15. Da sogno

Immaginava che avrebbe dovuto superare una specie di interrogatorio da parte dei suoi nuovi coinquilini, ma stranamente non c'era nessuno quando rientrò. Superato il cancelletto dalla serratura rotta che non chiudeva, aprì la porta di casa con la chiave che gli avevano dato prima di uscire. Era consumata, come se fosse stata a lungo di qualcuno prima di finire nelle sue mani, attaccata a un laccetto azzurro anch'esso usurato. Il vecchio, che ora sapeva chiamarsi Diego, gli aveva detto che non si sarebbe scomodato a cercare per lui un portachiavi più personale, visto che se ne sarebbe andato presto. Ad Alex era sembrato convinto e allo stesso tempo niente affatto convincente. A dispetto delle sue aspettative, la casa era vuota e silenziosa come quando era stato accompagnato lì nel pomeriggio. Salì le scale e si rintanò nella sua stanza, con la porta chiusa, questa volta sprovvista del tutto di chiave.

Passarsi la punta delle dita sulle labbra non aveva niente a che fare con l'avere la bocca di Lara sulla sua, ma compì lo stesso quel gesto più volte, per evocare il più possibile la sensazione provata. Era stato un bacio dolce, quasi timido, inaspettato. Se scoprire di piacere a una ragazza carina come Lara era già stato incredibile,  uscire insieme e l'essersi addirittura baciati era del tutto fuori da ogni logica. Eppure, nemmeno ventiquattro ore dal suo arrivo lì, era successo. Steso sul letto si concesse di sperare che le cose per lui si stessero mettendo per il meglio, che tutto sarebbe andato a posto. Nuova identità, nuova casa, nuovi amici, magari una ragazza, un futuro forse non pienissimo di possibilità come aveva sognato, ma comunque da persona libera. Felice, come nel migliore dei suoi sogni. Forse non quello che stava per fare.

Sei entrato?

Sì, smettila di assillarmi.

Questa volta cercate di non mandare tutto alle ortiche.

Non siamo stati noi a fare casini la volta scorsa, sai?

Non di nuovo! Ancora voi?

Ci ha sentiti di nuovo.

Come è possibile? Avevi detto che questa volta avresti fatto attenzione.

Ho fatto attenzione! È capitato e basta, non è colpa mia.

E adesso che facciamo, Em?

Adesso parliamo. Alex? Puoi sentirci, vero?

Persino una persona sorda vi sentirebbe, con la confusione che fate.

L'ho detto, io, che era colpa vostra se ci ha sentito la prima volta.

Ha sentito anche te, intelligentona!

La volete finire? Va bene, se parliamo la smetterete di entrare senza permesso nella mia testa?

Dipende. Ci aiuterai a trovare ciò che cerchiamo?

Ho alternative?

No, ma smetteremo di entrare nei tuoi sogni quando l'avremo trovata, quindi direi che è questo è un bell'incentivo, no?

Allora sto già dormendo e questo sarebbe un sogno? È strano, è tutto buio e non ho percezione di dove mi trovo, è diverso dall'altra volta.

Perché questa volta abbiamo provato ad agganciarti prima che iniziassi a sognare sperando di poter agire senza che  te ne accorgessi, ma non ha funzionato.

Quindi come funziona? Che si fa ora?

Funziona come la prima volta: mentre tu dormi puoi muoverti nei luoghi di cui hai già memoria, e speriamo di poter estendere questa esplorazione anche a luoghi a cui non hai accesso.

Cosa dovrei trovare?

Non è una cosa, ma una persona. Una ragazza.

È per questo che mi avete accompagnato qui, vero? Non per aiutarmi o mettermi al sicuro, ma per avere qualcuno qui dentro da poter usare a vostro piacimento?

Sì. Ci dispiace di averti mentito.

E usato.

Sì, e usato. È molto importante per noi trovare questa persona, ma nessuno di noi può varcare quel cancello. Stavamo cercando un modo di estendere la nostra visuale fino lì, quando sei sbucato nel nostro capanno. Alla fine, tu hai ottenuto quello che volevi, sei nel posto in cui volevi essere, se ci pensi ti abbiamo fatto un favore.

Il motivo per cui non potete entrare è il colore del vostro marchio, vero? Il modo in cui mi avete portato qui non è normale, vero? 

Ecco... diciamo che ci siamo spostati un po' più in fretta del normale. 

Continuano a chiedermi come abbia fatto a trovare questo posto.

Sì, lo sappiamo.

Ma non ho detto di voi.

Sappiamo anche questo.

Sapete molte cose. Continuate a spiarmi e a leggermi nella testa?

Da questa distanza è possibile agganciarti solo in determinati momenti.

Non mi piace.

