CINQUANTOTTO
Andrea
Mi guardo intorno, il ristorante che ha scelto Alessandro è bellissimo, semplice ma di grande effetto.
Le mura sono bianche, ornate da tantissimi specchi che rendono lo spazio molto più grande di quello che in realtà è, larghe colonne dividono lo spazio, facendolo sembrare quasi un labirinto con il loro gioco di luci.
Guardo i volti intorno a me e un moto di amore e gioia mi invade, completandomi totalmente, ogni tassello del mio cuore, che in questi anni ho perso, torna magicamente al suo posto, scoppiando di felicità alla vista di quella che ormai posso quasi definire la mia famiglia. Sono loro l'unico regalo di compleanno che potevo desiderare: Azzurra, Alessandro e Leonardo.
Guardo il mio uomo che ride felice, ha in braccio Azzurra che sta cercando giocando con i suoi capelli scuri ribelli, e lui la lascia fare, osservandola con occhi adoranti.
Leonardo alla mia sinistra li fissa emozionato, ha una mano sotto il mento, con la quale si tiene la guancia, e ogni tanto ride per le smorfie che fa Azzurra. La semplicità e la complicità con cui Leonardo e Azzurra si sono trovati è stata disarmante, sembrano fratello e sorella da sempre, come se si aspettassero da tutta la vita.
Stasera, durante una breve conversazione, ho visto un velo di tristezza invadere gli occhi di Leo, quello che sta succedendo con sua madre lo sta provando più di quanto credesse, devo assolutamente provare a parlarci un po' per capire come aiutarlo.
«Ei, ma non è un vero compleanno senza regali!» urla battendo le mani Azzurra.
«Nana hai ragione» le fa eco Leonardo.
«E chi ha detto che non ci siano i regali?» ribatto io.
«Sìììì!» trilla la mia rumorosissima bambina.
«Comincio io» dice sicuro Ale.
Sono leggermente nervosa, non ho assolutamente idea di cosa abbia potuto regalarmi, dopo tutto quello che ha fatto oggi non pensavo avesse pensato a qualcos'altro.
Sfodera una bustina rossa, che non ho avevo notato fino a ora.
La apro con mano tremante ed estraggo una scatolina...
Cazzo!
La apro piano... un meraviglioso braccialetto in argento si palesa davanti ai miei occhi.
È pazzo! Non c'è altra spiegazione.
Lo fisso estasiata, concentrandomi sui ciondoli oro attaccati alla fila di piccoli cilindretti argento: un'onda, un libro, un cuore con una A incisa dentro, un fulmine e un nodo.
«Ale io...» cerco di dire ma sono veramente a corto di parole.
«Ti piace?» chiede timido.
«Amore mio... è perfetto» dico commossa.
«Allora direi che va indossato» dice alzandosi e venendo verso di me.
«Adesso tocca a me» dico emozionata e terrorizzata allo stesso tempo, faccio segno ad Azzurra che da sotto il tavolo mi passa una scatola blu notte.
La porgo ad Alessandro e socchiudo gli occhi per paura di deluderlo.
Impugna il coperchio con le dita affusolate e lo solleva, fisso il suo viso per cercare di captare ogni sua espressione e non perdermi niente.
Corruga la fronte e tira fuori un basco nero.
«Mettilo» lo incalza Azzurra e lui ovviamente l'asseconda indossando il cappello.
Torna a concentrarsi sulla scatola e tira fuori una piccola baguette a calamita, vedo la sua bocca piegarsi in un sorriso... credo inizi a capire.
Poi è la volta di una piccola riproduzione della Monna Lisa e anche di una piccola Torre Eiffel, per ultima tira fuori una busta, blu notte anch'essa, con dentro due biglietti aerei a data aperta in prima classe per Parigi e la foto di un piccolo, ma bellissimo appartamento che ho scelto per la nostra fuga.
«Sei pazza, io l'ho sempre detto» dice sorridendomi «è pazzesco, grazie amore mio».
«Pensavo che regalarti un progetto per il nostro futuro fosse il regalo giusto» ammetto timida «alla fine è il tempo il regalo più prezioso che possiamo farci».
«Lo è» dice prendendo la mia mano.
«Mi sta venendo il diabete, vi avviso» ironizza Leo.
«Io non so cosa sia, ma sto con Leo» gli fa eco Azzurra andandosi a sedere in braccio a lui.
Scoppiamo a ridere tutti e quattro.
