Impossibile fuggire

https://youtu.be/P48ICywxXbo

- Be', è così che finisce la storia? -

- Sì Ethan, del resto è solo un racconto, anche se devo dire che mi ha messo addosso un senso di angoscia... -

- Sei la solita, Jade. Che leggi a fare questa roba se poi hai paura? 

Jade guardò storto Corey, ritenendo la sua accusa fuori luogo: - Non ho paura! Sono abituata a guardare ogni giorno cose spaventose! - Indicò sarcastica il viso di lui. - Figurati se mi lascio impressionare da una storiella! Ne abbiamo lette così tante...! -

Corey ignorò la presa in giro propinata gratuitamente nei suoi confronti, si scrollò i vestiti come se fossero ricoperti da una patina di polvere e lisciò i suoi capelli biondi che si appoggiavano alle spalle con una manata poco gentile.

Aprì le labbra perfettamente simmetriche, ma non appena prese fiato, Marion intervenne e lo stoppò all'istante. Come spesso accadeva quando i due diciottenni si punzecchiavano, si sentì in dovere di spegnere subito quel battibecco o sarebbe durato chissà quanto.

- Ragazzi, non litigate per favore. -

Lui puntò il palmo ad indicare Jade. Non lo disse, ma quel gesto era chiaro: era lei ad aver iniziato. Dal canto suo, Marion, cambiò volontariamente discorso riportando l'attenzione nuovamente sulla storia. 

- A me la storia di oggi è piaciuta un sacco, nonostante il finale tragico e ingiusto. -

- So che ami questo genere, Marion. Ho pensato proprio a te quando ho scovato per caso queste vecchie pagine ingiallite. Erano incastrate all'interno di un quaderno nella soffitta dei miei nonni. - Spiegò Jade, rigirandole tra le mani. Notò poi che sull'ultimo foglio era posta una firma. - Guarda qua, è stata scritta da un certo Montgomery Robertson! Non trovate strano che l'autore abbia lo stesso cognome del reverendo della storia appena letta? -

Corey si alzò, stiracchiandosi i muscoli irrigiditi. Guardò Jade con sufficienza e scosse il capo, rilasciando un sospiro piuttosto pesante.

- Cosa c'è di strano? Sentiamo. - Mise le mani sui fianchi e prese a fissarla. Quando faceva così, sarebbe stato capace di mettere in soggezione chiunque. Il fatto era che per colpa dei suoi occhi taglienti, risultava assai difficile reggere il suo sguardo. Erano in grado di causare a chi gli stava di fronte, un complesso di inferiorità non indifferente.

In quel momento Jade si sentiva proprio così e non riusciva a sopportare che lui le suscitasse quel senso di inadeguatezza. Spostò dunque le sue iridi chiare verso il grande orologio che invadeva la parete alla sua destra e lasciò che a continuare a parlare, fosse Marion.

- Se dovesse essere una storia realmente accaduta, sarebbe quantomeno inquietante che l'autore si chiami come il carnefice di quell'assassinio, come pure di tutti gli altri di cui parla il racconto. Io credo sia stato fatto apposta o almeno lo spero... -

- Non so che dirvi! Continuate a considerare vero anche ciò che non lo è. Fate così con tutti i racconti letti in questa stanza. - La voce seccata di lui si alzò di un tono, infastidendo le due amiche. - Ma come si può credere a queste idiozie?! La prossima favoletta che leggeremo, parlerà di un maiale che ha imparato a volare e non appena terminata, voi ragazze correrete a guardare fuori dalla finestra per vedere se sia possibile che i maiali volino! -

Una risatina solitaria serpeggiò per la stanza. Ethan aveva sempre avuto un debole per le battute di Corey, solo che oltre a lui non rideva nessuno e quasi subito, sotto i loro sguardi inviperiti, troncò quel piccolo flusso divertito sfuggitogli.

- Ehi, aspetta, qualcuno ti ha per caso detto che ci crediamo? - Si sollevò dal letto Marion. 

- Mary non scaldarti così tanto, era per dire. - Riabbassò la voce Corey. Sollevò poi le mani in un finto gesto di resa e tornò a prenderle in giro, con una punta di cattiveria in più. - Era una simpatica storiella e se aveste un po' di intelletto in quelle zucche, non le dareste peso. Voi ragazze prendete sempre tutto sul serio. -

- Sì, e voi ragazzi prendete sempre tutto alla leggera! - Rispose Jade con una nota di risentimento. Lui non la calcolò nemmeno e proseguì rivolgendosi all'amico. 

- Vieni, lasciamole stare. -

- Che c'è? Non sei più in grado di sostenere una discussione? - Lo provocò Jade. Si girò poi verso gli altri: - Come uscire da una situazione in cui non si sa più cosa dire? Semplice. Scappate. Imparate dal migliore! - Concluse indicandolo.

Corey le lanciò un'occhiataccia, fece poi cenno a Ethan di seguirlo e si diresse alla porta della stanza di Jade, uscendo di fretta.

L'amico si alzò facendo una smorfia alle due. 

- L'avete fatto incazzare. - Scosse il capo giungendo alle scale. - Noi andiamo al Prescot Pub a vedere se ci danno una birra. Mi raccomando eh, occhio ai fantasmi o ai maiali volanti! -

La risata di quest'ultimo continuò ad udirsi chiaramente anche mentre scendeva giù per le scale.

- Che cretini... Strozzatevi con quelle birre! - Gli urlò dietro Jade. Non appena si voltò verso l'amica, si accorse del modo in cui la fissava. 

- Che c'è? - 

- Non vi siete ancora chiariti? -

- Perché? - Fece la vaga, sollevandosi dal letto e impugnando una spazzola.

