Il sangue della maledizione
Il deserto del Sonora era una fornace rovente, un forno incandescente sotto il sole implacabile. Will ed Emily, in sella ai cavalli freschi e vigorosi forniti da Pedro, cavalcavano verso sud, allontanandosi dalla sicurezza effimera di Hermosillo, fuggendo di nuovo nell'immensità ostile del deserto.
L'unguento miracoloso preparato con cura da María aveva lenito temporaneamente il dolore lancinante della ferita al braccio di Will, ma ad ogni sobbalzo del cavallo, ad ogni movimento brusco, una fitta acuta e bruciante gli attraversava il corpo, ricordandogli costantemente la maledizione che lo stava consumando dall'interno. Sapevano entrambi di non potersi permettere di rallentare il ritmo della fuga, di concedersi un momento di tregua.
I cavalli, pur robusti, iniziavano a mostrare i primi segni di stanchezza sotto il sole cocente, il respiro affannoso, il sudore che grondava dai fianchi. Will, con il volto tirato dalla fatica e dal dolore, lo sguardo fisso all'orizzonte che si confondeva con il cielo infuocato, guidava con attenzione, dosando le forze, cercando di mantenere un ritmo sostenibile, consapevole che la resistenza di entrambi aveva un limite.
La mappa preziosa, custodita gelosamente nella fiaschetta d'argento di Tom, gli ricordava costantemente la posta in gioco, il motivo per cui stavano combattendo, per cui stavano rischiando la vita.
"Come stai?" chiese a Emily, con voce roca, il suo sguardo che si posava sul suo viso pallido e stanco, le occhiaie scure sotto gli occhi verdi. "Reggo," rispose Emily, con un sorriso forzato che non riusciva a nascondere completamente la sua sofferenza, il dolore che si leggeva nei suoi occhi.
Will, però, vedeva la sottile linea di sudore freddo che le imperlava la fronte, la tensione palpabile nelle sue spalle rigide, il tremore quasi impercettibile delle sue mani che stringevano le redini. Verso mezzogiorno, quando il sole era allo zenit, bruciante come fuoco, Will individuò un piccolo canyon solitario che si apriva tra le rocce, un'insenatura nascosta, quasi invisibile, che offriva un riparo naturale dal sole implacabile e dagli occhi indiscreti di eventuali inseguitori.
Le pareti rocciose verticali creavano un'oasi d'ombra fresca e invitante, un rifugio prezioso in quel deserto inospitale. "Ci fermiamo qui," decise Will, rallentando il passo del cavallo e aiutando Emily a scendere con delicatezza, le gambe che tremavano per la fatica.
"Dobbiamo riposare, recuperare le forze, almeno per un po'." Il canyon era un luogo di una bellezza selvaggia e desolata, un santuario di silenzio e solitudine. Le pareti di roccia rossa, striate di nero e ocra, si ergevano maestose verso il cielo azzurro, mentre il silenzio profondo avvolgeva ogni cosa in un'atmosfera di mistero antico, un luogo fuori dal tempo.
Will legò i cavalli esausti all'ombra protettiva di un'imponente agave centenaria, mentre Emily si appoggiava a una parete rocciosa fresca, chiudendo gli occhi per un momento, cercando di trovare un po' di sollievo.
Un rumore improvviso, inatteso, li fece irrigidire all'istante, il cuore che balzò in gola. Il suono inconfondibile di zoccoli di cavalli che si avvicinavano rapidamente, un ritmo cadenzato e minaccioso che echeggiava amplificato tra le pareti rocciose del canyon, rompeva il silenzio opprimente.
Will si mosse rapidamente, i sensi all'erta, la mano che correva istintivamente al Winchester, pronto a difenderli. "Nasconditi dietro quella roccia," sussurrò a Emily, con voce urgente, indicando un grosso masso sporgente che offriva un riparo sicuro. "Non ti esporre, resta nascosta, al sicuro." "No," rispose Emily, la voce ferma e decisa, estraendo con un gesto rapido il revolver che Pedro le aveva dato, l'arma lucida che brillò per un istante al sole. "Non questa volta, Will.
Non ti lascio combattere da solo, non ti abbandono." Il suo sguardo brillava di una determinazione incrollabile, una fiamma coraggiosa che ardeva nei suoi occhi verdi. Will la guardò per un lungo momento intenso, sorpreso e profondamente commosso dal suo coraggio inaspettato, dalla sua forza ritrovata.
Annuì brevemente, un'intesa silenziosa che si era creata tra loro, un patto di sangue e di amore. Si posizionò strategicamente in modo da coprire Emily, il Winchester puntato con decisione verso l'ingresso stretto del canyon, pronto alla battaglia.
Le figure cupe e minacciose degli inseguitori emersero dall'imboccatura del canyon, sagome scure e inquietanti che si stagliavano contro la luce accecante del mezzogiorno, ombre che si allungavano come presagi di morte. Will riconobbe immediatamente la figura alta e imponente di Turner, in sella al suo cavallo nero come l'ebano, seguito da tre dei suoi uomini fidati, spietati e armati fino ai denti.
