Amore e Mistero
https://youtu.be/Va4av5CLWb0
Un'altra giornata di scuola finalmente terminata. Jade aveva così tanti pensieri per la testa che pure il professore di matematica se n'era accorto e l'aveva rimproverata.
Ripensava continuamente all'incubo della notte precedente e non poteva fare a meno di rabbrividire al solo ricordare la voce della ragazzina mentre le diceva in modo perentorio di trovarla. Non capiva cosa potesse significare quel sogno. Come avrebbe fatto a trovare una persona morta anni e anni prima e di cui non era nemmeno certa che fosse esistita?
All'uscita di scuola, la ragazza informò Marion della data che aveva trovato scritta su quelle pagine. Purtroppo l'amica andava di fretta e le spiegò che non avrebbero potuto continuare le "indagini" iniziate il giorno prima. I genitori di Marion infatti, la attendevano nella loro lussuosa auto. Dovevano recarsi a trovare degli zii che non vedevano da molto, quindi le ricerche del reverendo, della ragazzina, nonché dello scrittore di quella macabra storia, erano rimandate ad un altro momento.
Da dietro ai vetri oscurati, si scorgevano i visi dei genitori di Marion. Sia lei che Jade sapevano che il signor Hugh Nobbs, padre di Marion, non vedeva quest'ultima di buon occhio. Più volte aveva tentato di far desistere Marion dal frequentarla, perché la riteneva troppo strana per stare con la figlia, ma senza mai riuscire a convincerla o dissuaderla.
- Vai che è meglio. - Disse infatti Jade all'amica scorgendo lo sguardo seccato di Hugh. La madre Helena era un po' più comprensiva e sosteneva che a suo parere, Jade non era una cattiva ragazza, solo molto stravagante, ma finché avrebbe fatto stare bene la figlia, non trovava nulla di sbagliato nel premetterle di frequentarla. Naturalmente ogni volta nascevano contrasti tra lei e il marito, quindi, da brava moglie tentava di mantenere calme le acque e non mettersi contro in modo troppo evidente. Più che altro tentava di farlo ragionare.
Marion salutò di fretta l'amica e corse in macchina. Jade invece incontrò Ethan e Corey.
- Vieni con noi? - Le propose il primo.
- Dove andate? -
- Al lago. - Continuò Ethan mostrando la sacca. - Qualche panino per il pranzo e ce ne stiamo lì fino a stasera, tanto oggi niente compiti. Dai, unisciti a noi! -
Jade sbirciò Corey con la coda dell'occhio. L'idea di saltare un pranzo con due mummie come i suoi genitori l'allettava parecchio, ancor di più quel giorno, in cui sarebbero stati ancora arrabbiati per il litigo della serata precedente. Inoltre aveva un'altra importante faccenda da sbrigare e se si fosse recata al lago, sarebbe stata già nelle vicinanze del posto in cui doveva recarsi.
- Dovrei avvisare i miei... - Rispose d'impulso.
Corey sollevò la testa di scatto come sorpreso dal suo assenso.- Sempre che Corey... - Aggiunse notando la sua reazione.
- Certo. Vieni pure. - La voce rauca di lui, lievemente imbarazzato.
- Perfetto. Io ho con me il cellulare. Tieni, chiama tua madre. - Fece Ethan soddisfatto. Il sole caldo si infrangeva e rispecchiava nell'acqua calma del lago. Solo i cerchi che si espandevano di tanto in tanto ne turbavano la quiete. Ethan e Corey si sfidavano a far rimbalzare i sassi il più lontano possibile, sfiorandone solamente la superficie.
Jade intanto raccolse i tovaglioli che avevano avvolto i panini prima che fossero consumati. Dopo un po' Corey la raggiunse e inginocchiandosi su di un piacevole tappeto di erbetta fresca, la aiutò a prendere le bottiglie lì sparse.
- Non abbiamo un sacchetto per l'immondizia. - Disse Jade.
Corey prese lo borsa di Ethan e ne allargò l'apertura.
- Ora ce l'abbiamo. -
I due sbottarono in una risata, voltandosi a guardare il ragazzo ancora alle prese con i sassi che esultava da solo ad ogni rimbalzo. Infilarono tutto nella sacca di Ethan ridacchiando e facendo attenzione a non farsi notare, Corey poi tirò il laccetto, chiudendo tutto e rimettendolo a terra come se non fosse successo nulla.