Improvvisamente le luci intorno a noi si spengono, dalla porta della cucina sbuca un cameriere che viene verso di noi con una torta completamente piena di candeline e piccoli razzi.
«Ma... sei stato tu?» chiedo fissando Alessandro.
«No... non sei stata tu?» mi domanda lui.
Il cameriere poggia la torta davanti a noi: "Buon Compleanno Andrea & Alessandro" recita la scritta di cioccolato sopra il millefoglie.
Contemporaneamente ci voltiamo verso Leonardo e Azzurra «Siete stati voi?» chiediamo in coro.
Un sorrido a trentadue denti si apre sui loro visini furbi e Leonardo si gratta i capelli nervosamente.
«Abbia avuto un aiuto» ammette.
«Ci ha aiutati nonna Vale» spiffera subito Azzurra «ha conosciuto Alessandro e voleva fare una cosa carina per voi».
«Cosa?» chiedo spiazzata.
Alessandro prende la mia mano e mi invita a prestare attenzione alla torta.
«Taaaanti auguriiiii a voi! Taaaaanti auguri a voi, taaaanti auguri Andre e Ale! Tanti auguri a voi!» intonano Leo, Azzurra e il cameriere sorridenti.
Continuo a pensare al fatto che mia madre abbia conosciuto Alessandro, ma che nessuno dei due mi abbia detto qualcosa di questo famoso incontro, ma non devo fasciarmi la testa prima di romperla, questo ormai lo so bene.
Soffiamo sulle candeline spengendole e scambiandoci un tenero bacio, immortalato da Leonardo.
Alessandro
Guardo la gamba di Andrea tamburellare nervosamente sul tappetino della mia auto, conoscendola non vuole assolutamente parlare davanti ai ragazzi, ma sono altrettanto sicuro che mi farà il terzo grado non appena li avremo lasciati alle rispettive mete.
Poggio la mia mano sulla sua coscia accarezzandola piano, si volta appena verso di me e mi rivolge un tenero sorrido, quanto è bella? Mi ritengo davvero un coglione fortunato per aver avuto il miracolo di una donna come lei nella mia vita.
Stasera al Pump finirà malissimo, lo so, dovrò menare chiunque poggi i suoi occhi su di lei, perché lei è mia, mia soltanto.
Sarà anche la nostra prima uscita in pubblico con tutti i nostri amici, sono nervoso ma allo stesso tempo non vedo l'ora di poterla abbracciare e baciare in pubblico senza preoccuparmi di niente e nessuno, non so perché sono stato un tale coglione alla cena, ancora non me ne capacito.
Quello che hai messo nel rossetto mi fa effetto... Mi hai fatto un altro dispetto, lo fai spesso... E mi chiudo in me stesso e balbetto, canta Fedez alla radio.
«Alzaaaaa» urla Azzurra iniziando a dimenarsi sul seggiolino, Andrea alza il volume e comincia a ballare a ritmo.
Dallo specchietto fisso Leo, che canticchia e ballonzola insieme ad Azzurra, sono sempre più sconvolto da cosa quella bambina stia facendo a mio figlio, sembra rinato da quando ha lei intorno, nonostante la situazione con Camilla lo stia mettendo decisamente alla prova.
Cercare di creare un rapporto con la madre che ti ha abbandonato quando eri un bambino, e che non ti ha mai cercato per tredici anni, è forse la sfida più difficile che mai avrei immaginato per lui.
Nonostante tutto però sono felice che abbia accettato il mio consiglio di parlare con un professionista, non voglio che debba gestire tutto questo da solo, o meglio, solo non lo è mai, ma ho paura che non riesca a esternare completamente i suoi sentimenti con me, ma soprattutto non so se io sono in grado di gestire tutto il suo dolore e le sue paure come vorrei.
Guardo Leo per l'ennesima volta e lo vedo sorride e cantare felice con Azzurra, il mio cuore si scioglie e per colpa di Orietta Berti canto insieme a loro il ritornello.
Ehhh l'amore! Mi prende in giro la mia coscienza, ci mancava solo lei stasera.
Depositiamo Azzurra a casa dei nonni e Leonardo a casa di Francesco, il suo migliore amico e ci dirigiamo verso il Pump.
Nemmeno il tempo che Leo chiuda il cancello che vedo subito Andrea sul piede di guerra.
«Hai conosciuto mia madre» sentenzia seria.
«Ho conosciuto tua madre».
«E perché non me l'hai detto?»
«Lei mi ha chiesto di non farlo, non voleva metterti pressione e io pensavo di parlartene a compleanni conclusi, volevo goderci questi due giorni solo io te» cerco di giustificarmi.
