Capitolo 8
Un istante dopo aver formulato la domanda, Veronica si immobilizzò con la bocca semiaperta e gli occhi spalancati.
«Ma porca puttana! Quante persone ci sono in questa stazione?» chiese urlando il rapinatore con l'arma puntata verso Veronica.
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, Nathan approfittò del momento di smarrimento del tipo per alzarsi e saltargli addosso.
Il risultato fu orrendo, poco prima che riuscisse a scagliarsi contro di lui, il rapinatore gli sparò due volte. I rumori degli spari uniti alla forte luce emanata dalla pistola mi fecero perdere il contatto con la realtà.
Per un tempo indefinito rimasi immobile ad osservare senza riuscire ad elaborare nulla.
"Siamo morte" pensai dopo aver riacquisito un po' di lucidità.
«Fanculo! Perché? Perché? Avevi detto che sarebbe stata una cosa veloce!» urlò il rapinatore mentre camminava avanti e indietro.
«Dobbiamo andarcene!» ordinò la complice sbucando da una porta dietro alla cassa.
"Se ne vanno! Se ne vanno!"
«Loro vengono con noi! È colpa loro se è successo questo casino!» sbraitò il ragazzo girato verso la complice.
"No! No! Cazzo, no! Non voglio morire!"
Mentre tremavo e col cuore che batteva all'impazzata provai a parlare senza però riuscire ad emettere un suono. Lo sguardo era fisso sulla complice, una donna alta quanto me e con il viso in parte celato da una mascherina bianca, occhiali da sole e da un hijab azzurro.
«Cosa? Non è vero!Senti... Non dir-»
«Chiudi quella fogna di bocca! Verrete con noi!» urlò il rapinatore interrompendo Veronica.
Nel frattempo la complice, senza proferire parola, inclinò di poco la testa all'insù ed emise lunghi versi.
«T-ti prego noi siamo... Siamo solo d-due malcapitate» dissi mentre tremavo.
«Non me ne frega nulla! O venite o vi ammazziamo!»
«Ti sei bruciato il cervello?» domandò la complice a braccia aperte.
«Senti un po' cinesina del cazzo, per colpa di queste due ora mi girano i coglioni, perciò ora verranno con noi e mi faranno divertire!»
"No! No! Merda! No!" pensai mentre il respiro si faceva sempre più rapido.
La complice rimase immobile per qualche secondo, dopodicché prese con rapidità una pistola da dietro la sua schiena e sparò diverse volte verso il complice.
Le urla di Veronica unite alle mie accompagnarono gli spari per tutto il tempo.
«Che stronzo! Cinesina del cazzo? Cinesina a me? Avrei dovuto scegliere Mike!» affermò mentre si avvicinava verso il corpo del suo defunto complice per poi prenderlo a calci.
Un senso di sollievo si propagò per tutto il mio corpo, ma non durò a lungo.
«Voi due ora mi aiuterete a sistemare questo casino! Subito!»
Senza emettere un suono mimai più volte un sì con la testa e mi alzai da terra mentre Veronica restò immobile.
«Prendete tutti gli alcolici che ci sono e svuotateli per terra e sugli scaffali» ci ordinò mentre ci dava un esempio con alcune bottiglie di vodka.
Senza farmelo ripetere due volte eseguì l'ordine mentre Veronica con estrema lentezza e con movimenti erratici tentò invano di aprire una bottiglia di rum.
Aspettai che la rapinatrice ci desse le spalle per avvicinarmi a lei per rassicurarla.
Il suo volto, come il mio, era segnato dalle lacrime e la paura non accennava a volerla abbandonare.
«Veronica andrà tutto bene! Lascia che ti aiuti» le sussurrai mentre svitavo il tappo di quella bottiglia.
Mentre il liquido ambrato scivolava con rapidità su uno scaffale la guardai negli occhi e poi... Le diedi un bacio sulla fronte.
«Lauren... Io... »
«Ci sono. Non preoccuparti. Non ti lascio.»
«Datevi una mossa!» urlò la rapinatrice mentre cospargeva il cadavere del suo complice con vari tipi di alcolici.
Senza controbbatere ripresi il compito che ci era stato affidato, ma senza perdere di vista Veronica, la quale accellerò i suoi movimenti.
A un certo punto, per sbaglio, urtai con il tallone una gamba di Nathan. Nell'istante in cui me ne resi conto, un brivido mi attraversò per tutto il corpo e dopo aver ingoiato un groppo che mi si era formato in gola, mi girai verso di lui.
