18. Tragedy at hand - parte 1


I sense there's something in the wind
That feels like tragedy's at hand
And though I'd like to stand by him
Can't shake this feeling that I have
The worst is just around the bend


Quello sciocco principino l'aveva seriamente stufata.

Era stata paziente, d'altronde aveva imparato quella dote per necessità. Infatti, era da molto che aveva iniziato a capire cosa voleva fare il Titano e, soprattutto, che era una follia, ma non poteva dirglielo apertamente come faceva invece la sorella; sebbene fosse essenziale a Thanos, non era comunque così importante.

Aveva cercato di mantenersi fedele alla sua idea iniziale: far sì che Loki si fidasse di lei, che la credesse sottomessa e quindi le lasciasse più libertà.

Però lui aveva dovuto per forza mettersi a fare domande!

Pensava davvero di averlo convinto con l'ultimo approccio, ma sbagliava e, quando lui le aveva dato un ultimatum, aveva iniziato a innervosirsi sul serio. Da lì in poi le cose avevano preso una piega del tutto sbagliata, opposta a quella che era la sua idea.

Alla fine, però, era riuscita ad andarsene evitando che lui le mettesse i bastoni tra le ruote e senza avergli dato alcuna informazione. Certo, gli aveva anche urlato in faccia tutto quello che pensava di lui...

Che mossa da novellina.

Aveva anche rischiato di venir ferita dai colpi resi potenti dalla rabbia del dio, ma alla fine quello che contava davvero era che fosse riuscita ad andarsene senza che lui la seguisse.

Sicura?

No, non lo era, anzi. Finché non avesse visto Loki catturato dai Vendicatori non avrebbe avuto alcuna certezza che non cercasse di pedinarla.

Come riuscire quindi a osservarlo finché non si fosse allontanato dalla sua portata? La risposta era semplice: doveva partecipare alla farsa che avrebbe organizzato.

In pratica, avrebbe dovuto presenziare alla prima parte della missione, quando solo pochi istanti prima l'aveva negato, provocando la discussione.

Sbuffò, irritata.

Sebbene fosse abituata a mentire, manipolare e ingannare, con il dio era diverso. C'erano troppe variabili da considerare e, mentre all'inizio non le risultava difficile capirlo e sorprenderlo, si stava rapidamente abituando a lei e stava iniziando ad anticiparla.

Era astuto, intelligente, frenato solo dal suo immenso ego, ma averci a che fare per così tanto tempo avrebbe reso nervoso anche il più paziente degli uomini e Kyra non era la più paziente delle donne.

Aveva la capacità di portare al limite di sopportazione le persone, con lo scopo di renderle fragili, inclini a rivelare i loro segreti, e lei aveva rischiato più di una volta di cascarci come un'allocca. Se solo avesse tenuto meno alle sue verità, probabilmente avrebbe ceduto; invece era riuscita a contrattaccare: portare anche lui sull'orlo e lasciarlo andare.

Il dio era evidentemente meno bravo a resistere all'istinto, ma la donna non era certa che dalle prossime discussioni sarebbe uscita vincitrice, quindi doveva evitarle.

Pochi passi prima di uscire dalla base, usò un incantesimo su se stessa, rendendosi esteriormente la midgardiana bionda che già aveva interpretato. Andò poi a sedersi in un tavolino del bar più vicino e lì attese.

L'energia magica di Loki era diventata facilmente riconoscibile per Kyra, quindi l'avrebbe seguita con semplicità quando il dio si fosse mosso e, una volta assicuratasi che fosse stato catturato dai Vendicatori, se ne sarebbe andata, finalmente libera di tornare in quella che un tempo aveva definito casa.

Come aveva potuto non risponderle immediatamente a tono?

Non era una domanda così assurda, anzi, era scontata, ovvia, ma allora per quale motivo si era paralizzato per una frazione di secondo, senza avere la benché minima idea di cosa dire?

Nella mente di Loki, l'immagine della donna che, con rabbia, gli sputava addosso quella domanda, continuava a ripresentarsi, come in un loop temporale.

Scosse il capo per l'ennesima volta, stringendo i pugni e digrignando i denti, osservandosi nella mente mentre le diceva che ovviamente avrebbe regnato, come solo un vero Re sapeva fare, garantendo la salvezza e la gloria del popolo sottomesso.

Non lo avrebbero odiato. All'inizio sì, ma avrebbero ben presto capito che il suo governo incontrastato avrebbe portato più gioia che dolore e che essere suoi sudditi era un piccolo prezzo da pagare.

Sicuro?

