Capitolo 6
Poco dopo, scagliai contro Veronica una serie di rimproveri a bassa voce mentre lei sbuffò e roteò gli occhi per tutto la durata.
«Hai finito con questa lagna?» mi chiese con un fastidioso sorrisetto.
"Mi sa che prima di baciarla le do un pugno!" pensai mentre stritolavo le coperte del mio letto.
«Non ti rendi conto che siamo state fortunate a non beccare un maniaco e a farci ospitare per la notte?»
Veronica, stremata da quella discussione abbassò la testa e alzò le mani per poi andare a coricarsi sul suo letto con la faccia sul cuscino.
Pochi secondi dopo, disse: «Domani sarà un'altra giornata di merda. Buona notte.»
"Che razza di buona notte è?"
«Anche a te» replicai pochi attimi dopo.
Dopo aver spento le luci, passai un po' di tempo o osservare il soffitto e a riflettere su quello che era successo.
Il comportamento di Veronica unito alle domande del pastore mi aveva dato un'ansia pazzesca perciò mi ci volle tanto tempo per addormentarmi.
Verso le sette del mattino, Veronica mi svegliò in modo brusco.
«Sveglia, dormigliona! Dobbiamo sbrigarci!» urlò a pochi passi da me.
Spaventata, sobbalzai e mi gettai fuori dal letto, facendomi male al sedere.
"Che succede?" pensai con il cuore che batteva all'impazzata.
«Maledizione! Mi hai fatto prendere un colpo! Sei impazzita?» le sbraitai.
«Vado a lavarmi, voglio essere fuori da qui entro dieci minuti» rispose lei per poi uscire dalla camera.
"Io la strangolo!" pensai mentre mi strofinavo gli occhi e con la collera che mi ribolliva.
Non impiegò molto per ritornare nella camera.
«Tocca a te, cerca di muoverti» affermò mentre si stava infilando un maglione verde.
«E tu vedi di darti una calmata» risposi prima di uscire dalla stanza.
Dopo aver finito di darmi una veloce lavata ed essermi fatta una comoda coda di cavallo con un elastico nero che mi ero portato, uscii di fretta dal bagno, ma a metà delle scale che conducevano al piano inferiore mi bloccai. Nathan era lì, a pochi passi da me.
«Buongiorno» affermò con un sorriso smagliante.
«B-buongiorno» risposi con il cuore che batteva a un ritmo folle.
"È una fortuna che abbia già fatto pipì" pensai mentre il mio sguardo era fisso sui suoi occhi marroni.
Pochi attimi dopo, l'uomo disse una cosa che mi lasciò sbalordita.
«Spero che prima di andarvene, tu e tua sorella facciate colazione con noi, Ruth fa delle ottime uova all'occhio di bue.»
"Merda! Veronica impazzirà se accetterò" pensai senza muovere un muscolo.
Nathan, forse stancatosi del mio immobilismo, si limitò a mimare un sì con la testa e tornò al piano di sotto.
"Non possiamo rifiutare."
Dopo essere tornata nella camera degli ospiti, trovai Veronica seduta sul suo letto a braccia conserte.
«So già che ti arrabbierai, però... Devo dirti una cosa» affermai con lentezza.
Lei, senza scomporsi, mi guardò con un' intensità tale che per poco non rinunciai.
«Dobbiamo fare colazione con loro. Non pos-»
«Va bene» mi interruppe lei.
"Cosa? Non ci credo."
La colazione che consumammo fu una delle migliori che abbia mai fatto. Oltre alle uova, c'erano anche bacon, dei toast e del succo d'arancia.
Poco dopo aver finito, Nathan ci indicò dove poter prendere un biglietto per un pulman mentre Ruth si limitò a guardarci in silenzio e con la fronte corrucciata.
Al momento di andarcene, sull'uscio dell'ingresso Nathan volle assicurarsi per l'ultima volta che non fossimo in pericolo.
«Prima di andarvene, siete sicure di non volere una mano?»
«Le siamo davvero grate per tutto quello che ha fatto per noi, ma siamo apposto» dissi col sorriso e con le mani sulle bretelle del mio zaino.
«Lei e sua moglie siete le personi più gentili che io abbia mai incontrato» aggiunse Veronica.
L'uomo, si limitò a sorriderci, ma poi mutò espressione.
«Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina» affermò guardandomi negli occhi.
«Cosa significa?» domandò Veronica accigliata.
«Siate prudenti e non cacciatevi in inutili guai» rispose l'uomo.
"C'è dell'altro. Non può essere solo questo."
Nonostante il mio dubbio, non feci in tempo a fare nessuna domanda per via di Veronica.
«Faremo attenzione. Grazie ancora e buona giornata» replicò Veronica per poi uscire.