- Perché come te, anch'io conosco Corey e questa sera mi pare più avvelenato che mai! -

- Non c'è nulla da chiarire, Marion. Non è possibile chiarire, non con un tipo come Corey. -

- Ma credevo che questa mattina...-

- Abbiamo finito per litigare un'altra volta. C'era da aspettarselo. -

Nervosamente, Jade prese a spazzolarsi i capelli castani che sotto alla luce della lampadina emanavano riflessi ramati.

- Mi chiedo quando smetterete di fare così. - Continuò Marion sull'orlo dell'esasperazione.

- Così come? Io non ho fatto niente. -

- Lo sai bene. Vi fate sopraffare dall'orgoglio, ma si vede lontano un miglio che vi volete.

- "Volete". È una parola grande questa, Mary. -

- Non mi sembra affatto di esagerare, Jade. Corey ti ha fatto il filo per mesi e non l'hai calcolato per niente. - Proseguì Marion lisciando anche lei i suoi lunghi capelli biondi con le mani. - Poi è arrivata quella del quarto e te l'ha soffiato... -

- Non me l'ha soffiato! -La interruppe Jade seccata.- Oh, sì tesoro! E lì ti sei sentita rodere ed hai iniziato a fare di tutto per riprendertelo. -

- Ma non è vero! - Continuò a difendersi la bella brunetta posando la spazzola e andando verso la finestra. 

- Sì invece, e lo sai, ma a quel punto lui ha iniziato a fare il prezioso, finché non ha visto te che frequentavi quel tipo più grande, come si chiamava...? -

- Dustin. - Le suggerì l'altra contrariata. - Ma ripeto: non è vero. 

- Giusto, Dustin. E così ha lasciato la tipa del quarto e ha ripreso l'inseguimento. 

- Inseguimento? Mary, che dici?! -

- Jade, sul serio. Smettetela di fare i bambini e provateci davvero. È un peccato che un sentimento come il vostro vada sprecato. -

Jade tacque, fissando Corey ed Ethan che intanto erano arrivati nel cortile e si apprestavano a superare il cancello che li separava dalla strada. Appena fuori, recuperarono le loro bici, ma mentre Ethan partì non appena salito in sella, l'altro si sedette e girò la testa verso la finestra della stanza di Jade, al secondo piano e la guardò.

Lei ebbe un sussulto e volle quasi nascondersi dietro alla tenda dal tono scuro, invece rimase bloccata, finché lui si rigirò e sparì dalla sua vista. 

Intanto Marion era giunta al fianco dell'amica e le aveva posato una mano sulla spalla.

- Che ti dicevo? - Ricalcò il significato di quel gesto, per dar peso alla sua teoria. - Sentimento sprecato. Almeno quanto quello di Ashley e Jeremy, i due innamorati della storia appena letta. Ma loro sono stati divisi da un uomo crudele e bastardo. Tu e Corey che scusa avete? 

Jade sbuffò e si infilò gli anfibi. Erano neri come i suoi abiti, come lo smalto e il rossetto che metteva, quel colore che i suoi genitori tanto disprezzavano e che la faceva apparire ai loro occhi e a quelli della gente, come una ragazza stravagante. Uno dei tanti motivi, tra l'altro, che causavano contrasti e discussioni tra lei e i suoi, con i quali già non aveva un buon rapporto. 

- Andiamo a farci un giro. - Disse mettendo i suoi occhi di ghiaccio in quelli azzurri di Marion. - E per favore, se sei mia amica, non parlare più di Corey per oggi, ok? -

Marion sorrise rassegnata davanti a quell'ennesimo cenno di ostinazione ed annuendo con il capo, si allacciò le sue Converse bianche.

Jade prese i vecchi fogli rovinati e gettò fuori un'altra nuvoletta di aria. Pensò alle parole di Marion, a come doveva sentirsi quella ragazzina, adolescente come lei, ritrovando il cadavere del suo amato in una pozza di sangue, senza poter far nulla per farlo tornare indietro, senza potergli nemmeno dire addio... Si sentì stringere al petto poi i brividi le arrivarono a rizzare i capelli: una strana sensazione di paura si stava impossessando di lei. Spaventata, mise i fogli in fretta e furia nel cassetto della scrivania e lo chiuse forte, procurando un rumore che fece sobbalzare non solo lei, ma anche Marion.

- Scusa! - Esclamò, nascondendo quell'insolito timore, ma fallendo nell'intento. La voce era risultata stridula e meccanica e aveva ben trasmesso la sua ansia.

In quello scossone, una ciliegia color rosso sangue, misteriosamente cadde giù e scivolò dritta sul piede scalzo di Jade.

Un altro urlo le sfuggì acuto quando la percepì. Ne sentì il piccolo tonfo pure sul parquet di acero.

- Che c'è!? - Gridò Marion portandosi le mani al centro del petto. 

Jade accigliò, guardando a terra.

- Ma cosa...? - 

Marion si avvicinò ancora scossa e iniziò anche lei ad esplorare il pavimento in cerca di non sapeva ancora bene cosa. - Jade, che hai visto? -

- Niente. È questo il bello. Ho sentito qualcosa che batteva sul mio piede e che poi rotolava a terra, ma... non c'è niente qui. Cioè, non vedo nulla. -

Le due, sincronizzate, si chinarono a guardare sotto al comodino. Il pavimento anche là sotto era sgombro di qualsiasi cosa. 

Jade scosse la testa in un gesto di perplessità, poi decise insieme all'amica, di scendere ad avvisare Douglas e Grace Bennett, i suoi genitori, che sarebbero uscite.

Un piccolissimo riflesso si accese sotto a quel comodino. La ciliegia era finita abbastanza dietro da non essere vista. 

Ma era lì, come un oscuro presagio.

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