19. Tragedy at hand - parte 2


Erano passate parecchie ore da quando Kyra si era seduta su quella sedia e più di una volta era stata costretta a manipolare la mente del cameriere di turno per evitare che le creasse problemi.

Era tornata lucida, concentrata sul suo scopo, quindi poco importava che Loki fosse così cieco da non capire cosa implicasse una guerra o avere un potere al di là dell'immaginazione e governare con la paura. Lei lo sapeva ed era per questo che doveva concludere la sua personale missione, sempre se l'asgardiano si fosse dato una mossa.

Quando il dio uscì dalla porta della base con le sembianze del giovane uomo che aveva interpretato qualche giorno prima, la figlia del Titano non poté che sogghignare. Nonostante la loro lite e l'odio nei suoi confronti, Loki aveva comunque mantenuto l'aspetto che lei aveva deciso. Alla fine era riuscita a entrargli, in qualche modo, nella mente, e questo ne era la dimostrazione.

Aspettò che si muovesse e lo seguì a distanza, cercando di rimanere discreta e di non farsi notare. Non era mai stata la più brava nel pedinare, in questo eccelleva Gamora, ma aveva dalla sua parte il fatto che il dio non si aspettasse minimamente quella mossa. Sembrava davvero concentrato sulla sua missione, irritato per qualcosa – cosa che alla fin fine era sempre – e... spaventato? Cosa avrebbe potuto turbare il principe di Asgard?

Nel pensare quelle parole, Kyra tornò con la mente al giorno prima.

Il, seppur flebile, legame che avevano stretto le consentiva di sondare con più facilità i pensieri che Loki portava in superficie; se si fosse avventurata troppo all'interno, lui l'avrebbe percepita ed era piuttosto sicura che, così come lei aveva segreti da mantenere, anche il dio non avrebbe apprezzato una simile intrusione.

Si manteneva quindi sullo strato più esterno, osservando e cercando di ottenere più informazioni possibili. Aveva ben presto scoperto che l'asgardiano pensava molto spesso al fratello, ricordandolo a tratti con odio, ma con un sentimento di base che pareva quasi opposto. Avrebbe voluto associare l'erede di Asgard a un volto, ma i pensieri del dio erano confusi, non si soffermavano sull'aspetto esteriore, bensì su quello che provava e su conversazioni passate. Se avesse scavato più a fondo, avrebbe potuto ottenere la risposta che cercava, ma la cosa non le interessava poi molto e preferiva mantenere il vantaggio piuttosto che rischiare.

Quel giorno, però, la mente di Loki non si era soffermata sul dio del tuono, bensì su Odino, il Padre degli dei. E, in quel caso, il pensiero si era fuso con il ricordo e Kyra aveva potuto vedere e sentire chiaramente il momento in cui l'anziano Re aveva rivelato al figlio di non essere un asgardiano, ma un Gigante di ghiaccio. A quel punto la reminiscenza si faceva confusa, filtrata dai forti sentimenti che avevano dominato la mente del dio.

Ora capiva perché ogni qualvolta si era trovato a dover spiegare la sua identità – prima a lei in cella e poi agli umani – aveva esitato a definirsi figlio di Odino o cittadino di Asgard.

Per i primi istanti, la figlia di Thanos aveva paragonato quella situazione alla sua, trovando similitudini, ma poi erano comparse le differenze, così abissali che aveva dovuto contenersi per evitare di tirargli uno schiaffo senza apparente motivo.

Lui aveva avuto una famiglia che l'aveva amato, che gli era stata accanto per... secoli e, a quanto pareva, era stato proprio lui ad andarsene, anche se le dinamiche non le erano ancora chiare. Lei non aveva avuto mai nulla del genere.

Scosse il capo. Non aveva tempo per rivangare il passato, doveva rimanere concentrata, infatti per poco rischiò di non vedere il gruppo di soldati soggiogati da Loki, mentre entravano in un hangar. Li seguì, ma prima di entrare cambiò nuovamente aspetto diventando un comunissimo soldato dagli occhi azzurro Tesseract: doveva salire su quell'aereo.

Dovette manipolare la mente di uno dei superiori in modo che le consentisse di imbarcarsi, ma il dio era troppo concentrato per notarlo, per fortuna.

Una volta giunti a Stoccarda, Loki diede ordine a Clint e a un manipolo di militari di andare a recuperare l'iridio, un materiale che serviva per completare la base per la gemma. Si trovava in una base non molto lontana, ma per entrarvi avevano bisogno della scansione oculare di un uomo che, a quanto pareva, si trovava proprio lì.

Kyra per poco non sogghignò: doveva ammettere che era stato furbo il dio. Così facendo i Vendicatori si sarebbero concentrati su di lui, evitando di creare problemi per il furto; in più avrebbe potuto facilmente farsi catturare e quindi mettere in pratica la seconda parte del suo piano, quella che, secondo la donna, non era affatto così geniale come pensava.

Un nemico comune unisce anche i peggiori alleati.

