DIECI




Andrea

«Allora ti è piaciuto il film?» chiedo curiosa alla nanetta che tengo per mano.

«Mamma è stato bellissimo! Io credo di amare Peter» risponde con gli occhi a cuoricino.

«Macchè dici, sei troppo piccola e lui è troppo grande per te» la brontolo bonariamente.

«Mamma ho già avuto più fidanzati di te» ribatte altezzosa.

«Come? E tu che ne sai?» rispondo abbassandomi alla sua altezza.

«Lo so, non ricordo nessuno da sempre» ribatte lei.

«Mmmm tu non me la racconti giusta, che ti ha detto Martina?» dico toccandole il nasino con l'indice.

Lei sorride e mi fa segno di avere le labbra cucite.

«Forza andiamo a mangiarci una pizza che ne dici?» chiedo alla mia golosissima figlia.

«Sìììì» dice saltellando accanto a me.

«Mami... ma lui non è il tuo amico?» dice indicando un uomo dietro di noi.

«Chi?» dico voltandomi. I suoi occhi verdi si incatenano nuovamente ai miei, facendomi rabbrividire: Alessandro.

Distolgo lo sguardo velocemente e torno a guardare Azzurra.

«Azzurra, non...» cerco di zittirla.

«Ciao Alessandro!» urla lei correndogli incontro e lasciandomi come un sasso.

Se lo sguardo potesse bruciare la mia bambina sarebbe un mucchietto di cenere.

Quanto mi ricorda suo padre quando fa così...

«Ciao Azzurra» dice lui accarezzando il suo visino morbido prendendola per mano raggiungendomi.

«Ciao Architetto» dico visibilmente a disagio.

«Andrea» ribatte lui fissandosi le scarpe.

Guardo il ragazzo accanto a lui notando immediatamente la somiglianza.

«Tu devi essere Leonardo, giusto?» chiedo sorridente e guardandolo.

Un luminoso sorriso si allarga sulla faccia del ragazzino, ha le stesse fossette ai lati della bocca del padre.

«Molto piacere» dice porgendomi la mano.

«Andrea piacere mio» dico stringendogliela «Lei è Azzurra, ma temo che si sia già presentata» concludo scuotendo la testa.

«Mami ho otto anni so presentarmi già da un sacco di tempo» ribatte il peperino.

«Lo so bene» sospiro.

«Noi stavamo andando a mangiare una pizza. Vi va di venire con noi?» sento dire ad Azzurra.

COSA? NO!

«Avevamo avuto la stessa idea. Che ne dici Leo?» chiede Alessandro al figlio che felice annuisce e viene rapito seduta stante da Azzurra che lo prende per mano e lo fissa con i suoi occhi azzurri.

Lui sembra capirla e annuisce e insieme si avviano verso l'uscita del cinema.

«Cosa sta succedendo a quei due?» chiede stupito Alessandro.

«Io... non lo so» dico nervosa «Sarebbe meglio seguirli però» dico incamminandomi.

«Come stai?» mi chiede.

Chi? Io?

«Bene, grazie. Te?» rispondo cortese.

La sua mano sfiora la mia schiena mentre mi accompagna fuori dalla porta tenendola aperta, la mia pelle si infiamma sotto il suo tocco ed è come attraversata da una scossa elettrica.

«Mamma andiamo alla solita pizzeria?» chiede Azzurra distraendomi da quella sensazione.

«Direi di sì, è un posto qui vicino, dove si mangia una pizza buonissima, che ne pensate?» chiedo ai nostri ospiti.

«Facci strada» dice Alessandro rivolgendo un sorriso disarmante a mia figlia.

Il mio cuore salta un battito alla vista delle sue fossette.

«Quindi Spider Man eh?» chiede sorridendo.

«Già. Azzurra è cresciuta a pane e Marvel, colpa mia, ma adesso mi si ritorce contro perché si è innamorata di Peter Parker» ammetto ridendo.

«Ahia! Leo ha un debole per Wanda» dice scuotendo la testa.

«Il tuo preferito?» chiede guardandomi.

«Mmm è sempre complesso scegliere, ma sono tradizionalista quindi Il Capitano» rispondo annuendo.

