DUE

Alessandro

Un improvviso campanello suona lontano, lei si alza di scatto scusandosi velocemente e scompare dentro.

La seguo con gli occhi affascinato e terrorizzato da questa strana donna che ho incontrato.

Se la avessi incontrata in un altro contesto sarebbe il tipo di donna che avrei provato a rimorchiare senza pensarci due secondi, ma ha quegli occhi così magnetici che mi impediscono di essere il puttaniere che sono di normale.

Non importa che Leo mi ritenga un padre super figo e moderno, rimango sempre uno stronzo che non sta riuscendo a dargli un'idea normale e positiva di famiglia, non da quando Camilla ci ha lasciati... e quindi da sempre.

La guardo dirigersi di nuovo verso il giardino, indossa un vestito nero, che mette perfettamente in risalto il suo fisico magro ma formoso, ha degli stivaletti neri texani e un giubbotto di jeans.

È solo aprile, ma lei ha già le gambe scoperte e mi ritrovo a indugiare un po' troppo sul fantastico colore che ha la sua pelle ambrata.

Poggia sul tavolo un vassoio con alcuni dolcetti e mi sorride dolcemente «Hai fame?» mi chiede.

Scuoto la testa, e la guardo afferrare un bignè alla crema, non indossa la fede.

«Ok, stavamo dicendo?» mi chiede lei.

«Mi avevi chiesto chi sono...» rispondo.

«Giusto!» trilla lei e mi fissa.

«Chi sono?»

«Chi sei».

Sorrido, scuoto la testa e lascio che le parole mi descrivano «Alessandro, trentacinque anni, padre di Leonardo, neo-adolescente di quattordici, luce della mia vita ma anche terremoto. Sono un architetto ma mi occupo di mobili su misura per lo più in legno, che realizzo io stesso...»

«Sei un architetto-falegname quindi?» mi chiede lei felice.

«Una sorta...»

«Figo!»

«Sono nato a Firenze ma romano di adozione. Amo la musica, i motori e mio figlio. Non mi piacciono i gatti e il pesce. Sono un tipo semplice e normale alla fine» non mi ero mai riassunto in così poche parole.

Le mi squadra «Mmm normale non direi...» conclude sorseggiando il suo tè.

«E tu chi sei, Andrea?» ormai incuriosito da questa donna magnetica davanti a me.

«Mmm... chi sono? Mi chiamo Andrea, ho trentatré anni. Sono italiana, ma con un nome da maschio. Nata e cresciuta a Roma, ma ho frequentato l'università a Milano, ho una bimba di otto anni di nome Azzurra, dolcissima e bellissima. Stefano suo padre, mi ha lasciata poco dopo averla concepita, non era pronto a questo tipo di impegno e quindi la sto crescendo da sola, ma lei è una bimba fantastica e ogni giorno mi insegna qualcosa di nuovo. Gestisco e sono proprietaria di questo angolo di Roma che ho ereditato da mia nonna paterna e che custodisco con immenso amore e rispetto. Amo il mare da morire, è secondo solo a Azzurra. Mi piace la musica, i colori e anche a me non piace il pesce, nonostante l'amore per il mare... sì ecco, più o meno è tutto».

L'ombra dell'uomo che le ha distrutto il cuore passava veloce davanti ai suoi occhi, ma lei la scaccia via con serenità.

«Come hai fatto?» chiedo.

«A fare cosa?» mi risponde curiosa.

«A dimenticarlo...» rispondo sospirando.

«È stato uno schifo, uno schifo vero. Ancora oggi non so se davvero ne sono uscita. Però mi faccio forza e non mi precludo niente, lo faccio anche per Azzurra, perché si merita una mamma forte che le dia un buon esempio. Dovrei chiudere il mio cuore a tutti gli altri solo perché uno stronzo non ha avuto il coraggio e la forza di amarmi? Nossignore! Sarei solo io a rimetterci, non credi?» e continua «Se qualcuno ci ha spezzato il cuore non vuol dire che io o tu non si sia abbastanza forti per rimetterlo in sesto e ricominciare. Siamo noi che decidiamo il potere che gli altri possono avere su di noi».

La fisso stupito e invidioso di questa sua immensa consapevolezza e forza.

Io in dodici anni non sono stato in grado di costruire nessuna relazione, non che non abbia avuto varie donne negli anni, questo proprio non posso dirlo, tante sono entrate nel mio letto ma nessuna nel mio cuore, non come Camilla.

E io che esempio sto dando a Leo?

Andrea

Continuiamo a parlare del più e del meno, non mi sta raccontando niente di quello che l'ha spinto a entrare nel mio negozio, lo so, però non ci conosciamo e non posso insistere.

Credo che abbia incontrato probabilmente una persona veramente importante, che magari non vedeva da tanto tempo, poco prima di rifugiarsi qui.

