20. Tragedy at hand - parte 3
I Vendicatori.
Erano un'idea che per molto tempo lo aveva tenuto sveglio di notte a riflettere. Certamente, la questione era diventata pressante quando un dio nordico era spuntato dal nulla con il suo martello, rischiando di scatenare panico nella popolazione e provocando non pochi danni.
Non erano soli, nell'universo; questo lo sapeva da tempo, ma la cosa peggiore era un'altra: erano deboli.
Rispetto a un vero e proprio dio in grado di controllare i fulmini, volare e usare portali dimensionali, gli umani non avevano possibilità.
Come poteva, allora, difendere il suo popolo?
Aveva dedicato tutta la sua vita a quello ed era stato il motivo per cui, nonostante dirigesse un'organizzazione con risorse e contatti immensi, non poteva e mai avrebbe potuto fidarsi di nessuno. Nel suo lavoro non era concesso di fare errori perché si contava sulla persona sbagliata.
Per questo non si sarebbe mai potuto fidare di Thor nonostante le sue parole. Non poteva sperare che tutti gli alieni - asgardiani e non - fossero brave persone e non cercassero di attaccarli.
E aveva fatto bene vista l'attuale situazione.
Gli esperimenti effettuati sul Tesseract servivano a quello: incanalare la sua immensa energia per poterla usare come protezione.
Nick Fury, però, sapeva che quella non sarebbe mai potuta essere la prima opzione. Era una forza troppo instabile, un potere talmente grande da essere al di là della comprensione.
Il professor Selvig pareva sicuro delle sue idee e teorie, ma affidare totalmente la salvezza della Terra a uno scienziato che, seppur geniale, aveva tra le mani un potere alieno, oppure a militari che non credevano possibile che ci fosse un'alternativa al semplice creare un'arma più forte, sarebbe stato sciocco, da sprovveduti.
Per questo l'idea si era fatta strada nella sua mente e aveva iniziato a creare una lista di possibili reclute per quello scopo. Servivano persone non solo forti o intelligenti, ma che vedessero al di là dei limiti comuni, che potessero, se ben motivate, trovare una soluzione anche al più complesso problema. Gli agenti Barton e Romanoff erano stati immediatamente inseriti nel progetto, ma per quanto fossero incredibili e con capacità al limite dell'umano, Nick sapeva che non sarebbero bastati.
Iron Man era inaffidabile, troppo legato al suo ego per riuscire davvero a entrare a far parte di un gruppo. Allo stesso modo il dottor Banner era un valido elemento, come scienziato, ma non era possibile dire lo stesso per il suo alter ego. Era instabile e per questo tenuto sotto stretta sorveglianza.
Per fortuna quei problemi erano ben lontani dal Capitano Rogers che era perfettamente in grado di rispettare regole e ordini, ma era legato a un'epoca ormai lontana.
Erano un gruppo eterogeneo di uomini incredibili, ma ingestibili e poco inclini a cooperare ed era questo il vero problema. Se non fossero riusciti ad agire come una squadra, la loro sconfitta era praticamente inevitabile.
Mentre guardava le immagini di ciò che stava accadendo a Stoccarda, il capo dello S.H.I.E.L.D. rifletté sul fatto che forse era stato troppo drammatico. Funzionavano come gruppo, sebbene fossero solo in tre e non troppo coordinati, ma erano riusciti a fermare Loki con il minimo delle vittime.
Era stato troppo facile.
Nel momento in cui il dio, con le spalle al muro, fece scomparire la sua armatura durata, per un brevissimo istanti si voltò verso sinistra, come se si rivolgesse verso qualcuno. Il direttore Fury seguì immediatamente quello sguardo e s'imbatté in una donna che ricambiava l'occhiata.
Era vestita elegantemente, come gli invitati della conferenza, del tutto uguale a coloro che la circondavano e con un viso anonimo, ma c'era qualcosa di differente: non aveva paura.
Non manifestava terrore, ansia nel vedere un essere sconosciuto che aveva ferito molte persone, né era sollevata all'idea che quel mostro fosse stato sconfitto da Iron Man, un personaggio pubblico ben noto in tutto il mondo.
Lei sorrideva, come se fosse divertita.
Spalancando l'unico occhio buono, Nick si rivolse a due degli uomini che, in quel momento stavano osservando le riprese: "Questa donna! Non perdetela di vista neanche per un secondo; registrate il suo aspetto e anche se dovesse cambiare esteriormente continuate a osservarla e a segnare ogni modifica."
Una volta assicuratosi che i suoi uomini avessero compreso l'importanza del loro compito, per sicurezza, il direttore chiamò Natasha: "Agente Romanoff, l'alleata di Loki si trova lì?" Doveva esserne certo prima di poter effettuare la sua mossa, ma era quasi certo di conoscere già la risposta.
