L'ultima scommessa Parte 2
Lo scontro brutale e selvaggio che seguì fu una carneficina spietata, una lotta all'ultimo sangue senza esclusione di colpi, senza regole, senza pietà.
Durante l'infuocato duello finale con Turner, la Colt di Will, inspiegabilmente, si surriscaldò in modo anomalo, diventando rovente tra le sue mani, incandescente come braci ardenti. Il metallo brunito aveva assunto un colore verdastro innaturale, simile all'argento ossidato e maledetto di Hesa Mill, un presagio sinistro. Il calore intenso, quasi insopportabile, gli bruciò il palmo della mano, costringendolo a lasciare cadere l'arma incandescente, la pelle che fumava.
Le rocce di Mesa Hill si tinsero di un rosso cupo, il terreno si fece scivoloso e viscido per il sangue versato copiosamente, mentre gli uomini di Turner cadevano uno dopo l'altro, falciati come spighe di grano maturo sotto il fuoco preciso e implacabile di Will ed Emily, la loro furia vendicativa.
I proiettili fischiavano minacciosi nell'aria densa, le urla strazianti di dolore e di rabbia disperata si mescolavano al fragore assordante degli spari, e l'odore acre e pungente della polvere da sparo si diffuse ovunque, impregnando ogni cosa.
Will, muovendosi con l'agilità felina di un predatore esperto, sfruttava abilmente ogni anfratto roccioso, ogni masso sporgente, ogni riparo naturale per evitare la pioggia di proiettili nemici e per colpire con precisione mortale, con una mira infallibile. Il Winchester sputava fuoco e piombo, abbattendo gli uomini di Turner come birilli in un gioco macabro, mentre Emily, al suo fianco, lo copriva con il fuoco incessante del suo revolver, respingendo con coraggio gli assalti nemici e proteggendolo dai pericoli incombenti.
I due combattevano all'unisono, come un'unica entità indissolubile, i loro movimenti sincronizzati, le loro azioni coordinate, i loro cuori che battevano all'impazzata all'unisono, uniti da un destino comune e dalla sete di giustizia.
Ma Turner, furbo e spietato come un lupo affamato, approfittò di un momento fatale di distrazione di Will per aggirare abilmente le loro difese, per cogliere di sorpresa i suoi nemici. Si mosse con la velocità insidiosa di un serpente velenoso, strisciando silenziosamente tra le rocce scoscese, fino a raggiungere Emily alle spalle, senza che lei potesse accorgersene in tempo.
Con un movimento rapido e brutale, la afferrò saldamente per il collo delicato, stringendo la presa con forza disumana mentre le puntava la pistola fredda e minacciosa alla tempia, pronto a premere il grilletto. "Fermati, Ster!" gridò Turner, la voce cavernosa carica di rabbia e di un trionfo effimero, una vittoria illusoria.
"Un altro passo, un solo movimento falso e la tua sgualdrina muore, cowboy! Hai capito bene? La tua preziosa amichetta muore! Sarà colpa tua!" Will, che si era voltato di scatto sentendo le urla disperate di Emily, si immobilizzò all'istante, il Winchester ancora saldamente in mano, ma puntato impotente verso il basso, incapace di sparare senza rischiare di colpire mortalmente la donna che amava più della sua stessa vita.
I suoi occhi azzurri si fissarono disperati su quelli verdi di Emily, che, nonostante la presa soffocante e la pistola puntata minacciosa alla tempia, lo guardava con determinazione incrollabile, con coraggio indomito, con un amore incondizionato che gli scaldò il cuore, dandogli la forza di non arrendersi. "Lascia lei fuori da questo, Turner," disse Will con tono basso e pericoloso, la voce roca e tremante di rabbia repressa.
"È una questione tra me e te, una vecchia storia. Lasciala andare, non coinvolgerla, e finiamola qui, una volta per tutte. Sarò io la tua preda, non lei."