Si sistemò vicino a Jade che intanto aveva poggiato la schiena al tronco dell'albero dietro di lei. Entrambi rivolsero lo sguardo a Ethan che si dimenava sulla riva del lago. Nell'aria solo il ronzio delle api ed un fresco profumo di erba.
Jade sollevò la testa verso i fitti rami appena sopra di loro. Nemmeno la luce riusciva a filtrare e proprio come l'albero del sogno, anche quello aveva tante foglie da otturare qualsiasi spiraglio. Corey la guardò così persa e notò che si era stranita. Ricordare quelle immagini l'agitava ed era più che evidente.
- A cosa stai pensando? -
La domanda di Corey la fece ripiombare nella realtà.
- Al sogno di stanotte. L'incubo di stanotte, per meglio dire. - Precisò.
- Che incubo? Ne fai ancora? Pensavo non ti succedesse più. -
- Sì è così, ma questo era diverso. -
- Non dirmi che c'entra ancora la storia della ragazzina di Effingham... - Capì lui immediatamente. La sua voce prese una curva seccata.
- Lo so quello che pensi. Che mi faccio condizionare e che la storia e tutta una gran balla costruita da un bravo scrittore, ma... quello non era un sogno normale. Io l'ho vissuto sulla mia pelle. Ho sentito odori, ho avvertito il tatto e addirittura udito la voce di quella ragazza rimbomba ancora nitida nelle mie orecchie. "Trovami!", mi ha detto... e ha continuato a ripeterlo fino a che non ho sentito la testa esplodere. - Lo guardò negli occhi. - Non mi credi? -
Lui portò la mano a grattarsi il capo.
- Jade, io potrei pure crederti ma... Cosa potrebbe volere da te una ragazzina uccisa tempo fa? Se si trattasse di una vittima sacrificata per sotterrare la giustizia, così come voleva quel reverendo, e poi per ripicca si fosse tramutata... diciamo in una strega, perché insomma, hai letto tu stessa quanto tempo ci ha messo a crepare, no? Ecco, se così fosse, il motivo per cui sarebbe tornata, quale potrebbe essere? Le sue parole non erano forse di vendetta? Inoltre, vendicarsi su chi? Il reverendo sarà meno di cenere a questo punto. -
- Il tuo ragionamento è logico Corey, eppure c'è qualcosa che mi sfugge ancora. -
- So io cosa ti sfugge. - Indicò Ethan che si era sdraiato sotto un albero e pareva essersi addormentato.
- Ma come fa? Quello si addormenterebbe pure sulle pietre! - Rise Jade. La sua risata fu accompagnata da quella del ragazzo.
- Perché, dove ti sembra che abbia appoggiato la testa? Quella non è una pietra? -
I due continuarono a ridere, scordando per un attimo la storia della ragazza, finché non si bloccarono entrambi, mentre i loro occhi erano persi gli uni in quelli dell'altro. Da tempo non vi era tra loro un'armonia e una serenità così piacevole. Una cornice perfetta quella che si era creata, tra la pace avvolgente della natura e quella lieve brezza che accarezzava i loro visi e ne smuoveva i capelli.
Corey si avvicinò e sollevò un angolo della bocca.
- Siamo due stupidi. -
Detto questo le rubò un bacio che colse Jade impreparata. Lei si staccò subito da quelle labbra fresche, non appena le sentì fondersi con le sue e sprofondare sulla sua morbida bocca.
- Che fai?... -
- Ti bacio, mi sembra ovvio. - Fece lui, gli occhi ancora nei suoi, le labbra desiderose di riprendere il bacio interrotto.
- Corey, lo sai che non possiamo... non funziona tra di noi, ci abbiamo già provato. -
- E se questa fosse quella buona...? - Continuò lui avvolgendola con le braccia. Si riportò ancora a pochi millimetri dal suo viso.
Lei si irrigidì e si spostò indietro, lasciando che l'abbraccio si slegasse.
Il capo di Corey calò di colpo, abbandonato alla gravità. Ciocche bionde gli coprirono il viso, quasi a nasconderne l'espressione delusa.
Jade si guardò attorno imbarazzata. Lo desiderava anche lei, ma temeva che il ragazzo fosse così gentile solo perché in quel momento si era fatto prendere dalla brama di baciarla.
- Corey, mi dispiace... -
- E di cosa?! - Scattò lui. Si alzò in piedi e la guardò dall'alto. - Di aver buttato all'aria quest'altra possibilità?! -
- Lo sai cosa penso... -
- Sì che lo so! -
- Calmati adesso, e abbassa la voce. - Disse lei guardando Ethan a pochi metri da loro.
