DICIOTTO
Alessandro
La paura che attraversa i suoi occhi scuri quando mi chiede di Leonardo, mi devasta facendo impazzire il mio cuore.
Meno male non siamo più abbracciati altrimenti lo sentirebbe martellarmi nel petto e nelle orecchie.
Mi risiedo sul divanetto e sorseggio il vino, lenta mi si posiziona accanto, rivolta completamente verso di me con le gambe incrociate.
Mi emoziona e mi impaurisce l'idea che qualcun altro si affezioni a Leonardo, qualcun altro che potrebbe ferirlo ancora.
Devo proteggere il mio bambino.
«Scusami...non volevo essere invadente» si giustifica torturandosi quelle labbra carnose.
«Nessun problema, solo che non è facile parlarne...» ammetto sospirando.
«Non devi dirmi nulla che tu non voglia, quando e se ti sentirai pronto mi troverai qui. Ok?» dice posandomi una mano sulla spalla e fissandomi con i suoi occhioni lucidi.
Devo rimanere concentrato per non fiondarmi su quelle labbra così invitanti e accoglienti, non posso commettere ancora lo stesso errore di ieri sera, non possiamo incasinarci ancora di più.
E allora perché sono venuto fino a qui?
«Tocca a te» sussurro cercando uno spiraglio di lucidità tra i miei pensieri.
Andrea mi fissa, con la testa leggermene piegata a destra, cercando di carpire i miei pensieri più profondi e io mi sento come se mi leggesse dentro ogni volta che i suoi occhi trovano i miei.
«C-cosa vuoi da me?» mi chiede spiazzandomi.
«Tutto ciò che non posso avere» sussurro senza neanche rendermi conto di aver parlato.
«E cosa è che non puoi avere?» mi chiede avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
«Te...» dico sfiorando le sue labbra morbide con le mie.
«Non muoverti» mi soffia sul viso, mentre piano fa scorrere l'indice sul mio profilo.
Sono paralizzato totalmente da questa donna, dal suo profumo, dal suo tocco, dai suoi occhi, potrei farmi fare qualunque cosa.
Voglio disperatamente baciare quelle labbra, e la mia erezione sta prepotentemente pulsando contro i jeans chiedendomi solo di essere saziata.
«Così mi uccidi» dico chiudendo gli occhi e inspirando il suo profumo così unico e dolce.
«Sto combattendo...» dice.
«Contro chi?» chiedo stupito sempre a occhi chiusi.
«Contro me stessa, ho paura che ci faremo male. Tu... io... non... è troppo complicato, ma mi fai sentire così» sospira «dannatamente bene...» conclude azzerando le distanze.
La sua bocca è sulla mia dolce e calda, il suo alito mischiato al vino mi mandano fuori di testa.
Mordo il suo labbro inferiore, mentre scariche elettriche mi pervadono.
Le mani fameliche viaggiano sul suo corpo minuto, l'afferro per la vita sottile e la aiuto a montare a cavalcioni su di me.
La sua lingua calda e umida invade la mia bocca e il mio uccello risponde al suo corpo come al canto di una sirena.
Afferra i miei capelli, dietro la nuca, strattonandoli leggermente procurandomi brividi e pelle d'oca.
Con i denti morde e tira il mio labbro inferiore.
Stringo la presa sulla sua schiena e sul suo culo, mi alzo piano, si avvinghia con le gambe ai miei fianchi, muovendo seducente il bacino sul mio inguine.
Facendo entrare così in contatto, nonostante la stoffa che le divide, le nostre intimità.
Giuro che le strappo questi dannati jeans.
Con un calcio chiudo la porta finestra, mi siedo su uno dei divani bianchi e inizio a toglierle golf e maglietta con un gesto rapido e urgente.
Le sue mani fameliche tirano la mia felpa, lanciandola via e in un secondo mi libera anche dalla maglietta.
Con quell'indice curioso, attraversa il mio petto e i miei addominali fermandosi sopra la chiusura dei jeans e scorrendo piano sull'elastico dei boxer che esce.
Se continua rischio di venirmi nelle mutande come un quindicenne.
Con un movimento rapido la ribalto sul divano, posizionandomi tra le sue gambe, slaccio il primo bottone dei suoi jeans e calo la zip piano, la sento tendersi sotto di me e in un secondo scalcia via i pantaloni.
Inizia a slacciare i miei, mi alzo in piedi, lasciandola sola sul divano con quelle mutandine a righe bianche e azzurre e il reggiseno di pizzo bianco che mi stanno facendo impazzire e mi tolgo definitivamente i pantaloni.
Torno sopra di lei guardandola, è bellissima, cazzo.
«Sei sicura?» mi ritrovo a dire.
Zitto coglione! È una settimana che ti fai le seghe pensando a lei, mi ricorda la vocina nella mia testa.
"Zitto e baciami" mi sussurra tra i denti.
E perdo definitivamente quel pochissimo controllo rimasto.
Premo la mia erezione contro di lei, non riuscendo più a trattenermi.
Voglio sentire il suo sapore, voglio sentirla dentro, voglio sentirla mia e mia soltanto.
