Incontro inaspettato

https://youtu.be/CVJE9FcwJRY

Jade spalancò gli occhi ritrovandosi davanti uno spiazzale in terriccio. Al centro di questo vi era un albero di ciliegie attorniato da altri fusti fittissimi che sembrano volerlo proteggere. La terra color cioccolata si scontrava con il rosso corposo delle ciliegie. 

Jade rallentò il respiro mentre a piccoli passi, continuava ad avvicinarsi a quel meraviglioso spettacolo della natura che mai aveva avuto modo di vedere. 

L'albero era imponente e massiccio e incuteva timore. Sopra i suoi nodosi rami, tanti piccolissimi inquietanti occhi la fissavano immobili. Erano uccelli che avevano trovato riparo lì, tra quelle fronde ricche di frutti e fogliame. 

Prese coraggio e avanzò incuriosita verso gli attraenti frutti. Li fissò e ne percepì il profumo. Erano perfettamente tondi, grandi e apparivano saporiti, da mettere voglia agli occhi e al palato. La ragazza si allungò sulle punte dei piedi per afferrarne uno. Avvicinò le dita lentamente e sfiorò la più bella ciliegia che vi fosse. Quella che scintillava nonostante il sole fosse calato già da un po'.

Al tatto, con sua sorpresa, accadde qualcosa di inimmaginabile: la ciliegia, iniziò a marcire velocemente sotto i suoi occhi, come contagiata da una spietata malattia! Ritrasse la mano, sbigottita da quel fenomeno e restò a guardare come il rosso acceso diventò in un solo istante color carbone. Quell'insolita manifestazione inquietante, si sparse come cancrena: immediatamente anche le altre ciliegie iniziarono a marcire e ad emanare un cattivo odore. Odore di putrido, odore di morte.

Turbata da quello scenario, fece qualche passo indietro continuando a mantenere gli occhi fissi sull'albero che intanto veniva travolto da un'anomala ondata di vermi. Questi apparvero da dentro al frutto e invasero tutta la polpa con raccapriccianti movimenti ondulatori, mentre si avventavano sulle ciliege e ne sbranavano ogni parte seppur marcia. Pezzi di disgustante polpa nera, insieme a noccioli, iniziarono a puntellare il terriccio scaraventandosi al suolo. 

Il ticchettare incessante, si fece sempre più insistente, mentre nel frattempo, il cielo iniziava a diventare scuro come la pece. 

Le nuvole grigie ricoprirono gli ultimi raggi di quel sole che era già tramontato. Gli alberi iniziarono a squamarsi e nell'aria insieme alla puzza di frutta in decomposizione, si udì un rumore strano. Da quelle ferite appena formatesi, del sangue prese a sgorgare e a colare giù. Fiotti di denso plasma scurissimo si riversarono lentamente come grosse lacrime, svuotandone il fusto che fin da subito apparve seccarsi.

Gli uccelli ammutoliti, si irrigidirono e così, tesi e pietrificati, caddero senza vita ai suoi piedi. Una pioggia di detriti pareva staccarsi da quel ciliegio. Il rumore di ciò che batteva al suolo, suonava come una tempesta di grandine. Era impossibile restare ancora a guardare quello scenario macabro di morte. Jade tentò di muovere gli arti ingessati per la paura.

Provò ad urlare, ma ben presto si accorse di non riuscire ad emettere nemmeno un filo di voce. La disperazione diventò padrona di quell'istante tremendo. Tentò di sbloccarsi, nonostante il tremore che dettava ogni suo movimento, e sentì le forze abbandonarla ad un tremito convulso. In modo del tutto scoordinato si lanciò in una corsa a perdifiato, cercando di allontanarsi il più possibile da quell'albero, mentre il panorama tutt'intorno prese a trasformarsi e ad assumere un aspetto deforme. Il buio e l'oscurità erano ovunque. Quasi non riusciva più di respirare.

Si fermò dopo aver percorso barcollante solo poche decine di metri, rendendosi conto di essersi ormai persa in quelle fitte tenebre di paura. Si guardò ancora attorno tremante. 

Una dolorosa fitta le perforò lo stomaco sentendo profondi lamenti poco distanti da lei. Qualcuno piangeva e il suo era uno straziante pianto, seppur soffocato. Guardò in ogni possibile direzione, eppure pareva esser sola in quel bosco spaventoso. 

I suoi occhi smisero di cercare quando rimasero puntati su un'ombra che si muoveva a malapena vicino ad un tronco. Cautamente e con il cuore in gola, fece qualche passo in quella direzione e udì sempre più chiaramente una voce flebile singhiozzare.

Quei suoni sommessi, ma continui provenivano da una giovane. La vide man mano che si spostava per focalizzare bene quella sagoma avvolta dal buio, proprio dietro all'albero di fronte a lei.

Aveva il volto coperto dalle mani, le spalle scosse dai singhiozzi, i capelli lunghi corvini che avvolgevano quel gracile corpo invaso da sussulti di sofferenza. Per un attimo Jade scordò completamente l'apocalisse che la stava circondando e in preda ad un atto caritatevole si avvicinò a questa ragazza. 

Nonostante la paura, non avrebbe mai potuto andare via e lasciarla lì a disperarsi. Magari si era persa o non stava bene... Le pareva quasi di conoscerla, di sentire dentro sé il dolore che trasmetteva con quei lamenti continui. Provò a parlare, a chiederle cos'era successo, ma lei sembrò non ascoltarla. Continuava a tenersi il viso coperto e a piangere. 