«Noooo! Buuuu!» ribatte.

«E il tuo?» chiedo curiosa.

«Devo dirlo davvero?" annuisco "Io sono Iron Man».

«Bè banale! Non che non adori Tony però è una scelta scontata» dico dissimulando un sorriso.

«È la mente di tutto, quindi direi tutto meno che ordinario. Tu hai scelto il fico, ora chi è banale?»

«Avrei scelto Thor per quello! Ah ho anche un debole per Loki e Wong» ribatto ridendo.

«Miglioriamo un pochino» dice sfiorando accidentalmente la mia mano.

«Mi dispiace che Azzurra vi abbia praticamente obbligati a venire a cena con noi» ammetto imbarazzata.

«Ma scherzi? Quella bambina è un fenomeno. Io nemmeno a trentacinque anni ho la sua sicurezza. Ha completamente stregato Leo e non è una cosa facile» dice indicandoli con la testa davanti a noi mano nella mano.

«Sono carini» ammetto arrossendo.

«Decisamente».

Alessandro

Varchiamo la porta della pizzeria e un delizioso odore di pizza colpisce le nostre narici, facendomi venire l'acquolina in bocca.

«Azzurrina mia!» dice un omone calvo seduto dietro una cassa accanto all'ingresso alzandosi e andando incontro alla bambina.

«Salvo!» trilla lei buttandogli le braccia al collo e baciandogli le guance rubiconde.

«La tua bellissima mamma dov'è?» chiede subito e una sensazione di fastidio si fa largo nel mio stomaco.

«È là!» dice la piccola indicandoci.

Salvo ci vede e un sorriso raggiante si apre sul suo volto e fa l'occhiolino alla piccola, il fastidio si intensifica.

«Ciao Salvo» dice la bellissima mora accanto a me baciandolo sulle guance.

«Andre sei sempre più bella, se ti vede mia moglie ti fa il terzo grado sulle creme che usi» dice ridendo.

«Smetti» risponde lei imbarazzata arrossendo.

Il fastidio si attenua.

«Lui è Alessandro, un mio amico e suo figlio Leonardo» dice presentandoci.

Porgiamo la mano educatamente e veniamo inglobati nell'abbraccio caldo e sudaticcio di Salvo.

«Non farmela soffrire, non se lo merita. È speciale» sussurra al mio orecchio.

Ma cosa?

Mi libera dall'abbraccio e lo guardo con fare interrogatorio, lui scuote la testa e sorride.

Ci accompagna ad un tavolo infondo alla sala con una tovaglia a quadretti rossi e bianchi.

La stanza è molto accogliente, i muri bianchi sono carichi di fotografie raffiguranti monumenti d'Italia, l'ottanta percento in realtà raffigurano Napoli e il Vesuvio, facendomi intuire subito le origini della famiglia.

Alle spalle del nostro tavolo, troneggia una foto del Duomo di Firenze, neanche a farlo apposta. Un velo di malinconia si affaccia sul mio viso al ricordo della mia città natale.

Al lato opposto rispetto all'ingresso un muro in mattoncini rossi accoglie un meraviglioso forno a legna in cotto, e davanti ad esso si può osservare tutta la preparazione della pizza.

«Io voglio stare accanto a Leo» sentenzia la piccola peste dagli occhi blu riportandomi velocemente alla realtà.

«Amore lascialo un po' in pace, non lo fare morbido» risponde Andrea accarezzando i capelli di Azzurra.

«Nessun problema. Mi piace questa nanetta. Ho sempre voluto una sorellina» risponde sorridendo mio figlio.

Aspetta! Cosa? Da quando in qua?

Ei tu, che ne hai fatto di mio figlio? Lo scontroso quasi quindicenne che sbuffa per tutto.

Lo guardo con fare indagatore e lui mi risponde facendomi una linguaccia e sedendosi al tavolo vicino ad Azzurra.

Prendo posto difronte a lui, accanto ad Andrea che mi sorride imbarazzata.

Questa donna mi intriga da morire, il suo sguardo così enigmatico e misterioso, ma allo stesso tempo dolce e sensuale mi devasta completamente.

