DICIANNOVE

Andrea

Siamo ancora nudi avvolti nelle coperte blu sul divano.

Sento il respiro di Alessandro farsi pesante, ma gli occhi sono ancora incatenati ai miei, così verdi e limpidi adesso.

«Aspettami qui, vado a spengere il fuoco e chiudo casa, così possiamo andare su» dico alzandomi.

Raccatto il golf e la t-shirt e li infilo senza reggiseno insieme alle mutandine, mi avvolgo in una delle coperte ed esco fuori.

Sono piegata in terra per chiudere il braciere quando la coperta mi scivola di dosso, lasciando le mie gambe e il mio sedere nudi.

«Ti prego non smettere» dice una voce roca dietro di me.

Sorrido, scuoto la testa e mi volto a fargli una linguaccia.

«Invece che fissarmi il culo potresti aiutarmi no?» ribatto.

«Hai ragione, stavo venendo a farlo, ma mi hai... distratto» dice sornione.

Chiudo con un tonfo la botola e giro la chiave a stella.

«Io vado a prendermi un bicchiere d'acqua, posso?» mi chiede timido.

«Certo, fai come se fossi a casa tua» dico sorridendo «io vado a farti la camera».

«A farmi la camera?» chiede stupito.

«Sì...» rispondo imbarazzata.

«Rifai una camera dove io devo dormire da solo?» chiede fissandomi.

«Sì...» dico abbassando lo sguardo.

«Non se ne parla, io dormo con te stanotte» ribatte entrando in cucina.

Sospiro, dormire insieme... non so se sono pronta per questo.

Avete già dormito insieme, mi ricorda la vocina nella mia testa.

«Io c'ho fame» urla dalla cucina.

Rido, scaccio via tutti i miei dubbi e lo raggiungo.

«Prego, la gamba del tavolo ti aspetta» dico incrociando le braccia al petto.

«Ah ah ah, simpaticissima» mi dice addentando una crocchetta di patate fredda.

«Sono stata previdente, altroché» ribatto piccata.

«La mia bellissima e previdente ragazza» dice avvicinandosi.

Aspetta. COSA?

Sgrano gli occhi guardandolo stupita.

«Io... non... oddio... Andre... io... non... intendevo quello... cioè... voglio dire...» cerca di dire imbarazzato.

Ha le guance completamente paonazze e si passa la mano nei capelli arruffati.

«Ale è tutto ok» dico ridendo.

«Sono un coglione» dice lui addentando un'altra crocchetta e dandomi le spalle.

Che sta succedendo?

Mi avvicino piano e lo abbraccio da dietro, poggiando la mia testa tra le sue scapole.

«È tutto apposto» sussurro.

«No che non lo è. Io... tu... questo» dice indicandoci con una mano «mi spaventa da morire. Non ci conosciamo nemmeno, ma io... non stavo così bene da... da una vita fa. E sono spaventato, che cazzo dico sono terrorizzato a morte da te e da quello che provo. Perché... mi fai stare dannatamente bene. Io credevo di stare bene prima di conoscerti ma non è nemmeno paragonabile a questo, mi fai venire voglia di cantare di nuovo e di correre fino a svenire» dice asciugandosi una lacrima.

«E adesso ti ho terrorizzata con i miei pensieri...» dice tirando su con il naso.

«Non devi avere paura di quello che provi» dico timida spostandomi davanti a lui.

«Non devo? Come fai a dirmi una cosa del genere? Io non sono come te, non sono coraggioso come te... Sono stato letteralmente lasciato a ventiquattro anni con un bambino di due da crescere, con il cuore spezzato e un costante terrore addosso che qualcun potesse distruggermi di nuovo» dice nel panico.

«Ale... respira con me. Inspira ed espira, calmati un attimo» dico prendendo il suo viso tra le mani.

«Sai cosa mi ha chiesto ieri sera Azzurra? Perché Alessandro non può essere il mio babbo e tu la mamma di Leonardo visto che non ce l'ha... e sai cosa ho pensato in quel momento... ho pensato che sarebbe stato dannatamente bello condividere di nuovo la mia vita con qualcuno, smettere di avere questa costante paura di spezzarmi, di soffrire, aprirmi con qualcuno e sentirmi finalmente a casa... come è successo con te» dico tutto d'un fiato.

«Io non so cosa sento, non lo capisco e sono spaventata quanto te... ed è vero non ci conosciamo quasi, ma stiamo bene insieme, cazzo se stiamo bene insieme e non voglio scappare questa volta. Voglio provare a viver... ci» ammetto commossa.

«Non so se sono capace... non so se riuscirò a lasciarmi andare» dice distrutto.

«Proviamo piano piano insieme... un piccolo passo per volta» rispondo baciandolo piano.

«Prima di te io non dormivo con un uomo da Stefano...» ammetto triste.

«Davvero?» mi chiede stupito.

«Davvero» ribatto.

«È per quello che sei scappata?» domanda curioso.

«Anche...» rispondo vergognandomi.

«E stasera vuoi dormire con me?» mi chiede dolce.

Annuisco arrossendo e guardandolo negli occhi.