Si avvicinò ancora un po' a lei. A piccoli passi, la raggiunse e si fermò a circa due metri di distanza.

- ...Hai bisogno di aiuto?... - La voce di Jade fece eco nel bosco. Solo in quell'istante si rese conto che tutto intorno c'era silenzio.

La figura misteriosa improvvisamente si immobilizzò. Tolse le mani dalla faccia, scoprendo un viso pallido come la neve. Jade la fissò affrettando il respiro. C'era qualcosa di assai raccapricciante nei suoi occhi. L'iride e la pupilla sembravano fuse in un unico colore come due profondi pozzi di petrolio esageratamente grandi, posati appena sopra gli zigomi sporgenti e le guance scarne.

Jade non si mosse e restò così nell'attesa che rispondesse alla sua domanda, ma più il silenzio si faceva sordo, più le orecchie fischiavano e il timore cresceva. Immobile, continuò ad essere catturata da quello strano sguardo.

Improvvisamente, la sclera prese a colorarsi, invadendo l'intero occhio di una patina rossa. Gocce di quel liquido si incastrarono nelle ciglia della ragazzina, finché non furono spinte da una forte pressione e traboccarono, iniziando a zampillare.

Copiose lacrime scarlatte scesero giù da quel volto rigato e invaso da schizzi di sangue.

Jade, ormai impietrita, tentò di allontanarsi. Provò a muoversi ma era come inchiodata a terra. Avrebbe voluto urlare, ma esattamente come prima, dalla sua bocca non uscì nessun suono. 

La ragazza ignorando completamente l'effetto avuto su Jade, iniziò a fare dei passi verso di lei. Gli occhi continuavano a zampillare liquido ematico come se questo non avesse mai fine. I suoi lunghissimi capelli neri vennero mossi da un turbinio di vento. Le guance rosate ne coloravano l'aspetto spettrale e cadaverico. Le sue labbra carnose sembravano voler dire qualcosa, e più si avvicinava, e più un gelo polare avvolgeva l'altra che ormai sentiva le gambe cedere.

Giunta a solo pochi centimetri da Jade, la ragazzina allungò le fragili braccia nella sua direzione. Allargò i palmi delle mani e lasciò che le uscisse dalla bocca screpolata, un filo di voce così profondo e rauco, e allo stesso tempo deciso, da incutere un forte senso di disagio e terrore.

- Trovami! - Tuonò secca.

Come una cantilena, prese a ripetere questa parola più volte. L'eco rimbombò nelle orecchie di Jade così tante volte da stordirla.

Venne coperto solo dalle sue stesse urla, quando riuscì finalmente a sbloccare la sua voce. 

Fu così che si svegliò!

In preda all'angoscia e tremendamente inzuppata di sudore, Jade si scoprì tirando via le coperte e gettandole ai piedi del letto. Stava ansimando e aveva il viso rigato dalle lacrime e per un attimo dovette fare mente locale per esser certa di trovarsi nella sua camera. Si alzò e corse in bagno, mettendosi sotto alla doccia e sfogando lì un pianto interminabile. Era tesa, scioccata, non riusciva a togliersi dalla testa quelle forti immagini che aveva visto e quella voce che le aveva invaso i timpani. Possibile fosse solo un sogno? 

Uscì dalla doccia e avvolta dall'accappatoio, si mise di fronte allo specchio. Guardò scivolare giù dal viso tante piccole perle d'acqua che si staccarono al mento ed esplosero sulle bianche piastrelle.

Ricordò che Marion non aveva voluto che tornasse a casa da sola e alla fine, con sua madre, l'aveva accompagnata. Ricordò anche che aveva litigato con i suoi perché erano infastiditi dal fatto che preferisse stare più tempo con gli altri fuori casa, che con loro. Per questo era corsa in camera sua e si era messa a letto presto, addormentandosi quasi subito.

Il sogno poi riprese a tartassarle la testa. Tante immagini, come diapositive che scorrevano a raffica, le fecero rivivere ogni singola, terrificante scena, soprattutto quella in cui si trovava al cospetto della ragazzina. 

Era sicura che si trattasse di Ashley Woodhouse e questo la spaventò ancora di più. 

Cosa voleva da lei? In che senso doveva trovarla e perché? 

Tornò in camera e indossò la biancheria. Ancora confusa e interdetta, fissò l'ora. La sveglia sul comodino segnava le 4 e 37, ormai riaddormentarsi era impensabile.

Prese quelle pagine dal cassetto della scrivania e si sedette sul letto. Le sfogliò lentamente a caccia di indizi, di qualcosa che forse le era sfuggito, che forse non aveva ancora notato. Infatti quasi subito si rese conto che in un angolino in basso, nell'ultima pagina, c'era una data: Marzo 1639.

Appoggiò la testa alla spalliera del letto e tirò fuori tutta la tensione in un soffio. La notte era ancora lunga e lei non aveva sonno. Tante domande in sospeso la tormentavano...

Eppure, nonostante ciò era convinta che sarebbe riuscita a scoprire qualcosa in più su quella strana faccenda in cui non sapeva nemmeno il perché, ma era stata coinvolta. In un solo istante le balenò una probabile via d'uscita, uno sbocco che avrebbe quantomeno smosso quella situazione.

Ora sapeva cosa fare e soprattutto a chi doveva rivolgersi.

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