Sospira «Come vi siete conosciuti?» chiede.
«È venuta nel mio negozio per rifare la cameretta ad Azzurra».
«Ah».
«Già... immaginati il mio stupore quando mi si è presentata la signora Valentina De Angelis... non sono collassato per terra per miracolo. Ero terrorizzato» dico ridendo.
«Oddio ti immagino» commenta ridendo «tutto imbarazzato».
«Veramente donna, ho fatto un figurone e tua madre pendeva dalle mie labbra, ma si sa... cosa gli faccio io alle donne!»
«Devo dirlo davvero cosa gli fai?» ribatte ridendo con le lacrime agli occhi.
«Stronzetta! Direi che l'argomento suocera è concluso, che ne dici? Ah ultima cosa... vorrebbe fare un pranzo o una cena tutti insieme... io ho preso tempo» ammetto imbarazzato.
«Sarebbe bello, credo che ti piacerebbe molto mio babbo» dice sorridendo.
«Ottimo, allora faremo questa cena».
«Amore mi devo cambiare, puoi non distrarti e farci schiantare da qualche parte?» mi chiede Andrea ridendo prendendo uno zainetto dai seggiolini posteriori.
«Davvero ti vuoi cambiare qui? Dove tutti ti possono vedere?»
Che cazzo! Solo io posso vederla mezza nuda, non tutta Roma.
«Ma siamo da soli! Non passa un cane in questa strada»
«Andre... non voglio che qualcuno, oltre me, ti veda senza vestiti» ammetto geloso.
«Sei un gelosone!» commenta ridendo abbassandosi il vestito dalle spalle.
Porca merda!
Metto la freccia e accosto subito nel primo posto disponibile.
«Vuoi farmi morire?» dico fissando le sue tette compresse dentro un balconcino nero.
«Amore sarò tutta tua dopo, ma adesso passami il top nero» dice indicandomi lo zaino tra i nostri seggiolini.
Prendo un pezzo striminzito di stoffa e glielo passo.
«E lo chiami top questo? Ho boxer che sono fatti con più stoffa» commento.
«Bè... devono contenere un bel... pacco» dice lei arrossendo.
COSA? L'ha detto davvero?
«Ammettilo... non ci vuoi arrivare al Pump... basta dirlo e giro questa fottuta macchina e ti faccio mia tutta la notte».
«Ahahah! Sei uno scemo».
«Te mi fai impazzire quando vuoi fare la pudica... ma sotto sotto sei una por...».
«Ma smetti!» dice dandomi una spinta sulla spalla e zittendomi con un bacio.
«Muoviamoci dai, manca poco a mezzanotte e vorrei festeggiare il tuo compleanno per bene».
«Agli ordini» rispondo rimettendo la prima.
Uno scintillio attira la mia attenzione, Andrea si abbassa il vestito scoprendo il suo culo e le gambe abbronzate e indossa una gonna di paillettes nera e argento.
Quando parcheggiamo vado ad aprirle la porta e rimango totalmente estasiato da quando sia bella e sexy stasera.
Sottoscrivo che dovrò menare tantissima gente stasera.
La gonna fascia esattamente ogni sua curva rendendola ancora più attraente del solito, il top microscopico ma accollato copre il suo seno, ma lo fascia lasciando intravedere quelle collinette meravigliose, ha uno scollo strano... all'inglese? No! All'americana!
«Sei anche meno nana del solito» le dico porgendo il braccio.
«Te sei più stronzo come mai? Vanno di pari passo?» mi risponde subito.
Mi fa veramente impazzire, con questi tacchi argento che slanciano la sua figura minuta, ma non vedo l'ora di toglierle tutto di dosso e averla nuda alla mia mercé.
Mi avvicino al buttafuori e lo saluto, Anthony è un vecchio amico ormai, un piccolo ricordo di una vita passata, ma che era il mio pane quotidiano fino a qualche mese fa, che ormai mi appartiene sempre meno.
«Era l'ora che una donna ti facesse mettere la testa apposto, devo dire che l'hai scelta veramente bene» commenta sorridendo ad Andrea.
«Sono io che ho scelto lui...» precisa lei.
«Ahhhh signorina! Questa donna sì che mi piace!» ribatte ridendo.
«Trattamela bene Santini, anche se ho già capito chi comanda» dice dandomi una poderosa pacca sulla spalla «ora forza la banda vi aspetta dentro» dice aprendoci la porta e facendoci saltare tutta la fila.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top