33. Hellfire - Parte 3
Perché l'aveva provocato in quel modo? Sapeva perfettamente che era impossibile che uno come Loki si innamorasse, così come valeva per lei. Non si fidavano di nessuno e come poteva esistere l'amore, qualunque cosa fosse, se mancava la fiducia? In passato aveva pensato di amare, soprattutto la figura che per un lungo periodo aveva creduto essere una madre. Poi, però, come tutti i sogni, anche quella illusione era svanita e la luce della realtà l'aveva costretta a svegliarsi.
Da allora le uniche persone per cui aveva provato qualcosa di vagamente simile all'affetto erano le sue sorelle, ma il loro rapporto era basato sulla necessità di sopravvivere.
L'amore era qualcosa di delicato, di volubile, probabilmente più un costrutto nato dal bisogno di tutte le creature dell'Universo di avere qualcuno accanto, di condivisione. Quindi alla fine non era nulla di tangibile, solo un'idea, per lo più sciocca.
Aveva pronunciato quelle parole per infastidirlo, come lui stava facendo a sua volta. Si era divertita a vedere quel volto sconvolto, ma, alla fine, aveva anche capito che probabilmente era stata la loro ultima conversazione.
La battaglia era al suo culmine. Gli Avengers stavano distruggendo l'esercito avversario, una minima parte forse, ma ci stavano riuscendo e Kyra iniziava davvero a credere che avessero una possibilità di vittoria. Loki non lo vedeva, non avrebbe potuto accettarlo, ma lei sì. Si era allontanata da lui perché altrimenti glielo avrebbe detto, senza mezzi termini, che era destinato a perdere, proprio come già in passato gli aveva rivelato.
Non che avesse paura della sua reazione, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Loki era totalmente assoggettato allo Scettro e nel pieno della sua gloriosa battaglia: non avrebbe mai nemmeno considerato l'idea di non farcela, non poteva. A ruoli invertiti, forse anche Kyra avrebbe fatto lo stesso, ma a lei non importava di quella battaglia, la sua era una guerra ben più grande e il dio dell'inganno difficilmente sarebbe potuto rimanere al suo fianco ancora per molto.
Lo sapeva, l'aveva sempre sospettato, ma allora perché l'idea di tradirlo la infastidiva così tanto? Non era nemmeno un tradimento: non c'era fiducia.
Continuava a ripeterselo, mentre volava a bordo di una delle navicelle dei Chitauri, dopo aver gettato di lato il precedente autista; eppure quell'idea, seppur razionale e del tutto logica, non riusciva a soddisfarla appieno. Era come se stesse mentendo a se stessa, ma era la pura verità, quindi perché quella sensazione non svaniva?
Cercò di concentrarsi sullo scontro. Voleva avere chiara la situazione prima di agire in qualunque modo.
Il primo che vide fu Thor che, da sopra un grattacielo, lanciava fulmini tramite Mjollnir contro il portale, cercando di rallentare l'ingresso dei Chitauri. Dopo qualche secondo, si lasciò cadere verso una delle navicelle che distrusse senza fatica e da lì si lanciò contro una delle navi più grandi.
Qualche strada davanti a lui, comparve Iron Man, che stava volando, inseguito da un gruppo di alieni. Non sembrava avere grossi problemi, visto che era molto più agile nel movimento: sarebbero bastate poche manovre solo vagamente più pericolose e i Chitauri si sarebbero schiantati da qualche parte. Stark sembrava averlo capito perché continuava a virare con angoli sempre più stretti, finché il primo dei suoi inseguitori non perse il controllo, finendo contro un edificio.
Proprio una delle finestre appena al di sopra venne distrutta da Hulk che, con un salto assurdo per qualunque essere umano, afferrò una parte del corpo di una delle navi, facendola precipitare verso terra ed evitando che distruggesse tutto l'edificio e uccidesse decine di persone.
A piedi, poche centinaia di metri oltre Hulk, il Capitano in calzamaglia stava lottando con un gruppo di alieni, mentre sembrava dare ordini agli umani in divisa che ancora si muovevano per la città. Sarebbe stato divertente parlare con lui, prima o poi, sospettava che il suo modo di comportarsi le avrebbe risvegliato vecchi ricordi; risvegliarsi dopo più di settant'anni non doveva essere stato semplice, ma in mezzo a quel gruppo di folli, lui sembrava quasi normale.
Utilizzando il suo scudo come un trampolino, l'assassina Romanoff salì su una delle navicelle poco davanti a lei. Prese il controllo del mezzo e si diresse verso il grattacielo di Stark: doveva aver capito che l'unico modo per bloccare l'esercito dei Chitauri era distruggere il portale e per farlo bisognava rendere inutilizzabile il Tesseract.