Certo che lo era! Era nato per diventare un Re, il più grande che l'intero Universo avesse mai visto e, a quel punto, persino Thanos avrebbe compreso che non doveva mettersi contro di lui!

Per quale motivo, allora, era rimasto in silenzio mentre la giovane se ne andava? E perché continuava a sentire come un fastidio alla bocca dello stomaco ogni volta che la mente ritornava a quelle parole?

Thor non avrebbe avuto alcun problema a rispondere a tono. Dopotutto, quando mai rifletteva per più di qualche secondo prima di parlare, quello sciocco dio del tuono?

La verità, però, era che lui avrebbe avuto una risposta, semplice e rapida, a quella domanda. Una replica infantile e sentimentale, di certo; qualcosa del tipo: 'andrò dalla mia midgardiana e con lei guiderò questo regno verso la pace' o idiozie simili. Eppure avrebbe dato sicuramente una risposta immediata.

Era facile la vita quando si viveva nell'idea che ci fosse sempre qualcuno a coprire le spalle; qualcuno su cui poter contare in ogni circostanza, di cui fidarsi. Thor poteva contare su Odino, sulla midgardiana, sul popolo di Asgard che lo amava e... su Frigga.

Lui, invece, chi aveva? L'appoggio di un Titano folle che l'avrebbe ucciso se avesse fallito e sua figlia che continuava a nascondergli informazioni e che probabilmente l'avrebbe venduto senza pensarci due volte se avesse potuto.

"Signore, avremmo bisogno di lei per un problema."

La voce di uno dei soldati soggiogati lo riscosse da quei pensieri irritanti, facendolo tornare nella realtà: aveva una battaglia da vincere e una guerra da concludere, non poteva lasciarsi trascinare da riflessioni così sciocche e inutili.

Cercò di relegare quel discorso in un angolo della mente, ma anche con tutta la forza di volontà, mentre dava ordini e perfezionava gli ultimi dettagli del suo piano, quella voce troppo acuta per appartenere a una donna simile non lo voleva abbandonare.

Dopo varie ore passate a cercare di non uccidere i suoi sottoposti, Loki era seduto su un gradino di roccia e osservava con attenzione che tutte le sue indicazioni fossero seguite alla lettera. Fu in quel momento che una strana fitta alla tempia destra gli fece voltare il capo, pensando di vedere qualcuno che lo colpiva, ma ritrovandosi in un posto ben più oscuro e pericoloso.

Il blu intenso, quasi nero, lo avvolse, ricordandogli amaramente tutto quello che l'aveva condotto a quel momento. Il regno di Thanos, se di regno si potesse parlare, era scuro, deserto se non per la presenza del portavoce dei Chitauri che tanto ricordava con astio.

Creò una sua copia con indosso l'armatura dorata e iniziò ad ascoltare le parole dell'Altro, mentre cercava con lo sguardo la figura imponente del Titano che non sembrava prestargli alcuna attenzione.

"I Chitauri sono inquieti." La voce fastidiosa di quell'essere non se la sarebbe mai scordata, ma non avrebbe dato a Thanos la soddisfazione di vederlo irritato.

"Che si preparino all'azione. Io li condurrò nella gloriosa battaglia." Mancava così poco alla sua vittoria... Come osava chiamarlo, quell'inutile servitore, e intimargli di sbrigarsi quando lui stesso era limitato dalla lentezza dei midgardiani?

"Battaglia? Contro la misera potenza della Terra?" Quel pianeta era sì, misero, ma aveva degli sciocchi esseri a difenderlo, sarebbe stato da stolti non cercare una strategia per sconfiggerli e attaccare senza riflettere.

"Gloriosa, non lunga. Se la tua forza sarà formidabile come affermi." Quella conversazione lo annoiava. Era talmente vicino al successo che gli pareva solo uno spreco di tempo stare a discutere con una marionetta.

"Dubiti di noi? Dubiti di lui? Che ha messo lo scettro nelle tue mani, che ti ha donato l'antica sapienza e un nuovo proposito quando sei stato bandito, sconfitto."

Questo non doveva osare dirlo. Con uno scatto, si voltò verso l'Altro e la sua apparente calma e sicurezza vennero inesorabilmente incrinate dalla rabbia: "Io ero un Re! Il legittimo Re di Asgard, tradito."

Lo scherno con cui gli rispose il servitore non fece che incrementare il fuoco che bruciava nel suo petto: "La tua ambizione è gretta, nasce da un bisogno infantile. Noi guardiamo oltre la Terra, a mondi più grandi che il Tesseract rivelerà."