Questo, però, Loki non lo capiva, il che era quasi paradossale visto il loro rapporto. A quel pensiero scosse la testa: era proprio un testardo principino viziato.

Nel momento in cui il dio si diresse verso la città, Kyra si rivolse a Clint ottenendo un passaggio per tornare a New York, una volta conclusa la sceneggiata del compagno, ma prima di recuperarlo nella base aerea dello S.H.I.E.L.D. Sfortunatamente, aveva dei limiti per quanto riguardava i lunghi percorsi, quindi doveva affidarsi ai normali mezzi di trasporto e visto che non avevano un'astronave a portata di mano, il jet con cui si sarebbero spostati i soggiogati era l'unica possibilità.

Nel dirigersi nella direzione presa dal dio, la donna cambiò nuovamente aspetto senza soffermarsi troppo su chi fosse. Sapeva solo di avere lunghi capelli castani e, quando si avvicinarono all'edificio, vedendo l'eleganza con cui uomini e donne erano vestiti, seguendo l'esempio di Loki, anche la giovane materializzò un lungo vestito nero lucido e accessori correlati. Mimetizzarsi era il modo migliore per poter attendere il momento giusto per fuggire; non aveva ancora chiarissimo il piano dell'asgardiano, non nei dettagli, ma avrebbe sicuramente scatenato il panico, non appena si fossero resi conto della sua presenza e, dato che era tornato ad assumere il suo aspetto normale, non ci sarebbe voluto poi molto.

Kyra aveva visto il dio salire da una scala laterale, ma non l'aveva seguito, sarebbe stata troppo visibile rimanendogli accanto, quindi si fermò nel salone principale, prendendo un bicchiere di vino e rispondendo cortesemente alle domande che le venivano poste. Non aveva idea di quale fosse lo scopo di quella... festa? Poco importava, era abituata a mentire e inventare scuse in qualsiasi circostanza, al contrario delle sorelle era piuttosto brava, merito degli anni trascorsi...

Scosse il capo e cortesemente chiese: "Ich habe nicht so gut verstanden, konnen Sie wiederholen?*" L'uomo di mezza età di fronte a lei sorrise ripetendo la domanda, mentre stava evidentemente cercando di flirtare. Con cortesia, Kyra rimase qualche istante con lui per poi inventare una scusa e spostarsi altrove, passando dal tedesco al francese. Era molto che non utilizzava quelle lingue, ma aveva amato talmente tanto studiarle che si era persino ritrovata a parlare tra sé sotto voce per esercitarsi quando era al servizio di Thanos.

Il periodo trascorso in cella poi era stato utilissimo in tal senso e, seppur arrugginita e con un accento non perfetto, riusciva ancora a parlarle e capirle tranquillamente.

Si stava divertendo così tanto da rischiare di perdersi l'entrata in scena di Loki, ma sentì lo sguardo di lui sulla schiena: l'aveva vista, nonostante il suo aspetto differente.

La stava osservando attentamente, lo scettro trasformato in un bastone da passeggio, i lunghi capelli tirati indietro cadevano sul colletto bianco della camicia. In giacca e cravatta, Kyra doveva ammettere che era quasi più affascinante di quando era nudo.

Per poco non sogghignò a quel pensiero, ma si trattenne, visto che i suoi occhi – ben più simili al colore del cielo – la stavano praticamente perforando. Se non fossero stati in quella situazione, la discussione avuta solo poco tempo prima sarebbe sembrata un semplice battibecco.

Fu solo un attimo. Si osservarono per pochi secondi: Loki era furioso con lei e il potere della gemma lo rendeva ancor meno lucido. Per qualche istante, Kyra pensò seriamente che il dio avrebbe ignorato la missione da compiere e avrebbe cercato di strangolarla, d'altronde non sarebbe stata la prima volta. Poi, l'attimo passò.

L'asgardiano aveva raggiunto la fine delle scale e, usando il bastone come arma, aveva messo fuori gioco la guardia dell'uomo che stava parlando. L'aveva poi afferrato per il collo e sbattuto sopra a una sorta di altare dorato e, una volta estratto dalla giacca uno strano congegno, aveva recuperato la scansione oculare che gli serviva.

Mentre si sentivano le urla del tedesco, il panico si sparse. Uomini e donne correvano da ogni parte, sperando di raggiungere per primi un'uscita e fuggire da quel pazzo.

E pazzo sembrava dal suo sguardo, mentre osservava la folla impaurita e sorrideva, divertito. Possibile che far stare male le persone lo divertisse in quel modo?

Kyra era ferma, vicino all'uscita, con le braccia incrociate e un sopracciglio sollevato che mantenne tale mentre vedeva il dio venire verso di lei. Con un'uscita di scena teatrale quanto l'entrata, Loki le passò a fianco senza guardarla, ma sfiorandola con la mano che teneva lo scettro e lasciando che un pensiero si trasferisse a lei.

Spero ti sia goduta la mia entrata in scena.

