Hermosillo
Il sole calava lentamente all'orizzonte, tingendo di rosso le strade polverose di Hermosillo, in Sonora, un crocevia vivace di culture e di destini intrecciati, incastonato nel cuore pulsante del Messico.
La città brulicava di vita, un'esplosione di suoni, di colori, di odori. Emily, rinvigorita dalle cure amorevoli di Sorella Sofia e dal riposo ristoratore alla missione, sedeva eretta in sella, lo sguardo più sicuro, più determinato.
La febbre era finalmente scomparsa, svanita come un incubo, lasciando dietro di sé solo una debolezza fisica che non riusciva a scalfire la sua ritrovata forza interiore.
Will, al suo fianco, guidava il mustang nero con cautela, i sensi all'erta, la consapevolezza opprimente che Turner potesse essere più vicino di quanto pensassero, in agguato nell'ombra. L'aria, densa e vibrante, era un turbinio inebriante di profumi esotici e contrastanti: l'aroma invitante delle tortillas calde che sfrigolavano sui bracieri, il profumo pungente dei chiles arrostiti che bruciavano la gola, il sentore acre del fumo di legna che si mescolava all'odore dolciastro dei rifiuti ammassati ai bordi delle strade.
Un contrasto stridente, quasi violento, con il silenzio austero e la purezza rarefatta del deserto che si erano lasciati alle spalle. Durante il lungo viaggio verso la città, furono colti di sorpresa da improvvise tempeste di sabbia con volti spettrali, figure minacciose che si sollevavano dalle dune, che Will interpretò come avvertimenti inquietanti degli spiriti del deserto: "Sono gli spiriti del deserto," disse a Emily, la voce bassa e grave.
"Ci stanno mettendo alla prova, vogliono vedere se siamo degni di attraversare le loro terre." Persino il mustang nero, che aveva resistito stoicamente alla lunga cavalcata, sembrava inquieto e nervoso in mezzo alla folla chiassosa, i nitriti che si mescolavano al caos della città. "La Cantina del Coyote," mormorò Will, indicando con un cenno del capo un edificio dall'aspetto vissuto, un po' discosto dalla strada principale, nascosto tra vicoli bui.
Le lanterne di ottone appese all'ingresso, annerite dal tempo e dalla fuliggine, proiettavano ombre misteriose sui muri di adobe screpolati, creando un'atmosfera ambigua e intrigante. "Pedro ci aiuterà, ne sono certo.
È un vecchio amico fidato... uno dei pochi che non si è mai fatto comprare da Turner, che non ha ceduto alla corruzione." Emily annuì, stringendo tra le dita il piccolo sacchetto di erbe medicinali che Sorella Sofia le aveva dato, un talismano protettivo. Il serape colorato di Running Bear, avvolto attorno alle spalle, le proteggeva dal vento fresco della sera, un abbraccio caldo e rassicurante.
L'interno della cantina li avvolse in un'ondata di calore soffocante e di rumore assordante, un caos sensoriale che li travolse. Un miscuglio confuso di voci alte, risate sguaiate, grida gutturali, musica cacofonica, tintinnio di bicchieri sporchi e odore acre di fumo di sigaro a buon mercato e tequila scadente li investì come una marea impetuosa.
In un angolo buio, illuminato da una lampada fioca, un mariachi dalla barba grigia e incolta suonava con malinconia una melodia struggente, lenta e malinconica, che ricordava stranamente la musica che Tom amava suonare con la sua chitarra.
Pedro Ramirez, il proprietario della cantina, un uomo basso e robusto, il volto butterato dal vaiolo e gli occhi neri e penetranti che scrutavano il mondo con saggezza e disillusione, sedeva al suo solito tavolo in fondo alla sala, osservando il viavai con un'espressione stanca.
Il suo volto si contrasse in un'espressione di sorpresa genuina quando riconobbe Will, la sua bocca che si aprì in un sorriso sdentato. "El Hijo del Trueno," disse, con un sorriso sdentato che rivelava un unico dente d'oro, un ornamento pacchiano. "Santo cielo, Will! Mai pensato di rivederti dopo quello che è successo a Nogales, dopo quel disastro. Credevo fossi morto." Will si sedette pesantemente al tavolo, le gambe stanche, Emily al suo fianco, la sua presenza che gli dava forza e coraggio. "Ho bisogno del tuo aiuto, Pedro," disse Will, senza preamboli, entrando subito nel vivo della questione.