Il sole implacabile si rifletteva sulla stella d'argento che Turner portava appuntata con orgoglio sul petto, un simbolo di autorità corrotta e tradita, un distintivo macchiato di sangue innocente. "Ster!" La voce di Turner rimbombò tra le pareti del canyon, un'eco carica di odio viscerale e di disprezzo profondo, un ruggito di rabbia.
"Pensavi davvero che Hermosillo, quella fogna di città, ti avrebbe protetto? Illuso! Pedro pagherà caro per il suo tradimento, per averti aiutato, proprio come pagherete voi, per aver osato sfidarmi." Will non rispose, le labbra serrate in una linea sottile e dura, gli occhi freddi e duri come l'acciaio temprato, lo sguardo fisso su Turner, pronto a combattere fino alla fine.
Accanto a lui, Emily tratteneva il respiro, il revolver puntato con mano ferma verso l'ingresso del canyon, la sua determinazione incrollabile. "La mappa, Will," continuò Turner, avanzando lentamente con il suo cavallo, avvicinandosi sempre di più, la voce che si fece più suadente, quasi melliflua, cercando di ingannarlo.
"È tutto ciò che voglio, Ster. Solo quella dannata mappa. Dammela, restituiscimela, e forse, solo forse, lascerò vivere la ragazza, la tua amichetta. Sei tu quello che voglio, sei tu il mio obiettivo."
"Come Davidson ha lasciato vivere Tom?" La voce di Will, gelida e tagliente come una lama affilata, squarciò il silenzio teso del canyon, le parole cariche di un odio accumulato negli anni, un rancore sordo che chiedeva vendetta. "No, Turner. Questa storia finisce qui, oggi. Non scapperemo più, non fuggiremo più. Affronteremo il nostro destino, insieme."
Il primo colpo esplose come un tuono improvviso, un lampo di fuoco nel silenzio. Will sparò con la precisione letale che lo aveva reso famoso, la sua mira infallibile, abbattendo uno degli uomini di Turner prima ancora che potessero trovare riparo, prima che potessero reagire. Emily si unì al fuoco, dimostrando con i fatti che le lezioni di tiro improvvisate impartite da Will durante la fuga non erano state vane, che aveva imparato a difendersi, a combattere per la sua vita.
Improvvisamente, un dolore bruciante, lancinante, attraversò il braccio sinistro di Will, paralizzandolo. Uno degli uomini di Turner, nascosto abilmente dietro un masso sporgente, era riuscito a colpirlo a tradimento, cogliendolo di sorpresa.
Il sangue caldo iniziò a macchiare rapidamente la sua camicia, il rosso vivo che si diffondeva sulla stoffa ruvida. Will, nonostante il dolore acuto che lo piegava in due, serrò i denti con forza, reprimendo un gemito, e continuò a sparare con il Winchester, la sua mira che non vacillò. Emily notò immediatamente la ferita di Will, il sangue che macchiava la sua camicia.
Con rapidità fulminea, si spostò al suo fianco, continuando a sparare con il revolver, coprendolo con il suo corpo, proteggendolo dal fuoco nemico, offrendogli un riparo umano. La battaglia infuriò con violenza inaudita per alcuni minuti interminabili, un turbine assordante di spari secchi, urla di dolore e rabbia, polvere che si sollevava densa dalla terra arida, odore acre di polvere da sparo e sentore metallico di sangue che si diffondeva nell'aria rovente. Quando due degli uomini di Turner giacevano inerti a terra, i corpi contorti in pose innaturali, e il terzo si contorceva urlando per una ferita grave alla spalla, Turner, consapevole di essere in netto svantaggio, di aver perso la sua superiorità numerica, ordinò bruscamente la ritirata, maledicendo a voce alta, urlando minacce di vendetta, promettendo morte e distruzione.
Mentre Turner fuggiva a cavallo, voltandosi indietro con rabbia, ebbe una visione improvvisa, un'allucinazione vivida e inquietante: Tom, nitido e reale come se fosse vivo, in piedi tra le rocce rosse del canyon, lo sguardo fisso su di lui. Tom lo guardava, non con rabbia, non con odio, ma con infinita tristezza, con un dolore profondo. "La maledizione ti ha reso cieco, Turner," sussurrò Tom, la voce un eco lontano.
"Vedi nemici dove non ce ne sono, ombre che non esistono. Hai perso la tua anima, Turner." Turner vacillò, il cuore che perse un battito, non sapendo più distinguere tra realtà e allucinazione, tra incubo e veglia. Prima di morire, in un ultimo sussulto di vita, Turner ebbe un'allucinazione vivida e terrificante di Tom che lo accusava con voce roca e lontana: "La terra ti inghiottirà, Turner, ti risucchierà nelle sue profondità, come ha inghiottito me, come inghiottirà tutti gli avidi e i corrotti."