Era intelligente, scaltra; così l'aveva dipinta l'agente Barton e Kyra iniziava a pensare che avesse ragione. Se Selvig fosse riuscito a liberarsi del tutto dal controllo della gemma, avrebbe potuto rivelare l'unico punto debole dell'apparecchio che creava il portale: lo scettro. Era stata attenta a inserire nella mente dello scienziato quell'idea, quando era tornata da Loki con solo un inutile libro tra le mani. Non aveva direttamente aiutato gli Avengers, ma solo dato loro i mezzi per poter combattere quasi ad armi pari.
La parola tradimento continuava a occuparle la mente, ma non aveva senso, non poteva averlo, quindi perché non riusciva a liberarsene?
Non la sentì arrivare.
Era troppo concentrata su quei pensieri, a malapena prestava attenzione alla strada che stava percorrendo, ma non poté evitare di sentirne gli effetti.
Qualcosa la colpì al fianco sinistro con talmente tanta forza da farle perdere il fiato e l'equilibrio.
Spalancò gli occhi, allargò le gambe, così da ritrovare l'appoggio perso, con il piede destro sul bordo della navicella. Abbassò lo sguardo per vedere cosa l'aveva colpita e vide una delle frecce di Barton per terra: con terrore, si rese conto che la punta stava lampeggiando e questo non era un buon segno.
Ebbe a malapena il tempo di alzare lo sguardo: avrebbe voluto cercare un modo di fuggire, ma l'unica cosa che vide fu Clint che la osservava da un lontano edificio.
Poi l'esplosione la avvolse e tutto divenne buio.
*****
Sembrava farlo apposta: quando discutevano in quel modo, lei se ne usciva con una frase d'effetto per poi sparire nel nulla. Non era la prima volta che accadeva e Loki iniziava a trovarlo irritante, come qualsiasi altro suo comportamento.
Presto, però, avrebbe dovuto ricredersi su tutto. Lui avrebbe vinto e lei sarebbe stato costretta ad ammettere i suoi errori, altrimenti nulla gli impediva di rivelare il suo sciocco piano a Thanos.
Averla come alleata era stato estenuante, ma doveva ammettere che quantomeno era stato interessante. Non pensava di trovare qualcuno del genere in un luogo così remoto. Per la verità, non credeva che molte cose sarebbero successe, a partire dal suo fallimento nel cercare di portare la pace su Asgard distruggendo il regno dei Giganti di Ghiaccio.
Come se Odino avesse mai avuto problemi nel massacrare milioni di individui.
La imitò, salendo su una navicella e lasciandosi condurre dal suo autista per le vie della città. Ogni tanto usava lo scettro, per distruggere qualche edificio o incitare un gruppo di umani a scappare. Non gli interessava di ucciderli più di quanto fosse necessario, ma se gli fosse capitato per le mani uno dei compagni di Thor non sarebbe stato così clemente.
L'unica persona che, al momento, non gli interessava vedere era Kyra, che ovviamente comparve davanti ai suoi occhi lontana qualche centinaio di metri. Sembrava sovrappensiero, al punto che non si rese conto che una delle frecce di Barton l'aveva colpita.
Loki rise vedendola accusare il colpo iniziale senza fatica, poi intercettò la freccia che l'agente gli aveva tirato: come se fosse così facile colpirlo.
Si voltò per comunicare mentalmente con la donna e dirle che, come sempre, era un passo dietro di lui, ma l'esplosione lo colse di sorpresa. La vide lanciata lontano dalla navicella, cadeva nel vuoto ed era svenuta: non era asgardiana, non sarebbe sopravvissuta.
Il terrore s'impossessò di lui e, in quella frazione di secondo, urlò, allungando la mano verso il corpo di Kyra che continuava a prendere velocità: "No!"
Stava per gettarsi verso di lei, ma la freccia che teneva tra le mani esplose, impedendogli qualsiasi movimento.
Si ritrovò di nuovo sul terrazzo dell'edificio di Stark.
Si alzò, ma prima di riuscire a riprendere il controllo, il mostro verde lo scaraventò contro uno dei muri della sala.
Crollò a terra. Ormai era tardi.
Sapeva che la resistenza della giovane era più elevata di quella di un semplice essere umano, ma poteva essere sopravvissuta a una simile caduta? Non ne era certo.
Strinse un pugno e colpì il terreno con forza, mentre serrava la mascella e si alzava di scatto. Quegli stupidi midgardiani l'avrebbero pagata cara!
"Ora basta!" Spalancò le braccia, rivolgendosi a Hulk, ma solo perché era l'unico presente in quel momento: "Voi siete inferiori a me! Io sono un dio, creatura ottusa, non subirò angherie da parte..."