Posso capirlo, e ti assicuro che ce ne andremo, una volta trovato chi cerchiamo. Saremo così lontani che nemmeno ti ricorderai di noi. Per favore, ci serve il tuo aiuto.

Forse sono impazzito o forse non voglio più sentirvi nella mia testa, ma okay, facciamolo e basta, così chiudiamo questa cosa. 

Okay, Alex. Per prima cosa devi spostarti da lì. La volta scorsa ti sei piantato nella stanza accanto a quella dove dormivi, a origliare cosa dicessero di te e non c'è stato verso di farti schiodare. Adesso proviamo a seguire una logica diversa, un percorso. Puoi visualizzare la casa in cui sei adesso e il tragitto che ti porta dal letto alla porta principale?

Sì, posso farlo. Una frazione dopo averlo pensato eccomi vicino al cancelletto rotto. Riesco persino a toccarlo, è freddo, ruvido, con il metallo mangiato dalla pioggia e dal tempo.

Oh, sei stato veloce. Okay, ti hanno portato in questa casa direttamente dall'ufficio in cui eri oggi? Ricordi la strada? Riesci a tornare lì?

Eccoci qui, e ora?

Ora dovresti entrare dove hai parlato con la donna che gestisce questo posto e sbirciare tra i suoi documenti, riesci a vedere se c'è una specie di registro, un elenco anagrafico o qualcosa del genere?

Ho in mano i risultati dei miei esami.

Non era quello che dovevi cercare.

Aspetta, fammi dare un'occhiata.

Per favore, resta concentrato.

Solo una sbirciata, ci sono delle note sopra, come faccio a prenderli, non riesco a toccarli.

Trova prima le cose che ci servono, poi ti lasceremo il tempo per farlo. 

Allora sei tu che me lo impedisci? Che non mi dai la possibilità di leggere una cosa che mi riguarda?

No, è il legame della connessione che funziona così. E più ti deconcentri e più è difficile per me tenerti lì. Per favore Alex, collabora.

Solo una sbirciatina... 

«Max?» 

Merda 

«Max, mi senti?» 

«Ehi, Lev.» 

«Stavi sognando cose zozze?» 

«Come?» 

«Dicevi di voler dare solo una sbirciatina, parlavi del tuo appuntamento? Sei andato in bianco?» 

Alex si tirò su e si mise a sedere, la frustrazione per non aver concluso nulla nella sua missione e l'idea che avrebbero dovuto riprovarci. 

«Sì, scusami, stavo sognando. Ma non ricordo cosa, era tutto un po' confuso, non so se hai presente.» 

Lev gli sorrise debolmente. «Beh, non proprio. Io non ho mai sognato. Che io sappia nessuno che sia nato qui ha mai sognato. Deve essere un'esperienza... interessante.» 

«Immagino che si possa usare questa parola. Per questo mi stavi spiando?» 

Il ragazzo rise, poi indicò la porta alle sue spalle. «No, io e Rick siamo rientrati poco fa e lui mi ha mandato a controllare se fossi in casa per invitarti a bere qualcosa con noi. Una volta qui non sapevo bene se svegliarti o meno, ti ho chiamato solo perché eri piuttosto agitato. Magari era uno di quei sogni che vuoi fare smettere e non sai come. Rick mi ha detto che a volte succede. Quando hai detto che volevi solo dare una sbirciatina ormai il danno era fatto, temo. Scusami se ti ho impedito di vedere qualcosa di bello.» 

Alex mosse una mano davanti a sé, come per scacciare una mosca. «Non preoccuparti, non era nulla del genere. E sì, mi farebbe piacere unirmi a voi per bere qualcosa e fare due chiacchiere.» 

«Sicuro? Non sei troppo stanco?»

«Sono stanco, ma non ho voglia di riemettermi a dormire, adesso.» Non gliela avrebbe data vinta, non sarebbe stato il loro pupazzo da manovrare a piacimento. Aveva accettato di aiutarli, ma non c'era nulla di male se intanto dava un'occhiata a qualcosa che lo riguardava, perché si erano agitati così tanto? Se li immaginava, lì fuori, nascosti tra i cespugli, ad aspettare che si riaddormentasse. Decise che, per dispetto, sarebbe stato sveglio il più a lungo possibile, a costo di ubriacarsi insieme a due semisconosciuti e collassare sul pavimento della cucina. Ma col cavolo che avrebbe sognato di nuovo quella sera!

Quando raggiunsero Rick, l'uomo stava trascinando una sedia pieghevole dalla portafinestra della cucina, verso una parte della casa che Alex non aveva ancora visto.

«Prendine un'altra per il ragazzo» ordinò a Lev, mentre sistemava qualcosa lì fuori, dando loro le spalle. 

«Un'altra cosa? Sedia o birra?»

«Sedia, birre ne ho prese già abbastanza per quattro o cinque persone!» 

