31. Hellfire - Parte 1

I feel her, I see her
The sun caught in her raven hair
Is blazing in me out of all control


Era confusa.

Gli ultimi anni erano trascorsi come in un sogno... O forse un incubo.

Gamora e Nebula erano ancora dalla parte di Thanos, credevano nel suo piano di riportare l'equilibrio nell'Universo, ma era diventato fin troppo evidente il modo in cui voleva raggiungere quello scopo. Non che l'avesse mai nascosto, probabilmente erano loro a non volerlo vedere, capire, perché esserne del tutto consapevoli avrebbe implicato una scelta che non erano pronte a compiere.

Il dubbio stava iniziando a tormentarle, avevano persino iniziato a parlarne tra di loro, seppur di sfuggita, come qualcosa che si è obbligati a fare controvoglia.

Kyra, però, era quella che da più tempo viaggiava con il Titano e ormai non poteva più far finta di non interessarsi della cosa. Aveva ucciso centinaia di persone per un unico, ricorrente, motivo: suo padre glielo aveva chiesto.

Poteva considerarsi un valido motivo per uccidere qualcuno? Forse, alla fine non doveva esserci poi molta differenza, comunque si toglieva una vita, quale che fosse la ragione.

Non riusciva, però, a smettere di pensarci.

Ripensava al perché si era unita a Thanos molti anni prima. Lui le aveva detto di essere diversa, speciale, di avere un potere unico e che, utilizzandolo per lui, si sarebbe dimostrata forte, non come il resto della sua razza che si era lasciata manipolare e distruggere. Lui le avrebbe insegnato a controllare quel potere, essere padrona di esso e, in cambio, doveva solo restargli accanto e aiutarlo nel suo grande piano di portare l'equilibrio nell'Universo.

Aveva imparato a usare il suo potere perfettamente ed essere una figlia di Thanos le permetteva di sfruttarlo, perché nessuno era così sciocco da cercare di rapirla per ottenerlo, mettendosi contro il Titano Folle.

Questo però non la rendeva speciale. Aveva un potere potenzialmente enorme, ma che usava solo per attaccare, quindi che differenza c'era con Fragarach o le doti di combattimento delle sue sorelle? Nessuna.

Stava cercando qualcosa, disperatamente, durante ogni sua missione, anche se non aveva idea di cosa.

Anche in quel frangente, mentre si trovava su Nidavellir, il regno dei Nani, continuava a riflettere, senza riuscire a darsi una risposta.

Thanos l'aveva inviata su quel mondo per cercare uno dei migliori fabbri della Galassia, un certo Eitri, e ucciderlo. Grazie a delle spie aveva scoperto che il nano era il creatore di armi che, nell'ultimo periodo, venivano spesso usate contro i suoi eserciti per difesa. Avevano sempre vinto, ma le battaglie si stavano allungando, con una notevole quantità di perdite. Non che la cosa importasse al Titano, ma era ancora alla ricerca dei luoghi dove erano celate le gemme quindi non poteva permettersi di perdere troppi soldati prima del previsto.

Attualmente, su Nidavellir, era scoppiata una guerra civile e questo aveva permesso a Kyra di muoversi senza attirare l'attenzione, catalizzata dagli scontri. Aveva assunto le sembianze di un nano: era alta almeno quattro metri, con lunghi capelli castano chiaro e folta barba che rendeva impossibile distinguerla dai nani maschi. Fin dal suo primo incontro con i nani di Nidavellir, si era chiesta come fosse possibile che sulla Terra pensassero che quel popolo fosse piccolo e tozzo. Uno dei tanti misteri delle leggende umane.

Indossava i colori della fazione in cui si trovava in quel momento, quindi non rischiava alcun problema, anche perché i nani non erano molto loquaci quindi difficilmente qualcuno si sarebbe fermato per parlarle senza motivo.

Si stava per dirigere verso la sala dove il Re stava discutendo con Eitri, così da poterlo seguire e trovare il momento giusto per ucciderlo, ma un gruppo troppo numeroso di nani la vide e uno di loro, notandola confusa, si fermò e le disse: "Adunanza."