Slaccio il reggiseno, liberando i suoi seni meravigliosi e ci affondo in mezzo, baciandoli e mordicchiando i capezzoli duri.
Faccio scorrere lenta la mia mano sulle sue tette, sulla pancia, che trema sotto il mio passaggio, fino ad arrivare alle mutandine, le sfioro appena e sento che sono bagnate.
«Cazzo, Andre... così mi ammazzi» ringhio arreso mentre le lascio una scia di baci sulla pancia.
«Non le strappare ti prego, sono tra le mie preferite» mi supplica inarcando il petto sotto il mio tocco.
«Tranquilla» dico sfilandole e poggiandole sul tavolino.
Come un predatore davanti alla sua preda inerme, scivolo tra le sue gambe affondando con la lingua tra le sue labbra.
Cazzo, è così bagnata, calda e dolce, mordo e tiro piano il clitoride gonfio e turgido mentre la sento gemere e ansimare.
Ho bisogno di tutta la mia concentrazione per non venire sentendola.
Cosa cazzo mi stai facendo?
Mi tira i capelli, infilo due dita dentro di lei con movimenti precisi e letali, mentre con la lingua continuo i movimenti circolari intorno al suo clitoride, succhiando.
«Cazzo... cazzo» riesce a dire tra i gemiti.
Velocizzo i miei movimenti, sento le su gambe irrigidirsi intorno a me, le contrazioni intorno alle mie dita dentro di lei e velocemente la porto all'orgasmo, tra urla e gemiti.
Vedo il suo petto nudo alzarsi e abbassarsi velocemente, mentre con gli occhi mi cerca e mi attira a sé baciandomi e assaporando il suo sapore dalla mia lingua ancora umida di lei.
Afferra l'elastico dei miei boxer, tirandoli in giù e liberando finalmente la mia erezione contro il suo fianco.
Scalcio via questo pezzo di stoffa che intralcia il mio piacere e mi tiro su a sedere sotto suo ordine.
A cavalcioni su di me, muove il bacino strusciando la sua fessura bagnata contro il mio uccello che risponde al suo tocco indurendosi sempre di più.
Si abbassa piano, tracciando con la lingua il percorso che dalla mia bocca la porterà lì, dove la sto aspettando.
Fa scorrere la lingua su tutta la mia lunghezza e sussulto gemendo come un ragazzino.
Con una mossa veloce, lo avvolge con la sua bocca calda, facendo dei piccoli cerchi sulla mia punta e con la mano destra massaggia le mie palle.
Non riesco a staccare gli occhi da lei che si muove veloce tra le mie gambe, mandandomi fuori di testa.
Mi lascia entrare e uscire piano dalla sua bocca, una lentezza straziante che mette a dura prova la mia pochissima resistenza.
«Andre... così non resisterò molto... oddio... cazzo... così... ti prego» dico mentre inizio a perdere il controllo, succube dei suoi movimenti più veloci.
«Sto... ah... cazzo sì... sto... per venire» ringhio ansimando.
Non si sposta e vengo nella sua bocca che accoglie e ripulisce ogni goccia della mia essenza, ansimando e urlando il suo nome.
In ginocchio davanti a me mi guarda sorridendo, con quel nasino arricciato che mi fa impazzire e piano si alza.
«Dove pensi di andare?» chiedo voglioso ancora di questa donna.
«Non ho ancora finito con te» dico alzandomi e prendendola in collo.
Lancia un urletto ridendo «che vuoi fare?» dice fissandomi negli occhi.
«Voglio sentirti venire, urlando il mio nome, nella tua posizione preferita» le dico pronto di nuovo per affondare in lei e posizionandola sul tavolo della sala da pranzo.
Cazzo!
«Andre io non ho preservativi, sono un coglione... ma non pensavo...» dico in preda al panico.
«Ce li ho io...» dice alzandosi e scomparendo nuda sulle scale.
Torna trionfante con una scatolina blu.
Estraggo un preservativo e velocemente lo indosso, mentre le si posiziona seduta davanti a me a gambe aperte.
La bacio cercando di trasmetterle tutto il mio desiderio e lentamente affondo in lei.
Cazzo!
Mi spingo piano dentro di lei, che si schiude davanti al mio passaggio accogliendomi e avvolgendomi.
Le mani affondano nella mia schiena e nei miei capelli, i seni sbattono sul mio petto ad ogni spinta.
Mi stacco dalla sua bocca e la faccio stendere lentamente, rimanendo sempre dentro di lei, così calda, stretta e accogliente, le sollevo le gambe e me le posiziono sulle spalle.
Inspiro afferrandole i fianchi e iniziando a spingermi sempre più a fondo, aumentando la velocità.
Chiude gli occhi, rovesciando la testa sul tavolo urlando.
«Guardami» ringhio in preda al piacere.
Spalanca gli occhi, si morde il labbro inferiore, geme, ansima, inarcando il petto e la vedo perdere completamente il controllo venendo intorno a me.
Le sue urla di piacere, i suoi occhi bramosi di me e le sue labbra annebbiano completamente la mia mente, spingo più veloce, famelico, affamato e vengo subito dopo di lei.
Scivolo piano fuori e la bacio.
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