Turner rise di gusto, una risata gutturale e sgradevole che riecheggiò sinistra nella notte silenziosa, un suono che gelava il sangue nelle vene. "Sei patetico, Ster," disse, spingendo Emily con violenza più vicina al bordo del promontorio roccioso, sull'orlo di un precipizio scosceso e minaccioso, pronto a farla cadere nel vuoto.
"Pensi davvero, ingenuo illuso, che mi lascerei sfuggire un simile vantaggio? Che rinuncerei a questa carta vincente? No, cowboy. Questa sgualdrina è la tua debolezza, il tuo punto vulnerabile. Dammi immediatamente la mappa, senza esitare, e forse, solo forse, le lascerò vivere. Altrimenti, ti giuro sul mio onore, la butterò giù da questa roccia, la farò precipitare nell'abisso."
Il cuore di Will perse un battito, il sangue che gli si gelò nelle vene. Vedere Emily in pericolo di vita, in balia di un uomo crudele e spietato come Turner, era la sua peggiore paura, il suo incubo più grande che si materializzava davanti ai suoi occhi. Ma non poteva cedere al panico, non poteva farsi sopraffare dalla disperazione.
Doveva rimanere lucido, concentrato, doveva trovare in fretta un modo per salvare Emily, per sconfiggere Turner una volta per tutte, per spezzare la maledizione che li perseguitava. Con un movimento improvviso e inaspettato, una reazione fulminea, Emily sollevò il piede destro e calciò con tutta la forza che aveva in corpo lo stinco di Turner, colpendolo con violenza in un punto scoperto.
Il colpo preciso e doloroso colse l'uomo di sorpresa, facendolo vacillare per un istante, allentando involontariamente la presa sul collo di Emily, perdendo per un attimo il controllo. Will vide in quel preciso istante fatale il proiettile maledetto che lo aveva colpito in precedenza fondersi letteralmente con la carne di Turner, la ferita che non sanguinava più sangue rosso, ma emanava un bagliore verdastro e innaturale, come un'infezione oscura che si propagava rapidamente nel suo corpo. Venature nere e ramificate si diramarono rapidamente dalla ferita, serpeggiando sulla pelle di Turner come radici maligne, un segno inequivocabile della maledizione che lo stava reclamando.
Quel breve, prezioso momento di distrazione, di indecisione di Turner, fu tutto ciò di cui Will aveva disperatamente bisogno. Con un movimento fulmineo, istintivo, alzò rapidamente il Winchester e sparò un colpo secco e preciso al petto di Turner, mirando al cuore, senza esitare un solo secondo.
Turner barcollò all'indietro, il volto contratto in una maschera orribile di dolore lancinante e di incredulità profonda, gli occhi sgranati per lo stupore.
La pistola gli cadde di mano, rotolando fragorosamente sul terreno roccioso, mentre le sue mani sporche di sangue cercavano inutilmente di tamponare la ferita mortale che gli aveva squarciato il petto, il sangue che sgorgava copioso. I suoi occhi vitrei si fissarono vuoti su quelli di Will, con un misto confuso di odio implacabile e di stupore incredulo, prima di perdere definitivamente la loro luce vitale, spegnendosi per sempre.
Poi, con un ultimo respiro rantolante, un gemito soffocato, crollò pesantemente a terra, il corpo massiccio che si abbatteva sul terreno roccioso con un tonfo sordo e definitivo. La stella d'argento corrotta appuntata sul suo petto brillò un'ultima volta alla luce spettrale della luna, riflettendo un bagliore freddo, prima di spegnersi per sempre, macchiata dal sangue del suo stesso portatore, un simbolo di giustizia finalmente compiuta. Emily, liberata dalla presa mortale di Turner, barcollò all'indietro, portandosi istintivamente una mano tremante al collo arrossato, respirando a fatica, cercando di riprendere fiato.