Sono già le quattro dovrei avviarmi a riaprire, ma non ne ho voglia oggi.

Continuo a guardarlo, è veramente un bel tipo, uno di quelli con cui potrei "fare serata" le volte in cui Azzurra dorme dai nonni, ma non è necessario che lui lo sappia.

Non ho nessuna intenzione di sobbarcarmi un altro caso umano che non riesce a dimenticare la sua ex.

«Scusami un attimo, vado ad aprire la porta» dico alzandomi.

Lui di scatto si alza e mi guarda imbarazzato «Oddio io... dovrei... io...» balbetta.

«Non preoccuparti, normalmente di martedì non viene quasi nessuno, puoi rimanere quanto vuoi» dico rientrando nella saletta.

Mi volto e vedo che si è seduto nuovamente e mi sta squadrando, alla fine gli uomini, cuore rotto o no, sono tutti uguali.

Apro la porta e torno a sedermi in giardino a godermi questa brezza primaverile e la compagnia di questo nuovo amico.

«Quindi gestisci tutto questo da sola?» mi chiede curioso.

«Si, più o meno. Ho un'aiutante, Martina, una studentessa di architettura che viene ad aiutarmi il venerdì e il sabato e nei periodi più intensi. Ah e poi c'è Carlo, l'uomo che sta dietro tutto, cerca di farmi le pubbliche relazioni ma io sono un po' restia a questo genere di eventi. Vorrebbe farmi fare aperitivi chic e robe del genere, ma non ce lo vedo il mio angolino di mondo alla mercé di quell'ambiente. Preferisco che rimanga nascosto, sconosciuto ai più, come un piccolo paradiso da scoprire. Sai i miei clienti raramente non tornano più» dico sorridendo.

E tu tornerai? Penso tra me e me.

«Maaaaammmmaaaa» urla Azzurra entrando nel negozio, accompagnata da Martina, correndo verso di noi.

Si ferma sulla porta del giardino e fissa Alessandro con i suoi grandi occhioni azzurri.

Lui si volta e le sorride, lei mi guarda e riguarda lui, poi riguarda me e riguarda lui e sorride.

«Mi piace il tuo nuovo fidanzato mamma!» esordisce correndo ad abbracciarlo.

Scoppio a ridere, conosco troppo bene mia figlia.

Alessandro si immobilizza e rimane lì avvolto da mia figlia che ride e lo bacia.

«Io... veramente... io...» cerca di dire.

Continuo a ridere senza controllo.

«Azzurra smettila! Lo vedi che lo metti in imbarazzo dai...» dico ridendo.

«Ma mamma...» ribatte lei.

«Basta» dico ferma e lei lo lascia sorridendo.

«Alessandro lei è Azzurra, mia figlia. Azzurra lui è Alessandro, un mio amico».

Lei gli porge la mano e gliela stringe con forza, non riesco a non ridere.

«Forza chiedi scusa ora».

«Ma mammina...»

«Niente ma mammina, forza!»

«Va bene» dice e poi si rivolge ad Alessandro «Scusami non volevo spaventarti, ma mamma ride così tanto quando lo faccio...» dice abbassando lo sguardo e fissandosi i piedini.

La afferro e le schiocco un bacio sulla guancia.

«Forza ora vai a giardini con Marti, oggi è una giornata bellissima.»

«Ciao mamy! Ciao Ale!» dice saltellando via.

Scuoto la testa e sorrido «Scusala, è un po' irruenta».

«Ma scherzi? È un tesoro. Leo non mi salta addosso così da almeno quattro anni. Carino il gioco del fidanzato eh?» dice ridendo.

«Non sai quante volte le ho detto di non farlo, si diverte troppo non so se sono le mie risate o le facce terrorizzate degli uomini a divertirla di più».

Un cliente entra e mi alzo per raggiungerlo.

«Torno subito» dico dirigendomi fuori dal giardino.

Alessandro si alza con me, aspetta che la cliente compri due libri accanto alla porta.

«Ti ringrazio per l'ospitalità Andrea» dice imbarazzato.

«Ma scherzi? Mi ha fatto piacere incontrarti e conoscerti» dico sorridendo.

«Anche a me. Quanto ti devo per tutto?» mi chiede.

«Ma stai scherzando vero? Fila via di qui» dico quasi offesa.

«Bè...allora grazie. Ciao».

«Ciao».

Ed esce dalla porta.

Sorrido mentre lo guardo uscire e mi dirigo verso il giardino per sparecchiare. Raccolgo tazze, bicchieri e piattini, sotto il suo trovo un biglietto da visita.

Architetto & Wood Designer

Alessandro Santini

Via della Posta Vecchia 10

00186 Roma RM

[email protected]

+39 3357625481

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