«Anch'io» mi dice abbracciandomi stretta.

«Comunque anch'io... ho fame... ma non di cibo» sussurro nel suo orecchio mordendomi il labbro inferiore.

Mi carica sulla sua spalla con un colpo veloce, spegnendo le luci della cucina e afferra la scatolina blu dal tavolo.

«Forza dimmi la strada, donna!» dice tra le risate salendo le scale.

«Seconda porta a destra» rispondo ridendo.

Apre la porta della mia camera e letteralmente mi lancia sul letto, saltandomi addosso e baciandomi famelico.

«Vuoi uccidermi?» mi dice strusciando la sua mano contro le mie mutandine umide di nuovo mentre è sopra di me.

«Mi fai questo effetto...» ammetto maliziosa.

«Cazzo non smettere mai di dirlo, ti prego» sussurra con voce roca tra le mie labbra.

Le nostre lingue si incontrano in una danza fatta di passione, urgenza, desiderio e paura, lasciandoci senza fiato.

«Io comunque... ho la spirale...» mormoro tra i suoi baci.

«Davvero?» mi chiede scioccato allontandosi.

«Sì» rispondo.

«Posso fare una domanda non proprio eccitante, mentre si sta per fare sesso? Ultime analisi? Io sono pulito, non lo faccio mai senza preservativo, ma mi controllo comunque ogni sei mesi» dice in imbarazzo.

«Anch'io» dico ridendo «Ho fatto le analisi il mese scorso e sono stata solo con te...» ammetto in imbarazzo.

Un sorriso enorme si apre sul suo viso.

«Anch'io, analisi fatte circa tre settimane fa e sono stato solo te... quindi...» sorride eccitato e in colpo solo entra dentro di me, pronta ad accoglierlo, saziandomi completamente, senza barriere.

Pelle contro pelle, facendomi sentire ogni centimetro della voglia che ha di me.

Sospiro estasiata e lui si ferma sorridendomi dolce.

«Dio... è così bello, mi ero dimenticato la sensazione» dice assaporando il momento insieme a me.

«Anch'io... è da Stefano che...» mi zittisce con un bacio.

«Lo stesso, adesso però basta chiacchiere. Voglio sentirti urlare il mio nome e basta» dice infilando la lingua nella mia bocca con urgenza.

«L'ultima cosa» dico staccandomi dal suo bacio e frustrato mi guarda.

«Mi piacerebbe provare la tua posizione preferita» sussurro nel suo orecchio.

«Cazzo Andre, dillo che vuoi uccidermi» risponde tirandomi su con lui, senza uscire mai da me.

Avvolgo le gambe intorno ai suoi fianchi strette, mi poggia contro il muro ruvido e freddo, allento la presa quel poco per permettergli di muoversi, afferro le sue spalle muscolose e inizia ad entrare e uscire da me bramoso.

Gemo accompagnando il movimento con il mio bacino, assaporando quella sensazione di pienezza.

Mi morde un capezzolo turgido e gonfio strappandomi un urlo di piacere.

«Sto... per venire» dico tra i gemiti.

«Anch'io» ringhia velocizzando il movimento.

Ondate di piacere si irradiano nel corpo partendo da in mezzo alle mie gambe e vengo urlando, insieme a lui.

Dopo qualche minuto poggia la fronte contro la mia respirando rumorosamente.

«Ok... Proviamo piano piano insieme... un piccolo passo per volta» dice sorridendo commosso ripetendo le mie parole.

«Sicuro?» chiedo timida.

«Sì» risponde sorridendo mettendomi giù.

Un liquido caldo e viscoso scende piano lungo la mia gamba destra.

«Cazzo devo andarmi a pulire» dico scappando in bagno saltellando su una gamba sola.

Mi faccio una doccia velocissima, mi infilo la sua maglietta bianca che gli ho rubato lo scorso weekend, mi lavo i denti e torno in camera.

È steso a letto, sopra le coperte, con le braccia dietro la testa, i boxer neri e le lunghe gambe affusolate accavallate.

«Eccomi» dico affacciandomi alla porta e rimanendo appoggiata allo stipite a fissarlo.

Quando è bello.

«Io la conosco quella maglietta, possibile?» chiede fissandomi.

Scoppio a ridere ammettendo il mio furto.

«Sei una ladruncola altroché!» ribatte puntandomi un dito contro.

«Chiedo umilmente perdono, anzi me la tolgo così puoi metterla domani, almeno hai un cambio pulito» rispondo.

«Mmmm leggermente meglio, ti stai facendo perdonare» dice ridendo.

Mi stendo accanto a lui nuda, ma sotto il piumone «ti ho lasciato gli asciugamani puliti in bagno e uno spazzolino nuovo».

«Grazie mille» dice tirandosi su "Torno subito».

Il sonno tenta di portarmi via con sé, ma combatto fino al ritorno di Alessandro, lo vedo sfilarsi i boxer e si stende nudo accanto a me abbracciandomi.

Mi accoccolo tra le sue braccia forti e inspiro il suo profumo.

«Buonanotte dolce Andre» mi sussurra nei capelli.

«Buonanotte Ale» biascico nel sonno.

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