Il gracchiante sottofondo dell'auricolare lo rendeva al tempo stesso teso e rilassato perché era il suono dell'attesa delle notizie: un rumore che ormai era diventato quotidianità per lui.
"No, Fury. La ragazza non è presente, ma abbiamo sia Loki sia lo scettro."
Bene, era quello che voleva sentire: "Rientrate immediatamente con il prigioniero, la camera lo attende."
Gettò un'occhiata verso i due uomini che stavano osservando la donna: "Ci sono cambiamenti?"
Il più giovane, Cole forse, si voltò nella sua direzione, mentre, per fortuna, il collega manteneva il contatto visivo: "Sì, lei è cambiata."
Attraversando a grandi passi lo spazio che li separava, Nick fece voltare il ragazzo, ricordandogli che la sua missione era di continuare a osservare; poi la vide e capì che la sua intuizione non poteva che essere corretta: era la donna comparsa con Loki nel laboratorio.
Diede indicazione di continuare a seguirne le mosse e di registrare ogni cambiamento d'aspetto, poi, senza aspettare risposta, si allontanò dagli schermi e iniziò a muoversi per la base cercando l'unica persona a cui avrebbe potuto affidare quella missione.
La donna era alle prese con uno degli ultimi carichi di provviste che, per ogni evenienza, erano state imbarcate. Teoricamente, non sarebbero dovuti rimanere in volo per molto tempo, ma la verità era che non avevano la benché minima idea di cosa sarebbe successo e di cosa stava tramando il dio norreno.
"Agente Hill, ho bisogno di te."
Maria si voltò raddrizzando le spalle e mantenendosi quasi in posa formale. Era troppo rigida quella ragazza, lo era sempre stata, ma era la cosa più vicina a una persona di fiducia che Nick potesse dire di avere.
"Certo, signore."
Le indicò di spostarsi in un'altra zona più riservata in modo da poter discutere lontani da orecchie indiscrete.
"Loki è stato catturato e a breve dovrebbe arrivare, con lo scettro e i Vendicatori." L'agente di fronte a lui annuì: era contenta, ovviamente, ma non sollevata perché sapeva che la faccenda era solo all'inizio.
"Dobbiamo avere più informazioni e, nonostante i nostri mezzi, non sarà facile farlo parlare; quindi ci serve un'altra fonte." Aprì maggiormente l'occhio sano.
Per un istante Maria alzò un sopracciglio, dubbiosa, poi lo abbassò e sussurrò: "La ragazza che è comparsa con lui."
Il direttore Fury annuì e bloccò sul nascere le domande che l'agente stava per fargli: "Finora non eravamo riusciti a rintracciarla perché, a quanto pare, può cambiare il suo aspetto, ma ha commesso un errore, l'abbiamo trovata e tu dovrai seguirla."
L'agente Hill a quelle parole annuì, mantenendo la concentrazione e ascoltando con attenzione le specifiche per quell'incarico.
"Direttore Fury, siamo pronti."
Un piccolo gruppo di soldati, capitanati proprio dal suo braccio destro, attendeva che venisse data loro una destinazione precisa.
A quanto pareva, la donna che dovevano trovare si stava rapidamente spostando da Stoccarda. Dopo lo scontro con Loki, si era diretta verso una piattaforma di atterraggio e lì era stata prelevata da un jet.
Pensavano di averla persa, ma grazie a una telecamera opportunamente collocata, avevano visto che l'aereo era diretto proprio a New York.
A quel punto Nick si era mobilitato per assegnare a un numero sufficiente di persone il controllo di tutte per piattaforme di atterraggio della città, controllando i video di sorveglianza, qualora fosse stata impossibile o difficoltosa la presenza fisica di un agente.
L'arrivo di non uno, ma ben due dei norreni alla base aveva distolto per i primi istanti il direttore dall'altra missione, ma solo un'ora dopo l'agente Hill gli comunicò di averla rintracciata.
Bene, ora pensiamo alla minaccia più immediata.
Non aveva dovuto attendere molto, dopo aver abbandonato il luogo da cui era stato portato via Loki, prima dell'arrivo dell'agente Barton e della sua squadra di soggiogati. La stavano già attendendo nello stesso punto in cui, qualche ora prima, li avevano lasciati.
Sapeva che, se il dio avesse scoperto della deviazione sul loro piano di volo, avrebbe nuovamente cercato di ucciderla, ma la cosa non la toccava al momento: doveva tornare a New York il prima possibile.