Il suo sguardo si fece vitreo, spento, la luce che abbandonava i suoi occhi per sempre. Il suo sangue caldo, che sgorgava copioso dalla ferita mortale, a contatto con la mappa insanguinata che stringeva ancora convulsamente tra le mani, iniziò a ribollire in modo innaturale, come acido corrosivo, corrodendo lentamente la pergamena antica e la sua stessa carne, un ultimo segno della maledizione che lo reclamava.
"Non è finita, Ster!" urlò Turner, con un rantolo agonizzante, mentre spronava il suo cavallo imbizzarrito e si allontanava a galoppo disperato, seguito dal suo uomo ferito, l'ombra della morte che lo inseguiva. "Ti troverò! E quando ti avrò in pugno, pagherai per tutto questo, Ster! Pagherai con la tua vita!" Il silenzio pesante tornò a regnare sovrano nel canyon desolato, un silenzio rotto solo dai respiri affannosi di Will ed Emily, i loro corpi scossi dal tremore dell'adrenalina, e dal ronzio fastidioso delle mosche che si radunavano attorno ai corpi inerti.
Emily si voltò verso Will, il volto pallido ma determinato, aprendo la bisaccia di cuoio di Running Bear ed estraendo bende pulite, unguenti medicinali profumati e un piccolo coltello affilato. "Siediti," ordinò a Will, con voce ferma ma gentile, preoccupata per la sua ferita. Will obbedì senza protestare, esausto e dolorante, il corpo che reclamava riposo.
Emily iniziò a medicargli la ferita con gesti esperti, delicati e sicuri, pulendo il sangue rappreso, applicando l'unguento lenitivo, fasciando strettamente il braccio ferito. "Il proiettile è uscito," mormorò, con un sospiro di sollievo, esaminando attentamente la ferita. "È un brutto colpo, profondo, ma non ha toccato l'osso. Guarirà, Will. Guarirà, te lo prometto." Mentre fasciava il braccio di Will, i loro sguardi si incontrarono, si fusero in un'intesa profonda. Emily, mossa da un impulso improvviso, incontrollabile, si sporse in avanti e baciò Will sulle labbra, un bacio dolce e casto, un gesto di gratitudine, di affetto, di amore nascente.
Il bacio durò solo un istante, un battito di ciglia, ma quando si separarono, qualcosa era cambiato irrevocabilmente tra loro, un legame invisibile che si era creato in quel momento di pericolo e di intimità. "Stai bene?" chiese Emily, con voce leggermente tremante, il cuore che batteva all'impazzata nel petto.
Will annuì lentamente, un sorriso debole che gli illuminava il volto stanco, ma sereno. "Sì," rispose, con voce roca, gli occhi fissi nei suoi. "Sì, Emily. A quanto pare, siamo entrambi molto più forti di quanto pensavamo, molto più resilienti."
Si alzarono lentamente, consapevoli di non poter rimanere fermi troppo a lungo, di dover continuare la fuga. "Dobbiamo muoverci," disse Will, controllando le condizioni dei cavalli, accarezzando i loro musi sudati. "Turner tornerà, ne sono certo. È troppo ossessionato dalla mappa, dalla vendetta. E questa volta, non sarà solo, porterà rinforzi, molti uomini." Mentre montavano a cavallo, pronti a ripartire, Emily si voltò verso Will, un'espressione interrogativa sul volto.
"Dove andiamo ora, Will?" chiese, l'incertezza che si leggeva nei suoi occhi. Will guardò verso sud, verso l'orizzonte infinito del deserto, la sua mente che vagava alla ricerca di una soluzione. "El Paso," rispose, dopo un momento di riflessione, la decisione presa. "Ho un amico là, uno che mi deve un favore, uno di cui possiamo fidarci ciecamente, uno che può aiutarci a finire questa storia una volta per tutte, a mettere la parola fine a questo incubo."
Spronarono i cavalli stanchi, lasciandosi alle spalle il canyon silenzioso e i corpi senza vita degli uomini di Turner, testimoni muti di una battaglia sanguinosa. Il sole iniziava la sua lenta discesa verso l'orizzonte, tingendo il deserto di sfumature calde e intense, colori infuocati che si fondevano con l'ombra della sera.
La strada lunga e pericolosa per El Paso li attendeva, un cammino incerto, ma ora cavalcavano con una nuova consapevolezza l'uno dell'altra, un legame profondo e indissolubile forgiato nel fuoco della battaglia, sigillato da un bacio inaspettato, una promessa di futuro.
Il vento tiepido del deserto portava con sé l'odore lontano della pioggia in arrivo, presagio di tempesta.
Emily si strinse nel suo scialle ricamato, il dono prezioso di María che ora le sembrava un talismano protettivo, un simbolo di speranza. Will cavalcava al suo fianco, il braccio ferito che pulsava dolorosamente, ricordandogli costantemente la maledizione, ma lo sguardo fisso all'orizzonte lontano, la determinazione incrollabile scolpita nel volto.
Stavano cavalcando verso il loro destino, insieme, uniti da un legame indissolubile, pronti ad affrontare l'ultima battaglia.
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