Lo scherno riusciva persino a superare la barriera della mente. La donna non si lasciò sfuggire neanche una smorfia contrariata, ma digrignò i denti e, solo quando sentì un'esplosione evidentemente provocata dal dio, si decise a uscire dall'edificio ormai vuoto e si avvicinò con lentezza alla piazza.

Era la prima volta che osservava Loki in armatura e, per quanto fosse elegante seppur fin troppo ricca di orpelli, davvero non riusciva a capire il senso delle corna sul suo copricapo.

Si unì a un gruppo di uomini terrorizzati che osservavano da non troppo lontano tramite uno strano rettangolo con un piccolo schermo. Era da troppo tempo che non metteva piede sulla Terra, chissà cosa si erano inventati in quel periodo.

"Inginocchiatevi."

Perché doveva essere sempre così plateale? Gli serviva un pubblico, qualcuno da comandare, qualcuno che eseguisse i suoi ordini ciecamente. Megalomane: poteva aggiungerlo agli aggettivi che descrivevano il dio.

Loki continuò con il suo discorso da folle, finché un uomo, un anziano, non gli rispose a tono. Stava per eliminarlo, la luce del Tesseract risplendette non solo nella gemma, ma anche nei suoi occhi. Quel potere era troppo grande. Il dio pensava di essere più lucido, più intelligente, più sveglio con quello scettro, ma la verità era che era solamente manipolato da una forza ben più potente di lui.

Prima che se ne accorgesse l'asgardiano, Kyra vide un uomo vestito in bianco, azzurro e rosso, con uno scudo degli stessi colori, correre tra la folla arrivando proprio davanti all'anziano e bloccando il colpo dello scettro. Alla vista di Loki per terra, atterrato da un uomo in calzamaglia, la figlia del Titano non poté trattenere un sorriso divertito.

Doveva essere uno dei famosi Vendicatori e, a giudicare dall'aspetto, sospettava che fosse Capitan America, quello che, secondo le parole dell'agente Barton, era una sorta di superuomo, ma comunque troppo debole a confronto con loro.

"Sai, l'ultima volta che sono stato in Germania e ho visto un uomo innalzarsi su tutti gli altri, abbiamo scelto il dissenso." Era un soldato. Kyra lo capì prima che l'alleato lo esprimesse a parole, ma... A quando si riferiva? Possibile che parlasse di Hitler e del nazismo? Ricordava bene le lezioni infinite che era costretta a sopportare prima che lei...

Si morse il labbro con forza. Era già la terza volta che rievocava quei ricordi e non doveva accadere. Se avesse potuto non sarebbe mai ritornata su quello sciocco pianeta, ma era necessario se voleva avere anche solo una chance di essere libera.

Un jet si posizionò proprio sopra la piazza e cercò di colpire il dio senza successo. A quel punto, la battaglia si spostò a terra. Loki e il Capitano si scontravano senza esclusione di colpi, ma era fin troppo evidente che l'asgardiano non stesse usando il potere dello scettro perché alla fin fine doveva perderlo quello scontro. Come poteva non notarlo la donna sull'aereo?

Di colpo, una musica inaspettata fece voltare i due combattenti verso l'alto. Proveniva dal jet, ma, a quanto pareva, era più che altro un sottofondo per l'entrata in scena dell'uomo rivestito di metallo rosso e dorato, che colse persino Loki alla sprovvista, sbattendolo contro le gradinate.

Forse non era il momento adatto, forse sarebbe dovuta scappare visto che ormai la battaglia era sostanzialmente conclusa, ma Kyra non resistette alla tentazione di mandare un ultimo messaggio telepatico all'asgardiano.

La sua è stata nettamente meglio.

Il dio si voltò verso di lei per un istante e la donna poté vedere anche da quella distanza lo sguardo irritato.

Soddisfatta, se ne andò.

Finalmente, era arrivato il momento di cercare lo Scrigno.


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  *"Non ho ben capito, potrebbe ripetere?" (Premetto che non so quasi nulla di tedesco, quindi mi sono fatta tradurre la frase da un'amica)

Angolo Autrice

Penso che ormai le scuse siano superflue, in ogni caso mi dispiace!
Speravo davvero di riuscire a pubblicare il capitolo ieri dato che era il mio compleanno, ma il tempo non era dalla mia parte, quindi eccolo con un'oretta di ritardo.

In ogni caso, questa è la seconda di tre parti e ho cercato di raccontare una delle scene che più ho adorato del film The Avengers. Infatti da qui in avanti i tempi morti sostanzialmente non ci saranno e, ovviamente, per un po' la storia si dividerà tra quello che fa Kyra e quello che, come ben sappiamo, succede a Loki.

Le vere rivelazioni arriveranno tra pochissimo e spero di non deludervi perché su di esse si baserà l'intera saga di Loki e Kyra. In ogni caso... Cos'è lo Scrigno? E chi è la persona che continua a tornare alla mente della nostra protagonista?

In questo capitolo ci sono vari indizi sul passato della figlia di Thanos, ma manca davvero poco ad una spiegazione più chiara, quindi...

Stay tuned!

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