"Turner ci sta dando la caccia, non si arrenderà mai. La mappa di Tom... è con noi, è l'unica cosa che vuole." Gli occhi di Pedro si spalancarono al nome di Turner, un'ombra di terrore che gli attraversò lo sguardo. "Ese diablo," mormorò, con un brivido di disgusto, la voce un sussurro appena udibile.
"Non si ferma davanti a nulla, quell'uomo è un demone incarnato." "Lo sappiamo fin troppo bene," rispose Will, la sua mano che sfiorava inconsciamente la fiaschetta d'argento nascosta nella tasca dei suoi pantaloni, il peso freddo che gli ricordava costantemente il pericolo. "Ma non possiamo permettergli di vincere, Pedro. Non possiamo cedere, non dopo tutto quello che è successo a Tom, non dopo tutto quello che abbiamo perso." Pedro sospirò pesantemente, la preoccupazione che si leggeva sul suo volto. Fece un cenno discreto a sua moglie María, una donna robusta e materna, il volto gentile e rassicurante, che lavorava dietro il bancone.
"Porterò dei vestiti puliti per la señorita," disse in spagnolo, rivolgendosi a María. "E cibo caldo per entrambi, sono esausti, affamati." María sorrise a Emily con calore materno, un sorriso che la rassicurò, e la condusse attraverso una porta nascosta dietro il bancone, in un luogo più appartato.
"Ed ora, amigo mío," disse Pedro, rivolgendosi di nuovo a Will, riempiendo due bicchieri di tequila con mano esperta, un gesto di benvenuto e complicità. "Raccontami tutto, Will. Non nascondermi nulla.
Le voci su quello che è successo al Crystal Palace, la sparatoria, la fuga... hanno raggiunto anche Hermosillo, la notizia corre veloce come il vento del deserto." Will bevve un lungo sorso di tequila, il liquore forte che gli bruciò la gola, cercando di trovare le parole giuste. Raccontò ogni cosa a Pedro, con voce bassa e grave, senza tralasciare alcun dettaglio: il salvataggio di Emily, l'incontro provvidenziale con Running Bear, il rifugio alla missione di San Xavier, l'arrivo improvviso di Turner, la fuga disperata attraverso il passaggio segreto.
Parlò di Tom, del suo sorriso luminoso, della sua passione per l'argento, della mappa nascosta, della promessa solenne di giustizia che non aveva mai smesso di inseguire, che lo aveva spinto fino a quel punto. Pedro ascoltò in silenzio, annuendo lentamente, il suo volto che si faceva sempre più grave, più pensieroso, man mano che il racconto di Will procedeva.
"Turner ha corrotto metà dei funzionari tra qui e Tombstone," disse infine, scuotendo la testa con amarezza. "Ha comprato tutti, non si fida di nessuno. Non siete al sicuro nemmeno qui a Hermosillo, Will. La sua influenza si estende ovunque, come un'ombra oscura." "Lo sappiamo, Pedro," rispose Will, lo sguardo fisso nel vuoto. "Ma avevamo bisogno di un posto dove fermarci, di un momento di tregua. E abbiamo bisogno di informazioni, di sapere dove si nasconde Turner, quali sono i suoi piani, come possiamo fermarlo. Dobbiamo essere un passo avanti a lui, se vogliamo sopravvivere a questa follia."
In quel momento, María riapparve, accompagnando Emily, la sua presenza che portò un raggio di luce nella cantina oscura. La trasformazione di Emily era notevole, sorprendente: indossava ora un vestito pulito di cotone bianco, semplice ma elegante, con delicati ricami rossi che le incorniciavano il collo e le maniche, i capelli rossi raccolti in una treccia ordinata che le metteva in risalto i lineamenti delicati.
Il serape di Running Bear, lavato e stirato da María con cura materna, le conferiva un'aria di dignità e di fierezza, una bellezza semplice e autentica. Turner, intanto, nella sua stanza oscura e opprimente a Hermosillo, sentiva la maledizione stringersi attorno a lui, soffocandolo.
La macchia nera sul palmo si era fatta più grande, più scura, quasi violacea, pulsante di un male oscuro. Le voci Apache erano diventate un coro incessante, tormentandolo giorno e notte, sussurri che si trasformavano in accuse implacabili, rimproveri silenziosi che lo stavano portando alla follia. In un impeto di rabbia cieca e disperazione crescente, aveva afferrato il totem Apache rubato, un oggetto sacro profanato, e aveva tentato un rituale sacrilego, cercando di piegare la maledizione al suo volere, di dominarla.