- Jade, stavolta ero pronto a venirti incontro il più possibile. Ma tu sai sempre tutto, sai sempre come va a finire, no?! - La voce pungente di lui.
- Lo sai bene anche tu come va a finire. -Si alzò pure lei. - I tuoi continui sbalzi di umore rovinano sempre tutto e ogni volta succede così. -
- Se tu fossi più comprensiva... -
- Se tu fossi meno instabile... -
Il silenzio accompagnò i loro sguardi ancora ben incastrati. Erano loro a parlare in quel momento e anche se ciò che avevano da dire era diverso dalle parole appena espresse, nessuno dei due provò più a cambiare la realtà dei fatti.
Jade distaccò gli occhi e guardò l'orologio.
- Devo andare. -
- Aspetta. Svegliamo Ethan, e... -
- No, voi restate pure. -
- E come ci torni a casa? -
- Non torno a casa, vado dai miei nonni. C'è una fermata a poche decine di metri da qui. -
- Come vuoi... -
Jade aspettò solo dieci minuti alla fermata del 44 che l'avrebbe portata direttamente a Easter Road, in direzione della casa dei nonni poco fuori il centro di Brookfield.
Dopo quella breve attesa dall'arrivo del mezzo e altrettanta per giungere a destinazione, arrivò davanti alla porta della loro abitazione.
Nessuno rispondeva al campanello quindi immaginò che fossero in giardino. Scavalcò dunque il recinto che separava la casa dalla strada, l'aggirò per metà e li trovò seduti su due sedie sdraio accompagnati dalla luce del sole e da Whisky, il loro fedele cane.
Fu proprio lui, un grande e grosso labrador che riconoscendola le corse incontro scodinzolando. Lei si chinò non appena le fu arrivato ai piedi e lo abbracciò ridendo e accarezzandolo, mentre questi iniziò a leccarle mani e faccia.
I nonni guardarono sorridendo la buffa scena, finché Jade si avvicinò loro, a fatica. Infatti Whisky le intralciava il cammino facendole le feste e rischiando di farla inciampare ad ogni passo.
- Ma guarda un po' chi è venuta a trovarci. - Disse una bella nonnina dal fisico gracile. Con il sorriso che le si allargava sul viso, appoggiò i ferri per fare la maglia sul tavolino e si sollevò a fatica per abbracciare la nipote. Il nonno attese che le si avvicinasse e poi anche lui da seduto salutò Jade, tenendo in mano la sua immancabile pipa color castagna.
- Da quanto tempo... Come stai piccola? - Chiese con il suo vocione rauco.
- Sto bene. Voi, piuttosto. -
- Ce la caviamo. - Rispose la nonna con un filo di ironia. - Ti preparo un tè? -
- No tranquilla, sto a posto così. -
La nonna si sedette di nuovo, facendo cenno a Jade di avvicinare un'altra sedia lì, a poca distanza. Si accomodò, e senza troppi fronzoli, la ragazza spiegò il motivo della sua visita.
- Sono venuta per farvi alcune domande in merito ad un racconto che ho trovato su in soffitta... -
Non appena pronunciate quelle parole, il nonno si sollevò in piedi e si voltò a guardare la nonna.
- Ecco che fine avevano fatto quei fogli! Perché non hai chiesto il permesso di prenderli?! - La sua voce apparve da subito severa e colma di rimprovero.
Jade corrucciò la fronte e spiegò il motivo per cui aveva lei quel racconto.
- Altre volte ho preso dei libri e non ti sei mai arrabbiato così tanto. Che segreti nascondono quei fogli? Cosa sai dirmi sul suo autore?
Il nonno capì che Jade aveva letto e che voleva spiegazioni. Certamente se era andata fin lì, doveva essere successo qualcosa e quei fogli senza dubbio, ne erano la causa. La nonna intanto era rimasta muta e guardava il marito come paralizzata.
Lui si accomodò ancora sulla sedia e dopo aver fatto due tiri alla pipa, decise di raccontarle la storia. La nonna intanto si alzò.
- Hai detto che volevi il tè, giusto? Te lo preparo subito, cara... - Disse agitata. E senza dare alla nipote nemmeno il tempo di rispondere, corse dentro e lasciò i due soli.
Il nonno riprese la parola.
- Quello che ti dirò, probabilmente ti scioccherà, Jade... -
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