Quanto adorava la loquacità di quel popolo.

Li seguì sbuffando, sarebbe stato troppo sospetto essere l'unica a non partecipare, ma non aveva per nulla voglia di sentire il Re o qualche altro capo che incitava alla vittoria o alla gloriosa possibilità di morire.

Come se ci fosse una qualsiasi gloria nello svanire nel nulla.

Una volta arrivati in uno spiazzo esterno, del tutto privo di strutture, Kyra si guardò intorno, senza capire dove avrebbe dovuto focalizzare la sua attenzione. Chi stavano aspettando?

Come a rispondere alla sua domanda, una figura umana si arrampicò su uno spuntone di roccia di un paio di metri, come se fosse stato un semplice gradino. Sembrava in tutto e per tutto umano, ma dalla sua armatura scintillante, il mantello rosso che gli sventolava dietro, uniti alla chioma bionda e la ben più che discreta prestanza fisica, la giovane capì che si trattava di un asgardiano, forse appartenente agli Asi, oppure ai Vani... Kyra scosse il capo, non aveva mai capito quale fosse la differenza e non le importava. Sapeva che Asgard era la protettrice di tutti i nove regni, quindi era possibile che partecipasse a quello scontro, anche se di solito non si intrometteva negli scontri interni.

Sbuffò nuovamente, non aveva proprio voglia di ascoltare un borioso guerriero che sapeva unicamente combattere e distruggere. La sua mente era altrove, voleva concludere quella missione il prima possibile e tornare alle sue riflessioni, sebbene fossero irritanti e sconclusionate.

"Popolo di Nidavellir, ascoltatemi!" La potente voce dell'uomo si espanse per tutta la piana per poi svanire nel vento.

Stranamente, non aveva nominato solo gli appartenenti a quella fazione, di cui Kyra non si ricordava affatto il nome.

"Voi siete guerrieri. Siete difensori. Siete gli unici nell'Universo in grado di dare vita alla terra, di plasmarla, di guidarla e creare i più stupefacenti strumenti esistenti. Siete padri, madri, figli e figlie. Siete un popolo antico e orgoglioso. Non siete un popolo di sciocchi o ciechi, sbaglio forse?"

Come una voce sola, tutta la folla di nani rispose negativamente a quella domanda. Kyra era confusa, cosa stava dicendo l'asgardiano? Certo che erano tutte quelle cose e lo sapevano senza bisogno di dirlo, quindi dove voleva andare a parare?

"E allora perché non riuscite a vedere? Voi siete tali e quali loro!"

Ci fu un istante di silenzio, poi tutti i nani presenti iniziarono a urlare il loro dissenso, inveendo contro l'uomo in una lingua che la giovane non capiva, forse un dialetto della zona.

Soverchiando la voce della folla, l'asgardiano li ridusse al silenzio: "Le perdite che avete subito, i fratelli caduti non ritorneranno anche se doveste vincere la guerra. Il dolore vi ha resi ciechi! Ha cambiato ognuno di voi in modi che non riuscite neanche a notare. Questa guerra civile non ha senso di esistere, perché siete tutti uguali e se solo riusciste ad allontanarvi dal vostro dolore, a guardarvi da più lontano, come vi vedo io, lo capireste!"

Non erano parole rivoluzionarie, eppure i nani rimasero in silenzio, in attesa: "Guardo i volti delle persone che lottano per la propria vita e non riesco a vedere estranei, ma fratelli e sorelle! Perché non riuscite a farlo anche voi? Perché uccidervi? Perché volete la morte così disperatamente?"

Il discorso continuò: i nani non furono così semplici da convincere, ma Kyra era altrove con la mente. Non si era nemmeno resa conto di aver iniziato a iperventilare, al punto che sentì le forze mancarle e dovette farsi largo tra la folla, allontanarsi da lì, mentre i nani erano troppo concentrati sull'uomo per badare a lei.

Si diresse verso il palazzo con la gola chiusa e il respiro corto, ma solo quando fu al sicuro e nascosta si lasciò andare e crollò per terra cercando disperatamente l'aria.

Perché era così sconvolta?

