tirarti giù dal letto con la forza!» urlo dalla cucina.
Preparo una spremuta di arancia per me e una per mio figlio, lo so che quel pigrone dovrò tirarlo giù con le cannonate, sembra me all'età sua.
Vado davanti alla sua porta e la spalanco.
«Devi alzarti!» tuono dall'alto del mio metro e ottancinque.
«Dai papà, non rompere» farfuglia.
«Come mi hai chiamato?» dico avvicinandomi al suo letto «Lo sai che non voglio essere chiamato papà, io sono babbo» dico tirandogli via il piumone di dosso, fiero delle mie origini fiorentine.
«Dai cazzo babbo, ho freddo» biascica lui.
«Sono le 7.15 se non ti alzi ti prendo a pedate nel culo. Sono stato chiaro?» dico quasi ridendo.
«Ho in programma una serata speciale per stasera, quindi ti voglio bello carico! Andiamo pigrone!» dico tirandolo letteralmente giù dal letto.
«Non voglio andare a scuola» piagnucola lui.
«Perché?» chiedo, sa benissimo che se la motivazione è valida sono il primo a farlo rimanere a casa.
«Nulla... io... ho...» balbetta coprendosi il volto con il cuscino.
«Cosa?»
«Ho messaggiato con Isa tutto il weekend e mi vergogno, non so che dirle» dice arrossendo.
Che tenerezza!
«Amore... lo sai...» inizio.
«Non chiamarmi amore» ringhia alzandosi.
«Leo non hai niente di cui vergognarti, sei un bellissimo ragazzo» dico guardandolo.
I capelli castano chiaro corti e mossi sembrano essere un nido appoggiato sulla cima del suo viso ovale, gli occhi azzurro-verde sono arrossati e mezzi chiusi, le labbra carnose e gonfie sono rosse e secche.
Somiglia moltissimo a me, ma ha il naso e il taglio degli occhi della madre e ogni volta che sorride rivedo lei.
«Tu pensi che le piaccia?» chiede timido.
«Andiamo dai ne parliamo davanti ad un caffè e un toast. Così ti spiego il programmino per stasera» dico sorridendo.
«Oddio babbo, dove mi vuoi portare?» chiede terrorizzato.
«Scemo che sei. Non ti fidi più del tuo babbino?»
«Nsomma...» ribatte.
Lo agguanto per il collo, ormai è alto quasi quanto me, e gli riempio di baci la sua testa castana.
«Babboooo! Mollami, non ho più cinque anni» dice divincolandosi.
«Non rompermi le palle, sarai sempre il mio bambino».
Sbuffa sonoramente e si siede al tavolo.
«Quindi» dice addentando il suo toast filante «cosa dovrei fare con Isa?»
Wow è la prima volta che mio figlio mi chiede consigli seri sulle donne. Sono lusingato.
«Leo dipende che vi siete detti, io la inviterei a prendere un gelato o a studiare insieme. Niente di impegnativo o imbarazzante. Mi manterrei su un terreno neutro» dico serio.
«E... se mi avesse già invitato lei?» chiede imbarazzato.
«Allora sei a cavallo! Quando?» chiedo curioso.
«Mi ha chiesto se sabato andavo a studiare a casa sua» dice fissandomi con i suoi occhioni.
«E te?» domando.
«Io le ho detto che dovevo chiedere a te, che dovevo chiederti il permesso» dice imbarazzato.
«Ma che bravo che è il mio ragazzo eh? Hai preso tempo, sei un bel paraculo. Ma quindi ti piace o no?» chiedo ridendo.
«Sì...» dice arrossendo.
«Ora ti porto a scuola in moto, così fai anche il fico, parli con lei e accetti il suo invito. D'accordo?» ribatto serio.
«Sì. Babbo sei il migliore!» dice sorridente e avvicinandosi per abbracciarmi.
Mi commuovo quasi da questo slancio di tenerezza nei miei confronti.
«Posso chiederti una cosa?» dice imbarazzato fissando il tavolo.
«Certo, tutto» dico poggiando un dito sotto il suo mento e facendomi guardare negli occhi.
«Tu... in tutti questi anni non hai mai avuto un'altra donna, è per colpa mia?» chiede arrossendo.
«Come?» chiedo incredulo.
«Babbo sei giovane, sei un fico, hai la moto e hai ancora gli addominali... ma se ti preoccupi per me... non devi. Io sono contento se tu sei felice, so che mamma ti ha ferito ma è passato tanto tempo e io ora sono grande, puoi ricominciare a pensare anche alla tua felicità» dice avvicinandosi e poggiando la sua testa sulla mia spalla.
Quando è diventato così grande? Che ne è stato del mio cucciolo?
Una lacrima solitaria scivola sulla mia guancia, l'asciugo velocemente.
«Leo non pensare mai più che sia per colpa tua, tu non c'entri niente. È stato ed è un grandissimo privilegio essere tuo babbo e niente mi ha reso più felice, lo sai vero?» dico commosso «Non ho avuto nessuno degno di nota perché non ero pronto. Tua mamma mi ha spezzato il cuore e non so se sarò mai più capace di stare nuovamente con un'altra donna. Tu non c'entri nulla».
«Babbo la mamma si è rifatta una vita, ha una nuova famiglia, ci ha dimenticati praticamente, perché non provi a fare lo stesso?» domanda sincero.
«Da quando sei così saggio la mattina?» chiedo imbarazzato.
«Lo sono sempre stato» ammette sornione «solo non con te».
«Ah sì eh? E sentiamo cosa dice il mio saggissimo figlio?» chiedo ridendo.
«Mmm io dico che devi riuscire a trovare una donna che sappia farti sorridere anche solo pensando a lei, che sappia farti sentire il vuoto nello stomaco quando le sfiori la mano che...» si ferma imbarazzato.
«Che?» lo incalzo perché so dove vuole andare a parare.
«Nulla» dice mordendosi il labbro inferiore.
«Che me lo faccia sempre venire duro eh?» dico ridendo.
Leonardo avvampa diventando di varie sfumature di rosso e annuisce scoppiando a ridere.
«Sappi che alla mia età funziona esattamente come il tuo eh? Non è cambiato nulla!» dico ridendo.
«Ok babbo, basta seduta conclusa. Mi vesto così mi porti a scuola».
«Agli ordini!» rispondo ridendo, iniziando a riordinare la cucina, ripensando a quello che mi ha appena detto mio figlio e il suo viso sorridente con il nasino arricciato mi si presenta davanti: Andrea.
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