5. Il sole e la polvere di stelle

«Vorrei sapere come sono arrivati a scegliere un luogo tanto umido per incontrarci.

«Per esclusione, presumo. Niente cielo, nuvole, montagne, alberi sacri o giardini fioriti, sai, per rispettare il concetto di sincretismo e non dare l'impressione che alcuni contassero più di altri. Ricordate cosa è successo l'ultima volta?» Miki sbuffò, gli occhi concentrati su dove metteva i piedi e sull'acqua che minacciava di lambirli.

Hiah annuì e, come l'amica, sollevò i lembi del suo hanbok da sciamana mudang per evitare che si bagnasse nell'attraversare il piccolo ruscello che le separava dagli altri portavoce. «Alcuni contano in effetti più di altri, almeno riguardo le quote dei credenti, e quindi dei voti. Ecco perché noi arriviamo solo adesso, mentre i Grandi Cinque sono già dentro da un pezzo.»

Anche la terza figura femminile imitò quel gesto, tirando su la stoffa del suo lungo abito bianco. «Chiunque sia, si tratta di qualcuno che non deve preoccuparsi di sporcarsi le vesti.» Si guardò intorno, per accertarsi che nessuno potesse vedere cosa stava per fare, ma una delle due donne che viaggiava con lei, anticipando le sue intenzioni, le appoggiò rispettosamente la mano sul polso.

«Lascia stare, Amat. Una manifestazione divina oltre il cancello sacro alle nostre spalle sarebbe malvista. E poi non ne vale la pena, ormai siamo vicine, mi sembra già di sentire la voce di Joseph lamentare l'esclusione dai Cinque.»

Amaterasu ridacchiò e un leggero bagliore avvolse lei e le sue compagne, che restarono incantate da quella luce.

«Giuseppe è un essere umano, come me e Hian.» proseguì Miki. Se c'è qualcuno tra noi avente diritto di protestare per non essere ammesso nel concilio ristretto dei grandi sei tu, Amat. Sia per la tua natura che per il numero di fedeli. Dovresti parlarne con Sid che, per inciso, era anche lui un essere umano prima della sua Illuminazione.»

«In realtà non ho questo desiderio. Va bene così.»


Arrivarono al luogo dell'incontro, una piccola radura non raggiunta dall'umidità che permeava tutto il tragitto fino a lì. Poco più avanti, da una semplice capanna, provenivano delle voci maschili le cui parole erano incomprensibili. Gli altri portavoce, meno di dieci, erano seduti, chi a terra, su piccole rocce lucide e asciutte, chi su ampi cuscini. Accanto al Guru Nanak, Nan-it meditava sul suo zafu rivolto verso i presenti, gli occhi semichiusi. Eppure, non sembrò notare le nuove arrivate.

Un uomo pallido, con barba e lunghi capelli neri, le salutò con un gesto rispettoso della mano.

«Ciao Zarat.» Amaterasu si avvicinò a Zarathustra per ricambiare il suo cenno. Si guardò intorno, non sapendo dove sedersi, quindi restò in piedi, come le due donne a un passo da lei.

«Pensate che ci vorrà ancora molto?» chiese poi la Dea, rivolta a tutti i presenti, nessuno in particolare.

«Poco fa mi è sembrato di sentire Shiva e Dave alzare la voce, ma modera il santo codaista Victor Hugo, quindi credo sarà una cosa ancora lunga.» Ziggy si sistemò il mullet vermiglio e rise, mostrando i denti leggermente storti, il canino un po' in avanti. «Fossi in voi mi metterei comode.» Il suo sorriso gli fece brillare gli occhi di due colori diversi e tutti i presenti sorrisero a loro volta, anche se alcuni cercarono di non darlo a vedere e cercarono di nascondere l'ilarità dietro a una misurata compostezza, richiesta dalla situazione. Persino Nan-in sollevò leggermente un angolo della bocca. 

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