Will si precipitò immediatamente verso di lei, gettando a terra il Winchester fumante e correndo ad abbracciarla con forza, stringendola forte al suo petto, il cuore che batteva all'impazzata, sollevato e grato nel vederla sana e salva, viva. "Stai bene?" chiese, la voce roca e tremante, piena di una preoccupazione sincera, di un amore profondo. "Sì," rispose lei con un sorriso debole, appoggiando la testa stanca al suo petto, cercando conforto e sicurezza nel suo abbraccio protettivo. "Sì, Will. Sto bene, grazie a te. Mi hai salvata."
Will le accarezzò dolcemente i capelli rossi, baciandole la fronte, le guance pallide, le labbra tremanti, assaporando il dolce sollievo di averla ancora tra le sue braccia, di sentirla viva. Il pericolo era finalmente passato, la tempesta si era placata, la lunga e sanguinosa battaglia era vinta, la giustizia era stata fatta. Si allontanarono lentamente, mano nella mano, dal corpo esanime di Turner, lasciandolo lì, disteso sulla roccia fredda, sotto il cielo stellato, in balia del deserto.
La battaglia era finita, la guerra era vinta, ma la vittoria aveva avuto un prezzo altissimo, un tributo di sangue e dolore.
Le luci lontane di El Paso brillavano fiocamente nell'oscurità, un mare di stelle terrene che punteggiavano l'orizzonte sconfinato. Will ed Emily si incamminarono lentamente verso i loro cavalli stanchi, ma felici, provati duramente ma non spezzati, con una nuova consapevolezza nel cuore, un legame indissolubile che li univa per sempre.
Si lasciarono alle spalle Mesa Hill e il suo scenario macabro di morte e distruzione, e si avviarono insieme verso un futuro incerto ma finalmente pieno di speranza, un nuovo inizio. Will, mentre camminava lentamente, notò per caso un vecchio carro abbandonato, quasi nascosto tra le rocce scoscese, con una chitarra polverosa e malandata appoggiata con noncuranza al suo interno, dimenticata dal tempo.
La raccolse con delicatezza, come se avesse tra le mani un oggetto prezioso, accarezzando le corde consumate, sentendo il legno liscio e freddo sotto le sue dita tremanti. Si sedette accanto a Emily, appoggiandosi allo schienale del carro scricchiolante, e iniziò a suonare una melodia dolce e malinconica, una canzone antica che aveva imparato da bambino da suo fratello Tom, un ricordo lontano che riaffiorava dal passato.
"Oh, give me a home where the buffalo roam," cantò Will, la voce calda e profonda che si diffuse nella notte silenziosa, accompagnata dal suono delicato e nostalgico della chitarra malandata. "Where the deer and the antelope play... Where seldom is heard a discouraging word, And the skies are not cloudy all day."
Mentre Will suonava, le corde della chitarra risuonarono stranamente, non con un suono armonioso e melodioso, ma con un lamento sommesso, quasi impercettibile, un coro lontano di voci Apache antiche che si mescolavano alla sua musica, ricordandogli il patto silenzioso con la terra, il sacrificio finale che lo attendeva, il suo destino ineluttabile.
Emily si appoggiò dolcemente alla sua spalla stanca, chiudendo gli occhi verdi, ascoltando rapita la musica malinconica, sentendo una pace profonda e inattesa, una serenità che si diffondeva lentamente dentro di lei, lenendo le ferite dell'anima. Per la prima volta da giorni interminabili, da settimane tormentate, forse da mesi oscuri, tutto sembrava finalmente finito, risolto, pacificato, almeno per il momento.
Non erano più fuggitivi braccati come animali, non erano più inseguiti da un nemico spietato, non erano più in pericolo imminente, almeno per quella notte. Erano finalmente liberi, almeno per un istante fugace, liberi di respirare, di amare, di sognare un futuro diverso, di vivere.
La melodia dolce e malinconica della chitarra si levò leggera verso il cielo stellato, mescolandosi armoniosamente al canto sommesso del vento del deserto e al brillio lontano delle stelle silenziose, come una preghiera silenziosa di ringraziamento, come un inno sommesso alla vita ritrovata, come una promessa sussurrata di un futuro migliore, un domani più luminoso
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