La battuta lo divertì, cercò lo sguardo del suo coinquilino, ma sul suo viso trovò solo una faccia scura e un mormorio: «Ah, è proprio una di quelle sere.» Lui non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire una di quelle sere per Rick, ma ormai le cose a lui ignote erano così tante che aveva iniziato a smettere di cercare un senso a tutto. La curiosità, però, era grande. Immaginò che, entro la fine della serata, avrebbe scoperto cosa intendesse Lev con quel commento. Il giardino sul retro era messo decisamente meglio che quello all'ingresso. Per prima cosa non c'era robaccia in giro, l'erba era tagliata e i rampicanti erano stati banditi. Persino il tavolino in metallo su cui avevano posato le birre era stabile e oltre muretto in mattoni, ben tenuto, la vista era sulla collina. Era un piccolo angolo di pace e bellezza. 

«Allora ragazzo, com'è andato il tuo appuntamento?» Erano seduti tutti e tre rivolti verso il muretto, ognuno con la sua birra e lo sguardo sul cielo e le stelle. Rick, poi Lev e alla sua destra Alex. 

«Penso bene.» Era sincero. Le cose erano andate bene, a giudicare dall'esito finale e l'invito a entrare in casa; eppure, qualcosa stonava nella serata passata con Lara, una voce in fondo alla sua testa gli continuava a ripetere: sbagliato sbagliato sbagliato. «Abbiamo preso un gelato e fatto due chiacchiere, poi l'ho riaccompagnata a casa e sono tornato qui. Niente di che.» 

«Un gelato...» Il tono pensieroso di Rick, seguito da un sospiro dell'altro ragazzo, gli fece capire che c'era qualcosa di non detto. Avrebbe dovuto indagare? Chiedere cosa ci fosse di strano nel prendere un gelato? Per fortuna fu l'uomo, spontaneamente, a riprendere il discorso e dare spiegazioni: «Anche la mia storia d'amore è iniziata così, sai? L'ho invitata a prendere un gelato, non potevo permettermi molto di più. Abbiamo fatto una bella passeggiata sotto le stelle e poi-»

«Sono sicuro che a Max non interessi sentire la storia della tua vita e le tue prodezze sessuali sotto le stelle con la tua ex fidanzata!» Lev interruppe quel discorso sul nascere e Alex sorrise prendendo un sorso di birra. Annuì, in realtà deluso: un po' gli importavano le prodezze di Rick, non tanto per chissà quale interesse nella sua storia, ma perché aveva bisogno di stimoli e idee da cui prendere spunto per le prossime volte in cui si sarebbe visto con Lara. 

«Moglie,» lo corresse Rick, «Marta non è la mia ex fidanzata, è la mia ex moglie. E tu lo sai.» 

«Sei stato sposato? Che fine ha fatto?» Alex si pentì del modo indelicato di porre quella domanda, aveva dimenticato di pensare almeno fino a dieci prima di formulare a voce alta. «Scusa, non sei obbligato a rispondere, solo... sono curioso, ecco tutto. Se ti va di parlarne, sennò non fa nulla.» 

«Oh, gli va!» Lev si alzò dalla sua sedia che si lamentò con un cigolio poco incoraggiante. «Io, però, non ho voglia di sentire di nuovo questa storia, penso che andrò a letto. Grazie per la non birra e la non serata serena.» 

Non era rivolto ad Alex, ma lui sentì di doversi scusare lo stesso. Le sue scuse però furono coperte da Rick che diceva al ragazzo di smetterla di fare così e che in quei momenti lui gliela ricordava un sacco e Lev che rispondeva: «smettila di dirlo o giuro che smetterò di parlarti» e poi un: «Buonanotte Max, scusa per averti invitato a unirti a noi e poi andare via così. Ci vediamo domani». 

Rimasti soli, con una sedia vuota tra loro, Alex fissò il muretto davanti a sé con insistenza, sperando che da lì venisse l'ispirazione per qualcosa da dire sull'argomento o l'inizio di un nuovo discorso. Avrebbe voluto sparire, avere il potere di Matt, il ragazzo che l'aveva teletrasportato lì, per tornare in camera sua, o meglio, a casa di Lara. Tutto ciò che fece, invece, fu bere in silenzio, finché sentì Rick sospirare, grattarsi la barba ispida e dirgli: «Sembra che oggi io sia un po' malinconico, ma tu non sei obbligato a rimanere qui a sentire la mia storia, puoi fare come lui e andare a letto, io resterò comunque un po' qui, prima di salire.»

Si disse che non voleva andare a letto perché sapeva che lo stessero aspettando, ma in realtà voleva davvero sentire quel racconto, così rispose: «Resto, se vuoi condividerla con me.» E sentì che quella scelta era un altro piccolo tassello nel quadro in cui faceva parte di qualcosa, di qualcuno.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top