Il viaggio era stato silenzioso e le aveva permesso di rilassarsi in qualche modo. Era rimasta nella quiete per anni, con poche interruzioni per lo più dolorose o fastidiose e anche se quando era arrivato Loki era stata lieta per un po' di non essere più sola, adesso bramava un po' di silenzio, il suo compagno più fidato.
Aveva riflettuto nuovamente sul suo piano, ma erano due anni che lo progettava e ormai ne conosceva ogni sfumatura possibile. Per lo meno tutte quelle che poteva prevedere, dato che non metteva piede in quel luogo da metà della sua vita.
Sperava che tutto andasse per il verso giusto, ma perché questo avvenisse lei doveva essere lontana o quanto meno doveva riuscire a evitarla e non sarebbe stato semplice.
Non voleva pensarci: ormai continuava a ripeterselo, ma arrivata a quel punto era inevitabile. Si sarebbe dovuta mascherare, nascondere la sua energia, fare in modo che non esistesse, altrimenti sarebbe stata scoperta ed era certa che lei non avrebbe accettato di buon grado un furto in casa sua, per di più di un oggetto così potente.
Le lezioni infinite sull'importanza di ogni singolo strumento legato alla magia, per quanto noiose fossero, erano impresse a fuoco nella mente di Kyra, fin da quando aveva realizzato che quei discorsi la riguardavano più da vicino di quanto volesse. Non che lei le avesse mai spiegato davvero le implicazioni della sua natura, se ne era sempre tenuta a distanza, ripetendole che era troppo giovane per capirle appieno.
Per questo aveva deciso di andarsene.
Davvero?
Scorci del passato si ripresentarono nella mente della figlia di Thanos, ma lei li cacciò prima che potessero prenderne il comando.
Pensava di averlo superato, di essere cambiata abbastanza da non venir scalfita da nulla, ma sbagliava. Oppure più semplicemente era in ansia perché la salvezza sua e dell'intero Universo risiedeva proprio nella riuscita della sua missione.
Quando atterrarono fu un sollievo e subito Kyra scese dal jet, lasciando che Clint e il resto dei soldati se ne andassero, tornando a svolgere il loro compito iniziale: recuperare Loki sulla piattaforma volante.
Rapidamente, la donna si diresse verso la zona meridionale di Manhattan, attraverso strade e percorsi che conosceva a memoria nonostante il tempo trascorso lontano.
Sarebbe riuscita a trovare lo Scrigno e avrebbe potuto mettere fine al regno di terrore del folle Titano, così sarebbe riuscita a ottenere la sua agognata libertà e...
Una sensazione.
Anzi, una percezione.
Si bloccò di scatto in mezzo alla strada trafficata che stava percorrendo. A malapena sentì un uomo scontrarsi con lei e borbottare irritato, prima di andarsene per la sua strada.
Alzò lo sguardo e cercò di guardare la folla di persone che si muovevano intorno a lei, provando a trovare la fonte di quello che aveva sentito.
Era come quando riconosceva un'energia magica, ma la sensazione era più flebile, più sfuocata e non riusciva a capire a chi appartenesse. Era certa di conoscerne il possessore, ma era come se non lo ricordasse o fosse leggermente diverso dalla versione che custodiva nei ricordi.
Così com'era apparsa, scomparve, prima che Kyra potesse capire a chi appartenesse o quale energia le ricordasse.
Scosse il capo, irritata da quella situazione che non faceva che peggiorare ogni attimo di più. Poco importava ormai.
Doveva trovare lo Scrigno ed era più che certa che fosse custodito nel luogo che un tempo aveva chiamato casa: il Sanctum Sanctorum.
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Angolo Autrice
Perdonatemi il ritardo!
Giuro che non era mia intenzione, ma gli esami risucchiano qualsiasi parvenza di tempo libero e, nonostante la buona volontà, purtroppo faccio fatica a stare al passo.
Questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere perché il punto di vista di Fury non è affatto semplice da utilizzare, ma spero di aver fatto quanto meno un lavoro decente...
Qualcosa sul passato di Kyra è stato, finalmente, rivelato e in tal proposito ho deciso di mantenere il nome dei fumetti del luogo, per semplicità, ma comunque sappiamo tutti perfettamente cosa e dove sia, no?
Grazie a tutti per il supporto: questa storia è viva e continua a splendere grazie a voi e ai vostri voti e commenti. Non amo il romanticismo, ma senza di voi non credo che sarei arrivata a questo punto, quindi grazie!
Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche dubbio, consiglio, curiosità o quant'altro non esitate a scrivermi: sono sempre ben accetto i commenti!
Ci avviamo a grandi passi al fulcro della storia che poi sarà la parte centrale anche dei sequel!
Grazie ancora a tutti voi e spero di non deludervi mai.
Alla prossima, carissimi!
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