Ma il fuoco che aveva acceso per il rito blasfemo si era rivoltato contro di lui, bruciandogli la mano sana, la carne che si era ritratta, lasciando cicatrici profonde e dolorose.
Il mariachi, come se avesse percepito il cambiamento improvviso nell'atmosfera cupa, aveva cambiato melodia, abbandonando le note malinconiche e suonando ora un lento valzer sentimentale, triste e malinconico, che ricordava a Will le serate spensierate trascorse con Tom, i balli improvvisati, i sorrisi perduti. Will, spinto da un impulso improvviso e irresistibile, si alzò in piedi e offrì la mano a Emily, invitandola a ballare. Emily accettò l'invito con un sorriso timido, gli occhi verdi che brillavano di una luce nuova alla luce fioca delle lanterne, un bagliore di speranza che si accendeva nel buio. Si mossero lentamente, con grazia, a tempo di musica, un momento di pace e intimità rubato al caos delle loro vite, una tregua effimera nella tempesta.
Emily si muoveva con una naturalezza sorprendente, come se il ballo fosse un linguaggio universale che aveva sempre conosciuto, un'espressione silenziosa dei suoi sentimenti più profondi. Non era più la prigioniera spaventata del Crystal Palace, la ragazza indifesa in balia degli eventi. Era una donna libera, forte e determinata, pronta a combattere per la sua vita e per il suo amore.
Ma la tregua, come tutte le tregue, durò poco, il destino crudele che si intromise nella loro breve felicità. Pedro si avvicinò rapidamente al tavolo, interrompendo bruscamente il loro ballo, il suo volto contratto in un'espressione di allarme, il respiro affannoso.
"Turner ha mandato un telegramma," sussurrò, con voce concitata, quasi afona. "I suoi uomini saranno qui prima dell'alba, stanno arrivando in massa. Dovete andarvene, subito, non c'è tempo da perdere." Si separarono immediatamente, il momento prezioso di intimità spezzato dalla brutalità del mondo esterno, dalla realtà ineludibile che li inseguiva.
"Gracias, Pedro," disse Will, stringendo la mano dell'amico con gratitudine sincera. "Non dimenticherò mai questo debito, la tua generosità." María abbracciò Emily con affetto materno, stringendola forte al petto, e le diede un fagotto di stoffa con provviste essenziali per il viaggio, un gesto di premura e affetto: tortillas fresche, carne secca, frutta matura e una borraccia d'acqua fresca, il necessario per affrontare la fuga.
Uscirono in fretta nella notte buia e si diressero verso le stalle dietro la cantina, il cuore che batteva all'impazzata. Due cavalli freschi e ben equipaggiati li attendevano, sellati e pronti alla partenza, l'ultimo dono generoso di Pedro, un sacrificio per aiutarli a fuggire. Mentre si allontanavano al galoppo per le strade deserte di Hermosillo, lasciandosi alle spalle le luci della città, Emily si voltò un'ultima volta verso la cantina, un'ombra di malinconia negli occhi. "Credi che li rivedremo, Pedro e María?" chiese, con voce bassa e malinconica, il pensiero rivolto ai loro amici. Will non rispose subito, lo sguardo fisso sulla strada buia davanti a sé. "Se sopravviviamo a Turner, Emily," disse infine, la voce ferma e decisa. "Torneremo, te lo prometto. Torneremo a ringraziarli, a ripagare il loro aiuto.
" C'era una nuova determinazione incrollabile nel suo tono, una forza interiore che derivava dalla consapevolezza di non essere più solo, di avere Emily al suo fianco. Will ed Emily continuarono la loro fuga disperata, allontanandosi dalla città, immergendosi di nuovo nel deserto ostile. Il deserto li attendeva, vasto e implacabile come sempre, un labirinto senza fine.
Ma ora, Will ed Emily cavalcavano con un nuovo scopo, una nuova consapevolezza che li guidava: non erano più solo fuggitivi spaventati in cerca di salvezza, prede braccate da un cacciatore spietato, ma cacciatori a loro volta, decisi a dare la caccia al loro persecutore, a ottenere giustizia per Tom, a riprendersi la loro vita rubata. E forse, pensò Will, mentre osservava Emily cavalcare al suo fianco con sicurezza ritrovata, la schiena dritta, lo sguardo fiero, forse era proprio questo che Turner temeva di più: non due prede spaventate e indifese, ma due anime temprate dal deserto, unite da un destino comune e dalla sete di vendetta, pronte a combattere fino alla fine.
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