"Oddio sto per... Merda!" pensai mentre osservavo la sua bocca insanguinata.
Quasi in contemporanea, mi piegai a pochi passi da dove si trovava e vomitai.
«Fai sul serio? Vedi di muoverti se non vuoi fare la sua fine!» mi intimò la rapinatrice.
Con la gola che bruciava e la vista appannata alzai le mani e scossi più volte la testa.
«Bene... Datti da fare allora!» affermò per poi venire verso il corpo di Nathan.
«C-che cosa? Che cosa vuoi fare?»
Senza rispondermi, non appena arrivò vicina al cadavere si inginocchiò e iniziò a rovistare nelle sue tasche.
«Questi sono tutti i soldi che aveva addosso?» mi chiese mentre spiegazzava un paio di banconote da cinquanta dollari.
«N-non lo so... Io e la mia amica ci stavamo s-solo... Noi stavamo soltanto... Non lo con-»
«Lascia stare!» ordinò per poi voltarsi verso Veronica.
«Tu sai rispondermi?» chiese a Veronica.
«Non so niente!»
La rapinatrice, per nulla soddisfatta dalla risposta, scosse più volte la testa, dopodiché si alzò di scatto e camminò avanti e indietro.
«Non diremo nulla. Lasciaci andare» dissi.
Lei, con una mano alzata mi fece segno di stare zitta, dopodiché ci domandò:
«Chi di voi due sa guidare?»
«Tutte e due» rispose Veronica.
«Tutte e due? Ok... Va bene. Verrete via con me.»
«Cosa? Noi... Non possiamo» asserii avanzando di pochi passi verso di lei.
«Se non vuoi posso sempre ammazzarti» rispose scrollando le spalle.
«No! Va bene!» urlai alzando le mani.
«Ti serve solo una di noi due, perché vuoi tutte e due?» chiese Veronica.
«A questo punto non posso lasciare testimoni, specie se c'è il rischio che denuncino un rapimento. Vi sto facendo un grande favore a non scegliere di ammazzare una di voi due» affermò mentre finiva di versare le ultime bottiglie di alcolici.
«Direi che può bastare» asserì la donna, poco dopo.
«Adesso cosa vuoi fare?» chiesi.
Lei senza rispondermi, prese un accendinò e lo accese per poi dar fuoco a uno scaffale.
«No! Fermati!» urlammo all'unisono io e Veronica.
«Tutti fuori! Ora!» ci ordinò la rapinatrice puntandoci la pistola mentre prendeva una borsa.
"Oh Cazzo! No!" urlai nella mia testa durante la nostra fuga.
Una volta fuori, fummo forzate a salire dentro al camper che avevo notato prima di entrare.
«Fallo partire e non fare scherzi!» urlò la donna a Veronica, senza smettere di puntargli la pistola.
Lei, nonostante tremasse e stesse piangendo, ci portò via da lì a gran velocità.
«Dove vuoi andare?» chiese Veronica, poco dopo.
«Filadelfia» rispose per poi togliersi la mascherina.
Senza pensarci troppo, da dietro di loro e col fiato corto, chiesi: «Perché ti sei tolta la mascherina?»
«Cazzo! Non ce la facevo più!» sbottò lei.
La sua voce squillante, in precedenza ovattata dalla mascherina, mi sembrò quella di una giovane donna con un forte accento straniero.
«Io n-non so lo strada per arrivare a Filadelfia» confessò Veronica, pochi secondi dopo.
«Tranquilla, ti guido io.»
«Dopo che saremo arrivate, cosa ci succederà?» chiesi.
Lei, voltandosi verso di me, mi scrutò per un tempo indefinito.
«Puoi lasciarci andare, in fondo non abbiamo idea di chi tu sia» dissi con gli occhi fissi sulle sue labbra screpolate.
Subito dopo, lei sorrise senza mostrare i denti e affermò: «Arrivate a Filadelfia vedremo.»
"Spero che non si accorga che ho notato il suo piccolo neo in alto a destra vicino alle labbra" pensai mentre deglutii un groppo.
«S-senti, io e la mia amica siamo felici di aiutarti, non s-serve che tu... Tu mi pun-»
«Va bene! La tolgo!» urlò lei, interrompendo Veronica, per poi mettere via la pistola.
"Sì, grande Veronica!" pensai sorridendo.
«Grazie, significa molto per me» affermò Veronica.
Subito dopo, una voce proveniente da una radio squarciò l'aria che ci circondava. Parlò in codice e indicò il luogo dal quale stavamo fuggendo.
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