Non aveva detto niente di straordinario, niente di nuovo o di geniale. Era solo uno dei tanti capi di una fazione esterna che incitava i due schieramenti a smetterla, forse ci sarebbe riuscito, più probabilmente no, ma restava un discorso come tanti altri, quindi perché non riusciva a respirare?

"Il dolore vi ha resi ciechi. Ha cambiato ognuno di voi..."

Lei era cambiata. Non era più la bambina alla ricerca di una casa, né la ragazzina che voleva solo l'approvazione di sua madre e neppure la giovane donna che pensava di poter fare qualsiasi cosa con i suoi poteri e l'influenza di suo padre. Chi era diventata?

Un tempo aveva uno scopo, un obbiettivo da raggiungere e per il quale dedicava tutta se stessa, ma adesso cosa la spingeva?

"Guardo i volti delle persone che lottano per la propria vita e non riesco a vedere estranei..."

Lei aveva ucciso decine di persone da quando era al servizio di Thanos e se anche all'inizio era stato difficile, con il tempo era diventato più semplice fino a diventare un gesto come un altro, come respirare o camminare.

Ricordava però i loro volti. Non tutti, erano troppi, ma una buona parte di quei visi le tornarono alla mente, fondendosi l'uno nell'altro, terrorizzati nel momento finale, quando ormai la consapevolezza della morte imminente era diventata certezza.

Erano tutti uguali.

Il viso diverso era proprio il suo mentre compiva quel gesto. Un tempo provava rimorso quando toglieva una vita, ma ricordava le parole di Thanos che le ripetevano che fosse per una giusta causa, che quelle persone fossero necessarie per lo scopo finale.

I morti si erano accumulati e ogni volta fermare i battiti dei loro cuori diventava più facile, meno coinvolgente. Ormai l'unica cosa che provava era indifferenza.

Era diventata un assassino qualunque al servizio di un folle qualunque.

Questo non poteva sopportarlo.

Kyra voleva essere diversa, era quello che aveva sempre voluto e cercato. Voleva essere speciale, dimostrare che era diversa, migliore: prima, degli altri allievi dell'Antico, poi, quando aveva scoperto la verità sulla sua razza, rispetto a quel popolo di deboli.

Lei era l'unica rimasta, quindi sarebbe dovuta diventare la migliore, la più forte, intelligente e potente perché solo così non si sarebbe vergognata della sua stessa origine.

Loro erano una razza che si era fatta schiavizzare, manipolare, usare in ogni modo possibile.

E tu cosa sei?

Pensava di essere speciale, diversa, ma era una schiava chiamata figlia, un oggetto nelle mani di un folle che l'aveva manipolata e voleva usarla. Cosa c'era di diverso?

Come se un macigno le fosse crollato addosso, Kyra si raggomitolò su se stessa, portando le gambe al petto e stringendole con entrambe le mani mentre cercava di ritrovare l'ormai perduto controllo.

Fu solo dopo parecchi minuti che il respiro tornò tranquillo e la giovane si alzò con calma e con una nuova consapevolezza nella mente: l'unico modo per dimostrare che era diversa era smettere di essere una marionetta, liberarsi da quelle catene.

Doveva fuggire da Thanos. 

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Angolo Autrice

Questo capitolo sarà piuttosto lungo quindi lo dividerò in tre parti! Questa prima parte è un grande flashback sul momento in cui Kyra ha definitivamente deciso di allontanarsi da Thanos.
So che ho creato un po' di scompiglio quando ho rivelato che Kyra aveva già visto Thor ed ecco a voi il come. Ve lo aspettavate? 
Thor qui sembra quasi troppo serio, lo so, ma anche prima della sua avventura sulla Terra penso che non fosse solo uno sbruffone. Da qualche parte, doveva già esistere la versione più "responsabile" del dio, quindi ho pensato che, seguendo le indicazioni di Odino, anche Thor fosse in grado di fare un discorso sensato e abbastanza maturo. 
Fatemi sapere che ne pensate! La fine di questa prima avventura è ormai a un soffio, ma i colpi di scena non sono affatto finiti!

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