E una volta che avrai conquistato il potere... cosa avrai ottenuto, Loki?

Dannazione. Non era affatto il momento per ripensarci. Infatti, come sempre quando si trattava di quella fastidiosa ragazzina, il solo pensiero portò il dio a innervosirsi dando un'intonazione meno quieta di quella voluta alle sue parole: "Non avete ancora il Tesseract."

L'essere gli si avvicinò in un lampo, con tutta l'intenzione di colpirlo, quindi l'ingannatore si affrettò ad aggiungere: "Non è una minaccia, ma finché non aprirò il portale, fin quando la tua forza sarà al mio comando, sei solo parole."

Prima che l'Altro potesse rispondergli, si udì un tonfo ed entrambi gli interlocutori si voltarono verso lo scranno di Thanos che ora era voltato nella loro direzione. Il rumore era stato provocato proprio dal Titano che toccava il terreno.

"Perché mia figlia non è con te, bimbo?" Loki non si sarebbe mai abituato a quella voce profonda e inflessibile; un brivido gli corse lungo la schiena al solo pensiero del dolore che gli era stato provocato solo poco tempo prima.

Come rispondere? Sapeva quali erano i poteri di Thanos, quindi fermò i suoi pensieri che già stavano correndo verso la verità, e replicò: "L'ho incaricata di recuperare un pezzo importante per costruire il portale."

Sebbene fosse a una discreta distanza, il dio sentiva lo sguardo penetrante del Titano su di sé. Lo stava sondando, ma la mente dell'ingannatore non era debole, non avrebbe lasciato trasparire niente che non avesse voluto.

I secondi passarono lenti come anni, finché Thanos non abbassò il capo, come se stesse annuendo e tornò a sedersi sul trono, per poi girarsi e tornare a ignorarlo.

Il pericolo era passato, almeno per il momento; un rivolo di sudore corse lungo la tempia di Loki che lo lasciò scendere e si voltò verso il servitore, riprendendo il discorso da dove l'avevano interrotto.

"Avrai la tua guerra, asgardiano." Il tono era intransigente, lapidario, ma furono le parole che seguirono a provocare un brivido gelido lungo la schiena del dio.

"Se fallirai, se il Tesseract non ci verrà consegnato, non esisteranno regni, né lune deserte, né crepacci dove lui non verrà a trovarti." L'alito fetido dell'Altro sul suo collo era qualcosa di disgustoso e avrebbe disperatamente voluto spostarsi, allontanarsi, ma così avrebbe mostrato la sua debolezza e non era contemplabile.

"Credi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente!"

Con una potente fitta alla tempia destra, Loki si ritrovò nuovamente nel sotterraneo, osservando i sottoposti come se nulla fosse accaduto.

L'idea di dipendere da quell'essere lo irritava più di quanto volesse o potesse ammettere, ma non era quello il pensiero che più lo pressava in quel frangente: l'aveva protetta.

Esattamente come aveva detto Kyra, lui aveva inventato una scusa per l'assenza della donna, non l'aveva denunciata e, sebbene volesse disperatamente convincersi che fosse solo per la sua promessa, la verità era che al momento aveva disperatamente bisogno di alleati.

E lei, per quanto fosse odiosa, inaffidabile e indisponente, al momento era la sua unica alleata.


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Angolo Autrice

Bentornati, ragazzi!

Scusate davvero tanto per il ritardo, purtroppo è periodo d'esami e il mio tempo libero è davvero ridotto all'osso, ma la storia si sta avvicinando a passi da gigante al suo fulcro.

Visto che non sono in grado di essere sintetica anche questo capitolo sarà diviso quasi sicuramente in tre parti, ma mi è indispensabile per mostrare i momenti chiave della storia.

L'incontro/scontro tra Loki e l'Altro è uno dei momenti che ho più adorato del film e non potevo non inserirlo, anche perché porta il dio al limite, a dover agire il prima possibile e, in questa storia, a capire che ha bisogno di alleati più di quanto voglia o possa ammettere.

Kyra, dal canto suo, non ha la benché minima intenzione di farsi mettere i bastoni tra le ruote da Loki, ma ormai manca davvero poco alla sua missione... Quale? Eheh, ci sono indizi sparsi, ma per il momento non potete ancora capire, anche se sono davvero curiosa di sapere se avete qualche teoria!

Fatemi sapere cosa ne pensate e, se vi va, lasciate un voto. Vi ringrazio infinitamente come sempre perché questa storia è viva anche e soprattutto per merito vostro!

Alla prossima settimana,
Stay tuned!

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