«Buona giornata» ripetei a bassa voce per poi seguire Veronica.
Appena uscite da lì, l'aria del mattino ci investì in pieno con una freddezza che avevo sentito poche volte in vita mia.
«Merda! Che freddo! Dobbiamo muoverci o congeleremo» affermò Veronica muovendosi su e giù col corpo.
I miei denti presero a battere mentre con gli occhi osservavo un flebile sole coperto da diversi nuvoloni.
"Spero solo che non nevichi ora!"
«Forza, dobbiamo fare in fretta» mi esortò Veronica, mentre marciavamo a passo spedito verso la meta.
«Non serve che tu me lo ripeta» replicai tra migliaia di brividi e stretta nei miei vestiti non abbastanza caldi.
Quasi mezz'ora dopo, arrivammo a una grande stazione dei pullman gremita di gente.
«Era ora, a momenti mi si congelava il culo» commentò Veronica, poco dopo essere entrate all'interno della stazione climatizzata e ben illuminata dai raggi del sole e da luci artificiali.
«Ora dobbiamo solo fare i biglietti» affermai appoggiata a una colonna di marmo grigia.
«Secondo te quanto ci costerà?» domandò Veronica mentre controllava il suo portafoglio.
"Che ne so io?"
«Speriamo di farcela» asserì a bassa voce mentre si guardava attorno.
A causa del rumore e di quel mare di gente che se ne andava a spasso, impiegammo una decina di minuti per trovare il punto dove poter acquistare i biglietti e ne impiegammo altrettanti a causa della fila.
Quando arrivò il nostro turno, Veronica non si perse in convenevoli e chiese subito due biglietti.
La giovane signora dall'altro lato del vetro, dopo aver sentito la richiesta, picchiettò con una velocità straordinaria sulla tastiera del computer e dopo pochi secondi disse: «Due biglietti per Las Vegas vengono seicentosessanta dollari.»
«Quanto?» domandò ad alta voce Veronica.
"Merda! È una cifra assurda."
«Non ci sono biglietti più economici?» chiesi col cuore sul punto di collassare.
«Per la corsa delle sei di sera, i biglietti vengono seicento dollari. È il minimo che c'è.»
«Scherza? È una rapina!» protestò Veronica con la fronte corrugata e con le mani serrate a pugno.
«Andiamocene. Troveremo un'altra soluzione.»
«Che soluzione? Tornare a casa?»
"Non è una brutta idea a questo punto."
«Scusate, ma se non intendete comprare dei biglietti dovete spostarvi» affermò con fronte corrugata.
«Va bene! Ok!» urlò Veronica per poi marciare via da lì con me al seguito.
«Veronica! Fermati! Dai vedrai che troveremo un modo» affermai mentre la seguivo.
Lei però non mi diede retta e arrivò addirittura a sbattere contro diverse persone.
«Scusa tanto» dissi di sfuggita all'ultimo malcapitato, colpito da Veronica.
Una volta fuori dalla stazione Veronica si mise a prendere a calci una lattina vuota di sprite e a maledire ogni essere divino.
Aspettai qualche minuto a braccia conserte e a osservarla, prima di aprire di nuovo bocca.
«Forse dovremo tornare a casa.»
Veronica con i denti in bella vista, pochi attimi dopo urlò.
«Merda! Vero-»
«Se te ne vuoi andare va bene! Lasciami sola!» mi interruppe.
"Io non voglio!" pensai con i pugni serrati.
«Usa la testa. Cosa possiamo fare? Vuoi camminare fino a Las Vegas?»
Lei, dopo aver emesso qualche profondo respiro, chiuse gli occhi e alzò le mani fino alla sua testa.
«Va bene, mettiamo insieme quello che abbiamo e torniamo a New York con un pullman» asserì lei a bassa voce.
Anche se eravamo in una situazione di merda, mi sentii sollevata ma non durò a lungo.
«Che cosa... No!Non può essere. No!» urlò lei mentre cercava qualcosa nelle sue tasche.
"Non dirmi che..."
«Il portafogli! Non lo trovo! Merda! C'erano quasi cento dollari!» sbraitò Veronica con le mani fra i capelli.
"Glielo avranno rubato dentro la stazione" pensai con una mano sulla fronte.
«Controllati le tasche!» ordinò Veronica.
Presa da un momentaneo panico eseguii il comando ma per fortuna, almeno il mio era ancora al suo posto, insieme al cellulare.
«Il mio c'è ancora. Però... Ho solo cinquanta dollari e qualche centesimo.»
Veronica subito dopo si accasciò con le ginocchia a terra e iniziò a piangere, nel frattempo io la guardai senza avere idea di cosa fare.
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