«Ciao Azzurra! Come stai piccolina?» chiede presentandosi al nostro tavolo un cameriere sulla trentina, che sorride un po' troppo alla madre della sua amichetta.

Capelli biondo cenere, mascella ben definita, occhi color giada, naso leggermente pronunciato.

La camicia bianca aderisce perfettamente al suo fisico muscoloso, mettendo in risalto i bicipiti.

«Ciao Andre» dice accarezzando dolcemente la guancia della mora accanto a me e mi irrigidisco completamente, stringendo i pugni sotto il tavolo.

Ok, voglio spaccargli la faccia. ADESSO.

La sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco torna prepotente. Ma che cazzo?

Sei geloso...trilla la vocina nella testa. Stai zitta, la ammonisco mentalmente.

Lei sorride imbarazzata, cercando di sottrarsi a quel contatto.

«Michele, lui è Alessandro, un mio amico» dice presentandomi visibilmente a disagio.

Porgo la mano incazzato come una belva e la stringo più che posso, non distogliendo il contatto visivo con questo stronzetto.

«Benissimo» dice sgranchendosi la mano indolenzita «volete ordinare?»

«Certo» rispondo subito.

«Azzurra per te wurstel vero?» chiede dolce alla piccola.

La sensazione di fastidio si intensifica sentendolo così in confidenza con Azzurra, che cazzo mi sta succedendo?

«Sì» trilla la bambina battendo le mani.

«Andre?» lo stronzo si rivolge nuovamente a lei. Andre...

«Anche per me il solito: margherita con bufala» dice lei a disagio.

La mia pizza preferita, sorrido al pensiero.

«Per voi?» dice rivolgendosi a me e Leo.

«Prosciutto e funghi» dice mio figlio.

«Per me un'altra margherita con bufala» rispondo imbarazzato.

Perché mi imbarazzo a prendere la mia pizza preferita? Perché è anche la sua?

«Azzurra te e il tuo amico volete venire a vedere come si fanno le pizze? Magari Antonio ha bisogno di una mano» dice Salvo presentandosi al nostro tavolo e facendomi l'occhiolino quando Andrea è girata.

Cosa sta succedendo stasera?

«Posso mamma?» chiede Azzurra supplicando la madre, spalancando gli occhi celesti e portandosi le manine in segno di preghiera davanti al visino tondo.

«Promettimi che farai la brava e non farai impazzire Antonio» risponde lei autoritaria.

«La controllo io» risponde Leo alzandosi e prendendo la bimba in collo.

Dov'è andato mio figlio? Cosa ne hai fatto di lui?

L'imbarazzo e il silenzio piombano come macigni sul nostro tavolo.

Andrea si porta nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mordicchiandosi il labbro inferiore e scoprendo un orecchio piccolo e delicato con quattro orecchini a cerchio brillanti posizionati in ordine crescente.

Un brivido mi attraversa da capo a piedi, quanto vorrei essere quel labbro.

«Sembra davvero un bravo ragazzo» dice indicando con la testa nella direzione dei nostri figli.

I nostri figli...

«Lo è, stasera poi è particolarmente loquace, normalmente è un pelo più musone con gli estranei» rispondo sorridendo.

«È colpa di Azzurra, chiacchiererebbe anche con un muro» dice ridendo.

Quel sorriso, quel nasetto arricciato, cazzo! Vorrei baciarla penso indugiando troppo sulle sue labbra.

Mi schiarisco la gola imbarazzato e riporto gli occhi nei suoi.

Le sue guance sono arrossate e gli occhi lucidi.

«L'altra mattina sei scappata, non mi hai nemmeno permesso di offrirti la colazione» sussurro.

Spalanca gli occhi.

«I-io... non... non sapevo» dice mordendosi il labbro.

«Permettimi di rimediare» dico speranzoso.

Mi scruta con i suoi occhioni neri «Non ce n'è bisogno» risponde imbarazzata.

«Se insisto?» chiedo sorridendo.

Sorride e scuote la testa, muovendo i suoi capelli lisci scuri.

«Non credo sia il momento giusto, non ho la testa per... questo» dice indicandoci.

«Una colazione. Come amici» specifico porgendole la mano

«Ok, amici» mi dice stringendo la mia mano e una scossa mi attraversa.

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