Non ebbe il tempo di concludere la frase, perché l'Avengers lo aveva preso per una caviglia. Si sentì sollevare da terra per poi scontrarsi con essa con forza e ripetere l'azione più volte. Ogni colpo gli faceva perdere il fiato e nuove ferite si aprivano nella sua carne.
Quando si fermò, Loki era senza respiro e non riusciva a far altro se non guardare il soffitto, con le orecchie che gli fischiavano.
D'un tratto, quell'ipotesi che per tutto quel tempo aveva accuratamente evitato di contemplare, divenne concreta nella sua mente: poteva perdere.
Il caos al di fuori dell'edificio tornò ad avvolgerlo, mentre un'altra consapevolezza gli piombò addosso: forse Kyra era...
No. Non era possibile che si facesse uccidere da una stupida freccia lanciata da un arciere troppo zelante. Scosse il capo, provocandosi più dolore di quello che si aspettava. Il mostro verde lo aveva conciato per le feste, non c'era dubbio, ma aveva sempre saputo che la forza fisica non era una delle sue doti.
Kyra era sicuramente viva, doveva esserlo, ma la sola idea che questo potesse non essere vero lo faceva star male più di tutte le sue ferite, più dell'idea che stesse perdendo. Anzi, forse quell'ultimo pensiero lo rendeva quasi... sollevato.
Tentò di alzarsi per evitare quelle riflessioni inutili e sconclusionate. Il dolore si fece sentire con più intensità: qualche costola doveva essersi rotta ed era ricoperto da capo a piedi di tagli e contusioni più o meno profonde.
Si voltò verso le finestre, ormai distrutte, appena in tempo per vedere il portale svanire nel nulla: era finita, aveva perso.
Digrignò i denti e si voltò sbattendo il pugno contro i gradini al suo fianco. Il dolore lo percorse come una scarica elettrica, risvegliandolo del tutto dal suo intorpidimento. Com'era possibile che tutto fosse degenerato in così poco tempo? Perché aveva perso, quando il suo piano avrebbe dovuto essere a prova di bomba? E perché quella sciocca di Kyra non lo aveva ascoltato fin dall'inizio, rimanendo al suo fianco invece di farsi ammazzare?
Un rumore alle sue spalle, lo avvisò della presenza di altre persone nella stanza. Si voltò con lentezza a causa delle ferite, pronto a sputare in faccia a chiunque la sua rabbia, ma la prima cosa che vide fu Thor, in un angolo della sala, che appoggiava con delicatezza Kyra per terra: era malconcia, ancora svenuta, ma poteva vederla respirare e tanto bastava.
Era viva.
Il gruppetto di esaltati lo accerchiò, come se fosse potuto scappare a quel punto. Alzò le sopracciglia e, con un sorrisetto appena accennato, disse: "Se per voi è lo stesso, accetterò quel drink."
Loro lo guardarono confusi, ma Stark non fece in tempo ad aprire la bocca che la voce di qualcun altro focalizzò l'attenzione di tutti. Kyra aveva pronunciato un lamento, segno che si stava svegliando; si portò una mano alla testa gemendo di dolore e poi aprì gli occhi.
Si guardò intorno, confusa, dedicandogli solo una frazione di secondo del suo sguardo, cosa che lo irritò: si era persino preoccupato per lei, che sciocco.
La giovane guardò il gruppo degli Avengers con un'espressione che non aveva mai visto sul suo viso: sembrava quasi una supplica, ma Loki poteva vedere che c'era qualcosa di strano, solo che non riusciva a capire cosa.
"Io..." La sua voce tremava, mentre si avvicinava a loro, sedendosi sulle ginocchia. Poi il suo sguardo si focalizzò sullo scettro che teneva tra le mani l'agente Romanoff e, indicandolo, spalancò gli occhi e sorrise: "Sono finalmente libera dal suo controllo!"
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Angolo Autrice
Sorpresa!
Che ve ne pare?
Vi aspettavate che Kyra si comportasse in questo modo? Diciamo che l'esatta spiegazione della questione arriverà con il prossimo capitolo che, vi anticipo, sarà l'ultimo!
Ormai siamo davvero alla fine: la battaglia di New York è terminata e da qui in avanti la vera battaglia sarà ben più grande.
Vi anticipo che sto già scrivendo il sequel, ma prima di pubblicarlo voglio averlo terminato, quindi dopo il capitolo finale e l'epilogo dovrete aspettare un po' per Frozen Hearts II, ma arriverà: la storia di Kyra e Loki è solo all'inizio!
Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,
Sel.
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